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Autore: AnnabelleTheGhost    27/10/2012    5 recensioni
In una pianura isolata del Nord California si trova il collegio della Luna Nuova, visto come riformatorio dai genitori dei "ragazzi cattivi" o come scuola d'élite per i ricconi.
In realtà la scuola nasconde nel lato Ovest una cinquantina di ragazzi fuori dal comune, dai poteri demoniaci, e l'unico scopo per gli umani sarà essere lo spuntino dei demoni.
Dal capitolo 6:
"Tutto nella sua vita era cambiato, capovolto irreversibilmente. Niente era stato prima approvato da Albert: al destino non era mai importata la sua opinione. Aveva sempre cercato di stare in piedi in qualsiasi situazione ma poi era crollato e non era più riuscito ad alzarsi.
Albert aveva perso la speranza."
Genere: Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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1. Entrate, ignari visitatori, ma a vostro rischio e pericolo
 

Le due altissime porte in legno all’entrata del collegio della Luna Nuova si aprirono. Erano intarsiate dall’edera spontanea che era cresciuta nel corso del tempo e la loro forma ricordava un seme spaccato a metà.
I ragazzi entrarono, stretti ai loro genitori, che osservavano minuziosamente l’ambiente, visto solo in depliant o del quale si erano ascoltate le storie dai propri genitori. I tacchi delle donne emettevano un rumore continuo come ticchettii di orologio mentre camminavano sul lastricato di ciottoli che portava all’androne. Il prato, che si trovava tra le alte mura circostanti e quell’edificio chiamato scuola, ma dall’aspetto più di un castello-cattedrale gotica, era di un blu violetto grazie ai raggi della luna.
Quando tutti si furono riuniti nell’enorme sala, una donna comparve da una lunga scala in granito nero. Portava enormi occhiali scuri e i capelli neri erano raccolti in una treccia lunga fino alle ginocchia. Battè le mani e il brusio proveniente da genitori dubbiosi si spense all’istante.
«Benvenuti». Fece un piccolo cenno del capo per guardarsi in giro, come per controllare che tutti fossero presenti all’appello. «State calpestando il suolo del prestigioso e rinomato collegio della Luna Nuova. Se vi trovate qui saprete per certo che da secoli questa scuola è stata la migliore di sempre per noi figli della terra rossa. I corsi per istruire i giovani ad ambientarsi al mondo degli umani sono sempre stati più che eccellenti e mai nessuno se n’è potuto lamentare. I metodi sono stati a volte severi ma i risultati sono sempre venuti». Schioccò le dita e un ragazzo scese dalle scale. Aveva la pelle candida, capelli perfettamente pettinati e lisciati e un’aria tanto tranquilla che pareva irreale. Molti occhi guizzarono sul giovane, ci furono passi in avanti per avvicinarsi e esclamazioni sommesse o urlate a gran voce.
«Potete vedere voi stessi che la Luna Nuova porrà sempre a disposizione degli studenti carne di prima scelta. Odorate l’aria, entrate nei suoi pensieri…» Delle mani si allungarono verso il gilet del ragazzo ma subito arretrarono a causa di uno scatto fulmineo del capo della Preside. «Lui è solo un esempio e non vi è concesso toccarlo, ma immaginate duecento come lui, che saranno sempre sotto gli occhi dei vostri figli».
Dei ragazzi sorrisero, pregustando il momento.
«E ora, se volete seguirmi, vi mostrerò il resto della scuola». Si avvicinò a una porta dai cardini pregiati sulla destra e la aprì, invitando i presenti ad entrare. L’umano inchinò il busto mentre i demoni passavano nell’altra stanza.
«In questa stanza si terranno la maggior parte delle lezioni» iniziò la Preside, facendo un passo avanti nella camera, che aveva ben poco l’aspetto di una classe. Non c’erano né cattedra né lavagna, solo una tavola color carbone a rilievo sul muro di mattoni. Al posto dei banchi, vi era un largo tavolo di legno al centro della stanza, dall’aria moderna (al contrario di tutto ciò che si trovava in quell’edificio) e resistente, a giudicare dai graffi e dalle ammaccature di cui era pieno. Le finestre erano state murate da mattoni che dovevano risalire a un’età più prossima rispetto alla costruzione del collegio. Le luci erano generate da torce sulle pareti.
