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Autore: eltanin12    19/10/2012    4 recensioni
La notte del 31 ottobre in cui Lily e James Potter vennero uccisi, Harry non fu l'unico sopravvissuto. Nella culla, con lui c'era una bambina.
La sua gemella Jamie Lilian Potter.
Unitevi a loro, al camaleonte Moccì, a un loro nuovo amico, e agli amici che già conoscete, per rivivere l'avventura del loro terzo anno a Hogwarts.
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Harry Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Harry e Jamie Potter'
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Ciao a tutti gente,

Eccomi qua con un nuovo capitolo, ancora una volta è un po' lungo, ma spero che non vi dispiaccia :)

Ringrazio sempre chi segue e legge questa storia e Jarmione per aver recensito.


Buona lettura, ci vediamo in fondo.




Nei giorni seguenti, Jamie e Gabriel si incontrarono spesso nell’aula del quarto piano, ma fecero ben pochi progressi nelle indagini su Sirius Black. Avevano solo ipotesi, alcune più probabili di altre, ma nessuna che calzasse a pennello e facesse incastrare ogni pezzo del puzzle.
«Forse dovremmo cambiare tattica» propose Gabriel, mentre osservava Jamie lanciare una mini-Pluffa contro il muro facendola rimbalzare.
Jamie si arrotolò le maniche della camicia. Erano quasi a marzo e le temperature si erano sensibilmente alzate. «Non abbiamo abbastanza indizi. È inutile», lanciò la Pluffa contro il muro.
Gabriel notò un segno lucido sul braccio «Come te lo sei fatto?»
Jamie riprese la Pluffa in miniatura e si guardò il braccio «Nella foresta, durante il nostro brillante piano. Hai detto che un cane mi aveva morso»
«È vero, lo avevo dimenticato. Ti ha lasciato la cicatrice»
Jamie alzò le spalle e sorrise «Pazienza, sono abiutata», lanciò la palla in alto «Che cane hai detto che era?» la afferrò e la lanciò contro il muro
«Grosso e nero, penso»
Jamie scoppiò a ridere « Allora era il Gramo»
Gabriel alzò un sopracciglio « Ti diverte un presagio di morte?»
Jamie rise di nuovo e gli raccontò della fissazione di Sibilla Cooman nel predire disgrazie a suo fratello tramite la figura del Gramo.
Gabriel fece una smorfia e morsicò una barretta di cioccolato «Ecco perché non ho scelto Divinazione. Odio le perdite di tempo»
Jamie provò a immaginare Gabriel tormentato dalla Cooman e ghignò «Ti avrebbe fatto perdere tutto il tuo autocontrollo»
Gabriel bloccò a metà un morso a un quadrato di cioccolato «Dubito. Parlami di questo Minus» disse poi, poggiando la schiena contro il muro.
«Ti ho già detto tutto quello che so. E a quanto pare tuo padre lo conosceva meglio»
«Hmm, per quale motivo il suo nome era su quella strana pergamena?» le chiese atono. Erano domande mirate al ragionamento e non per curiosità o altro.
Jamie alzò le spalle «Perché in teoria si trovava dentro Hogwarts»
«Si vedono anche i fantasmi su quella cosa?»
«Sì, persino Pix»
«Allora Minus potrebbe essere un fantasma»
«E perché non si è mai fatto vedere?»
Gabriel accartocciò la carta della stecca di cioccolato « Non tutti i fantasmi sono socievoli come il Frate Grasso. A volte sono depressi e sfuggono, come la Dama Grigia»
«Il fantasma di Corvonero?»
Gabriel annuì, «Forse Minus ha qualche problema ad accettare la sua situazione o si vergogna per qualcosa»
«Se è così va aiutato» disse Jamie decisa «Ma non posso più cercarlo ora»
Gabriel sorrise ironico «Potresti sempre dirlo a Lupin»
Gli occhi di Jamie si illuminarono e si alzò in piedi «Ma certo. Lui lo conosceva e ha la mappa. Può darmi una mano»
«E tanti saluti all’idea della spia», Gabriel la guardò imperturbabile «Hmm, allora è una mappa. Come pensavo»
Jamie lo fissò impietrita «Uffa, non dovevi saperlo»
Gabriel sospirò «Lo avevo già capito»
«Davvero?»
«Era ovvio»
«Credevo di averlo nascosto meglio»
«No, sei stata brava» Gabriel accennò un sorriso «Se fossi stato un Tassorosso non l’avrei capito»
Jamie si mise le mani sui fianchi «Ma voi Serpeverde vi rendete conto di avere Tiger e Goyle?»
«Non li considero, sono un caso a parte. I Tassorosso tendono a essere monotoni invece» disse con un sorriso rilassato.
Jamie irrigidì la mascella «E sentiamo, i Grifondoro come li vedi?»
Gabriel la guardò in silenzio per un attimo «Se fossi finita a Tassorosso saresti contenta?»
Jamie arrossì «Io non sarei mai potuta finire a Tassorosso. Sono troppo-» si mise una mano sulla bocca.
Gabriel sorrise divertito «Sei troppo, cosa?»
«Io devo andare» borbottò Jamie «Ho un allenamento e voglio fermarmi a parlare con Lupin», afferrò la sua Nimbus che aveva appoggiato su dei banchi e uscì dall’aula con aria altezzosa.
Gabriel la osservò uscire e quando la porta si chiuse puntò la bacchetta contro l’armadio.
 
Jamie scese fino al secondo piano, anziché continuare a scendere le scale svoltò in un corridoio e camminò fino all’ufficio di Lupin. Non si sentiva molto a suo agio a parlare con lui dopo il loro diverbio, ma sembrava avere a che fare con i Malandrini e conosceva anche Peter Minus. Da lui avrebbe potuto  scoprire qualcosa di utile e capire, una volta per tutte, in che modo fosse coinvolto con la mappa.
Aveva dei vaghi sospetti e Piton, doveva ammettere, in quel caso le era stato utile nonostante tutto.
Bussò alla porta e un secondo dopo la voce gentile del professor Lupin le diede il permesso di entrare. Era seduto alla scrivania, due pile di temi erano accatastate ai lati e Lupin ne stava giusto correggendo uno. Alzò gli occhi, sorpreso di vederla «Jamie, cosa ci fai qui?», la voce non sembrava infastidita e questo, pensò, era un buon segno.
«La disturbo, professore?»
Lupin sorrise «No, non preoccuparti. Una pausa da questi temi mi farà bene. Siediti pure»
Jamie chiuse la porta dietro di sé e andò a sedersi davanti alla scrivania «Bene, potrebbe essere una cosa lunga»,appoggiò la Nimbus allo schienale della sedia.
Lupin annuì «Vuoi una cioccolata? Ne ho un thermos pieno»
Jamie sorrise, non poteva pensare che fosse una spia. Non voleva pensarlo «Certo, grazie»
Lupin si alzò e prese una tazza azzurra sbeccata, aprì un thermos grigio un po’ scrostato e ne versò il contenuto «Ecco qua» disse passandola a Jamie «Allora, posso aiutarti in qualcosa?» versò anche per lui un po’ di cioccolata, si sedette e si appoggiò allo schienale «Tra poco ci saranno gli esami e ricordo bene quanto fossero stressanti»
Jamie appoggiò la tazza sulla scrivania «Veramente, ho una confessione da farle», si torturò le mani in grembo «E non riguarda gli esami»
L’espressione di Lupin diventò seria e si scostò dallo schienale sporgendosi verso di lei «Ti ascolto» congiunse le mani sul tavolo.
«Quella sera, quando Piton mi ha beccata in giro per i corridoi, le ho detto che ero lì perché avevo visto il nome di qualcuno sulla mappa», Lupin annuì, «Non le ho detto chi era, di proposito. E non l’ho fatto perché» si morse il labbro «Bè, un po’ per ripicca. E poi, non ne ero ancora molto sicura» Lupin sorrise appena a quella frase, ma non disse nulla «Ma ci ho pensato bene. Non credo che la mappa possa sbagliarsi e non era la prima volta che vedevo quel nome»
«Chi hai visto sulla mappa, Jamie?» le chiese Lupin, gentile anche se non sorrideva più.
Jamie prese un respiro «Peter Minus»
 Lupin aprì la bocca e boccheggiò per un istante «Questo è impossibile»
«Lo so, perché tutti dicono che è morto. Ma se fosse un fantasma? La mappa fa vedere i fantasmi»
Lupin poggiò la testa sulle mani ancora congiunte sulla scrivania e poi la rialzò,«Jamie, io non credo che Peter Minus sia un fantasma» con un gesto della mano bloccò la replica di lei «E non credo che sia vivo»
«E allora cosa ho visto?» Jamie cominciò a picchiettare il piede a terra
«Forse era solo uno» Lupin sembrò cercare le parole più corrette «Uno strascico di memoria della mappa»
Jamie si morse le labbra, Lupin aveva eretto di nuovo un muro impenetrabile. Avrebbe dovuto farsi furba «E perché la mappa avrebbe dovuto ricordarsi proprio di Peter Minus?» chiese dopo pochi secondi di silenzio.
Lupin lasciò andare la schiena contro la sedia e si passò una mano sulla fronte «Perché Minus era a Hogwarts negli anni in cui la mappa è stata creata», i sospetti che Lupin sapesse sulla mappa più di quanto volesse farle credere, erano fondati. Anche Minus sembrava collegato, forse quanto Lupin.
Passò in fretta in rassegna i soprannomi dei Malandrini: Ramoso, Felpato, Lunastorta e Codaliscia.
Jamie sgranò appena gli occhi e morse l’unghia del pollice. «E allora dovrei vedere anche il nome di mio padre, giusto? Però non è successo», non avrebbe mollato adesso. «So che Peter Minus e mio padre erano amici» disse piano «Era anche amico suo?»
Lupin annuì «Sì, eravamo abbastanza amici»
«Anche Sirius Black?»
Lupin prese un sorso di cioccolata, fece indugiare le labbra sul bordo della tazza «Sì, era anche lui nostro amico» si mosse appena sulla sedia.
Jamie nascose un sorriso dietro un sorso di cioccolata, non poteva essere una coincidenza. Erano in quattro. La mano che teneva la tazza tremò leggermente. Si schiarì la voce «Lei ha detto di conoscere i Malandrini e la mappa»
«Sì, l’ho detto»
«Crede davvero che possa sbagliare?»
Lupin sospirò, sembrava molto stanco «Jamie, credo che tu debba lasciar perdere questa storia-»
Jamie strinse un pugno «Perché?» chiese a denti stretti e guardò Lupin negli occhi, doveva assicurarsi che non fosse una spia.
Lupin sembrava cercare le parole giuste da usare «Tutto questo non è sano per te. Cosa speri di trovare?»
«Solo la verità»
«Jamie, so che Sirius Black è il vostro padrino. E forse tu per questa cosa-»
Jamie rise aspra «Oh, no. Non sono così disperata». Restò in silenzio per qualche secondo. Passò il dito sul bordo della tazza «Perché le è così difficile pensare che può esserci stato un errore?» non diede modo a Lupin di rispondere «Non dovrebbe dubitare della mappa» si trattenne dall’aggiungere altro e puntò gli occhi in quelli di Lupin «Io so quello che ho visto e non sono ingenua», si alzò dalla sedia «Devo andare agli allenamenti» disse con voce controllata «Mi faccia solo il favore di guardare quella dannata mappa. Vedrà se non ho ragione» prese il suo manico di scopa e si alzò per andare alla porta «E comunque, arriverò lo stesso in fondo a questa storia» lo disse con tono di sfida e di minaccia insieme. Incrociò gli occhi di Lupin che la guardava in silenzio e uscì.
Si appoggiò alla porta chiusa e portò una mano sul petto. Aveva trovato Lunastorta, e anche gli altri tre Malandrini. Era impossibile che non fossero loro, ma non se lo sarebbe mai aspettato.
James Potter era uno dei Malandrini.
Suo padre aveva creato la mappa.
Sorrise e si chiese quale dei tre potesse mai essere.
Era soddisfatta di aver scoperto l’identità dei Malandrini, ma avrebbe preferito che Lupin le desse ascolto, o che almeno le avesse promesso di tenere d’occhio la mappa.
Come poteva dubitare di un oggetto che lui stesso aveva contribuito a creare?
 
