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Autore: LA dreamer    26/10/2012    0 recensioni
Chiusi,per l’ennesima volta,gli occhi e mi abbandonai del tutto a pensieri lontani. Lo feci. Non avrei dovuto,ma lo feci.Ripensai a tutto di lei,ai suoi occhi,alla sua pelle che tante volte avevo potuto toccare,ma senza scoprirne ogni singolo vertice,senza andare oltre ad un abbraccio amico.Perché niente poteva tornare a quei giorni?Perché se n’era andata?
Lei era la mia Dea.
Lei era la musa ispiratrice della mia musica.
Lei era la mia perfezione li dove pensavo di sbagliare.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Le luci della discoteca si riflettevano sul mio volto nascosto in parte dal cappellino che portavo.
Come in strada,le persone non facevano caso a me,come io non facevo caso a loro,ma il mio punto di vista in questo caso non era lo stesso.
Camminavo lentamente,facendomi spazio fra le persone,attento a non far cadere il mio drink.
Pierre era già sparito da qualche parte con altri amici che all’ultimo si erano uniti.
Io da perfetto ragazzo felice,mi godevo il locale da tutte le parti,salutando chi conoscevo,e sorridendo a chi mi riconosceva. Sentivo la musica perforarmi il cervello e far urlare le mie orecchie,ma non importava,era normale per un posto del genere.
La gente ballava,si scatenava,all’interno della pista,in movimenti anche del tutto provocatori.
Forse…NO!era impensabile una cosa del genere,non ero di certo il tipo da fare certe cose,non in un posto dove tutti mi conoscevano e dove sarei stato dannato a vita. Scossi la testa e ricominciai il mio giro notturno,tra le mille luci del posto,tra le mille emozioni che la gente mi trasmetteva,senza perdermene una le assaporavo,le gustavo e le rendevo mie.
E così spostavo lo sguardo da una parte all’altra,senza fermarlo,senza impedirgli di scrutare ogni singolo centimetro.
Nel profondo del mio inconscio sapevo benissimo che stavo cercando qualcosa,lo sapevo ma non lo ammettevo,non volevo che proprio ora che avevo trovato un equilibrio,questo venisse distrutto da pensieri lontani e profondi come una ferita.
Vagando e vagando ancora una volta,trovai una minima parte di ciò che stavo cercando.
Un volto conosciuto,non il suo,ma un volto che avevo nei ricordi.
La seguì,posando il drink su un tavolo libero,mi feci spazio fra la gente tendendo la mano fino a che non le presi la spalla e la feci girare verso di me. Respirai affannosamente per la corsa che avevo fatto e la guardai negli occhi,come se stessi guardando la mia piccola lei,riservando la tristezza nascosta nel mio interiore.
Strabuzzò gli occhi come faceva sempre 7 anni fa,e anche lei non era cambiata per niente.
La sua migliore amica.
La ragazza che aveva rapito il cuore di Pierre e l’aveva fatto suo con semplicità,simpatia e tanto amore. La ragazza che era scappata,dando almeno una misera spiegazione della sua fuga improvvisa.
-Lara?-chiesi quasi per cercare una conferma che non aveva bisogno di essere svelata perché sapevo benissimo che era lei.
-David Desrosiers.
-Usciamo di qui che almeno parliamo meglio.-Annuì lasciandosi guidare,e prendendola per un polso,nella paura che scappasse ancora,uscimmo fuori!
L’aria fresca e al dir poco gelida,invase le mie guance facendomi stringere i denti e chiudere gli occhi per un secondo. Non illuderti David,ripetevo a me stesso,non è lei,ma come potevo non farlo?come potevo reprimere ancora una volta la felicità,l’illusione,ma soprattutto la speranza di ritrovarla?
Ci sedemmo sul muretto davanti all’entrata della discoteca,in silenzio. Con lei era così,bastavano poche parole,bastavano pochi sguardi per capire davvero la situazione,il momento,e l’attesa nel sapere.
Avevo imparato a conoscerla giorno dopo giorno,sentendone parlare sempre dalla mia piccola lei,che mi descriva l’amica stupenda che era,in cui lei trovava sempre comprensione,amore e serenità,e così io,col passare del tempo,trovai in lei una persona stupenda,la stessa che con il suo sorriso semplice e sincero,aveva fatto perdere la testa al mio migliore amico.
