Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: MagieSinisterForum    11/05/2007    2 recensioni
La raccolta di fanfictions (23 tra one-shot e flash-fic) che state per leggere nasce quasi per gioco, su un forum, “Magie Sinister” (http://magiesinister.forumcommunity.net/), dedicato al mondo di Harry Potter in generale e a Severus Piton in particolare. Gli utenti del forum, che sono poi anche gli autori (ben 13 persone) dei vari racconti, un pomeriggio chiacchieravano placidamente sul rapporto del loro beniamino, Severus, con il cibo e le bevande. (http://magiesinister.forumcommunity.net/?t=5055779) Perché è così (almeno nei libri) magro? Non gli piace mangiare? O non ha mai tempo per nutrirsi come si deve, tra una lezione e una sessione di spionaggio? Oppure, magari, si priva dei peccati di gola per punirsi dei troppi rimorsi? Secondo l’idea di base, in ogni fanfictions Severus Piton doveva mangiare o bere qualcosa (non importava cosa e, come vedrete, in alcuni casi, il gesto di mangiare diventa mera metafora), oppure desiderare un cibo e, anche nel caso in cui lo si fosse lasciato a digiuno, l’autore doveva rendere, anche solo implicitamente, la propria idea del rapporto di Piton con il cibo.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Severus Piton, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Spuntino

Spuntino





 

 

 

Genere: Introspettivo

Personaggi: Piton e Lupin

Era: Harry a Hogwarts





 

 

 

Cioccolata (Astry)