«Qui gli studenti impareranno le regole base del nostro mondo e si susseguiranno lezioni come comportamenti e vizi degli uomini, evocare gli spiriti o Distogliere un umano. Per l’illuminazione, come nel resto della scuola, siamo passati alle lanterne ad olio, abbandonando il fuoco diretto, per non creare problemi ai Succubi». Attraversò l’aula e arrivò a una porticina dello stesso colore dei mattoni scuri. «Quest’aula, invece, è di Libri e Attrezzature».
La stanza era vastissima, pareva infinita. La prima parte era adibita a libreria: scaffali altissimi accavallati l’uno all’altro per formare corridoi labirintici racchiudevano qualsiasi tema possibile e inimmaginabile. Con maestria, la Preside superò le librerie e proseguì, girando in tondo a un tavolo dal diametro di sei metri, a una zona più disordinata. Ammassi di oggetti di ogni tipo erano presenti nella seconda parte dell’aula. Non avevano niente in comune tra di loro e parevano fuori posto. C’erano asce, zaini, quadri, strani oggetti metallici dalle forme più svariate, animali impagliati, recipienti che, con un velo di pizzo, nascondevano il proprio contenuto e si poteva essere sicuri che, se si era alla ricerca di un oggetto, lì ci sarebbe stato.
La Preside non fece entrare il gruppo in quel caos, che però a una seconda occhiata racchiudeva un ordine preciso, e virò a sinistra verso un’altra porta. Si apriva un lungo corridoio con quadri dall’aspetto spaventoso il cui colore predominante era il rosso. I visitatori guardarono con ammirazione i dipinti e li commentarono tra di loro a bassa voce. Alla fine del corridoio c’era uno spazio rettangolare che portava a tre strade. Sulla sinistra c’era un arco in pietra che conduceva a delle scale in pietra rossa; frontalmente si trovava una porta e la targhetta dorata sul suo stipite indicava chiaramente che quello era l’Ufficio Direttive e a destra vi era l’uscio più malconcio mai visto. Le assi della porta erano unte, sudicie, rotte e piene di piante rampicanti. Era stata sbarrata con chiodi e tavole in ferro per impedirne l’entrata.
La Preside indicò dritto davanti a sé. «Questo è il mio ufficio. Per qualsiasi informazioni potrete chiedere lì. Non sempre sarò presente poiché passo molto del mio tempo per i corridoi della scuola, ma troverete sempre il mio staff». La mano, dall’Ufficio Direttive, passò ai gradoni. «Per accedere ai piani superiori e dunque alle aule di formazione e ai dormitori si possono usare queste scale, quelle nell’androne o altre due situate in altri punti del plesso che vi indicherò in seguito. La via più diretta verso i dormitori è dal cortile esterno mentre quella per le aule è dall’ingresso principale».
Salì le scale e tutto il gruppo le fu dietro. Un ragazzo inciampò e si beccò molti sguardi austeri, sbeffeggianti o irati.
Passarono in un lungo corridoio con aperture ad arco nei muri, che davano su aule dall’aspetto normale: c’erano banchi ancora con il buco per l’inchiostro, torce e una cattedra. Le classi erano quattro, distribuite in modo tale che nessuna di queste si trovasse esattamente di fronte l’una all’altra. Alla fine del corridoio presero la rampa di scale che portava verso l’alto, ignorando quella che scendeva, e i genitori furono accolti in un vasto ambiente dall’aria tetra e lugubre ma, ai loro occhi, accogliente. C’erano due tavoli rotondi rivestiti da tovaglie nere. Torce a forma di teschio illuminavano l’ambiente e pareva che delle braci consumassero le orbite degli occhi intagliate nei crani. Le pareti erano nere, esattamente come il pavimento, rivestito da un tappetto pregiato rosso con disegni molto cupi. Calici intarsiati con motivi floreali erano riposti su scaffali e ai muri erano appesi tre quadri. Sulla sinistra era rappresentato uno squarcio sul terreno dal quale uscivano magma incandescente e zampilli infuocati; nel quadro centrale, che dominava sugli altri, c’era una donna dalle fattezze incredibili: sguardo ammaliatore, posa composta delle mani, un vestito lungo e con strascico risalente al Seicento, e labbra violette. Sulla destra, un uomo dalla capigliatura rossiccia tendeva la mano verso una giovane donna dal volto innocente e ubbidiente.