Con quello stato d’animo, gli allenamenti per Jamie non andarono affatto bene. Era troppo confusa e frustrata per giocare come sapeva, mancò un paio di prese e la maggior parte dei tiri andarono a vuoto.
Tutto ciò, costò a Baston una crisi isterica «Jamie, che modo è di giocare? Non sei concentrata e stai tirando malissimo. Siamo vicini alla finale» la strigliò a fine allenamento «Non possiamo permetterci errori. Che diavolo ti è preso?»
«Baston è solo un allenamento. Dacci un taglio» lo seccò Jamie in malo modo «Non sono in forma oggi, al prossimo allenamento sarò perfetta»
«Non mi interessa se non eri in forma. I Serpeverde non aspetteranno di sapere se sei in forma oppure no. Vedi di sorprendermi al prossimo allenamento» le disse severo scomparendo negli spogliatoi.
«Stai bene?» le chiese Harry con Fred e George alle spalle
«Non ho intenzione di parlarne con te» Jamie, a passo di marcia, si diresse verso gli spogliatoi e sbatté la porta sul naso di Harry che aveva provato a seguirla
«Non farci caso, amico» disse Fred mettendogli una mano sulla spalla, mentre Harry si massaggiava il naso «Sarà in quel periodo»
«Fred ha ragione» gli fece eco George «Una volta Angelina in allenamento ha tirato la Pluffa in testa a Baston perché la assillava»
« Le ragazze non sono trattabili in questi casi» disse Fred «Vedrai che le passa»
«Farà faville al prossimo allenamento»
 
Nei giorni successivi, Jamie non perse il rancore che aveva accumulato per Lupin, continuava a prendere voti alti, ma in classe partecipava lo stretto necessario e non si dimostrava mai entusiasta alle scelte didattiche del professore come solo un mese fa avrebbe fatto. Harry, Ron e Hermione lo avevano notato, ma l’ultima non aveva fatto domande, mentre Ron e Harry non si erano trattenuti dalla curiosità, suscitando la stizza di Jamie che rispose loro per le rime, senza spiegare la situazione.
Harry si era già dimostrato scettico quando gli aveva parlato di Minus e Jamie non aveva alcuna intenzione di ascoltare un’altra predica simile. Non gli disse nulla nemmeno dei Malandrini, perché a suo parere non lo meritava. Gli avrebbe detto tutto solo con delle prove concrete, per cui Harry avrebbe dovuto crederle per forza e allora, lo avrebbe fatto sentire in colpa per non averle dato subito retta.
Avrebbe voluto che Lupin fosse meno riluttante, rifiutava l’idea che Minus fosse vivo e aveva cercato di dissuaderla. Il fatto che fosse la spia di Black, avrebbe spiegato tutta la sua reticenza, ma qualcosa le impediva di considerare quest’ipotesi reale e concreta. Continuava a cercare appigli e contraddizioni per smontare questa tesi, perché per quanto al momento detestasse Lupin, si rese conto di non poterlo considerare un traditore. Già una volta non gli aveva dato fiducia, non voleva commettere lo stesso errore.
Appena avesse avuto un po’ di tempo, sarebbe andata in Biblioteca a cercare informazioni sulla loro vita da studenti, forse l’avrebbero aiutata a chiarirsi le idee.
 
Le vacanze di Pasqua non furono proprio distensive. Quelli del terzo anno non avevano mai avuto tanti compiti. Neville Paciock sembrava sull'orlo di una crisi di nervi, e non era il solo.
«E le chiamano vacanze» ruggì Seamus Finnigan un pomeriggio, rivolto ai compagni in sala comune. «Manca un secolo agli esami, a che gioco stanno giocando?»
Ma nessuno aveva tanto da fare quanto Hermione. Anche senza Divinazione, seguiva più materie di chiunque altro. Di solito era l'ultima a lasciare la sala comune di sera, la prima a scendere in biblioteca la mattina dopo; aveva le occhiaie come Lupin e sembrava sempre sul punto di scoppiare in lacrime.
Ron si era assunto la responsabilità dell'appello di Fierobecco. Quando non faceva i compiti, era chino su enormi volumi con titoli come Manuale di Psicologia dell'Ippogrifo e Feroce o Ferace? Studi sulla Brutalità dell'Ippogrifo. Era così concentrato che dimenticava perfino di trattar male Grattastinchi.
Harry e Jamie, nel frattempo dovevano convivere con i compiti, le lezioni e gli allenamenti quotidiani di Quidditch, per non parlare delle interminabili discussioni di tattica di Baston.
La partita Grifondoro-Serpeverde si sarebbe tenuta il primo sabato dopo le vacanze di Pasqua. Serpeverde era in testa di duecento punti esatti. Il che voleva dire (come Baston ricordava co-stantemente alla sua squadra) che dovevano vincere la partita con un vantaggio maggiore per conquistare la Coppa. Voleva dire anche che la responsabilità della vittoria pesava soprattutto su Harry, perché la cattura del Boccino valeva da sola centocinquanta punti.
«Quindi devi prenderlo solo se siamo in vantaggio di più di cinquanta punti» ripeteva Baston a Harry. «Solo se siamo sopra di più di cinquanta punti, Harry, altrimenti vinciamo la partita ma perdiamo la coppa. Hai capito, vero? Devi prendere il Boccino solo se-»
«LO SO, OLIVER!» urlò Harry.
Tutta la Casa di Grifondoro era ossessionata dall'imminente incontro. Grifondoro non vinceva il trofeo da quando il leggendario Charlie Weasley (il secondo fratello di Ron in ordine di età) era Cercatore. Ma Harry dubitava che tutti loro, Baston compreso, volessero vincere quanto lui. La rivalità tra Harry e Malfoy era giunta al culmine. A Malfoy bruciava ancora l'incidente col fango a Hogsmeade, ed era ancora più arrabbiato perché Harry in qualche modo era riuscito a evitare la punizione.
Harry, da parte sua, non aveva dimenticato il tentativo di Malfoy di far cadere sia lui che Jamie nella partita con Corvonero, e ancora di più lo odiava perché Malfoy sembrava volersi vendicare di Jamie a causa del duello a cui Lupin aveva messo fine: aveva provato a sabotare le sue Pozioni, e a farla spingere nei corridoi. Harry era deciso a soffiargli il boccino sotto il naso davanti all’intera scuola.
Mai, a memoria di nessuno, l'attesa di una partita era trascorsa in un'atmosfera così elettrica. Alla fine delle vacanze, la tensione tra le due squadre e le loro Case era arrivata al punto di rottura. Nei corridoi esplosero piccole risse, che culminarono in un brutto scontro in cui un quarto anno di Grifondoro e un sesto anno di Serpeverde finirono in infermeria con dei porri che gli spuntavano dalle orecchie. Jamie, che sentiva ancora la frustrazione riguardo alla faccenda di Minus, trovava molto liberatori questi scoppi di tensione. Non a caso, spesso e volentieri, era coinvolta lei stessa in questi duelli, che la divertivano come non mai.
Per Harry, invece, fu un gran brutto periodo. Non poteva andare a lezione senza che qualche Serpeverde non cercasse di fargli lo sgambetto; Tiger e Goyle sbucavano da tutte le parti, e strisciavano via delusi quando lo vedevano circondato da altri ragazzi, oppure quando Jamie lanciava fatture di avvertimento. Baston aveva dato istruzioni perché Harry venisse scortato ovunque, nel caso che i Serpeverde tentassero di metterlo fuori gioco. Tutta la Casa di Grifondoro raccolse la sfida con entusiasmo, cosicché per Harry (e così anche per Jamie se gli era accanto) era impossibile arrivare alle lezioni in orario perché era sempre circondato da un'enorme folla rumorosa. Era più preoccupato per la sicurezza della sua Firebolt che per la propria. Quando non la cavalcava, la chiudeva al sicuro nel suo baule (nonostante le prese in giro di Jamie) e spesso durante gli intervalli sfrecciava su nella Torre di Grifondoro a controllare che ci fosse ancora.
La sera prima della partita, tutte le attività abituali furono abbandonate nella sala comune di Grifondoro. Anche Hermione mise da parte i libri.
«Non posso studiare, non riesco a concentrarmi» disse nervosamente.
C'era un gran frastuono. Fred e George Weasley affrontavano la tensione comportandosi in modo più chiassoso e scatenato che mai. Oliver Baston era chino sul modellino di un campo da Quidditch sul quale faceva avanzare minuscole figurine con la bacchetta magica, borbottando fra sé. Angelina, Jamie e Katie ridevano agli scherzi di George e Fred. Harry era seduto con Ron e Hermione, in disparte, e cercava di non pensare al giorno dopo, perché tutte le volte che ci pensava aveva l'orribile sensazione che qualcosa di molto grosso lottasse per uscire dal suo stomaco.
«Andrà tutto bene» gli disse Hermione, anche se sembrava decisamente terrorizzata.
«Hai una Firebolt!» disse Ron.
«Sì...» disse Harry, lo stomaco contratto.
Fu un sollievo quando Baston all'improvviso si alzò e disse: «Squadra! A letto!»
Jamie lo raggiunse e gli saltò sulle spalle, circondandogli il collo con le braccia «Non ci pensare troppo» si staccò da lui e si appoggiò alla parete
Harry sorrise e le diede un colpetto sulla cicatrice «Nemmeno tu»
«Domani mattina cioccolata pre-partita?»
 
Jamie non riusciva ad addormentarsi. L’agitazione e l’adrenalina per la partita non le permettevano di rilassarsi, così si sdraiò sulla pancia, con Moccì che le poltriva sulla testa e rimuginò su tutto quello di cui aveva discusso con Gabriel. Di tanto intanto, gli occhi si alzavano sulle pergamene appese al muro: accanto a quella su Sirius Black, ne aveva aggiunta un’altra solo per Peter Minus.
Quella notte prese sonno e si svegliò innumerevoli volte. Quando vide un bagliore filtrare dalle tende del baldacchino, pensò fosse sorta l’alba, così, scostò le coperte e adagiò Moccì sul cuscino. In punta di piedi, col minor numero di passi possibile, prese il paio di jeans e il maglione che aveva preparato la sera prima, risalì sul letto e si cambiò.
Mezz’ora dopo, stava uscendo dalla Sala Comune, era troppo presto per svegliare Harry e decise di uscire a prendere un po’ d’aria. Durante tutto il tragitto incontrò solo Nick-quasi-senza-testa, e non ebbe problemi ad arrivare nell’ingresso e varcare il portone di ingresso.
I prati erano avvolti da una nebbiolina leggera, il cielo era sereno con poche nubi; si strinse nel mantello per proteggersi dall’aria frizzante del mattino. Si prospettava un ottima giornata, perfetta per giocare a Quidditch.
Passeggiò intorno al castello fino ad arrivare in prossimità della torre dei Grifondoro, e scorse una sagoma bassa che si stagliava nella nebbia. Estrasse la bacchetta e si nascose dietro il muro, quando la figura fu più vicina riconobbe il muso schiacciato di Grattastinchi. Jamie sorrise, uscì dal nascondiglio e abbassò la bacchetta, ma prima di poter chiamare Grattastinchi, una figura scura, molto più grossa, comparve dietro al gatto. Aveva un andatura incerta e quando fu più vicino, riuscì a distinguere un cane nero e peloso che si muoveva furtivo. Jamie sgranò gli occhi e mosse dei passi verso di loro. Grattastinchi si accorse di lei, miagolò e trotterellò nella sua direzione.
Jamie si avvicinò ancora, gli occhi fissi sul cane, che aveva inarcato la schiena e piegato le zampe anteriori ringhiando appena «Tartufo?», il cane ringhiò più forte contro di lei avvicinandosi. Jamie non indietreggiò di un passo «Cosa ci fai qui?», il cane fece scattare il muso in avanti e con una zampa artigliò il terreno.
Grattastinchi si alzò su due zampe e le grattò una gamba.
L’orologio della torre segnò le sei, i rintocchi profondi riecheggiarono nel parco.
Jamie alzò gli occhi verso la torre, poi tornò a guardare il cane. Indietreggiò, il cane smise di ringhiare. Jamie allora si voltò e rientrò nel castello, passò per le cucine e si fece preparare dagli elfi due cioccolate.
Attraversò il buco del ritratto e trovò Harry ad aspettarla su una delle poltrone «Jamie, ma cos’è successo lì fuori?» le chiese afferrando la tazza che lei gli porgeva
«Hai visto?», Jamie si sedette sul bracciolo della poltrona
«Sì, non poteva essere il Gramo, vero?»
Jamie alzò gli occhi al cielo «Smettila con questa storia. Era un cane in carne ed ossa. Era Tartufo»
Harry la guardò dal basso, una ruga in mezzo alla fronte «Il cane che stava a Privet Drive?»
«Proprio quello» Jamie bevve un sorso di cioccolata
Harry le pizzicò il fianco «Non può essere lui, sarà stato un altro»
«No, ti dico che era lui»
«E cosa ci faceva con Grattastinchi?»
Jamie poggiò la testa allo schienale della poltrona «Non ne ho idea» sorrise «Quel gatto è strano, però gli piaccio» disse come se questo garantisse le buone intenzioni di Grattastinchi in qualunque caso.
 
