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Autore: TooLateForU    23/10/2012    16 recensioni
New York è la città dei sogni. Del traffico, dei monolocali squallidi, delle amiche riccone, delle metro sempre piene, dei caffè freddi, di gossip girl..E, disgraziatamente, anche di Harry Styles.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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salve. oggi mi sento molto like a boss perchè ho preso sei e mezzo a greco, una delle quattro sufficienze date su ventisei alunni #profschizofrenico
questo capitolo è per lo più di passaggio, sarà dal prossimo che la storia entrerà nel vero vivo (?) grazie ad un'idea che mi è venuta nel weekend #yeyeye
e..basta. continuo ad apprezzare i vostri pareri/le vostre vite nelle recensioni e vi amo muchissimo.
besos.




12.00 AL FREDDO E AL GELO
“Porca troia, che freddo.” dissi, stringendomi nel cappotto.
Che poi non era neanche il mio, dato che mi ero portata dietro solo tre paia di mutande, ma quello di zio Andy che mi stava venti volte largo.
Sembravo un’attraente foca che muore lentamente di freddo. Forse anche Gesù aveva così freddo, nella grotta con il bue e l’asino.
“Ma come mai non ti sei portata niente?” mi chiese Dave, che nonostante avesse il naso rosso, un cappello che neanche il barbone più morto di fame di New York avrebbe osato toccare e un cappotto come una coperta, rimaneva figo.
“Oh bhè, ero un po’ di malumore. Mio padre mi ha svegliata nel cuore della notte urlando che dovevamo attraversare il paese..” buttai lì, mentre stringevo più forte una busta della spesa.
Ma perché proprio noi dovevamo andare a comprare le cose da mangiare? Come se fossimo gli schiavi di casa.
“Dai qua.” disse lui, prendendo entrambe le mie buste nonostante ne portasse già altre.
Oooooooh, che gentleman.
“Grazie.” risposi, sfoderando il mio miglior sorriso. Quindi muovendo appena le labbra verso l’alto.
Non volevo che vedesse i miei orrendi denti storti, frutto di una dentista incompetente e pazza.
“Sai, credo di non avere il tuo numero..” continuò, con nonchalance. “Sarebbe bello sentirci più spesso, no?”
“Oh sì, tu devi assolutamente venire a New York. A Natale è stupendo passeggiare per la Fifth Avenue, con tutti i negozi addobbati. Certo, io non posso permettermi di comprare neanche la carta regalo di uno solo di quei negozi ma..”
Avevo solo fatto in tempo a dire ‘Oh’ che aveva mollato le buste a terra (poco saggio, direi) e mi aveva stampato un bacio sulle labbra.
Urrà urrà, avevo fatto colpo sul più figo finto parente della terra!!
Ci staccammo, e mi fece un sorrisetto “Era da ventiquattro ore che pensavo di farlo.”
Anche io, bello.
 
 
21.45, DOMENICA
 “Bhè, è stato un bel weekend.” considerò papà, dopo aver infilato la valigia nel bagagliaio.
Dave mi fece un occhiolino, ed io sorrisi. Avevamo passato tutta la giornata a baciarci nei luoghi più improbabili, per non farci beccare da nessuno.
Mi sentivo come Giulietta. Ma con un gran male alla mascella. La gente neanche se lo immagina, quanto sia difficile baciare qualcuno per quasi quattordici ore di seguito.
“Sono contento che tu e Dave vi siate riavvicinati, è davvero bello.” continuò papà sorridendo, mentre mi metteva un braccio intorno alle spalle.
Oh, non diresti così se sapessi come le mani di Dave volavano misteriosamente sul mio sedere mentre ci baciavamo.
“Già, siamo molto legati.” concordò Dave, e vidi che si stava trattenendo dallo scoppiare a ridere.
“Bhè, tornateci a trovare presto, è sempre un piacere!” disse zia Jenna, con un sorriso. Poi parve ricordarsi qualcosa “Oh Dave, prima ha chiamato..come si chiama la tua fidanzata? Ah sì, Taylor. Ha detto di richiamarla appena puoi.”
Sbarrai gli occhi, e per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva. Dave impallidì, lanciandomi un’occhiata preoccupata.
“Fidanzata?” ripetei, tra i denti.
“No bhè, veramente io..”
“Oh sì, non te l’ha detto?” si intromise zia “E’ da circa quattro mesi che il mio giovanotto si è trovato la fidanzatina.” ridacchiò, scompigliando i capelli a Dave, che sembrava sul punto di staccarle la mano “Un amore di ragazza, davvero.”
Non sopportai oltre. Feci finta di sentire il cellulare squillare in macchina e mi chiusi dentro, scivolando piano piano sul sedile.
Poco dopo papà prese posto al volante “Eleanor, ma che succed..”
“Parti. ORA!”
 
