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Autore: Ruth Spencer    23/10/2012    8 recensioni
Tesi: -Gli uomini sono portatori sani di problemi per noi donne-.
Prove che avvalorano la tesi:
1-Sam, il mio (ex) fidanzato storico, mi ha imbrogliata tagliando fuori me e le mie amiche dalla squadra di calcio del College.
2-La notte ha portato pessimi consigli a mio fratello Fred e proprio le sue idee malsane hanno causato un pasticcio dopo l’altro nelle ultime settimane.
3-I miei progetti per il raggiungimento della frigidità sono andati in malora per colpa di un paio di occhi verdi e una faccia da schiaffi che devo sorbirmi ventiquattro ore su ventiquattro.
Conclusione deducibile dalla tesi: Sono.nella.merda.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                            Ti prego, nascondi ciò che sono
                                                                                                   e aiutami a trovare la maschera 
                                                                                          più adatta alle mie intenzioni”. 
                                                                                                         Viola, (La dodicesima notte, Shakespeare)
 
 
 
1. Football Team
Campo di calcio della Higthon School. Fine allenamento.
Maglia sudata e capelli per aria all’insegna del fascino femminile.
 
 
-Nick Parker-.
Il moretto esultò leggermente, raggiungendo i suoi nuovi compagni di squadra e battendo il cinque  al capitano.
Nick Parker: l’undicesimo nome della lista del  nostro allenatore.
Undicinomi, undici ragazzi e neanche l’ombra di Maud Bayler e Nancy Halliwell.
Incassai il colpo. Provai un vago senso di nausea e poi le vertigini.
Guardai il Mister che si congratulava con i suoi giocatori; Sam, lì vicino, mi evitava spudoratamente.
Lui era il capitano. Il Mister teneva in conto la sua opinione e lui mi aveva confidato di ritenerci le migliori in campo.
Con due falcate lo raggiunsi.
-Sam, perché non siamo nella squadra? Io e Nancy ce lo meritiamo più di tutti loro-.
Avevo parlato ad alta voce e tutto ad un tratto avvertii tredici paia d’occhi puntati su di me.
Sam boccheggiò senza parole, come in apnea.
-Ti sei mangiato la lingua per caso?- lo incalzai. Cominciavo a sospettare che nascondesse qualcosa.
Il Mister intervenne al posto suo. –Maud, qui stiamo parlando del Campionato extrascolastico. Ci scontreremo con squadre tutte al maschile. Non credo sia una buona idea inserirvi tra i titolari. Potreste farvi male-.
Lo fissai senza parole.
Avevano per caso i paraocchi?
Io ero il centrocampista avanzato che faceva breccia nella difesa avversaria.
Nancy era un osso duro in difesa.
La squadra aveva bisogno di noi.
-Vi terrò come riserve-.
-No, grazie. Non ci resto in panchina-sputai con rabbia.
Non mi sarei subita quell’umiliazione.
Girai i tacchi e tornai in spogliatoio decisa.
 
 
 
 
 
 
 
