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Autore: Le Furie    30/10/2012    4 recensioni
[Magic Mike]
Hayley, Elizabeth ed Eveline sono tre sorelle convinte dal padre a trascorrere un'estate da sogno a Miami. Tra mare, sole, battibecchi e risate, tutto scorre liscio e in modo assolutamente idillico... Almeno fino a quando Eveline non incontrerà un certo ragazzo che sconvolgerà un po' l'equilibrio del gruppo...
[FF a tre mani]
[Il Rating potrebbe essere alzato a rosso nel corso della storia!]
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2 – Flying away
 
- Eveline Harrison
 
Apro svogliatamente gli occhi e rialzo il capo ciondolante. Non credevo che sarei riuscita ad addormentarmi nonostante la mia scarsa fiducia nel pilota.
Liz sta canticchiando qualche parola della sua canzone preferita, mentre Hay sfoglia una rivista ricca di immagini mozzafiato della savana africana.
«Quanto manca?» chiedo con voce un po’ roca a causa del mio precedente sonnellino.
«Fra quindici minuti atterriamo» risponde Hayley alzando appena lo sguardo dalla sua rivista. Ho sempre ammirato la sua dedizione alla fotografia, che è riuscita a trasformare nel suo pane quotidiano, nonostante nostra madre avesse sempre insistito nel vedere una delle sue figlie ricoprire qualche alta carica politica. Pensandoci, sono l’unica che ha deciso di costruire il futuro alle spese di nostro padre. Da quando mamma è morta entrambe le mie sorelle hanno subito cercato di aiutare papà nell’amministrazione della casa e nell’addossarsi responsabilità su responsabilità: Hay ha il suo studio fotografico a Lansing, poco distante dal vivaio di Liz, ricco di qualsiasi specie di fiori. Ricordo ancora tutte le perplessità di nostro padre riguardo alla sua attività e alle possibilità di guadagno e anche ricordo quando Elizabeth cercò di persuadermi a convincerlo promettendo di regalarmi girasoli ogni volta che ne avessi avuto voglia.
«Ah, Lizzie. Cos’hai deciso per il vivaio?» le chiedo improvvisamente, dopo essere uscita dai ricordi.
Si volta perplessa, forse non aspettandosi questo genere di domanda che non le era stata posta prima del viaggio. «Ho chiesto ad una mia amica di occuparsene durante la mia assenza» spiega abbozzando un sorriso riconoscente, probabilmente dovuto al fatto che mi sia interessata alla sua attività, che ama più di qualsiasi altra cosa al mondo.
«Andrò a qualche mostra di fotografia a Miami» irrompe Hayley poggiando la schiena contro il sedile in stoffa blu.
«Io ho voglia di vagabondare per Miami alla ricerca dei posti più strani!» aggiunge la mezzana alzando il tono della voce, come se fosse una bambina che rivendica l’idea più folle che le sia mai venuta in mente.
«Io non ho voglia di fare un cazzo» concludo con una vitalità allucinante, rovinando così il loro entusiasmo. Sono sempre stata la guastafeste della famiglia, lo ammetto.
«Oh, mi scusi psicologa dei miei stivali. Mi spieghi come riuscirai ad attirare clientela se ti comporti così scorbuticamente?» domanda Elizabeth provocandomi e facendo tamburellare le dita sul bracciolo accanto ad Hay.
«Concordo con Liz. Prendi esempio dalla donna che sussurrava alle piante»,la mia unica sorella mora ridacchia e la imito, aspettando l’imminente reazione di Liz che è improvvisamente arrossita.
«E se anche fosse?», alza il mento con tono di sfida e le poggiamo le mani sulle spalle. Ogni volta che ci colpiscono nel punto debole reagiamo allo stesso modo: testa in alto, occhi socchiusi e presunzione alle stelle.
Siamo sorelle, è un dato di fatto.
La voce metallica del pilota rimbomba nelle nostre orecchie e allacciamo le cinture di sicurezza. Mi aggrappo nuovamente al sedile, deglutisco rumorosamente e alterno preghiere e improperi vari. Voglio atterrare sana e salva, anche a costo di dovermi relazionare con qualche strano e anziano abitante di Miami.
 