Il suo primo vero amore,lo ripeteva sempre,nonostante la sua storia con Denise ormai andasse avanti da due anni,ma non smetteva mai di parlarne,di riportare alla luce quella storia,e potevo capirlo quando col suo sguardo da eterno bambino,mi diceva che le mancava quella piccola pazza in caccia di guai e divertimento. Lo capivo perché a me mancava la mia meraviglia personale e unica al mondo.
Come faccio a dimenticarmi della prima volta che Pierre la vide.
Dal ridere a crepapelle si bloccò di colpo rimanendo impassibile a qualsiasi battuta o parola che gli stavo dicendo.
Le sue guance sempre rosse si erano accese come un semaforo e quando si perse nei suoi occhi marroni,semplici,ma sinceri,sentì il cuore battere così forte da uscire dal petto,il sangue scorrere veloce e caldo nelle vene,sentì il suo mondo rinascere come in una favola,nella sua favola personale che portava il nome di Lara.
Ed era felice,lo eravamo tutti quanti,sempre noi quattro,a differenza che io e…Io e la mia piccola lei non eravamo insieme sotto quell’aspetto,ma lui sorrideva come non mai,e lei sempre pazza e allegra lo imprigionava ogni volta che era al suo fianco. Si amavano così semplicemente che facevano invidia a chiunque,non erano i classici fidanzatini,erano qualcosa di più,qualcosa che Pierre stesso faceva fatica a descriverlo,perché certe cose devi viverle per comprenderle fino in fondo.
E ora lei era qui,al mio fianco,come sette anni fa,ma con qualcosa in meno,e forse soffriva quanto soffrivo io,ma dovevo sapere,avevo bisogno di sapere quanto la mia tristezza avrebbe continuato a farmi compagnia.
-Allora?-le sorrisi appoggiandomi al freddo marmo del muro.
-Eh allora,dovrei chiederlo io. Un giorno siete i miei migliori amici e il giorno dopo vi vedo su tutti gli schermi con la mia canzone preferita.-Alzò le mani al cielo e sorrise scuotendo la testa. Si non era cambiata per niente,sempre col suo modo divertente di vedere le cose anche più semplici.
-Beh siamo qui,pausa dal tour. Da quanto sei tornata a Montreal?
-Da circa due anni,sono scappata da Vancouver e mi sono rifugiata qui,dopo aver chiuso con i miei.
-Due anni?-sputai quelle parole quasi con rabbia. Due anni?Perchè solo ora si era fatta viva?o meglio solo ora l’avevo rivista.
-Si due anni David,cosa volevi che vi venissi a cercare?
-Forse Pierre ci sperava.-dissi acido,non volevo,ero arrabbiato con me stesso di qualcosa di cui ancora sapevo poco e niente.
-Ah si certo. Ti ricordo che due anni fa eravate in piena registrazione del vostro secondo cd,e che il signorino è felicemente fidanzato con una modella tutta tette e culo. Cosa credi che io non ci sia stata male David?che andandomene abbia fatto il salti di gioia?avevo 18 anni dovevo seguire i miei per forza.-finì la frase quasi urlando incrociando le braccia al petto,forse avevo esagerato con lei,ma non era colpa mia,se il senso di nausea,angoscia e terrore stavano tornando in me.
-No scusa Lara hai ragione è che sono stanco tutto qui.
-Perché non me lo chiedi direttamente David al posto di girarci intorno?-mormorò avvicinandosi per non farsi sentire dal gruppo di ragazzi che stava lasciando la discoteca ridendo tra di loro.
Mi voltai verso di lei incapace di capire dove volesse arrivare,o forse l’avevo anche capito,stupida non lo era mai stata e sapeva benissimo dovevo volevo andare a parare con quella conversazione.
-Che cosa scusa?-restai sul vago per avere una certezza di cui ormai ero sicuro.