Harry e Jamie scesero in Sala Grande con il resto della squadra di Grifondoro e furono tutti accolti con un fragoroso applauso. Jamie notò compiaciuta che anche i tavoli di Corvonero e Tassorosso li applaudivano e strizzò l’occhio a un paio di primini Tassorosso.
Al loro passaggio, dal tavolo di Serpeverde si alzò un fischio acuto.
«Malfoy è ancora più pallido del solito» le sussurrò Harry all’orecchio
Baston passò tutta la colazione esortando la sua squadra a mangiare, ma lui non toccò cibo. Poi si affrettò a farli correre in campo prima che gli altri finissero, per farsi un'idea delle condizioni in cui avrebbero giocato. Mentre uscivano dalla Sala Grande, tutti applaudirono di nuovo.
«Buona fortuna, Harry!» gridò Cho Chang.
Harry arrossì e Jamie gli diede un pugno sulla spalla «Buona fortuna, Harry» disse in tono vezzoso e acuto, facendo il verso alla cercatrice di Corvonero.
«Ok» Baston alzò un dito «niente vento»Guardò in alto e riparò gli occhi dalla luce con una mano «è fin troppo sereno, il sole potrebbe abbagliarvi, state attenti» battè il piede sull’erba e schiacciò con la punta «il terreno è duro. Bene, il decollo sarà veloce»
Baston percorse il campo guardandosi in giro, con la squadra al seguito. Alla fine videro le porte del castello aprirsi in lontananza, e il resto della scuola disperdersi nel prato.
«Agli spogliatoi» disse Baston asciutto.
Nessuno parlò mentre indossavano le divise scarlatte.
Jamie guardò Harry «Ehi, anche a te la cioccolata fa uno strano effetto nello stomaco?» chiese mentre si sistemava la divisa
«Sì, lo sento anche io»
Jamie gli scompigliò i capelli e sorrise «Vedi di prenderlo in fretta quel dannato boccino»
«Sarà fatto» le sorrise di rimando «Ma tu segna punti più in fretta che puoi»
«Sarà fatto, fratellino»
Dopo quello che parve un attimo, Baston disse: «Ok, è ora. Andiamo»
Uscirono in campo, accolti da un'ondata di fragoroso entusiasmo. I tre quarti della folla portavano coccarde rosse, agitavano bandiere scarlatte con il leone di Grifondoro disegnato sopra o brandivano striscioni con slogan come 'VAI GRIFONDORO!' e 'LA COPPA AI LEONI'. Dietro la porta di Serpeverde, comunque, erano schierate almeno duecento persone in verde; il serpente argentato di Serpeverde scintillava sulle loro bandiere, e il professor Piton era seduto in prima fila, vestito di verde come tutti gli altri, con in faccia un sorriso sgradevole.
«Ed ecco i Grifondoro» urlò Lee Jordan, che come al solito faceva la cronaca. «Potter, Bell, Johnson, Potter, Weasley, Weasley e Baston. Ampiamente accreditata come la squadra migliore che Hogwarts abbia avuto da parecchi anni» Il commento di Lee fu seppellito da una marea di 'buuu' dal fronte di Serpeverde. «Ed ecco la squadra di Serpeverde, guidata dal capitano Flitt. Il capitano ha apportato alcune modifiche nello schieramento, e si direbbe che abbia privilegiato la taglia più che l'abilità»
Altri 'buuu' dalla folla di Serpeverde. Jamie ridacchiò, in effetti Malfoy sembrava insignificante accanto ai suoi compagni dalle stazze gorillesche. «Sono come grossi Babbuini a cavallo di asini» disse Katie che era accanto a lei.
«I capitani si diano la mano» disse Madama Bumb.
Flitt e Baston si avvicinarono e si strinsero forte la mano; era come se ciascuno stesse cercando di spezzare le dita dell'altro.
«In sella alle scope» disse Madama Bumb.
Il fischio d'inizio andò perso nell'urlo della folla mentre quattordici scope si libravano a mezz'aria.
Jamie schizzò verso la Puffa e riuscì per un pelo a sottrarla a Pucey. Si chinò di più sulla Nimbus e la fece accelerare, attraversò il campo e puntò agli anelli.
Tirò, ma Warrington intercettò la Pluffa e caricò verso la porta di Grifondoro.
Jamie lo stava tallonando, un bolide prese in pieno Warrington interrompendo la sua avanzata. Angelina, davanti a lui, afferrò la Pluffa. Jamie e Katie la seguirono, Angelina dribblò Montague.
Jamie si abbassò a schivare un bolide che Angelina aveva appena evitato e si rialzò appena in tempo per vedere la Pluffa entrare nell’anello laterale.
Lee Jordan saltò in piedi «E segna. Dieci a zero per Grifondoro»
Angelina alzò il pugno mentre filava a bordo campo; il mare scarlatto sotto di lei urlava di gioia.
Marcus Flitt puntò contro di lei e la urtò con tutto il suo peso, per fortuna non riuscì a disarcionarla.
«Scusa non ti avevo visto» rise Flitt
 Jamie aveva visto la scena e mentre Katie filava con la Pluffa verso la porta avversaria, invertì la direzione e puntò contro Flitt, alzò il manico della Nimbus e passò sopra al Serpeverde a tutta velocità sfiorandogli quasi la testa col manico. Flitt per poco non si ritrovò a testa in giù. «Ops, non ti avevo visto» lo scimmiottò con un ghigno beffardo.
 La tifoseria Grifondoro rise e un attimo dopo Fred colpì Flitt sulla testa con la sua mazza da battitore e il naso del Serpeverde finì spiaccicato contro il manico della sua scopa e prese a sanguinare.
«Basta così» strillò Madama Bumb sfrecciando fra di loro. «Rigore a Grifondoro, per attacco immotivato al suo Cacciatore! Rigore a Serpeverde, per deliberata aggressione al suo Cacciatore!»
«Ma insomma, Madama!» ululò Fred, ma Madama Bumb soffiò il fischietto e Jamie scattò in avanti per battere il rigore.
«Forza, Jam!» strillò Lee nel silenzio che era sceso sulla folla.
Jamie ghignò verso il portiere di Serpeverde facendo saltellare la Pluffa sulla mano. Dopo altri due salti, con un movimento deciso del polso le fece andare più in alto.
«Oh,» fischiò Jordan «Sembra che tirerà con la coda della scopa».
Jamie girò su se stessa verso sinistra, il Portiere si portò a destra, pronto a parare, ma lei mancò la Pluffa che era ancora troppo in alto. Ignorò i mormorii della folla, girò fino a vedere gli spalti di destra. Il portiere si spostò a sinistra.
Jamie sterzò, strattonando il manico con forza. Invertì il giro e quando sentì attrito sulla coda, diede una spinta maggiore e girò. «Incredibile, ha fatto una falsa finta» urlò Jordan «Il portiere si era già tuffato a sinistra, credeva avrebbe tirato lì» Jordan si alzò in piedi «Ed è dentro. Venti a zero per i Grifondoro. Signori, la Pluffa è entrata nell’anello di destra. Wow, che mossa»
Jamie sorrise al portiere mentre dava delle leggere pacche al manico della Nimbus e si chinò  «Lo vedi perché non posso sostituirti?» disse muovendo appena le labbra.
Passò lo sguardo sul campo e vide Harry poco distante che si era fermato a osservare il rigore, alzò il braccio verso di lui e gli sorrise, anche Harry fece lo stesso e volò verso di lui. I Grifondoro avevano voltato le scope in direzione della loro porta, dove un Flitt ancora sanguinante avanzava per battere il rigore a favore di Serpeverde «Speriamo che il sangue gli annebbi la vista» disse Jamie.
Baston era accovacciato davanti alla porta con le mascelle serrate.
«Naturalmente Baston è un ottimo Portiere!» disse Lee Jordan alla folla, mentre Flitt aspettava il fischio di Madama Bumb. «Superbo! Molto difficile da prendere. Davvero molto difficile. Sì. Non ci credo. L'ha parata.»
Una folata d’aria spostò la Nimbus avanti di qualche centimetro, Harry aveva ripreso l’inseguimento del boccino.
La partita riprese. Katie prese  la Pluffa, la passò a Jamie ma venne intercettata da Flitt.
George, tirò un bolide verso il cacciatore colpendo il manico di scopa, Angelina prese la Pluffa e la passò a Katie, evitando per un soffio un bolide. Katie volò verso la porta avversaria, Montague scartò davanti a lei e le afferrò la testa, così che Katie lasciasse la Pluffa. Jamie che era dietro di loro, pronta a fregare Montague, rallentò «Ehi, Babbuino. Non distingui una testa da una noce di cocco, sei davvero così stupido?», Jamie si pesò sulla punta del manico, fece inclinare la scopa e recuperò la Pluffa, ma si fermò quando vide Madama Bumb sfrecciare verso Montague «Agli animali non era mica vietato di  giocare?»
«Me ne occupo io, Potter» disse Madama Bum fissando Montague adirata. Jamie sfrecciò verso la porta avversaria.
Un minuto dopo, Katie aveva segnato un’altra rete. Alla faccia di quel bestione di Montague, pensò Jamie.
«Trenta a zero. Vi sta bene, brutti imbroglioni-»
«Jordan, se non riesci a commentare in modo imparziale-»
«Dico le cose come stanno, professoressa!»
Ancora due tiri e Harry avrebbe potuto predendere il boccino.
Dopo diversi passaggi in cui la Pluffa passò dall’una all’altra squadra, Angelina riuscì ad entrarne in possesso. Jamie che era rimasta vicino alla metà campo sentì Lee urlare :«Flitt la segue. Colpiscilo nell'occhio, Angelina. Scherzavo, professoressa, scherzavo. Oh, no, Flitt in possesso»
Jamie fece scattare la scopa in direzione di Flitt, volarono dritti l’uno contro l’altra, rallentarono e Jamie provò a ostacolarlo, ma Flitt riuscì a dribblarla e volò verso Baston.
«Flitt vola verso le reti di Grifondoro. Dai Baston, prendila»
Ma Flitt aveva segnato; ci fu uno scoppio di applausi dall'ala di Serpeverde e Lee disse una parolaccia così grossa che la McGranitt cercò di strappargli il megafono magico.
«Mi perdoni, professoressa, mi perdoni. Non succederà più. Allora, Grifondoro è in vantaggio trenta a dieci, ed è in possesso...»
Era diventata la partita più sporca a cui Jamie avesse mai preso parte. Furiosi che Grifondoro fosse passato in vantaggio così in fretta, i Serpeverde ricorrevano ormai a ogni mezzo per prendere la Pluffa. Tutto ciò la infastidiva, toglieva continuità al gioco, ma si adeguò presto a rispondere ad ogni colpo.
Bole la colpì con la mazza e si giustificò dicendo che l'aveva scambiata per un Bolide. Jamie gli piantò la punta del manico a tutta velocità in un fianco e Bole non finì disarcionato solo grazie alla sua stazza da Troll.
Madama Bumb assegnò altri rigori a entrambe le squadre, Angelina segnò e Baston fece un altro salvataggio spettacolare.
Il punteggio era quaranta a dieci per Grifondoro.
Bole e Derrick lanciarono entrambi i bolidi contro Baston, lo colpirono allo stomaco uno dietro l’altro e Baston rotolò nell'aria, stretto alla scopa, col fiato mozzo.
Madama Bumb era fuori di sé. «Non si attacca il Portiere se la Pluffa non è nell'area di rigore» strillò contro Bole e Derrick. «Rigore per Grifondoro»
E Jamie segnò. Sessanta a dieci. Un attimo dopo, Fred Weasley sparò un Bolide contro Warrington, facendogli perdere la Pluffa; Katie la prese e la spedì nella porta di Serpeverde. Settanta a dieci.
La folla di Grifondoro si sgolava: ora la squadra aveva sessanta punti di vantaggio, e se Harry avesse preso il boccino, avrebbero vinto la Coppa.
Jamie, Angelina e Katie dovevano solo tenere il punteggio, facevano passaggi sicuri e corti, senza lasciare spazio ai Serpeverde, come Baston si era premurato di urlar loro fino a sgolarsi con ancora il respiro pesante per i colpi allo stomaco.
Sentirono il fischio di Madama Bumb, Angelina si fermò con la Pluffa sotto braccio e videro Malfoy che teneva la coda della Firebolt di Harry.
Jamie guardò Malfoy con gli occhi iniettati di rabbia e Madama Bumb volò verso i cercatori «Rigore. Rigore per Grifondoro. Non ho mai visto un comportamento simile» strillò Madama Bumb sfrecciando in su, mentre Malfoy scivolava a cavalcioni della sua Nimbus Duemilauno.
«TU, CANAGLIA, IMBROGLIONE!» ululava Jordan nel megafono, saltellando fuori dalla portata della professoressa McGranitt, «TU, SUDICIO IMPOSTORE BAST...»
La McGranitt non pensò nemmeno a zittirlo. Stava agitando la mano in direzione di Malfoy, aveva perso il cappello e urlava furibonda anche lei.
Jamie batté il rigore per Grifondoro, ma era così arrabbiata che mancò la porta di diversi metri. La squadra di Grifondoro stava perdendo la concentrazione e i Serpeverde, eccitati dal fallo di Malfoy su Harry, cavalcavano a spron battuto, sempre più in alto.
«Serpeverde in possesso, Serpeverde avanza verso la porta. Montague segna» gemette Lee. «Settanta a venti per Grifondoro...»
Katie, Angelina e Jamie tentarono di riprendere possesso della palla dopo diversi minuti di possesso Serpeverde, George colpì Pucey con un bolide e Angelina riuscì a impossessarsi della Pluffa e volò veloce verso le reti di Serpeverde. Jamie e Katie erano subito dietro di lei.
Jamie vide tutti i giocatori di Serpeverde, portiere compreso, volare verso di loro. Volevano bloccarle a tutti i costi. Fece accelerare la Nimbus, superò Angelina e schizzò tra le fila di Serpeverde, esibendosi in piroette e giri della morte intorno alle loro scope per farli disperdere. Con la coda nell’occhio, vide volare in direzione opposta, veloce come un missile, un’altra divisa rossa oro «Harry» urlò sorpresa, anche lui si era voltato a guardarla ma non aveva arrestato la sua corsa, aveva puntato verso Malfoy. Jamie continuò a zigzagare tra i Serpeverde e impedì loro di ricompattarsi. Angelina aveva via libera.
«HA SEGNATO! HA SEGNATO! Il Grifondoro è in testa ottanta a venti»
Ora tutti i giocatori erano concentrati sui due Cercatori.
Malfoy inseguiva il boccino e molte miglia più indietro Harry scendeva in picchiata libera per raggiungere il boccino.
Bole gli lanciò contro un bolide. Harry lo schivò e si lanciò in avanti. Tutta la squadra di Grifondoro trattenne il respiro. Baston stritolava il palo dell’anello.
Harry interruppe la picchiata, il boccino stretto nella mano alzata e lo stadio esplose.
Jamie volò verso di lui, preceduta solo da Baston in lacrime che saltò al collo di Harry e scoppiò in un pianto irrefrenabile sulla sua spalla. Jamie arrivò al fianco di Harry, e gli cinse le spalle con un braccio. Baston la afferrò e la strinse per la vita facendo cozzare i loro manici di scopa. Un istante dopo, vennero raggiunti dalla squadra al completo che si unì in un enorme abbraccio collettivo tra urla e risate, e scesero lentamente a terra.
Ondate di tifosi scarlatti si riversarono in campo scavalcando le barriere. Mani festanti battevano sulle schiene dei giocatori. Jamie si ritrovò abbracciata e stretta da un tumulto di corpi, nel rumore e nell’euforia generale. Si sentì prendere da sotto le ginocchia e in un secondo sovrastò tutte le teste della folla ritrovandosi sulle spalle di due Grifondoro del settimo anno. Alzò le braccia in segno di vittoria «Abbiamo vinto» urlò, circondata dal resto della squadra, innalzata come lei dalla folla. Tese la mano verso quella di Katie che l’afferrò e Angelina le abbracciò da dietro ridendo e piangendo insieme.
Hagrid si faceva largo tappezzato da coccarde scarlatte, Jamie così era quasi alla sua altezza «Avete vinto. Li avete battuti. Aspetta che lo dico a Fierobecco»
Jamie scoppiò a ridere quando vide Percy che, dimenticata ogni dignità, saltava su e giù come un pazzo. La professoressa McGranitt singhiozzava più forte di Baston, asciugandosi gli occhi in un'enorme bandiera di Grifondoro.
La folla cominciò a farla scorrere indietro e si ritrovò di fianco a Harry. Sorrisero, si sbilanciarono e si stritolarono in un abbraccio euforico. Jamie si asciugò le guance inumidite dalle lacrime. La folla li trascinò verso le tribune dove Silente li aspettava con la maestosa coppa del Quidditch tra le mani.
Avevano vinto la coppa del Quidditch.
In Sala Comune venne subito organizzata una grande festa.
 Fred e George  avevano procurato i rifornimenti e si inventavano numeri con dei fuochi d’artificio rossi e oro.
Jamie, Angelina e Katie si complimentavano a vicenda per l’ottimo gioco, Baston, ancora frastornato, era semi sdraiato sul divano con un in mano un boccale di Burrobirra e sembrava essersi tolto di dosso un enorme peso. Harry era fermato da tutti in continuazione, chi gli dava pacche sulle spalle, chi lodava le sue gesta, mentre lui sorrideva impacciato. Fu sollevato quando riuscì a raggiungere Ron e Hermione vicino alle finestre.
Questa volta, la Professoressa McGranitt non irruppe in Sala Comune a rovinar loro la festa, Fred e George l’avevano convinta a restare per qualche brindisi di Burrobirra. Si ritirò verso le undici, aveva recuperato la solita compostezza anche se gli occhi erano ancora lucidi e le guancie più colorite del normale «Vi pregherei di non esagerare con i festeggiamenti come la volta scorsa» li ammonì davanti al buco del ritratto «ad ogni modo, stasera sono molto stanca e credo avrò il sonno pesante» disse con un sorrisetto prima di uscire.
Quando il ritratto si chiuse dietro di lei, scoppiarono tutti in una fragorosa risata «A saperlo prima che diventava così accomodante» disse Seamus Finnigan che aveva in testa un copricapo fatto a leone con tanto di criniera.
La festa durò fino alle due di notte, finché tutti stanchi ma felici, si ritirarono pian piano nei dormitori.
 In sala Comune, rilassati sul divano, rimasero solo Harry e Jamie che dopo tutte le emozioni della partita non avevano affatto sonno e volevano godersi un po’ di pace.
 «È stata una partita orrenda» disse Jamie con un sorriso «Per i Serpeverde»
Harry rise «Mi chiedo come l’abbia presa Piton»
Jamie pescò dal sacchetto che teneva in mano e prese una gelatina rossa «Lunedì, sei spacciato»
«Sei tu quella che ha rotto una costola al suo battitore»
Jamie masticò la gelatina con un espressione pensosa «Ha un sapore» fece girare in contenuto nella bocca «Ferroso, credo. In ogni caso, può fare quello che vuole. Tanto abbiamo dato ai Serpeverde una lezione esemplare davanti all’intera scuola» agitò il sacchetto per mischiare le gelatine «Non devo neanche infierire per sentirmi soddisfatta»
Harry bevve un sorso di Burrobirra dalla bottiglia «Quindi tu e Fred e George non avete in mente niente?»
«No, abbiamo festeggiato» lo guardò con un sorriso malandrino «Perché, tu sì?»
Harry sorrise e scosse la testa «Non farti strane idee, chiedevo e basta»
Rimasero in silenzio per un po’, tanto che Harry credette che Jamie si fosse addormentata e cadde in un stato di torpore cullato dalla danza delle fiamme.
«Secondo te cosa ci fa qui Tartufo?» gli chiese Jamie risvegliandolo dal torpore
Harry alzò le spalle «Non so neanche come ci sia potuto arrivare»
«Ci ha seguiti?» Jamie prese un’altra gelatina dal colore azzurrino «Questa promette male»
«Siamo scappati da Privet Drive su un autobus magico e da Londra abbiamo preso un treno. Non può averci trovati»
«Magari è come Lessie o Rin tin tin» Jamie mise in bocca la caramella «Sempre meglio del Gramo»
«Quello è certo. Ma è strano» si portò la bottiglia alle labbra
«Sì, è strano» Jamie storse la bocca e chiuse gli occhi «è orribile» prese un tovagliolo da terra e sputò la caramella «Era sapone»
Harry rise «Dovresti arrenderti, come Silente»
Jamie si pulì la bocca e prese la bottiglia di Harry«Prima o poi ne troverò una che sa di cioccolato» bevve un  sorso generoso di Burrobirra.
«Sì, ma l’ultima volta che pensavi di averla trovata era-»
«Harry, taci e non ricordarmelo»
«Se sceglievi Divinazione la Cooman poteva predirlo»
Jamie scoppiò a ridere «Tra un cane nero e altre disgrazie»
 