La cosa che più desideravo in quel momento era fare a pezzi Sam.
Ero arrabbiata. Anzi, no. Proprio incazzata.
-Non dovrei dirlo, per non sembrare la solita stronza, ma io lo dico ugualmente:te. l’avevo. detto-.
Le rifilai un’occhiataccia. –Grazie per l’aiuto- commentai, furiosa più con me stessa che con lei.
In fondo ero io, la stupida ragazzina che si era lasciata abbindolare da un deficiente.
Ed ora ne pagavo le conseguenze.
Imbecille. Imbecille. Imbecille.
Mi sentivo a disagio ad essere lì, appostata all’uscita degli spogliatoi maschili.
Ma, dovevo parlargli. Volevo parlargli e cercare di capire perché si fosse comportato così.
Me lo ritrovai di fronte senza neanche accorgermene.
Aveva mormorato un timido “Ciao Maud” e ora se la stava filando con la coda tra le gambe.
Io però, non glielo avrei permesso. Ingenua si, ma fessa no.
Lo trattenni per un braccio.
-Prima dici che siamo le migliori in campo e poi ci escludi dai titolari. Dovresti fare pace con il cervello prima di agire!- lo aggredii irosa.
Ero fatta così. Non la facevo passare liscia a nessuno.
Il chiacchiericcio e le risate degli altri ragazzi cessarono in un lampo. Per la seconda volta in un pomeriggio mi ritrovai al centro dell’attenzione. Era troppo perfino per me che con le mie figuracce quotidiane catturavo le occhiate di tutti.
-Se non rispondi, significa che hai la coscienza sporca- sibilai maligna davanti ai presenti.
Se c’era una cosa che Sam odiava, era sfigurare davanti ai suoi amici.
Guardò di sfuggita i ragazzi, poi tornò a me, vagamente spaventato.
-E ci hai anche creduto? L’ho detto per incoraggiarti. In fondo sei la mia ragazza. -riuscì ad articolare a fatica. Emise una risatina nervosa e quel branco di ebeti lo seguì a ruota.
Fu come ricevere uno schiaffo in piena faccia, uno schiaffo doloroso e inaspettato.
No, che dico, uno schiaffo avrebbe fatto meno male.
-Maud, il calcio non è una cosa per ragazze. Lo sanno tutti. Solo tu sembri non capirlo-. Aveva ripreso la sua aria da uomo vissuto ed esperto. Era tornato lo sbruffone di sempre e tanti saluti al topolino impaurito alle prese con la trappola.
-C’è sempre la squadra di pallavolo del College. Puoi provare a…-.
Non lo lasciai finire. Reagii quasi in automatico.
Osservai la mia mano muoversi prima indietro, caricando e poi in avanti e l’intera scena mi parve che avvenisse a rallentatore, come nei i film d’azione di 007.
Lo colpii con un pugno, stendendolo a terra.
I miei poveri neuroni impiegarono un attimo a registrare le varie azioni.
Merda.
Fissai sconvolta il mio fidanzato, o almeno il tizio che lo era stato fino a qualche istante prima, con il culo per aria e un’espressione impagabile dipinta sul volto.
Si tastò la mascella arrossata, come per assicurarsi di avercela ancora ben attaccata al resto.
-Tu sei matta!- esclamò scioccato, mentre gli altri si facevano avanti per aiutarlo, sbalorditi quanto noi.
Aveva terribilmente ragione.
-Bayler, calmati…- tentò di rimediare Nick Parker.
Cosa mi prendeva?
Forseavevo un tumore lancinante al cervello che mi portava ad atti insensati e violenti.
Forsesarebbe stato meglio rinchiudermi in qualche clinica psichiatra e aspettare che mi facessi a pezzi da sola in una camera di sicurezza.
O forse ce l’avevo solo a morte con il mio fidanzato, o meglio, ex fidanzato.
Nancy mi premette una mano sulla spalla, facendomi voltare.
-Maud, forza. Andiamo-.
Come un automa, afferrai il borsone blu degli allenamenti e la seguii senza fiatare.
 
 
 
 
-Dovevi parlarci, Maud. Non farci a botte. Ricordi?- mi rimbrottò severa la mia amica.
Da quando in qua, lei, Nancy Halliwell mi dava dritte su quale condotta tenere?!
Era sempre stata Nancy l’attaccabrighe di turno.
Feci una bolla con la big bubble che stavo masticando. -Vagamente- ironizzai.
-Che ti sei messa in testa? Si può sapere?-.
-Non lo so. Okay?!-.
-Okay un bel niente! Poteva finire anche peggio!-.
-Sembri mia madre- bofonchiai seccata.
-Non è questo il modo di reagire-.
-Hai finito?-.
-Si, penso di si-.
-Bene allora-.
Avevo i nervi a fior di pelle ed era un miracolo che non mi mettessi a gridare in mezzo alla strada per sfogarmi.
Ero confusa. L’unica cosa che sapevo per certo era che l’avrei fatta pagare a quel verme schifoso.
In un modo o nell’altro.
Il borsone pesava un accidente. Così lo lasciai cadere a terra, massaggiandomi la spalla indolenzita.
Poi presi il manico e iniziai a trascinarla sull’asfalto.
Nancy borbottò qualcosa riguardo alle mie brutte abitudini, ma io non le diedi peso, troppo immersa nei miei pensieri.
Avevo perso il controllo. Completamente. E tutto questo mi spaventava.
La strada era deserta. Passai accanto ai murales vicino alla mia vecchia scuola e di fronte a me vidi un’interminabile fila di villette a schiera. Tutte belle, dalle pareti chiare e dal tetto grigio antracite, tutte dal giardino curato e la siepe ben potata. Io abitavo lì, in una di quelle case tipicamente londinesi.
Imboccai il vialetto del numero 10, strascicando stancamente i piedi.
Dovevo essere una visione oscena per i passanti: i capelli raccolti in una crocchia sfatta, una tuta di qualche taglia più grande del dovuto, le scarpe da ginnastica logore, il trucco colato e un espressione da condannata a morte.
Perfetto. L’immagine angelica della ragazza modello.
-Se hai bisogno, chiamami. Intesi?-.
Annuii di malumore.
Solo allora Nancy mi dedicò un sorriso che poteva quasi definirsi dolce. Quasi.
-Sta’ tranquilla. Vedrai che risolveremo tutto-.
-Io non ci giurerei- mugugnai lugubre.
-Smettila. Non pensarci: è soltanto unidiota-.
Feci un lieve cenno con la testa e le voltai le spalle alla ricerca delle chiavi nelle tasche larghe e profonde della felpa.
Stranamente non impiegai molto a trovarle.
-Io vado. Ci sentiamo dopo-. Quel nostro abbraccio durò più a lungo dei soliti e frettolosi saluti che ci lasciavamo.
Nessuna delle due era particolarmente affettuosa e così normalmente evitavamo volentieri la prassi.
Trascorse qualche attimo, sciogliemmo l’abbraccio e lei mi sorrise, ancora una volta.
Ripercorse il tragitto all’indietro e, uscita dal vialetto, sventolò la mano in segno di saluto.
Io le risposi mesta per poi tornare a giocherellare con l’anello di metallo delle chiavi.
Dio, che giornata!, pensai entrando in casa.
Con un calcio mi chiusi la porta alle spalle.
Sfilai le scarpe abbandonandole in un angolo e mi fiondai in camera mia.
Sentivo il disperato bisogno di infierire contro qualcosa.
Forse avrei potuto affettare il salame che i vicini ci avevano regalato qualche giorno prima, scaricando un po’ della collera su un affumicato.
La cucina però mi parve una meta troppo distante da raggiungere.
Pensandoci bene, avrei potuto strappare i capelli alla povera ed unica barbie che ancora conservavo in soffitta come ricordo. No, no. In effetti ci ero troppo affezionata per farle del male.
Invece avrei volentieri strappato i capelli a Sam se ne avessi avuto l’opportunità.
Così, sferrai un calcio liberatorio al borsone degli allenamenti.
Saltellai su un piede solo, tastandomi l’alluce dolorante.
Non è affatto la mia giornata!, pensai frustrata imprecando sottovoce.
Presi il cuscino dal letto, me lo premetti sulla faccia. E urlai.
 
