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Autore: simpleasasmile    24/10/2012    0 recensioni
Queste sono le vicende di una ragazza britannica dai capelli dorati che dopo il liceo ha realizzato il suo sogno diventando una modella, per motivi chiari solo a lei (o quasi)... Storia di vecchi, nuovi amori e amicizie, costellata da segreti e morbidi abbracci.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finsi subito noncuranza per evitare che mi notasse
“Ti prego ti prego ti prego rendimi invisibile, farò la brava, non mangerò più la pizza!.. OK forse solo un’ultima fetta..” pensai speranzosa.
Quando credevo di essere salva e che ormai il “pericolo” fosse scampato una voce mi fece voltare..
-June? June Noble?- una ragazzina, credo avesse avuto tredici o forse quattordici anni, mi chiamò –e Esma Espinosa! Sapevo abitavate in questa città ma non avrei mai immaginato… che fortuna! Esma sei stata FA VO LO SA sulle passerelle a Milano e tu June… bellissima nel promo della nuova collezione di Top Shop! Oh, mio, Dio che fortuna! Poss..- si voltò improvvisamente presa dal contenuto del suo zaino, alla ricerca di qualcosa –Posso avere una foto con voi? Per favore!- finì estraendo una macchina fotografica e mostrandocela con volto speranzoso, la speranza di una fan di piacere al proprio idolo e di ottenere almeno una foto.
Eravamo terrorizzate dalla ragazza, potevo leggere l’inquietudine negli occhi della mia amica ma finsi naturalezza e acconsentii intenerita nell’esatto istante nel quale Esma pareva essere tornata nel suo stato di lucidità.
-Mamma! Mamma! Puoi farci una foto?- potrei dire di aver visto le mani della ragazza tremare per l’emozione tenendo in mano la macchinetta.
-Certamente tesoro!- la signora mi ricordava vagamente mia madre.
La ragazzina si mise tra di noi e si aprì in un sorriso segnato dall’emozione mentre noi ci sistemammo davanti alla macchinetta stringendoci leggermente verso lei sorridendo all’obbiettivo fino a quando il flash non scattò.
Dopo la foto mi girai un secondo verso il ragazzo dal volto famigliare e notai che ci guardava, ovvero mi guardava pensieroso illuminandosi poco dopo, sfoggiando un sorriso malandrino e avviandosi lentamente nella nostra direzione.
Nel frattempo la ragazza ci stava salutando e poco dopo scomparve tra la folla velocemente accompagnata dalla madre.
-Che tipa..- disse Esma.
-Le ammiratrici sono più o meno tutte così- disse una voce alle nostre mentre stavamo osservando la folla.
Mi voltai di scatto verso il ragazzo fulminandolo con lo sguardo.
-Tomlinson, da quanto tempo. Che felicità rivederti- lo salutai sarcastica.
-Ciao June, sei cambiata molto ma alla fine resti la stessa dolce ragazza dalle trecce bionde di un tempo- disse con un sorriso malizioso sulla bocca.
-Ma sei Louis Tomlinson dei One Direction- cinguettò isterica Esma rischiando di spaccarmi i timpani –tu conoscevi LUI- disse indicandolo dalla testa ai piedi con il dito indice -e non me lo hai mai detto. Tu conoscevi LUI- continuò indicandolo ancora una volta –e non me lo hai presentato?-
-Non credevo fosse importante riferirti che conoscevo questo qua- ribattei sottolineando con la voce la ultime due parole –e comunque lui non è così interessante come il mondo crede che sia, e questo lo capisci solo quando lo conosci e credimi, io lo conosco bene-
-Ehi se vi interessa LUI è ancora qua e sta ascoltando questa conversazione..- ci interruppe Louis cercando di attirare la nostra attenzione, invano..
-Taci Tomlinson!- lo fermai, lui subito ammutolì.
-Avresti comunque dovuto dirmelo-
-Non credevo ti interessasse così tanto… E’ così importante nella nostra amicizia che io conosca lui?-
-Oh dai, fa lo stesso!- lasciò finalmente correre pensandoci –Ma se conosci Jonny Depp dimmelo ora!-
-Tranquilla no-sorrisi.
-Se venivo a sapere che lo cosci e non me lo avevi detto.. eri nei guai signorina!-
Dopo che Esma ebbe finito la frase udimmo qualcuno schiarirsi la gola di fianco a noi.
-Puoi per una volta sopprimere il tuo egocentrismo incontrollato, Tomlinson e non rovinarmi la vita?- sbottai.
-Mi dispiace ma non ci riesco proprio, non è possibile-rise divertito, per niente colpito dal mio tono sgarbato. Ma come fa a lasciarsi scivolare tutto addosso io mi chiedo.
Ritornammo entrambe a fissarlo: io con un sopracciglio alzato domandandomi cosa volesse mai, Esma piuttosto eccitata, non l’avevo mai vista in quello stato, solo quando avevano annunciato che saremmo andate a Milano, ovvio.
-Visto che ci siamo ritrovati, che bellezza non trovi(?), ho intenzione di invitarvi fuori questa sera, volete unirvi a me e al resto della band che avevamo già intenzione di uscire?-
-Assolutamente NO!- dissi, senza pensare, nell’esatto istante nel quale Esma cinguettò contenta –Assolutamente SI!- seguito da una disperata serie di “Ti prego!” per cercare di convincermi.
-Pensaci per favore June!- Era preoccupata.
Finsi di concentrarmi facendola aspettare un po’, quanto bastava a tenerla sulle spine–Fatto..- risposi –La risposta è sempre no-
-E dai June! E dai!- disse piagnucolando.
-E dai June!- la imitò Louis con una faccina da cucciolo. Ma che mi salta in testa? Faccina da cucciolo? Scherzi? Basta pensare queste cose!
Riflettei un secondo –Credo che mi pentirò di quello che sto per dire ma va bene..- sospirai –ma!.. ma.. lo faccio solo e soltanto per Esma- Odiavo mostrare il mio lato sensibile davanti a Tomlinson. Che rabbia!
-Andata allora!- esclamò Tomlinson –vi aspetto alle 10 al “Wild Night”, chiedete di me all’ingresso ma..- si fermò un attimo -...credo vi faranno entrare comunque visto la vostra fama- disse con un sorriso che non capii, allontanandosi per poi voltarsi un’ultima volta –e vestitevi bene per la serata, non vorrete farmi fare brutta figura..- detto questo si voltò e si allontanò a passo svelto, volatilizzandosi a poco a poco tra folla. Conoscendo Tomlinson quel “vestitevi bene” poteva solo significare “vestitevi poco” o “non vestitevi affatto”.