I suoi occhi nerissimi si posarono su quel piccolo piatto e sulla profumatissima tavoletta nera che spiccava tentatrice sulla porcellana finemente decorata.
-Cioccolata! –
Il viso del mago si contrasse in una smorfia disgustata: un sorriso malinconico, il suo maledetto sorriso, era apparso improvvisamente nella mente di Piton.
Remus Lupin, quello sciocco dispensatore di cioccolata, era tornato a Hogwarts per tormentarlo, e per giunta era riuscito a strappargli il posto che agognava.
Si guardò intorno, la Sala Grande era deserta.
Fece un passo avanti, quel piccolo dolcetto era davvero invitante, perché non approfittare?
Si chinò sul piatto e, con due dita, quasi con timore, staccò da un angolo un minuscolo pezzetto di dolce e se lo portò lentamente alle labbra.
Era davvero deliziosa.
Chiuse gli occhi, una sensazione di pace e di benessere lo invase.
Possibile che uno come lui potesse ancora provare piacere per qualcosa? Ne aveva ancora il diritto?
Si guardò la punta delle dita, erano sporche di cioccolata; le sue labbra si piegarono appena in una smorfia, mentre si imponeva di resistere alla tentazione di compiere il gesto banale di leccarsi le dita.
No, non sarebbe stato da lui, per Silente, per Lupin e per qualunque altro uomo, sarebbe stata la cosa più naturale del mondo, ma non per Severus Piton.
Sembrava quasi che, negandosi questi piccoli piaceri, volesse in qualche modo impedirsi di vivere appieno.
Senza neanche pensarci si lasciò cadere sulla panca di legno dove, ogni giorno, decine di studenti prendevano posto in attesa di gustare l’ultima prelibatezza creata per loro dagli Elfi domestici. Si portò la mano in tasca, non quella sporca di cioccolata che continuava a tenere col palmo rivolto verso il proprio viso, contemplando le prove inequivocabili del suo piccolo misfatto, ma l’altra, quella ancora pulita e “innocente”. Afferrò tra pieghe del mantello una pergamena sgualcita, sulla quale brillava un sigillo aperto di un rosso sgargiante. La srotolò stentatamente con una sola mano per non sporcarla di dolciume, e restò a contemplare la scrittura minuta che la riempiva completamente.
Quante inutili parole, pensò.
Silente, evidentemente, aveva sentito il bisogno di sprecarne parecchie per giustificare la sua scelta. Forse credeva che un fiume d’inchiostro sarebbe bastato a portarsi via la sua rabbia e la sua delusione. Si sbagliava.
Le dita si strinsero rabbiosamente sul foglio.
Avrebbe potuto semplicemente parlargliene di persona, eppure aveva scelto questo modo più distaccato: un filo continuo tracciato con una grafia elegante, per spiegare perché, l’uomo che odiava, ora si trovava dietro la cattedra che lui aveva sempre desiderato.
Meccanicamente la sua mano tornò sul piccolo piatto, un altro pezzetto di cioccolata si spezzò tra le dita sottili.
“Hogwarts ha bisogno di te Severus”, gli aveva ripetuto fino alla nausea il vecchio mago.
“Non possiamo rischiare che la maledizione possa allontanarti dalla scuola”.
Certo, lo sapeva, aveva giurato di fare tutto ciò che era in suo potere per rendere Hogwarts un posto sicuro. Si era ritrovato persino a fare da angelo custode a quel piccolo impiastro di Potter.
Si portò quella piccola briciola di piacere alle labbra, quasi a voler contrastare, con il suo sapore dolce, l’amara delusione che aveva provato.
I suoi occhi continuavano a muoversi lentamente seguendo il filo di quelle parole, “Remus sarà un ottimo insegnante”.
La pergamena scricchiolò pericolosamente fra le dita del mago fin quasi a strapparsi, mentre le sue pupille nerissime erano come risucchiate da quelle frasi che ormai conosceva a memoria
“Sono certo che saprai lasciare da parte i vecchi rancori e accettare di collaborare con lui”.
No, questa volta Silente si sbagliava, si sbagliava di grosso. Aveva messo un lupo dentro una scuola, come poteva essere stato così folle.
I denti stridettero in modo sgradevole, ma, immediatamente, il dolcetto liberò il suo aroma dietro le labbra contratte del mago, domando, almeno in parte, le fiamme della sua collera.
Severus allungò di nuovo il braccio sul piatto, questa volta con rabbia. Un altro pezzo della profumata tavoletta cedette alla pressione delle sue dita con un sonoro schiocco.
Scosse il capo: Silente stava commettendo un grosso errore, se ne sarebbe reso conto molto presto, il vecchio pazzo doveva solo augurarsi che la sua sconsideratezza non costasse delle vite.
- Severus! – Il mago bruno sussultò, la sua mano scivolò nella tasca del mantello, nascondendo la pergamena agli occhi del nuovo arrivato.
- Lupin! – grugnì gelido.
L’altro si avvicinò, fermandosi esattamente alle spalle di Piton. Il professore di Pozioni era praticamente pietrificato sul suo sgabello, con la schiena innaturalmente diritta, una mano in tasca stretta attorno alla lettera del preside, e l’altra sul tavolo chiusa a pugno per nascondere le macchie di cioccolata che imbrattavano allegramente i suoi polpastrelli.
Lupin si sporse da sopra la spalla dell’altro fissando il poco di dolce che restava nel piatto.
- Vedo che hai approfittato del mio spuntino Severus, niente funziona meglio della cioccolata per riacquistare il buon umore, non trovi? –
- Questo lo credono gli sciocchi. – gli angoli della sua bocca si sollevarono lentamente a formare qualcosa che somigliava ad un ghigno minaccioso, mentre gli occhi neri dardeggiarono in quelli grigi dell’altro quasi a volerne forare le pupille.
- Tu, invece, non hai tardato molto a metterti a tuo agio qui dentro, vero Lupin? – La sua voce era mortalmente bassa.
- Non dovresti lasciare le tue cose in giro, questa sala non è la tua cucina.-
Si alzò lentamente fronteggiando l’altro mago, - ora, se non ti dispiace… -
- Beh, sì, in effetti mi dispiace, mi dispiace questo tuo atteggiamento. – Rispose Remus, incrociando le braccia in un atteggiamento di sfida.
- Io mi preoccupo solo dell’incolumità dei ragazzi di questa scuola, ma questo è un problema che non ti sei mai posto. –
- Credi che non mi stia a cuore il loro benessere? O ne fai una questione personale? -
- Quello che ti sta a cuore non mi riguarda affatto, Lupin, ma se qualcuno perderà la vita a causa della tua sconsideratezza, non ti basterà un po’ di cioccolata per dimenticare i tuoi problemi. –
- Tu ne sai qualcosa, non è così? –
Gli occhi del mago bruno scintillarono pericolosamente.
Lupin si morse il labbro, forse si era spinto troppo oltre, non voleva ferirlo. Trattenne il fiato, mentre aspettava la reazione di Piton.
Per un attimo, ebbe l’impressione che l’aria si fosse congelata intorno a loro come se fosse diventata solida. Il mago dai capelli neri, abbassò la testa senza, però, distogliere lo sguardo dagli occhi grigi del suo interlocutore, uno sguardo che faceva paura.
Lupin fece istintivamente un passo indietro: al di là di quelle iridi scure aveva visto l’inferno.
- Sì, io lo so. – Disse, semplicemente l’altro, ma qualcosa nella sua voce fece rabbrividire il nuovo Professore di difesa, mentre un pensiero agghiacciante s’insinuava nel suo cervello: se James non l’avesse fermato, quell’inferno sarebbe stato anche il suo.
Lupin rimase muto a fissare il suo ex compagno di scuola che, voltandogli le spalle, infilò rapidamente il grande portone della sala.
Per un attimo il mantello si gonfiò come una vela tra le ante della porta per poi sparire col suo proprietario lasciando l’altro mago a contemplare pensieroso il corridoio deserto.

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: MagieSinisterForum