22.05
La vita fa schifo, davvero.
 
22.08
Presa in giro dal mio cosiddetto cugino. Penso che mi farò suora, o francescana. Comunque, una vita senza scopo e senza ragazzi.
 
22.15
E adesso papà ha messo gli Abba alla radio.
E’ tutta una grande tragedia.
 
 
“Quindi il tuo finto cugino ti ha usata come surrogato della fidanzata per mezza giornata?”
Se non fosse che avevo la bocca impegnata a masticare un fagottino al cioccolato, le avrei sputato in un occhio “Sì Sam, arguta osservazione.” risposi, stizzita.
Lei non sembrò accorgersene, e continuò a girare il cucchiaino nel cappuccino con panna e cacao. Sam non era propriamente magra, ma di certo non era una foca incinta di un leone marino, come si definiva lei, e non mi credeva quando le dicevo che mi sarei staccata un braccio per avere metà delle sue tette.
Purtroppo se io tagliassi i capelli molto corti, smettessi di truccarmi e indossassi solo felpe potrei benissimo dire in giro di essere un ragazzo di nome Jimmy e nessuno se ne accorgerebbe.
“Comunque, non puoi capire cosa è successo mentre eri via.” ricominciò, elettrizzata.
“Logan ha chiesto in giro il mio numero? Hanno inventato un mascara resistente al fuoco? Finn ha lasciato Rachel?”
“No, ho conosciuto un ragazzo.”
“Oh.” risposi, delusa. “Pensavo fosse qualcosa di importante.”
Alzò gli occhi al cielo, ma era troppo emozionata per arrabbiarsi “Si chiama George e ha un anno in più di noi. Mamma mia, è bellissimo, cioè sembra proprio un angelo..”
“E dove l’hai conosciuto?”
“A casa mia.”
Le lanciai un’occhiata preoccupata “Sam, spero che tu non stia parlando del tuo cane.”
“Ted ha solo undici anni!” ribattè, offesa “E comunque no, è una persona. E’ venuto a casa mia sabato per aggiustare la caldaia.”
Mi strozzai con la colazione, e cominciai a sputacchiare pezzi di cioccolato per tutto il tavolo del bar “Lui..lui aggiusta..caldaie?! AHAHAH”
E io che pensavo di essere messa male!
 