-Chiedermi dov’è finita Sara. Vuoi una risposta David?beh mi spiace ma non ce l ho una risposta.-si alzò in piedi iniziò a camminare.-Non so dove cazzo sia,non so più niente di lei,l’ultima volta che l’ho sentita era a New York,poi dopo è sparita senza nemmeno una chiamata.-iniziò a piangere debolmente come se fosse l’ennesimo pianto della giornata,e forse lo era,era la prima volta che la vedevo piangere,nemmeno quando aveva dovuto dire addio al suo grande amore aveva versato una lacrima,solo un ultimo sorriso dal finestrino,non era in lei piangere.-e David sono anni che soffro per lei,per voi e ancora per lui,mi manca tanto,era come una sorella per me e tu lo sai bene,mi manca tutto di lei,la sua vivacità,i suoi abbracci,mi fa schifo tutto,tutto quanto.-Si risedette a peso morto sul muretto. Le misi una mano sulla spalla e lei mi guardò sorridendo tra le lacrime.
-Ti capisco Lara,io sono sette lunghi anni che soffro per lei,non dormo più la notte,faccio incubi su incubi,sorrido alle telecamere,poi appena sono in camera mi sento come sprofondare in un buco nero senza fine,mi sento il terrore avvolgermi,piango senza farmi vedere e combatto contro il panico che però non mi lascia stare. Mi manca anche a me Lara.
-L’hai più sentita?
-No mai. Tu sai perché è scappata così?
-Tu non lo sai David?
-No e sono anni che mi tormento.-Iniziò a mordersi il labbro inferiore fissandomi. Avrebbe voluto parlare,ma allo stesso tempo non poteva. Una promessa stava per essere infranta,un segreto stava per essere svelato e forse quel segreto era la risposta a tutte le mie domande,la risposta a tutti i miei incubi.-Lara ti prego,tu non sai quanto cazzo ho sperato questo momento.
-David.-sospirò profondamente due volte prima di chiudere gli occhi e continuare a parlare.-Sara era innamorata di te,ma tua ti sei messo con quella demente di Jessica,e quando l’hai lasciata è stato troppo tardi perché lei se n’è andata,era innamorata persa di te,nello stesso modo in cui io lo ero di Pierre,ma tu…
-Io…-la interruppi alzando una mano.-io ero innamorato di lei Lara,ma avevo paura,paura di perderla per sempre,anche se alla fine è successo ugualmente.
-Perché non glielo hai mai detto David?
-Perché avevo paura che lei non ricambiasse,che lei non capisse che l’amavo sul serio e mi sono messo con Jessica sperando di dimenticare,ma non era possibile. Sara - riuscì per la prima volta a pronunciare il suo nome.-Sara era unica e so che tu puoi capirmi,lei era semplicemente lei.
-Proprio così.- sorrise ancora appoggiando la testa alla grata dietro di noi.
-Pensi mai a Pierre?
-Ci penso da sette anni,tutti i giorni della mia vita.
-Lo sai che è qui?
-No,anzi ora si,ma lo immagino perché dove ci sei tu c’è lui,culo e camicia.-Si portò una ciocca di capelli dietro all’orecchio,sbadigliando delicatamente.-Scusa ma sono parecchio stanca.
-Che fai adesso?
-Lavoro in uno studio di design,anche se miro ancora ad altro,magari fumetti.
-Mi ricordo che eri parecchio brava.
-Eih Desrosiers lo sono ancora.-borbottò dandomi un buffetto sulla spalla. Mi lasciai trasportare dal momento e scoppiai a ridere riguardando tra i miei ricordi,tra le sue mille facce buffe e quella vocina isterica che veniva fuori quando,scherzosamente,ci rimproverava.
-Avresti voglia di rivederlo?-le chiesi a bassa voce,così bassa che persino io feci fatica a sentirmi,ma lei mi sentì tanto da girare di scatto la testa e guardarmi dritto negli occhi,insicura,angosciata e forse impaurita,e potevo capirla anche questa volta,quanti dubbi volavano per la sua mente in quel momento?penso tanti,forse troppi,o magari nessuno,ma quest’ultima era da escludere,i dubbi c’erano,la paura anche,ma l’amore stava vincendo ancora una volta.