L’euforia per aver vinto la coppa del Quidditch durò tutta la settimana, anche il tempo sembrava festeggiare: le giornate diventavano più lunghe e soleggiate e gli studenti cominciavano a passare sempre più tempo nel parco a organizzare tornei di Gobbiglie, partite a Sparaschiocco o semplicemente a passeggiare. Gli esami però si avvicinavano e ben presto anche Hermione tornò alla frenesia di sempre. Una sera, mentre Jamie si stava cambiando, Hermione irruppe nel dormitorio dicendo di non trovare più il tema sui Lupi Mannari. A nulla servirono le rassicurazioni di Jamie sul fatto che non avrebbe potuto essere materia di esame, Hermione doveva assolutamente trovarlo. Setacciarono bauli e borse ma non c’era traccia del tema. Alla fine, Jamie lo trovò, per caso, sotto il letto, dove si era nascosto anche Grattastinchi che la fissò con i suoi grandi occhi gialli, il tema tra le zampe. Con qualche graffio sulla mano, riuscì a salvare il tema dalle grinfie del gatto «Cattivo, Grattastinchi. Non sono letture per te» lo diede a Hermione che diede un sospiro di sollievo.
«Comunque quella lezione era un errore, Lupin non ce la chiederà e per un ottima ragione»
«Lo so, non credo che voglia attirare attenzione sul suo segreto, ma non si sa mai», Jamie alzò gli occhi al cielo davanti allo zelo dell’amica, «Dovresti rileggerlo, anche la parte sugli Animagi è interessante»
Jamie la guardò senza dire nulla per qualche secondo, poi abbassò lo sguardo sul tema «Hmm, potrei dargli un’altra occhiata in effetti»
Hermione le tese il tema «Se vuoi te lo lascio ora. Devo lavorare a una traduzione»
Jamie lo prese, se poteva leggerlo subito avrebbe evitato di rimuginarci troppo sopra « E perché lo cercavi come una pazza?»
«Stavo studiando Difesa, ma in effetti era solo una pausa per rilassarmi, prima di iniziare Antiche Rune»
«Tu studi per rilassarti?» la guardò come se avesse detto di voler essere smistata a Serpeverde
«Gli esami sono vicini» si difese Hermione «Ho diviso i tempi così da non stancarmi di studiare nessuna materia»
«Hai considerato pasti e sonno vero?»
«I pasti sono obbligati, ma mangerò in fretta e quando crollerò dal sonno dormirò» disse uscendo dal dormitorio
«Questo sì che è prendersi cura di sé stessi» le urlò Jamie. Scosse la testa e si sdraiò sul letto a leggere il tema, saltò la parte sui Lupi Mannari e arrivò all’ultimo trafiletto che parlava degli Animagus:
 
[...]Solo stregoni molto potenti e qualificati sono in grado di diventare Animagi. Il processo è lungo, arduo e non privo di rischi, infatti, la trasformazione può fallire o peggio ritorcersi contro lo sventurato neofita, con terribili conseguenze. Tuttavia, una volta che la formazione è completata, un Animagus può cambiare a piacimento in qualsiasi momento, con o senza bacchetta
A causa della complessità della magia richiesta per diventare Animagus, maghi e streghe con questa abilità sono davvero rari, inoltre, non è escluso che per sviluppare questa abilità sia necessaria anche una naturale predisposizione.