 
Dopo aver strillato la mia rabbia contro Sam e contro il mondo intero per due minuti di fila, arrivai alla sofferta conclusione che la cosa migliore da fare era mettere in atto un piano di vendetta.
Ma, prima: avrei dovuto fare un bagno.
Avete presente? Vasca, schiuma, bolle di sapone. Si, più ci pensavo, più l’idea mi sembrava fare al caso mio.
Feci scorrere l’acqua calda del bagno e mi spogliai dei vestiti sudati che indossavo, lasciandoli alla rinfusa sul pavimento.
La vasca da bagno era lunga, profonda, con i piedini a zampe di animale. Un vero e proprio sarcofago. Mi immersi fino al mento.
-Salve piedi- mormorai, quando vidi le mie dita galleggiare all’altra estremità della vasca.
Avevo le braccia doloranti e arrossate dalla fatica di trascinarmi dietro il borsone degli allenamenti.
L’acqua era così calda che per un momento, temetti di svenire.
“Annega nella vasca da bagno, dopo aver mollato il fidanzato traditore”scrissi solennemente dentro di me per conto del National Enquirer.
Non avevo la più pallida idea di quello che sarebbe successo e per il momento non me ne importava nulla.
Galleggiai leggermente nella vasca profonda, persa nei miei pensieri.
Mi chiedevo come avesse potuto farmi una cosa del genere quel decerebrato del mio ex ragazzo.
Che razza di persona poteva essere così superficiale, falsa ed ipocrita?
Mentre mi insaponavo di nuovo, la porta si spalancò e fece irruzione mio fratello Fred.
Ora, vi chiederete cosa c’entri in tutto questo gran casino mio fratello Fred.
E avete perfettamente ragione. Perché non avevo messo in conto né lui, né i suoi deliri di onnipotenza.
A dirla tutta, avevo sempre vissuto nella convinzione che il quoziente intellettivo di mio fratello corrispondesse a quello di un cetriolo sott’aceto e scoprire delle sue malefiche, e per inciso ingegnose, intenzioni di certo fu un duro colpo da subire.
Ma, andiamo per gradi.
Appena la faccia di mio fratello Fred fece capolino dalla porta, cacciai un urlo di spavento.
Cacchio, la privacy in quella casa era un optional?!
-Maud, ti ho vista nuda a due anni. Se non sono rimasto sconvolto quella volta, non lo sarò neanche adesso- disse con disinvoltura, appoggiandosi al bordo della vasca.
Per tutta risposta, lo guardai truce.
-Che vuoi?- abbaiai.
Non me la contava giusta. Sicuramente voleva qualcosa.
Misi in moto gli ingranaggi, ma niente.  Non riuscivo proprio ad immaginare il motivo per cui degnava una comune mortale come me, dell’onore della sua presenza.
-Hai per caso ingoiato un nido di api! Dio, quanto sei acida! Perché dovrei per forza volere qualcosa?-.
Sollevai le sopracciglia, mostrandogli tutto il mio scetticismo e lui parve capire.
Cambiò immediatamente tattica. Se voleva ottenere qualcosa da me, doveva andare dritto al punto senza inutili giri di parole.
-Ho bisogno di un favore-.
-Questa si, che è unanovità!- feci annoiata, soffiando sulla poca schiuma rimasta.
-E’ una cosa importante. Altrimenti non ti coinvolgerei-.
-Spara-.
-A Dublino, tra pochi giorni si terranno dei provini riservati a dei gruppi rock e noi volevamo partecipare a tutti i costi-.
-E io che dovrei fare?- chiesi sospettosa.
Fred faceva parte di una band musicale, I Noicy Silence. L’aveva formata qualche anno prima, coronando il suo sogno da artista di strada. Roba per nullafacenti, pensavo io. Ma, a lui piaceva.
Anzi, in realtà, era l’unica cosa che amasse davvero.
-Reggermi il gioco. Solo questo-.
-Ovvero?-.
-Io andrò per dieci giorni a Dublino per partecipare al provino, dicendo a mamma che starò da papà per tutto quel tempo. Tu mi coprirai inventandoti qualche balla quando chiameranno al telefono-.
I nostri genitori erano separati da diversi anni. La sfiga mi tormentava. Altrimenti non si sarebbe spiegato tutto questo.
-E con il College?-.
L’espressione soddisfatta sul volto di mio fratello, scomparve per lasciare spazio ad una molto più affranta.
Mi lanciò uno sguardo eloquente ed io afferrai al volo la situazione.
Inorridii senza volerlo. -Non se ne parla. Assolutamente no. Ma ti sei bevuto il cervello, per caso?-.
-Ti prego, Maud! In fondo, siamo gemelli. Nessuno noterà la differenza se architettiamo tutto per bene-.
-E’ una follia!-.
-Ti prego!-.
-No-.
-Maud…-.
-Sparisci!-.
-D’accordo…- capitolò, mettendo su la sua solita espressione da “cane bastonato”.
Era l’artiglieria pesante: l’arma vincente per farmi cedere.
Ma, stavolta non ci sarei cascata. Non di nuovo.
-Sappi però che così, stai distruggendo i miei sogni!- mi rinfacciò in tono melodrammatico.
Che attore nato!
-Ma fammi il piacere!- gli gridai dietro, lanciandogli la spugna contro.
La porta però si era già richiusa alle sue spalle.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Trallallero trallalà!!!
Finalmente ho aggiornato questo PRIMO, VERO capitolo.
Mi scuso per l’attesa, davvero.
Il problema è che sto portando avanti due FF insieme: sono alle prime armi e quindi mi ci dovrò abituare.
Abbiate pazienza (*labbruccio da cane bastonato molto poco convincente*)
 