-Io…Non lo so Dave,non lo so davvero,una parte di me vorrebbe e non sai quanto vorrebbe,ma l’altra no,sono sette anni che non ci vediamo,e sono cambiate tante cose,io per prima sono cambiata,lui è cambiato,e forse anche i sentimenti sono cambiati.
-Forse,hai detto bene.
-Smettila di fare il filosofo David non ti riesce per niente bene.-Arricciò il naso scuotendo la testa lasciandosi scappare un sorriso.
-No dico sul serio,sono sette anni che voi due non vi vedete,ma sono sette anni che io ci vivo a momenti 24 ore su 24 forse ne so qualcosa in più di te.
-Ok ok hai ragione,ma non voglio sapere dico sul serio.
-Paura?
-Molta credimi. Cavolo sono quasi le due.
-Te ne vai?-Lo dissi quasi come un lamento doloroso,come se fosse la mia piccola lei a doversene andare. L’avrei mai rivista?Come facevo a farmi scappare anche lei?Non potevo,non volevo che accadesse.
-David che ti prende?-Il suo viso cambiò espressione nel giro di pochissimi secondi,e molto probabilmente anche il mio cambiò. Sentivo le gambe molli tremare sotto il mio corpo,sentivo il sudore scendere veloce e freddo dalla mia fronte,il panico era tornato dritto e acuto dentro di me e questi erano semplicemente i sintomi.-David respira.-appoggiò le mani sulle mie spalle inchiodandomi con lo sguardo,e senza nemmeno accorgermene iniziai a fissarla.
Lasciai andare il respiro che avevo trattenuto,come se fossi sott’acqua,e lentamente riiniziai a respirare regolarmente.
-Ora capisci quando ti dico che sono anni che vivo nel panico?
-Si ti capisco David,ma non scappo,non me ne vado,cioè devo solo andare a casa.
-Lara…Lara ho bisogno di lei,ho bisogno di lei.
-Lo so David,anche io ne ho bisogno e anche tanto.
-Senti questo è il mio numero di casa,cellulare,chiamami quando vuoi ok?
-Va bene.
-David?Dave dove cavolo sei finito?-Sentì le sue mani irrigidirsi sulle mie spalle nel momento in cui la voce di Pierre si isolò dal casino all’interno della discoteca,e uscì fuori all’aria aperta,a pochi metri da noi.
La guardai.
Era spaventata.
Era agitata.
Era emozionata. Aveva tutte quelle emozioni che io stavo solo aspettando di far uscire allo scoperto nel momento in cui Sara sarebbe comparsa davanti ai miei occhi,così dal nulla,come se nulla fosse.
Le sorrisi come per incoraggiarla,ma leggevo in lei la voglia di non doversi girare,di poter scappare,l’avrei fermata,questo era sicuro,almeno loro dovevano far tornare alla luce un amore così unico e speciale.
-Ah scusa sei in dolce compagnia…-Lo sentì ridacchiare dietro di noi. Possibile che fosse così idiota da non riconoscerla?Da non riconoscere i suoi capelli,il modo di vestire,ma soprattutto il tatuaggio sulla gamba destra?
-Pierre…
-Ok me ne vado Dave…
-No aspetta…tranquilla ok?-Sussurrai prima di alzarmi dal muretto e prendere in mano la situazione.
-Eih ma che succede?-Chiese confuso il mio amico,una confusione che scompari’ nel momento in cui la feci girare verso di lui,lasciando che i loro occhi si scontrassero ancora una volta,che i loro sorrisi tornassero più vivi che mai sui loro volti,lasciando che quei sentimenti così forti potessero riempire l’aria di dolcezza e padronanza.-Lara…
-Ciao Pierre…
-Oddio,ma,ma sei tu…
-In carne ed ossa…
-Scusa,non so cosa dire…
-Peccato dopo sette anni ce ne sarebbero di cose da dire…-Tutto si stava ripetendo,tutto prima o poi doveva ripetersi,e ora era il loro momento,non mi chiedo nemmeno quando sarebbe arrivato il mio,iniziavo ad annoiarmi da solo.