Un Animagus può trasformarsi in un solo animale e questo non viene scelto dal mago ma è determinato dalla sua personalità e dai suoi tratti innati. Inoltre, ogni Animagus, quando assume la forma animale, è contraddistinto da un “marchio di identificazione” che è causato da un tratto caratteristico del suo corpo umano. Questa può essere una peculiarità fisica, come la struttura dentale, oppure un tratto acquisito.
Ogni Animagus è tenuto a registrarsi presso il Ministero della Magia all’Ufficio Uso Improprio della Magia. Nella richiesta di iscrizione al registro il mago o la strega dovrà chiaramente indicare qual è la propria forma animale, specificando anche il tratto distintivo caratterizzante.
Il registro è disponibile al pubblico. 
La ragione principale per cui il Ministero ha istituito questo registro è di garantire che gli Animagi non abusino della loro abilità grazie ad un rigoroso controllo ministeriale.

La differenza tra la Trasfigurazione e la capacità di un Animagus è che lo stregone che ha appreso questa difficile arte può trasformarsi in un animale, quando vuole, senza l'ausilio di una bacchetta o un incantesimo. Inoltre, un individuo trasfigurato sarà in tutto e per tutto una bestia, ossia perderà ogni caratteristica umana, invece un Animagus continuerà a pensare ed agire come un uomo anche nella sua forma animale [...]
 
Seguivano poi esempi di Animagi anche nella letteratura, ma questo a Jamie non importava. Quando Piton aveva tenuto quella supplenza aveva spiegato loro a grandi linee cos’era un Animago, e la McGranitt era stata una perfetta dimostrazione sin dal primo anno (anche se allora non sapeva che si definisse “Animago”), lo scritto di Hermione era invece approfondito da ricerche, svolte sicuramente da lei stessa , che permettevano a Jamie di avere tutte le informazioni necessarie sugli Animagi, una di seguito all’altra.
Sospirò e si stropicciò un occhio, lei e Gabriel non avevano poi fatto dei ragionamenti così sbagliati. Prese un lume dal comodino e chiuse le tende del baldacchino, posò il lume sul copriletto e alzò lo sguardo sulle pergamene appese al muro. Ai piedi del letto prese una boccetta di inchiostro e la piuma che aveva accatastato insieme ai libri di Trasfigurazione e Incantesimi. Intinse la penna nell’inchiostro, picchiettò la punta sul bordo della boccetta per togliere l’eccesso e la appoggiò sulla pergamena. Accanto al nome di Sirius Black, scrisse più in grande la parola : “Animagus”.
Fiorenzo le aveva detto che gli animali subiscono meno gli influssi dei Dissennatori,  da trasformato, Black poteva fare avanti e indietro dai cancelli di Hogwarts e quelle bestie non lo avrebbero mai notato. Era anche certa che non fosse iscritto nell’elenco del Ministero, altrimenti gli Auror avrebbero preso delle precauzioni e forse non sarebbe riuscito a evadere.
Non aveva usato trucchi di magia oscura come tutti pensavano, non aveva neanche avuto bisogno di una bacchetta, si era semplicemente trasformato; si chiese come avesse trovato la forza, ma era irrilevante. Aveva scoperto come Sirius Black riuscisse a muoversi e a nascondersi.
Il grande mistero era risolto, eppure Jamie non era per nulla soddisfatta, sapeva che avrebbe dovuto correre da Silente o dalla McGranitt per informarli, forse l’avrebbero ascoltata. Fissò tutti i punti scritti, non si sentiva come un lettore di Sherlock Holmes alla risoluzione del caso. Aveva creduto che si sarebbe sentita appagata e compiaciuta, ma qualcosa non tornava. Se fosse andata da Silente e lui le avesse chiesto in quale animale Black era in grado di trasformarsi,  lei avrebbe saputo cosa rispondere, ma non era certa che ci sarebbe riuscita. Perché per qualche strana ragione, non poteva associare l’assassino, all’animale che aveva conosciuto.
Sirius Black, il vile che aveva tradito e distrutto la sua famiglia non poteva essere il cane schivo ma dolce che aveva fatto loro compagnia a Privet Drive.
Non poteva essere Tartufo.
D’altra parte, non c’era nessun’altra possibilità. Quel cane, di fatto, era Sirius Black.
A Privet Drive non aveva tentato né di far loro del male né di rapirli; anche l’altro giorno aveva avuto una buona occasione: il prato era deserto, ma si era limitato a ringhiare senza attaccarla, finché non se n’era andata.
Cambiò posizione alle gambe sedendosi di lato e continuò a fissare la pergamena. Le staccò entrambe dal muro, con un gesto secco. Per il momento nessuno ne sarebbe venuto a conoscenza e avrebbe continuato ad indagare.
Le piegò e le infilò nella borsa, avrebbe usato lo stesso incantesimo con cui i Malandrini avevano reso inaccessibile la mappa, anche se più semplificato.
Le sarebbe servito l’aiuto di Gabriel.
 
«Perché non mi dici qual è il problema?» le chiese Gabriel. Jamie lo aveva trascinato da dieci minuti nell’aula del quarto piano e non si era ancora decisa a dirgli cosa voleva.
«Ho scoperto come fa Black a resistere ai Dissennatori e a nascondersi»
Gabriel aggrottò la fronte «Quindi non esiste un problema»
«Ehm, uno c’è, invece»
Gabriel strinse la radice del naso tra l’indice e il pollice «Se vuoi andare a catturare Black-»
«Non ho intenzione di prenderlo, ma devo continuare a indagare su di lui»
Gabriel annuì e passò una mano sul mento « Sarebbe meglio dire quello che sai a Silente o al ministro» bloccò Jamie prima che potesse replicare «Ma ti ho promesso il mio aiuto. E se Black resterà ancora alla larga, non dirò niente»
«E se si rifacesse vivo?»
Gabriel si mise le mani in tasca « Se riesci a sopravvivere dovresti dire la verità»
Jamie sorrise «E se mi uccide?»
«Spero di no. Toccherebbe a me confessare ed è una situazione ipotetica che non mi piace per niente»
Jamie si avvicinò a lui «Senti, per il momento mi serve solo una mano per rendere illeggibili queste pergamene, ok?» le tirò fuori dalla borsa ancora piegate «Non ti dirò cos’ho scoperto così non ti sarai troppo coinvolto»
Gabriel incrociò le braccia e si morse appena il labbro «Andiamo in Biblioteca, allora» prese la borsa, appoggiata sul pavimento e s’incamminò per uscire dall’aula. Jamie sorrise, lo seguì e infilò le pergamene nella borsa.
«Devo ammettere di essere un po’ curioso, però» Gabriel stava consultando un libro sugli incantesimi di evocazione
Jamie sorrise e alzò gli occhi dai registri degli studenti «Ci eravamo quasi arrivati»
Gabriel sorrise compiaciuto «Bene. Vuoi un» girò una pagina per trovare quello che gli interessava «Riconoscimento tattile?»
«Compare solo se?» Jamie si sporse verso il libro
Gabriel glielo avvicinò «Solo al tocco di chi ha praticato l’incantesimo», girò il libro verso di sé «è complicato, però. Ci metteremmo di meno con una parola d’ordine che evoca e fa svanire il contenuto del foglio»
«Lascia stare, ho bisogno di averlo subito. Una parola d’ordine andrà bene»
Gabriel voltò pagina e si portò di fianco a lei «Questo è il procedimento» fece scorrere il dito lungo le scritte « Devi pronunciare questo incantesimo» indicò la formula «Con la parola d’ordine che hai scelto» girò la pagina e cercò il punto con il dito «E usi lo stesso procedimento per far scomparire le parole, sempre con una parola d’ordine»
Jamie annuì «E poi basterà pronunciare solo la parola d’ordine»
Gabriel si sedette di fronte a lei, mentre Jamie estraeva la bacchetta e spiegava sul tavolo i due fogli. Toccò il primo foglio con la punta della bacchetta e mormorò la formula scritta nel libro, poi disse: «Il Gramo», Gabriel inarcò un sopracciglio a quella parola, ma restò in silenzio. Jamie ripetè lo stesso procedimento anche col secondo foglio. Fecero un paio di prove per assicurarsi che funzionasse e Jamie le ripiegò e le mise in borsa «Grazie, non avrei potuto rivolgermi a nessun altro»
«Davvero?» chiese con un tono di leggera ironia «Con tutti gli amici che hai?». Si incamminarono fuori dalla Biblioteca. Era quasi ora di cena.
Jamie scosse la testa e abbassò la voce «Ho scoperto cos’è Black e dovrei denunciarlo, ma lo sto tenendo per me» si guardò in giro per assicurarsi che altri non potessero sentire «Nessuno di loro capirebbe», Gabriel la guardò ma non disse niente «Comincerebbero a fare mille domande e» sospirò «Hermione spiffererebbe tutto alla McGranitt, Ron darebbe di matto e litigherebbe con lei e Harry andrebbe senza dubbio a cercare Black»
«E tu non lo vuoi cercare per vendicarti?»
Jamie si morse l’interno della guancia. A lui, forse, poteva confidarlo. «Ho conosciuto Black, mentre era nell’altra forma»
Gabriel si fermò e la guardò serio «Ne sei certa?», Jamie annuì decisa «E non ha cercato di farti del male?»
«No, non ci ha fatto nulla. L’ho incontrato quest’estate a Privet Drive, dagli zii e poi qui a Hogwarts. Ha avuto modo di ucciderci e non l’ha fatto. È stato» esitò un istante, poi trovò il coraggio di dirlo: «Mi sono affezionata all’altra forma»
Gabriel sorrise come se avesse capito tutto « Certo, quindi non riesci a pensare a lui come a un assassino» la guardò con un espressione di ironica sufficienza «Non tieni conto che può anche averti ingannato?»
«Ah, davvero?» disse Jamie sulla difensiva «E a quale scopo?»
Gabriel la fissò in silenzio, come se stesse valutando qualcosa «Non insisterò» disse ricominciando a camminare.
Jamie lo seguì, un po’ stizzita «Si preoccupava per me e Harry»
«Va bene» le disse indifferente
«E non sembrava uno squilibrato, ci ha fatto compagnia e-»
Gabriel sospirò esasperato . Si fermò e si girò verso di lei «Ho detto che va bene» le disse tranquillo «Non c’è bisogno che continui»
«Ma non eri convinto» gli fece notare
«No, infatti. Ma tu la pensi così e avrai le tue ragioni, anche se io non le capisco. E per essere una Grifondoro sai ragionare abbastanza bene»
Jamie gli assestò un pugno sulla spalla «Che serpe»
 Gabriel incassò il colpo e rimase impassibile «Non tirarmi pugni» le disse con tono annoiato
«Fatto male?» lo schernì Jamie
«No, ma è fastidioso», ripresero a camminare e per un po’ stettero in silenzio
«Quindi non tenterai di convincermi?» gli chiese Jamie ancora perplessa
«No, te l’ho detto» disse mentre scendevano le scale
«è strano» disse Jamie «Perché, no?»
Gabriel accennò una risata incredula «Ah, primo, non sono affari miei. Secondo, ti considero» umettò le labbra «moderatamente intelligente e non ho intenzione di dirti cosa pensare o cosa no» la guardò con la coda dell’occhio e un sorriso obliquo «Non tutti sono testardi e ficcanaso come te»
Jamie lo guardò male, accelerò il passo e tirò in su il naso «Grazie per l’aiuto» lo superò e  lo lasciò indietro, svoltando nel corridoio.
Tornò indietro dopo due passi con una smorfia disgustata e Gabriel la guardò perplesso «Percy dovrebbe amoreggiare da qualche altra parte»
Lui accennò una risata «Quindi, cosa vuoi fare?»
Jamie si appoggiò al muro, si guardò in giro, indecisa, poi si voltò verso Gabriel «Chiacchieriamo ancora un po’, ti va?», uno squittio acuto interruppe ogni inizio di conversazione. Jamie fece un salto in avanti finendo addosso a Gabriel e si nascose dietro di lui.
«Hai paura dei topi?» le chiese tranquillo
«No, ma mi fanno schifo» disse in modo appena isterico « Lo fai andare via, per favore?» gli chiese con voce supplichevole.
Gabriel cercò con lo sguardo il topo e poi si chinò e lo raccolse tenendolo per la coda. Jamie fece un paio di passi indietro «è orrendo»
Gabriel osservò il topolino nero che si agitava «Lo vado a mettere nel corridoio dove quel tipo amoreggiava?» gli chiese con sopracciglio alzato
Jamie aveva una mano sul petto «Idea fantastica, portalo via subito»
 
