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Autore: PriscillaViolante    23/10/2012    0 recensioni
La protagonista della storia è una diciannovenne in preda al primo anno di College.
La ragazza italo/inglese, di nome Eleonora, è sempre stata vista come una grande sognatrice, che ama la famiglia, prova ne fa il suo tatuaggio sul suo polso sinistro.
i sogni sono parte portante in questa storia, storie che appenderanno la ragazza su un filo quasi impercettibile tra ciò che è il vero e ciò che è il falso.
Una persona la aiuterà in questo cammino, una persona speciale.
Speriamo di non continuare quel terribile sogno..
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3.  Logopedista.


La gente la mattina scarseggiava, più che altro incontravi matricole, che come me, volevano capire che caspita c’erano andati a fare in quello strano posto.
Io avevo le idee abbastanza chiare, volevo diventare una fotografa giornalistica, e non me lo levava nessuno dalla testa dalla tenera età di 8 anni, ci fu qualche ripensamento nel corso della mia vita scolastica, soprattutto quando prendevo un brutto voto e tornando a casa dicevo  << Farò la “disoccupata”!! >> .
Casualmente finivo sempre a cadere a peso morto di faccia sul mio letto.
Era tipico, lo facevo spesso.
Ma no perché prendevo spesso brutti voti, ma perché spesso prendevo l’angoscia e il pessimismo  tirandomeli contro.
<< Eleonora!>> Mi sentii dire da dietro.
<< Ragazzo di ieri sera! >> Esultai, quando lo trovai a me vicino.
Era l’unico ragazzo che conosceva il mio nome, non poteva essere altro che lui.
<< Ti ricordi allora! >>
<< Non è che una birra mi mandi allo sbaraglio eh.. >>
<< Non potrei dire lo stesso della tua amica.. >> Tossì, grattandosi il capo.
Io gli sorrisi.
<< Ti chiami Harry per caso? >>
Forse ero uscita pazza, non poteva essere vero.
Solo che i capelli lo ricordavano.
<< Emm… Si. >>
<< Oddio. >> Mi pietrificai.
<< Ahahahah, no scherzo! Mi chiamo Louis! >>
Sospirai di sollievo, pur avendomi fatto prendere un colpo. Avrei dovuto, che so, dargli uno strattone, ma mi limitai a dire << Grazie al cielo. >>
<< Ma perché? Cosa è uno stalker? >> La sua fu una domanda lecita.
<< No! >> Farfugliai sulle mie, << E’ solo un vecchio amico, che pensavo venisse qui.. Ma a quanto pare mi ha abbandonata.. >> Ero brava ad inventare storie, anche commoventi oserei, dal nulla.
<< Se sei qui.. Credo che tu.. Sia una matricola! >> Mi indirizzai su un altro discorso, completamente diverso per sviarlo dal precedente.
<< No, sono solo mattiniero.. Tra una settimana questo luogo si affollerà, diventerà un vero manicomio.. >>
Mise le mani dentro le tasche dei suoi jeans, come se sentisse freddo, e dire che era coperto per bene.
Completo di maglioncino di lana attorcigliato dalle maniche sulle spalle.
<< E da quanto non sei più matricola..? >> Domandai incuriosita.
<< L’anno scorso, in questo istante, ero curioso quanto te! >>
Aveva la capacità di rispondere senza andare sullo specifico, come se volesse sorprendermi, o magari era sua naturalezza farlo.
Ad ogni mia domanda c’era sempre una sua dolce, ma fredda risposta.
Non era facile definirlo, attribuirgli un carattere era decisamente un’ardua impresa.
Più io chiedevo cose su di lui, più lui, non chiedendo nulla in cambio, era come se sapesse qualcosa di me.
<< Non è contro le regole prendere dei fiori dal campus?! >> Dissi, nel momento in cui mi porse una margherita appena raccolta.
<< Hey! Chi è qui la matricola?! >> Ammiccò, in modo sfacciato, sistemandosi il ciuffo riccio.
<< Giuso giusto! >> Risposi sorridendo, e percependo tutti gli odori provocati da quel momento.
Guardai il mio orologio.
<< Devo andare! Giuliet vorrà sapere cosa è successo ieri sera! >> Misi la margherita tra i capelli.
<< A presto allora! >>
<< S..Si.. >>
Balbettai, non mi capitava dai tempi dell’elementari.
Andai persino da una logopedista per farmi sistemare, avevo avuto una sorte di trauma dalla maestra di matematica, che cattiveria di persona.
Mi fu innaturale voltarmi per guardarlo, lui proseguiva dritto per la sua strada, spostando spesso il capo verso il cielo, forse voleva valutare le questioni atmosferiche.
Tornando toccai le mie labbra, per capire se avessero avuto qualche problema, come.. Che so, una paresi momentanea.