 
Riguardo alla protagonista, Maud è la classica adolescente imbranata, impulsiva, piena di sogni nel cassetto, di battute di spirito e problemi di cuore. Insomma: un gran bel tipetto. Darà del filo da torcere a parecchie persone!! E  NON AGGIUNGO ALTRO…..
 
 
AVVISI.Volevo farvi presenti un paio di cose di cui mi ero dimenticata l’altra volta.
La storia sarà completamente POV. Maud: non come “Penfriends” (per chi stesse seguendo anche quella :D); si svolgerà nell’arco di soli dieci giorni, non di più. Perché altrimenti, come potrete ben capire, sembrerebbe inverosimile.
Di conseguenza non sarà particolarmente lunga, ma neanche troppo breve. Diciamo una lunghezza media. Quando mi renderò conto di precisione, vi farò sapere.
Nel prossimo capitolo, ovvero il terzo, compariranno i ragazzi!! :D
E, in ultima analisi, ma non meno importante, vi annuncio che ad ogni inizio capitolo ci sarà una citazione presa da “La dodicesima notte” del nostro caro Shakespire.
 
 
RINGRAZIAMENTI.
Dunque, ringrazio chi ha recensito/ inserito tra le preferite/ seguite/ o ricordate.
Grazie ai lettori silenziosi o a chi è semplicemente passato a dare un’occhiata.
Se siete ancora qui a sorbirvi questo “my space” demenziale, significa che non è ancora tutto perduto!!
Grazie ad Anns, che ha creato questo fantastico banner *.*
 
 
Non aspettatevi dei Caty’s Space sempre così tranquilli e coerenti, perché non sarà così!! Yeeeeep.
  
Questa è l'altra long che sto portando avanti, vi lascio il banner:
 

   
 
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