Jamie e Hermione, quella sera, si ritirarono in Dormitorio molto tardi, gli esami si avvicinavano e anche Jamie si fece prendere dalla frenesia; adottò il metodo di Hermione, cambiando argomento di studio quando si sentiva stanca.
Salì sul letto e gattonò fino al cuscino, sentì della carta sotto la mano e la sollevò: erano due fogli bianchi. Incrociò le ginocchia e si allungò sul comodino per prendere la bacchetta. Controllò le compagne: Lavanda e Calì dormivano già da qualche ora e Hermione si era addormentata appena toccato il cuscino, «Il Gramo» pronunciò sui due fogli, e questi si cosparsero di scritte.
Con la bacchetta li tenne sospesi davanti a sé e guardò quello in cui compariva il nome di Minus a grandi lettere. Si morsicò l’unghia del pollice e la tenne tra i denti, poi spostò lo sguardo su quella di Black. Lui e Tartufo erano la stessa persona e per quanto fosse ovvio, ancora faticava a crederci. Aveva guardato Tartufo negli occhi e non c’era malvagità, non era nemmeno lontanamente lo sguardo di un assassino e di conseguenza neanche Sirius Black doveva esserlo.
Eppure lo avevano visto fare saltare la strada e uccidere Minus...
Jamie rise piano scuotendo la testa. Aveva letto che non c’era stato processo per Black, quindi nessuno aveva avuto modo di interrogarlo o confutare prove e testimonianze , il dito di Minus era stata una prova sufficiente della morte di quest’ultimo e della colpevolezza di Black.
Era solo un dito, però. Jamie sfregò una mano sulle gambe. Tutto il resto è esploso, tranne un dito che è stato trovato intero.
Il resoconto del Ministero le era sempre parso incongruente, anche se ai tempi non gli aveva dato la giusta attenzione e lo aveva letto solo per puro masochismo.
Black, però, rimaneva il custode segreto dei suoi genitori e questo lo condannava senza bisogno di ulteriori riflessioni, ma non c’erano prove.
Nulla che potesse confermarlo.
 Qualche giorno dopo la partita di Quidditch, aveva confessato a Silente quello che lei ed Harry avevano scoperto e il preside non era parso molto sorpreso, anche se dispiaciuto:
 
«Mi rincresce molto che lo abbiate scoperto in questo modo» Silente la fissava con i suoi occhi indagatori, al momento velati dal senso di colpa «Ma sono orgoglioso di come avete agito e mantenuto la calma»
Jamie accennò un sorriso educato da brava studentessa «Sono qui perché avrei una domanda da farle, se possibile»
«Sarò lieto di aiutarti come posso» le sorrise Silente
«Lei ha visto che su Sirius Black veniva posto l’incanto Fidelus o i miei genitori gli hanno solo comunicato la scelta?»
«Non ho visto i tuoi genitori eseguire l’incantesimo, no. Nessuno li ha visti, credo. Ma sia loro che Black lo hanno confermato»
«Ma non li ha visti di persona»
Silente scosse la testa, tranquillo «No»
Jamie annuì piano  e si morse l’unghia del pollice « Peter Minus, anche lui combatteva Voldemort insieme a voi?»
«Sì,certo»
«Era molto amico dei miei genitori?»
«Sì, erano molto legati sin dai tempi della scuola»
Jamie annuì  e poi sorrise «Signore, posso farle un indovinello? Non riesco a risolverlo e mi tormenta da un paio di giorni»
Silente allargò le mani con un sorriso «Sono a tua disposizione»
«Jack ha due amici: il primo è forte, intelligente e in gamba tanto quanto Jack. Il secondo è più debole, poco intelligente e segue ovunque Jack, che lo aiuta e lo difende. Tra i due amici, di chi Jack dovrebbe fidarsi di più? Chi non lo tradirebbe mai?»
Silente la guardò in silenzio «Tu hai la risposta giusta, Jamie?»
«No, gliel’ho detto. Lei ci è riuscito?»
«Credo che la questione sia molto più complessa di quanto non sembri»
«Non lo sa risolvere?» una nota di stizza nella voce
«Vedi, questo indovinello è incompleto, Jamie. Può prestarsi a molte interpretazioni e tutte plausibili»
Jamie restò in silenzio e abbassò il capo. «Posso chiedere se queste domande hanno uno scopo?» le chiese allora Silente
Jamie si alzò dalla sedia «Era solo per sapere. Grazie del suo tempo, professore» gli sorrise «è meglio che vada»
«Sono felice di averti aiutato»
 
Da quando aveva messo mano ai registri era riuscita a farsi un’idea più precisa sia di Black che di Minus. I professori avevano ragione: suo padre e Sirius Black erano praticamente fratelli. Al sesto anno, il domicilio di Black era cambiato e uno dei due indirizzi disponibili era la casa dei suoi nonni paterni.
Peter Minus, era senza ombra di dubbio uno studente mediocre, nessuna dote particolare, nessun talento degno di nota. Senza dubbio, con la mappa il suo contributo doveva essere stato ben poca cosa, forse ci aveva messo solo il nome.
Non capiva come suo padre, uno studente così in gamba, potesse essere stato amico di una simile nullità. Certo, a Minus doveva far molto comodo avere amici come suo padre e Lupin che impedivano venisse preso di mira.
Aveva idea che Minus fosse la tipica persona invisibile di cui nessuno si ricorderà mai e che non farà mai nulla di rilevante nella vita.
Jamie sbuffò, a quanto pareva l’unico suo atto eroico gli era costato la morte. O almeno così sembrava.
I testimoni erano Babbani e avrebbero potuto essere facilmente ingannati. D’altra parte se era davvero vivo, mentire e ingannare erano cose che gli riuscivano bene.
Non c’erano prove, inoltre, che Black fosse il custode segreto, se non per la parola dei suoi genitori e dello stesso Black, per cui avrebbero potuto mentire per nascondere a tutti il vero custode segreto.
Con un incantesimo di auto scrittura, incantò una piuma perché scrivesse tutto quello che dettava sotto voce.
Se Black non era il vero custode segreto, allora...
Era Peter Minus.
Se i suoi ragionamenti avevano un qualche fondamento, Minus era vivo e si nascondeva da dodici anni, ed era lui la spia, lui che aveva tradito e venduto i suoi genitori.
Prese la foto dei genitori che teneva sul comodino: Lily e James le sorridevano fianco a fianco, con lei e Harry in braccio.
I suoi genitori avevano scelto Sirius Black come padrino, un tempo, questa notizia le provocava conati di vomito, adesso si chiedeva se i suoi genitori avrebbero mai potuto affidarli a qualcuno di cui si fidassero meno che di loro stessi.
Black poteva anche essere un bravo attore, ma Jamie oltre che dei fatti si fidava dell’istinto e se i suoi genitori lo avevano scelto, se sua madre lo aveva permesso, con la guerra che incombeva, dovevano aver avuto dei motivi più che eccellenti per affidargli lei e Harry.
Prima di pensare di ritenerlo innocente, però, avrebbe dovuto appurare il ruolo di Minus nella vicenda e come si fosse nascosto per tutti quegli anni.  
Con quel piccolo indovinello sperò di aver fatto nascere qualche sospetto in Silente, era certa che avesse capito chi fossero Jack e i due amici, era stata anche fin troppo chiara.
Si era anche fatta l’illusione che il preside potesse darle una risposta, ma Silente si era nascosto dietro le sue solite frasi sibilline e non le era stato di grande aiuto.
 
Jamie non ebbe più tempo di perdersi in ragionamenti su Minus e Black, mancava una settimana agli esami e non poteva permettersi distrazioni se non voleva combinare un disastro.
 La sera, aveva la testa così piena di informazioni che non aveva voglia di concentrarsi su nient’altro e prendeva sonno appena si infilava sotto le coperte.
Come lei, neanche gli altri potevano concedersi un po’ di libertà. Persino Fred e George Weasley furono visti studiare: dovevano ottenere il G.U.F.O. (Giudizio Unico per i Fattucchieri Ordinari). Percy invece si preparava per il M.A.G.O. (Magia Avanzata Grado Ottimale), il diploma più alto che si potesse prendere a Hogwarts. Dal momento che sperava di entrare al Ministero della Magia, doveva ottenere il massimo dei voti. Diventava sempre più irritabile, e assegnava punizioni molto severe a chiunque disturbasse la pace serale della sala comune. In effetti, l'unica persona più tesa di lui era Hermione.
Jamie non ci faceva caso, presa dai suoi pensieri e Harry e Ron avevano rinunciato a chiederle come facesse a seguire più corsi contemporaneamente, ma non riuscirono a trattenersi quando videro l'orario degli esami che si era preparata. Nella prima colonna c'era scritto:
 
LUNEDÌ
ore 9, Aritmanzia
ore 9, Trasfigurazione
Pranzo
ore 13, Incantesimi
ore 13, Antiche Rune
 