Tornata in camera, aprendo la porta, ci stava Giuls, in canotta ed una spazzola che fungeva da microfono, improvvisando il playback della canzone Dominio, di Jessie J.
<< No ma buongiorno! >> Urlai, per fermi sentire.
Lei di colpo, un po’ sorpresa anche, abbassò subito il volume dello stereo.
Esitò un po’ per buttar a terra anche il “microfono”.
<< Ho sempre voluto conoscerti! Possiamo farci una foto?! >>
Tra una battuta ed un’altra, l’aiutai a sistemare il suo letto, ancora mezzo disfatto.
<< Che è successo ieri? >>
<< Davvero non ti ricordi? Hai bevuto una birra! >>
<< Ed un quattro bianchi, ed una vodka liscia.. E… >>
<< Ok ok.. >> Dissi sconvolta, << Ho capito! Ahahaha!! >>
<> Metteva sempre una faccia ammiccante nel momento in cui si parlava di qualche ragazzo.
<< L’ho incontrato stamattina.. E’ un tipo.. Insolito! Anche se stamattina non portava la maschera, faceva più mistero di ieri.. >>
<< In che senso..? >> La ragazza si sedette per terra a gambe incrociate, come se fossi una cantastorie, io la imitai.
<< Non lo so… Mi mette ansia ci credi? >>
<< Addirittura? Mai avuto un ragazzo? >>  Rise di gusto.
<< Si, certo! Ho 19 anni, ho avuto le mie esperienze.. Ma in California tutto era diverso.. >>
<< Vuoi dirmi che da quando sei qui… Tu..>>
<< Mai. >> Risposi secca.
Giuliet sapeva che alloggiavo ad Evesham da circa due anni e mezzo, ma non sapeva che non avevo avuto alcuna relazione in quell’arco di tempo.
Per lei sembrava quasi una priorità, a me no, per niente.
Lei, infatti rimase perplessa, a pensare magari come potesse sopravvivere in tale situazione.
<< Come si chiama? >> Resuscitò.
<< Chi? >>
<< Secondo te…? >>
<< Ah si.. Giusto! Louis! >>
<< Mh… Louis eh?… Lo sai cosa è giusto fare solitamente in questi casi..? >>
<< Cosa..? >>
<< Indagare! >>
<< Assolutamente no! >>
Certe cose non mi andavano per niente a genio.
<< Perchèèèè? >> Fece il muso.
<< Non mi sembra per niente giusto! >>
<< Ma infatti queste cose non devono essere giuste! >>
<< Fai quello che vuoi! Io me ne tiro subito fuori! >> Risposi mettendo le mani avanti.
Decidemmo di alzarci, aiutandoci a vicenda, per completare la pulizia di quella camera, ancora “nuova”, da poco abitata.
<< Oggi ho fatto un sogno strano.. Ma non ricordo molto..>> Disse Giuls, grattandosi il capo cercando di ricordare qualcosa.
A quella frase mi si illuminarono gli occhi, non ero stata l’unica forse?
<< Strano? >>
<< Si.. Ho sognato tipo… Tipo che incontravo il mio ex, quest’ultimo mi diceva di avere una nuova ragazza io ci rimanevo male.. Ma non so perché! Non sono mica innamorata di lui… >>
Alla parola “incontravo il mio ex” ho capito che non era la stranezza di cui parlavo io.
Quasi non la ascoltai più, non è da me, ma inevitabilmente mi misi a pensare allo strano sogno; al mio strano sogno.
Era passata l’ora di pranzo, e io ancora ci pensavo.
Chi era quella signora? Chi era quel ragazzo? E soprattutto… Perché, sostanzialmente, continuavo ancora a pensarci?
Era solo un semplice sogno, dato magari dalla suggestione del primo giorno di college.
Ma ogni volta che pensavo anche solo al contesto in cui mi venivo a trovare, mi saliva un brivido sul collo, così inquietante, che portava a storcere il capo.
<< A che pensi? >>
Ero in mensa, quando Louis mi raggiunse.
Scossi la testa, come per eliminare in una manciata di secondi tutti i pensieri macabri dati dalla notte precedente.
<< Forse al sogno di stanotte.. >> Disse Giuls, dopo aver azzannato una fetta di pane.
<< Che sogno? >> Lui continuava a fissarmi.
<< Niente di che, sogni da matricola, non capiresti! >> Ci scherzai su, semplicemente.
<< Il mio primo giorno sognai…>> Si fermò, incerto.
<< Sognai…? >> Calcai.
<< No, non ricordo che sognai… >>
Rispose in modo incerto, come se qualcuno gli avesse tappato la bocca.
“Eccome se lo sa..” Pensai.
   
 
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