Finì in fretta la giornata in compagnia di Esma e l’ora di tornare a casa arrivò ci salutammo e ognuna salì su un taxi in direzione della propria casa.
 
Mentre tornavo avvolta nel silenzio che regnava in taxi, pensai. Riflettei sull’incontro inaspettato di quel giorno.
Non vedevo Tomlinson da quando avevo lasciato lasciato  Doncaster finito il liceo per venire qua a Londra. Da quel momento avevo quasi del tutto troncato i rapporti con gli abitanti di quella città che odiavo perché era piena di ricordi spiacevoli, non che la mia vita in quel luogo fosse stata segnata da perdite ma non era stata una passeggiata: i solti problemi adolescenziali. Avevo tenuto vivi i rapporti solo con una cara amica con la quale ero legatissima, che non le importava del mio aspetto ma di come ero dentro. Gli altri non appena ero diventata un poco famosa avevano iniziato a fare i gentili con me e, dato il fatto che io non avevo intenzione di parlare con loro, chiedevano a mia madre come stavo, quando tornavo nella mia cosiddetta “amata città” come faceva sempre Louis, Louis è gentile, Louis è un bel ragazzo, Louis di qua, Louis di la, Louis… basta paragonarmi a lui, non lo sopporto.
Non era un segreto che non riuscissi a sopportare Louis ma lui faceva di tutto per farsi odiare. Avevamo frequentato le stesse scuole sin dall’asilo ma aveva cominciato a prendermi in giro e a fare il rompiscatole dalle elementari.
Avevo sprecato tantissime lacrime a causa sua chiedendomi sempre cosa non andasse in me, ma ora ero cambiata, ero cresciuta e più forte e tentavo di farmi scivolare addosso i giudizi degli altri soprattutto quello di Tomlinson che, anche se avesse cominciato a trattarmi bene non avrebbe mai compensato quello che avevo passato da bambina.
  
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