«Hermione» disse Ron cautamente, visto che in quel periodo l'amica tendeva a esplodere quando qualcuno la disturbava. «Ehm, sei sicura di aver copiato gli orari giusti?»
«Cosa?» sbottò Hermione, afferrando l'orario e osservandolo. «Ma certo».
«Serve a qualcosa chiederti come farai a sostenere due esami insieme?» chiese Harry.
«No» rispose Hermione asciutta. «Qualcuno ha visto la mia copia di Numerologia e Grammatica
«Oh, sì, l'ho presa io per leggere qualcosa prima di dormire» disse Ron, molto piano. Hermione prese a sparpagliare fogli di pergamena sul tavolo, in cerca del libro. In quel momento alla finestra si udì un fruscio ed Edvige entrò volando, con un biglietto stretto nel becco.
«È di Hagrid» disse Harry aprendo la busta. «L'appello di Fierobecco è il sei».
«L'ultimo giorno degli esami» disse Hermione senza smettere di cercare il suo libro di Aritmanzia.
«E si terrà qui» disse Harry, continuando a leggere. «Verrà qualcuno del Ministero della Magia e... e un boia».
Jamie si riscosse dai suoi pensieri e guardò la lettera come se fosse un manufatto alieno
Hermione alzò gli occhi stupita. «Portano il boia all'appello Ma è come se avessero già deciso»
«Sì» disse Harry.
«Non possono» ululò Ron. «Ho passato secoli a leggere per Hagrid, non possono far finta di niente»
«Chi se ne frega della tua fatica, Ron. Fierobecco verrà ucciso» sbottò Jamie acida.
 Aveva l'orribile sensazione che fosse stato il signor Malfoy a decidere per il Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose. Draco, che dal trionfo di Grifondoro nella finale di Quidditch era stato insolitamente tranquillo, negli ultimi giorni aveva riacquistato un po' della vecchia spavalderia. A giudicare da qualche sprezzante osservazione colta per caso, Malfoy era certo che Fierobecco sarebbe stato giustiziato, e sembrava assolutamente soddisfatto di sé per essere riuscito a ottenere quel risultato.
Harry era riuscito a stento a trattenersi dall'imitare Hermione prendendo a schiaffi Malfoy, in quelle occasioni e furono tutti stupiti che Jamie non ebbe nessuna reazione.
La cosa peggiore era che non avevano né il tempo né la possibilità di andare a trovare Hagrid, perché le nuove, severe misure di sicurezza non erano state allentate, e nè Harry né Jamie osavano recuperare il Mantello dell'Invisibilità dall'interno della strega orba.
La settimana degli esami cominciò e una quiete innaturale scese sul castello. Il lunedì i ragazzi del terzo anno uscirono da Trasfigurazione all'ora di pranzo, mogi e pallidi, confrontando i risultati e lamentandosi per la difficoltà delle prove, compresa la trasformazione di una teiera in una testuggine. Hermione riuscì a irritare tutti brontolando sul fatto che la sua testuggine sembrava più una tartaruga, cosa che era l'ultima preoccupazione di tutti gli altri, compresa Jamie la cui testuggine aveva mantenuto il colore e la fantasia della teiera.
«La mia aveva ancora il beccuccio al posto della coda, che incubo...»
«Le testuggini sbuffano vapore?»
«Aveva il guscio decorato a foglioline, credi che mi abbasseranno il voto?»
Poi, dopo un rapido pasto, tutti di nuovo di sopra per l'esame di Incantesimi. Hermione aveva ragione; in effetti il professor Vitious chiese loro gli Incantesimi Rallegranti.
Sia Jamie che Hermione che erano in coppia insieme, non ebbero alcun problema e li eseguirono sicure e senza problemi, finendo prima di tutti gli altri.
Dopo cena, gli studenti tornarono in fretta nelle sale comuni, non per rilassarsi, ma per ripassare Cura delle Creature Magiche, Pozioni e Astronomia.
La mattina dopo, Hagrid assistette all'esame di Cura delle Creature Magiche con aria davvero molto preoccupata; sembrava che pensasse ad altro. Aveva preparato una grossa vasca di Vermicoli per la classe, e disse loro che per passare la prova il loro Vermicolo doveva essere ancora vivo di lì a un'ora. Dal momento che i Vermicoli prosperavano se lasciati a se stessi, fu l'esame più facile che avessero mai sostenuto, e in più diede a Harry, Jamie, Ron e Hermione la possibilità di parlare con Hagrid.
«Becco è un po' giù» disse Hagrid, chinandosi con la scusa di controllare che il Vermicolo di Harry fosse ancora vivo. «È stato rinchiuso per troppo tempo. Comunque sapremo dopodomani. In un modo o nell'altro...»
Quel pomeriggio ci fu l'esame di Pozioni e Jamie non si era mai sentita più rilassata, altri erano attanagliati dal panico, come Neville, per lei non fu nulla di più che una semplice prova.
Non era la prima volta che lavorava a un Intruglio Confondente e i passaggi li conosceva quasi a memoria.
Nell’ultimo passaggio la pozione si addensò perfettamente. Piton si avvicinò al suo calderone e guardò la pozione con aria contrariata, scoccandole uno sguardo cattivo. Si fermò da lei soltanto per un secondo e Jamie capì di aver strappato un eccezionale e aver inflitto un colpo all’orgoglio di Piton.
Poi a mezzanotte fu la volta di Astronomia, sulla torre più alta; il mercoledì mattina toccò a Storia della Magia, e Harry e Jamie nei loro temi scrissero tutto quello che Florian Fortebraccio aveva raccontato loro sulla caccia alle streghe nel Medioevo, desiderando ardentemente uno dei gelati alla ciocconocciola di Fortebraccio, visto il caldo soffocante.
Il mercoledì pomeriggio ci fu Erbologia, alle serre, sotto un sole cocente; poi tutti di nuovo in sala comune, col collo e la schiena scottati, a desiderare che fosse già il giorno dopo alla stessa ora, quando sarebbe stato tutto finito.
Il penultimo esame, il giovedì mattina, fu Difesa contro le Arti Oscure. Il professor Lupin aveva architettato la prova più insolita che avessero mai affrontato: una sorta di corsa a ostacoli all'aperto, in cui dovevano attraversare una piccola vasca che conteneva un Avvincino, superare una serie di buche piene di Berretti Rossi, farsi strada lungo un sentiero nella palude ignorando i consigli maliziosi di un Marciotto e infine arrampicarsi dentro un vecchio tronco e combattere contro un Molliccio.
«Ottimo, Jamie», mormorò Lupin, avvicinandosi al tronco, mentre lei usciva «Punteggio pieno»,
Jamie non rispose, alzò gli occhi al cielo e si allontanò. Raggiunse Harry che aveva già completato la prova e l’aveva superata egregiamente e rimasero nei paraggi per vedere come se la cavavano Ron e Hermione.
Ron andò molto bene finché non arrivò al Marciotto, che riuscì a confonderlo e a farlo sprofondare fino alla vita nell'acquitrino. Hermione fece tutto alla perfezione finché non fu arrivata al tronco con il Molliccio dentro. Dopo un minuto, sbucò fuori urlando.
«Hermione» disse il professor Lupin, allarmato. «Che cosa succede?»
«La p- p- professoressa McGranitt» esclamò Hermione senza fiato, indicando il tronco. «Di- dice che sono stata bocciata in tutte le materie»
Ci volle un po' per calmare sia Hermione che Jamie: la prima in preda allo shock e la seconda scossa da un attacco di risa incontrollate come se fosse sotto l’effetto di un forte incantesimo Rallegrante. Quando alla fine ebbero ripreso il controllo di sé stesse, loro, Harry e Ron tornarono al castello. Ron e Jamie avevano ancora una certa voglia di ridere del Molliccio di Hermione, ma la lite fu sviata alla vista di ciò che li attendeva in cima alle scale.
Cornelius Caramell, lievemente accaldato nel suo mantello gessato, era lì in piedi che guardava verso il parco. Alla vista di Harry e Jamie esclamò: «Buongiorno ragazzi. Avete appena sostenuto un esame, suppongo. Avete quasi finito?»
«Sì» rispose Harry. Jamie osservò il Ministro, preoccupata. Avevano forse delle novità su Sirius Black?
 Hermione e Ron, che non avevano mai rivolto la parola al Ministro della Magia, indugiarono imbarazzati alle loro spalle.
«Bella giornata» disse Caramell, gettando un'occhiata al lago. «Che peccato, che peccato». Sospirò profondamente e guardò di nuovo Harry e Jamie. «Sono qui per una missione sgradevole. Il Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose ha richiesto un testimone per l'esecuzione di un Ippogrifo rabbioso. E siccome dovevo già venire a Hogwarts per verificare come vanno le cose con Black, hanno mandato me».
«Vuol dire che c'è già stato l'appello?» lo interruppe Ron facendo un passo avanti.
«No, no, è fissato per oggi pomeriggio» disse Caramell guardando Ron con curiosità.
«Allora può darsi che lei non debba assistere a nessuna esecuzione» disse Ron ostinato. «L'Ippogrifo potrebbe anche cavarsela»
Prima che Caramell potesse rispondere, due maghi uscirono dal castello e lo raggiunsero. Uno era così vecchio che sembrava avvizzire davanti a loro; l'altro era alto e robusto, con sottili baffi neri.
Il primo mago strizzò gli occhi verso la capanna di Hagrid e disse con voce acuta: «Cielo, sono troppo vecchio per queste cose. È  alle due, vero, Caramell?»
Il mago coi baffi neri stava sfiorando qualcosa che gli pendeva dalla cintura; Jamie guardò meglio e vide che faceva scorrere il grosso pollice sulla lama di un'ascia lucente, lo squadrò in malo modo. Non le piaceva per niente.
Ron aprì la bocca per dire qualcosa, ma Hermione gli diede una gomitata e fece un cenno verso la Sala d'Ingresso, trascinando anche Jamie, il cui sguardo indugiava dal boia alla capanna di Hagrid
«Perché mi hai interrotto?» disse Ron furioso mentre entravano nella Sala Grande per il pranzo. «Li hai visti? Hanno già l'ascia pronta. Questa non è giustizia»
«Ron, tuo padre lavora per il Ministero, non puoi rivolgerti con quel tono al suo capo» disse Hermione, ma anche lei era sconvolta. «Se questa volta Hagrid si controlla e discute il caso come si deve, non possono giustiziare Fierobecco»
Harry incrociò lo sguardo di Jamie e scosse la testa, sapevano entrambi che Hermione non credeva veramente a quello che diceva.
Tutto attorno a loro, i ragazzi parlavano animatamente, aspettando allegramente la fine degli esami quel pomeriggio; ma Harry, Jamie, Ron e Hermione, preoccupati per Hagrid e Fierobecco, non li imitarono.
Jamie aveva già concluso gli esami, mentre Harry e Ron avevano Divinazione e Hermione Babbanologia.
Jamie non li accompagnò e nemmeno salì in Sala Comune. L’appello di Fierobecco sarebbe cominciato a momenti e non voleva perderselo.
Corse giù per le scale, fino alla capanna di Hagrid, Fierobecco, legato nell’orto delle zucche, raspò il terreno e allungò la testa verso di lei emettendo un verso acuto, simile a quello dell’aquila.
Jamie gli fece segno di tacere e sbirciò dentro la finestra, Hagrid era seduto al tavolo e di fronte a lui c’erano Caramell e il vecchio signore che avevano incontrato prima. Si allontanò dalla finestra, non voleva certo essere beccata a spiare dal ministro della magia in persona.
Si abbassò per non essere vista e cominciò a tornare verso Fierobecco, camminando rasente al muro della capanna. I cardini arrugginiti della porta posteriore cigolarono due volte e qualche secondo dopo l’uomo dai baffi neri e l’ascia si diresse verso l’orto di zucche.
Jamie puntò un piede indignata e di gran passo raggiunse Fierobecco che era ben contento di ricevere attenzioni e si lasciò coccolare, docile. Jamie poi si voltò verso il boia che si era fermato a metà strada quando l’aveva vista e ora la stava osservando con un espressione di leggera soprpresa negli occhi.
«Cosa ci fai qui ragazzina?», aveva una voce bassa e rude.
Jamie fece un passo verso di lui, mettendosi davanti a Fierobecco «Lei cosa fa qui, piuttosto. L’appello non è ancora finito»
Il boia ghignò e si lisciò un baffo. Guardò i primi alberi della foresta proibita «è solo una formalità» lo disse a bassa voce, ma Jamie lo sentì ugualmente. Strinse i pugni e scoccò un’ occhiata furente verso quell’uomo «Non è una formalità. E questo Ippogrifo non è ancora condannato»
Fierobecco tirò la catena e si sporse sopra di lei, schioccò minaccioso il becco, raspò il terreno con gli artigli e emise un verso perforante di minaccia. Il boia rise e ritornò sui suoi passi. La porta della capanna cigolò di nuovo.
 
Dopo l’appello, Jamie tornò in Sala Comune. Era frustrata, doveva parlare con gli altri.
Dovevano trovare una soluzione.
Quando vide le facce di Harry, Ron e Hermione, seppe che il biglietto di Hagrid era arrivato.
«Lo avete saputo?»
I tre annuirono «Dobbiamo andare» disse subito Harry. «Non può stare là seduto da solo ad aspettare il boia»
«Al tramonto, però» disse Ron, che guardava nel vuoto fuori dalla finestra. «Non ci daranno mai il permesso, specialmente a voi due» disse a Harry e Jamie
Harry si prese la testa tra le mani, riflettendo «Se solo avessimo il Mantello dell'Invisibilità»
«Dov'è?» chiese Hermione.
Harry le disse di averlo lasciato nel passaggio sotto la strega orba «Se Piton ci trova un'altra volta da quelle parti, finiamo nei guai, e sul serio» concluse.
«È vero» disse Hermione alzandosi. «Se vede voi, come si fa ad aprire la gobba della strega?»
«Devi darle un colpo di bacchetta e dire Dissendium» rispose Harry. «Ma-»
Hermione non attese il resto della frase; attraversò la stanza, aprì con una spinta il ritratto della Signora Grassa e sparì dalla loro vista.
«Non sarà andata a prenderlo» disse Ron attonito.
Jamie alzò le spalle e sorrise, sentì un colpetto sulla spalla e vide Harry andare alla finestra. Si alzò dal divano e andò da lui.
Harry si girò verso di lei «La Cooman, all’esame, mi ha detto che Voldemort sarebbe tornato»
Jamie lo guardò scettica «Harry, quella donna non-»
«Stavolta era diverso, era tipo in trance e non se lo ricordava dopo»
Jamie lo guardò per qualche istante «Cosa ti ha detto esattamente?»
«“Il servo dopo dodici anni di catene scapperà stanotte e si riunirà al padrone. Il signore oscuro risorgerà con l’aiuto del servo”. Qualcosa del genere. Credo si riferisse a Sirius Black»
Jamie abbassò la testa e poi guardò verso il suo dormitorio «Va bene, domani possiamo andare a informare Silente se credi che-»
«Ma ha detto che Sirius Black-»
«Non sappiamo se è ancora a Hogwarts, Harry. E dobbiamo risolvere il problema di Hagrid. Ha bisogno di noi»
«Non voglio che Black la faccia franca»
«Io neanche, ma non possiamo fare niente al momento. Vado un attimo nel Dormitorio»
Jamie salì le scale e chiuse la porta dietro di sé. Il miagolio di Grattastinchi la accolse, il gatto era accoccolato sul letto di Hermione e la fissava. Moccì invece, era arrampicato sulla colonna del baldacchino, vicino a Grattastinchi e dormiva beato.
La cosa non dispiacque molto a Jamie, non aveva tempo per parlare e il camaleonte era alquanto logorroico a volte. Andò al suo letto e ci salì, gattonò fino al cuscino, lo alzò e tirò fuori le due pergamene bianche.
Fece apparire le scritte e le guardò, Grattastinchi si intrufolò sotto al suo braccio, gli occhi gialli puntati sui foglio. Jamie sorrise «Che c’è, sai leggere, gatto?»
Jamie osservò il nome di Minus. Se era davvero lui il servo, doveva assolutamente trovarlo prima di mezzanotte, ma ancora non sapeva come si nascondeva.
La porta del dormitorio si aprì e Jamie fece sparire le scritte «Jamie, scendiamo a cena? Dobbiamo fare in fretta. Ho recuperato il mantello»
Jamie annuì e la seguì di sotto, Grattastinchi sgattaiolò fuori, insinuandosi tra le sue gambe prima che chiudesse la porta.
«Hermione, non so che cosa ti prende ultimamente» disse Ron sbalordito. «Prima picchi Malfoy, poi pianti la lezione della Cooman»
Hermione parve piuttosto lusingata.
 