La Preside indicò il quadro sulla parete sinistra. «Come saprete, questo celebre quadro rappresenta le nostre origini e raffigura la leggenda che ci portò ad essere chiamati figli della terra rossa. La donna che potete osservare di fronte a voi è la nostra fondatrice Milla Violet, chiamata così per il colore che le sue labbra assumevano, lo stesso delle bacche di Nesta, considerate velenose dai mortali. Questo, invece, è Jacob l’Illuminato» aggiunse, girandosi verso l’ultimo quadro. «Fu lui a dividere la scuola in due parti e a permettere agli umani di farne parte, mettendo fine alle uccisioni degli studenti da parte di questi stessi o altre creature, alla loro uscita da scuola. Per questo adesso è severamente vietato solcare i confini del collegio».

 
Nota dell’autrice: salve a tutti! Ho ricominciato a postare i miei racconti su efp dopo un lungo periodo di assenza, semplicemente dovuto al fatto che non avevo niente di pronto da pubblicare! So che questo primo capitolo non dice ancora niente e per molti aspetti non è per nulla interessante ma è molto importante per la storia! Dato che questo “collegio” sarà molto labirintico, ho cercato di guidarvi inizialmente verso i luoghi più importanti della scuola, che poi verranno esplorati con maggiore attenzione, ma per ora metto solo le basi per non farvi perdere. In più, credo proprio che disegnerò una specie di cartina e la pubblicherò, così che potrete orientarvi.
Un’importante premessa che voglio fare, prima di ricevere inadeguati commenti, è che lungi da me questa storia ha scopi religiosi: non vi è alcuna morale o insegnamento nascosto. Scrivo soltanto perché mi piace questo mondo, fatto di creature della notte cattive e senza scrupoli. Le ho denominate “figli della terra rossa” perché il generico “demoni” non sarebbe stato adeguato. Molte creature saranno di mia invenzione (e siete perciò pregati di non copiare se non volete incorrere a segnalazioni) ma ancora devo deciderle tutte (anche di queste pubblicherò disegni, che spero saranno comprensibili). Solo in questo capitolo potrete leggere la denominazione “demoni” per i personaggi, giusto per farvi capire, ma quando si tornerà a parlare di queste creature verranno chiamate in maniera diversa, un derivato del termine “figli della terra rossa”. Non vi preoccupate perché ci saranno tutte le dovute spiegazioni.
In questo capitolo molte cose sono sospese e potreste esservi posti molte domande, per esempio le cose non dette sui quadri, ciò che nasconde la sala di Libri e Attrezzatureo perché i personaggi sono chiamati figli della terra rossama tutto verrà a suo tempo!
E per chi non l’avesse capito, il titolo del capitolo non è riferito ai neostudenti che entrano nella scuola ma a voi, che procedete nella lettura.
Un’altra importante premessa che voglio fare è la seguente: questo capitolo è un “assaggio” per farvi rendere conto del toposdella storia. Se avete capito che non vi piace, chiudete la pagina e cercate un’altra storia perché non ho intenzione di aggiungere qualche fatina dei boschi che saltella tra gli arcobaleni. Voglio, però, rassicurarvi che non scenderò in dettagli scabrosi, anche se qualche accenno potrebbe esservi (infatti non c’è l’avvertimento “Non per stomaci delicati” ma già ho messo un rating arancione per far rendere conto).
Questo commento post-capitolo sta diventando più lungo del capitolo stesso, quindi mi fermo qua e auguro buona lettura a tutti!
L’altro capitolo verrà pubblicato a breve, credo in serata stessa.
  
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