Li guardai seduto ancora su quel muretto dove la speranza stava iniziando a salire sul mio corpo,dove la mia mente aveva iniziato a fare filmini su un futuro incontro,ancora immaginario e senza una fine,ma qualcosa di positivo c’era,e sapevo bene che un giorno,magari lontano,l’avrei rivista,avrei potuto riguardarla negli occhi e farla mia. Per ora mi accontentavo di questi pensieri,e di loro due che si guardavano,si osservavano e sorridevano finalmente felici.
Non sono poi così egoista,sapevo voler bene anche a loro,come gliene ho sempre voluto.
Si amavano ancora e forse non avevano mai smesso di farlo,anche se per questi sette lunghi anni il loro cuore è andato da un altro o un’altra,si capiva benissimo che non potevano aver messo da parte il ricordo di quei mesi trascorsi insieme.
E si,Pierre,ma anche lei,se lo meritavano quel momento,si meritavano di tornare ad amare veramente,sinceramente,non come Pierre amava Denise,anche se durava da due anni,Denise non sarebbe mai potuta essere quella giusta per lui,era solo interessata ai parties,alle prime,a far vedere a tutto il mondo che lei era la ragazza del cantante dei Simple Plan. Mentre Lara sarebbe stata in disparte,avrebbe evitato le foto,non avrebbe messo il becco degli affari del gruppo,avrebbe amato Pierre come se fosse un ragazzo di 28 anni qualunque perché il suo era un amore sincero. Sentivo dentro di me la voglia di amare. La sentivo bruciare viva dentro il mio cuore,la voglia di baciare,di abbracciare,di regalare gesti piccoli e romantici,gesti degni di un sorriso che mi avrebbe permesso di andare avanti nella mia giornata senza problemi,senza fatica.
Avevo voglia di urlare quel ti amo tanto desiderato.
-David?
-Ditemi?-Alzai la testa e li vidi li davanti a me,che sorridevano come due scemi,chissà che cavolo di faccia avevo per ridere così di gusto.
-Sei ancora vivo?-mi chiese lei strofinandomi i capelli con la mano aperta.
-Più o meno…La smettete di ridere?Non abbiamo più 18 anni.
-Parla per te amico,il mio cervello di certo non ne dimostra 27.
-Nemmeno il tuo fisico Pierre…Un novantenne ti fa tanto di capello.
-Touchè…Andiamo a berci qualcosa?-chiese Pierre dopo avermi fatto un inchino. Quel ragazzo più cresce e più diventa idiota non smetterò mai di dirlo. Dovrei parlare per me?forse,ma questa è la verità su Pierre.
-Io devo andare,sai com’è ho un lavoro e non sono una rock star.-lo prese in giro dandogli una gomitata nei fianchi. Si,erano davvero belli insieme,c’era qualcosa di…Si c’era,cazzo c’era.
-Va bene…Ma ci rivediamo vero?
-Pierre Bouvier non cambi mai tu. Comunque si tranquilli mi faccio sentire. Ciao Dave.
-Lara se per caso…
-Sarai il primo tranquillo.-Mi abbracciò forte e mi lasciai trasportare da quel gesto di affetto.
Mi immaginai lei e non me ne vergognai per niente. Volevo.
Abbracciò anche Pierre con più imbarazzo e dopo un bacio sulla guancia,sperato e desiderato,scomparve nel parcheggio della discoteca lasciando in tutti e due enormi ricordi,e in me grandissime speranze.
Così mi ritrovai in macchina,alle tre di notte,sotto la pioggia incessante di Marzo,fermo davanti a casa mia,senza nessuna voglia di scendere,solo di pensare a lei e ancora a lei.
November Rain suonava bassa nella macchina,ma potevo capirne ogni singola parola,ogni singola nota di quel pianoforte che tanto avevo amato e con cui lei mi regalava sensazioni che andavano oltre al reale.
La mia piccola lei era ovunque,la mia piccola lei esisteva e mai sarebbe scomparsa dai miei pensieri,della mia piccola lei non avrei mai potuto dimenticare niente. Scesi dalla macchina a canzone finita,corsi sotto il portico e salì velocemente le scale.
Aprì la porta di casa,correndo contro l’angoscia e l’orrore e stendendomi a letto andai incontro ai miei incubi che mi aspettavano,ancora una volta,a braccia aperte.

  
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