Scesero a cena con tutti gli altri, ma alla fine non tornarono alla Torre di Grifondoro. Harry aveva nascosto il Mantello sotto i vestiti; doveva tenere le braccia incrociate per nascondere il rigonfio. S'infilarono in una stanza vuota accanto alla Sala d'Ingresso, in ascolto, finché non furono certi che fosse deserta. Sentirono ancora qualcuno attraversare l'ingresso di corsa, e una porta che sbatteva. Hermione fece capolino dalla porta.
«Ok» sussurrò, «non c'è nessuno. Il Mantello, presto»
Camminando molto vicini in modo che nessuno li vedesse e con i piedi che ogni tanto spuntavano fuori, attraversarono l'ingresso in punta di piedi, coperti dal Mantello, poi scesero i gradini di pietra fino al prato. Il sole già calava dietro la foresta proibita, spruzzando d'oro le cime degli alberi.
Raggiunsero la capanna di Hagrid e bussarono. Il guardiacaccia ci mise un po' a rispondere, e quando lo fece, si guardò intorno in cerca del visitatore, pallido e tremante.
«Siamo noi» sibilò Harry. «Abbiamo addosso il Mantello dell'Invisibilità. Facci entrare, così possiamo levarcelo».
«Non dovevate venire» mormorò Hagrid, ma fece un passo indietro e i quattro entrarono. Hagrid chiuse in fretta la porta e Harry sfilò il Mantello.
Hagrid non piangeva né si gettò al collo di nessuno. Sembrava che non sapesse dove si trovava o che cosa doveva fare. Una disperazione, la sua, che era peggio delle lacrime.
«Volete del tè?» disse. Le sue manone tremarono afferrando il bollitore.
«Dov'è Fierobecco, Hagrid?» chiese Hermione esitante.
«Io... l'ho portato fuori» rispose Hagrid, versando un po' di latte sul tavolo mentre riempiva il bricco. «È legato nell'orto delle zucche. Ho pensato che doveva vedere gli alberi e... e respirare l'aria buona... prima di...»
La mano di Hagrid tremava cosi forte che il bricco del latte gli scivolò tra le dita e finì in mille pezzi.
«Ci penso io, Hagrid» disse rapida Hermione, affrettandosi a ripulire.
«Ce n'è un altro nella credenza» disse Hagrid sedendosi e asciugandosi la fronte sulla manica. Harry guardò Ron, che gli restituì lo sguardo, desolato. Jamie posò entrambe le mani sul braccio del Guardiacaccia
«Non c'è niente che si possa fare, Hagrid?» chiese Harry risoluto, prendendo posto accanto a lui. «Silente»
«Ci ha provato» disse Hagrid. «Non ha il potere, lui, di annullare quello che decide il Comitato. L'ha detto, a loro, che Fierobecco è a posto, ma hanno paura. Lo sapete com'è Lucius Malfoy,li ha minacciati, credo io. E il boia, Macnair, è un vecchio amico di Malfoy, ma farà in fretta. E io gli starò vicino»
«Ah, ecco perché era così viscido» sbottò Jamie stringendo di più per quanto poteva il braccio di Hagrid «Non posso credere che alla fine lo facciano davvero. È» strinse le labbra e delle lacrime presero a scendere lungo le guancie. Passò la mano con un gesto deciso e le asciugò.
Hagrid deglutì. I suoi occhi sfrecciavano da una parte all'altra della capanna, in cerca di un briciolo di speranza e di conforto. «Silente verrà quando... quando succede. Mi ha scritto questa mattina. Dice che vuole...vuole stare con me. Grand'uomo, Silente. E tu sei andata a salutarlo a Fierobecco» disse a Jamie, «Gli avrà fatto piacere» lei annuì e tirò su col naso.
Hermione stava cercando nella credenza di Hagrid e si lasciò sfuggire un piccolo singhiozzo soffocato. Si alzò con l'altro bricco in mano, lottando per trattenere le lacrime. «Anche noi resteremo con te, Hagrid» esclamò, ma Hagrid scosse il testone arruffato.
«Voi dovete tornare al castello. Ve l'avevo detto, non voglio che voi vedete. E non dovevate essere qui comunque. Se Caramell e Silente vi trovano fuori senza permesso, a voi due poi, sono guai grossi».
Lacrime silenziose solcavano ora il viso di Hermione, che cercò di non farsi vedere da Hagrid dandosi da fare per preparare il tè. Poi, mentre prendeva la bottiglia del latte per versarne un po' nel bricco, si lasciò sfuggire uno strillo. «Ron. Io... non posso crederci... è Crosta»
Ron la guardò a bocca aperta «Ma che cosa stai dicendo?», Jamie per poco non cadde dalla sedia.
Hermione posò il bricco sul tavolo e lo rovesciò. Con uno squittio disperato, agitando freneticamente le zampe nel tentativo di tornare dentro, il topo Crosta scivolò sul tavolo. Jamie si allontanò dal tavolo con uno scatto e andò a sbattere contro un mobile «Ma è vivo, allora» la sua espressione era attonita e fissava il topo, la bocca aperta, sconcertata.
«Crosta» esclamò Ron esterrefatto. «Crosta, che cosa ci fai qui?» Afferrò il topo che si contorceva tutto e lo sollevò. Crosta aveva un aspetto orribile. Era più magro che mai, grosse chiazze di pelo erano cadute lasciando ampie macchie rosate, e si contorceva tra le mani di Ron, cercando disperatamente di liberarsi.
Jamie si portò una mano alla bocca e scosse la testa «Ma non posso crederci» sbottò risentita
«Va tutto bene, Crosta» disse Ron. «Niente gatti. Nessuno ti farà del male»
Jamie indurì lo sguardo e si spostò alle spalle di Harry che la guardò perplesso «Ti fa così effetto?» le chiese.
Jamie abbassò lo sguardo su di lui, non si era accorta di avere la bocca piegata in una smorfia disgustata. Annuì e deglutì poggiando le mani sullo schienale della sedia di Harry. Gli occhi fissi su Crosta che ancora si divincolava dalle mani di Ron «Si nascondeva» borbottò a bassa voce, come se il topo le avesse recato un offesa.
Hagrid si alzò di scatto, gli occhi puntati alla finestra. Il suo viso di solito rubicondo era diventato color pergamena «Arrivano»
Harry, Jamie, Ron e Hermione si voltarono di scatto. Un gruppo di uomini scendeva i gradini del castello. Davanti c'era Albus Silente, la barba d'argento che scintillava nel sole morente. Vicino a lui trotterellava Cornelius Caramell. Li seguivano il vecchio, fragile membro del Comitato e il boia, Macnair.
«Dovete andare» disse Hagrid. Tremava tutto. «Non devono trovarvi qui... andate, adesso...»
Ron s'infilò Crosta in tasca e Hermione prese il Mantello.
«Vi faccio uscire dalla porta dietro» disse Hagrid.
Lo seguirono fino all'ingresso sul retro.
Jamie scura in volto, li seguì e sussultò quando rivide Fierobecco legato nell’orto delle zucche. L’Ippogrifo sembrava aver capito che stava per succedere qualcosa. Voltò la testa affilata da una parte e dall'altra e raspò il terreno nervosamente. Jamie fece per avvicinarsi a lui, ma poi si voltò e incontrò lo sguardo di Ron, che ricambiò, rattristato.
«Va tutto bene, Becco» disse Hagrid dolcemente. «Tutto bene» Si voltò verso Harry e gli altri. «Andate» disse. «Andate».
Ma i quattro non si mossero.
«Hagrid, non possiamo...»
«Diremo loro che cosa è successo veramente...»
«Non possono ucciderlo...»
Jamie rimase in silenzio, le braccia strette al petto, guardava Fierobecco, le lacrime avevano ripreso a scendere.
«Andate» esclamò Hagrid deciso. «È già abbastanza brutto senza che finite tutti nei guai»
Non avevano scelta. Mentre Hermione gettava il Mantello sopra Harry, Jamie e Ron, sentirono delle voci davanti alla capanna. Hagrid guardò il punto in cui erano appena spariti «Andate, svelti» disse con voce roca. «Non dovete sentire» E tornò dentro la capanna mentre qualcuno bussava alla porta davanti.
Lentamente, in una sorta di orribile trance, Harry, Jamie, Ron e Hermione fecero in silenzio il giro della casa di Hagrid. Quando giunsero dall'altra parte, la porta davanti si chiuse con un colpo secco.
«Vi prego, muoviamoci» sussurrò Hermione. «Non lo sopporto, non ce la faccio»
Presero a risalire il prato verso il castello.
Ora il sole calava rapido; il cielo era diventato di un grigio chiaro striato di viola, ma verso ovest c'era un bagliore rosso rubino.
Ron si fermò di colpo.
«Oh, ti prego, Ron» esordì Hermione.
«È Crosta. Non vuole» acchiappò il topo per la collottola «Stare tranquillo...»
«Non farlo scappare» disse Jamie piano, da sotto il braccio di Harry.
Ron si chinò, cercando di trattenere Crosta dentro la tasca, ma il topo era fuori di sé; squittiva come un pazzo, si agitava e si divincolava, cercando di affondare i denti nella mano di Ron. «Crosta, sono io, stupido. Sono Ron» sibilò.
Sentirono una porta aprirsi alle loro spalle e il suono di alcune voci maschili.
«Oh, Ron, muoviamoci, ti prego, stanno per farlo» sussurrò Hermione.
«Ok. Crosta, stai buono»
Proseguirono; Jamie, come Hermione, cercò di non prestare orecchio alle voci alle loro spalle. Ron si fermò di nuovo «Non riesco a tenerlo fermo. Crosta, stai zitto o ci sentiranno»
Il topo squittiva selvaggiamente, ma non abbastanza forte da coprire i rumori che arrivavano dal giardino di Hagrid. Si udì un intreccio indistinto di voci maschili, poi venne il silenzio e poi, senza preavviso, l'inconfondibile sibilo di un'ascia, seguito da un tonfo. Jamie strinse la maglia di Harry e soffocò un singhiozzo.
Hermione barcollò «L'hanno fatto» sussurrò «Io non ci posso credere. L'hanno fatto»



Tana del Camaleonte:

Non la dovrei chiamare così, visto che Moccì, non è apparso in questo capitolo, ma vi prometto che si rifarà.
Allora, come vedete, Jamie (tanto per cambiare) si è scontrata con Lupin, ma in compenso ha scoperto l'identità dei Malandrini, con il piccolo contributo di Piton. Si è anche avvicinata alla verità su Sirius Black e ancora una volta ha richiesto l'aiuto di Gabriel.
Come vedete, presto saranno alla resa dei conti.
Non perdetevela, e nel frattempo se passate lasciate un commentino ;)

E per oggi è tu- è tu- è tutto gente! 


  
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