Sam se l’è presa un sacco con me, e solo perché le ho chiesto se questo George aggiustava anche gli scaldabagni.
Me lo ricordo bene, quando si ruppe il nostro scaldabagno, e ricordo perfettamente le docce gelide in pieno novembre.
Ma lasciamo perdere.
Ero alla desperada ricerca di Styles per i corridoi della scuola e non sarebbe stato difficile trovarlo, dato che si mimetizzava tra gli altri studenti normali come un camaleonte daltonico.
Non so davvero come riesca ad essere così simpatica, nonostante la mia vita sia una tragedia su tutti i fronti.
Aspetto fisico: quello di una dodicenne. Una dodicenne con una fronte ENORME e lucida.
Famiglia: un padre più giovane di Johnny Depp, una cugina/legalmente sorella sparsa per il Sudamerica e un finto cugino insidiatore.
Scuola: ahahahahahah.
Ragazzi: nessuno mi cerca, nessuno chiede il mio numero. Ah no, Styles lo aveva, ma bisognerebbe scavare davvero a fondo per trovare un ragazzo in lui.
Ero talmente assorta nei miei pensieri che non mi accorsi di aver superato Thè Lipton di qualche metro.
Tornai indietro.
“CIAO STYLES!” urlai davanti a lui, giusto per spaventarlo. Lui sobbalzò e il suo quaderno ad anelli mi finì dritto sul naso.
“Aaah!”
“Ahia!”
“Porca miseria, i miei appunti!” esclamò, preoccupato per tutti i fogli scivolati via dal quaderno.
Gli APPUNTI?!
“Mi hai appena staccato il naso e ti preoccupi dei tuoi stupidissimi appunti?” ribattei, massaggiandomi il naso dolorante. Magari si era rotto, ed avrei dovuto rifarmelo assomigliando alla brutta copia di Michael Jackson.
Ahia. “Vaffanculo!” gli dissi, bruscamente, e lui mise su il solito broncio da merluzzo inglese. “Guarda che sei tu l’idiota che mi ha spaventato. Comunque, che vuoi?”
“In realtà ero persino venuta a chiederti scusa per averti dato buca sabato, ma ora che ti ho visto mi è passata la voglia.”
“Chiudi gli occhi allora.”
Ah-ah, divertente. “Mi sto rotolando dalle risate Styles, giuro.” gli dissi, il più seriamente possibile “Comunque, quando vogliamo vederci per finire quell’esperimento?”
Sbuffò, e un ricciolo quasi prese il volo dalla sua fronte, ancora intento ad aggiustare morbosamente gli appunti di..storia?
Che tristezza doveva essere la sua esistenza.
“Non so, quando sei meno impegnata a pianificare la tua futura vita con Logan Armstrong?” domandò, acido.
Io sbarrai gli occhi “E tu che cavolo ne sai?” risposi, stridula.
“Hai già deciso come chiamerete i vostri figli? Logan II e Goccia-di-rugiada-posata-su-un-fiore-di-loto-al-tramontar-del-sole III?”
“Non sei nella posizione di prendere per il culo nessuno, riccioli d’oro.” sibilai “E si può sapere chi ti ha detto questa stronzata di me e Logan?”
“Sulla porta della tua camera c’è scritto Mrs Armstrong.” rispose, sempre più divertito.
Cazzo, aveva ragione. L’avevo scritto l’anno scorso con la vernice e non l’avevo più tolto.
Ma chi gli aveva dato il diritto di spiare la porta della mia stanza? E poi mi prendeva anche in giro! Era davvero, davvero meschino.
Come se io non facessi altro che prenderlo in giro dalla mattina alla sera, cosa assolutamente falsa.
“Sappi che sei sempre più rompicoglioni e che il tuo maglione è sempre più color merda.” lo informai “Ma ci passerò sopra, perché se prendo un’altra F a mio padre potrebbe venire un ictus prima che possa avere il codice della sua carta di credito. Ci vediamo a casa tua, oggi pomeriggio.” conclusi, telegrafica, prima di voltargli le spalle con orgoglio.
“Eleanor!” mi richiamò. Ah-ah, dovrà implorare in ginocchio prima che gli conceda il mio perdono!
“Sì?” chiesi con aria smarrita, girandomi.
Non sembrava uno che voleva chiedere scusa. Sembrava più uno che si tratteneva dallo scoppiare a ridere “A meno che tu non sia uscita da una puntata venuta male di x-files, dovresti conoscere il mio indirizzo per venire a casa mia.”
Che palle.
 

 
 
   
 
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