Prendiamo le nostre valige e ci dirigiamo alla caffetteria situata all’interno dell’aeroporto.
Liz sprizza euforia da tutti i pori, nonostante cammini lentamente a causa del viaggio che l’ha costretta a starsene seduta per parecchio tempo. Hay la puntigliosa controlla che tutto sia al proprio posto e, dopo aver tratto un sospiro di sollievo, ordina due caffè macchiati e un croissant per la bionda-ciocche-blu.
«Ammettiamolo, se non fosse stato per la nostra amata cugina saremmo ancora a Lansing a mantenere intatto il pallore della nostra pelle» afferma Elizabeth guardandosi le gambe lasciate scoperte dal pantaloncino in jeans. Sorridiamo.
«Ci derideranno comunque»osservo io con il mio solito ottimismo.
«Senti, Tisifone, se non la smetti ti lasciamo qui da sola a piagnucolare» minaccia Liz evidente infastidita dal mio atteggiamento. Da buon cane bastonato decido di non proferire parola, se non per estrema necessità.
Gettiamo i bicchieri nell’immondizia e usciamo dall’aeroporto, lasciandoci coccolare da un refolo di vento caldo.
«Benvenute a Miami, signorine Harrison» saluta cordialmente un giovane dai capelli rosso rame e dal volto ricoperto da lentiggini. Ci scambiamo sguardi perplessi e mi chiedo come questo tizio conosca il nostro cognome. Hayley si spiattella una mano sulla fronte, ricordandosi chi fosse quel simpatico giovanotto.
«Ci accompagnerà Lei nella villetta di Rachel Harrison?» chiede poi, completamente elettrizzata mentre cerca, tuttavia, di apparire calma.
Carichiamo le valige nel Suv grigio di nostra cugina e mi accomodo sul sedile posteriore a quello di guida, accanto ad Hay, perché Lizzie deve avere il controllo della situazione, deve memorizzare le strade e cercare qualche strano negozio.
«Guarda che belli, Eve!» esulta la maggiore riferendosi a dei piccioni intenti tubare su un albero di ciliegie. Il giovanotto smette di guidare, lasciando che mia sorella possa scattare la sua prima foto in questa nuova terra.
«Allora, che genere di musica ascolti?»domanda Liz al nostro autista personale mentre cerca di trovare una buona stazione radiofonica.
«Non… Non ascolto nulla in particolare» risponde quello intimidito dallo sguardo perplesso di mia sorella, che potrebbe urlare da un momento all’altro la sua parola d’ordine: sacrilegio!
Oppure è intimorito dalla bellezza di Elizabeth, che emana gioia e vitalità, certo.
Io ed Hay ci scattiamo foto buffe, prive di qualsiasi ispirazione artistica, mentre Liz esulta come una pazza perché riconosce le note diWeightless  degli All Time Low, un gruppo del quale è una fanatica sfegatata.
«Maybe it’s not my weekend…» inizia a canticchiare la bionda.
«But this is gonna be my year!» prosegue Hayley che si lascia prendere dall’entusiasmo di nostra sorella.
«And I’m so sick of watching while the minutes pass and I go nowhere…» mi unisco anch’io al coro, osservando divertita il nostro giovane autista che potrebbe lasciarsi rotolare giù dalla macchina per denunciarci a causa di inquinamento acustico. Ridiamo all’unisono.
Obiettivamente, questa vacanza sta iniziando con il piede giusto e prometto solennemente che non le deluderò. Sono le mie sorelle, devono staccare la spina dal lavoro e io devo lasciarglielo fare, volente o nolente.
 
- Elizabeth Harrison
 
Il giovane autista ci porta davanti ad una casa stupenda. Scendiamo dalla macchina senza smettere di fissare l’immensa villa color verde pistacchio e restiamo lì davanti tutte imbambolate.
Hayley, Eveline ed io.
Intanto il ragazzo non si cura troppo di noi e scarica le nostre valigie, portandole sulla soglia di casa.
Avete presente i bambini che sono in luogo nuovo, mai visto prima e grandiosamente stupendo? Ecco, noi siamo uguali.
«Non volete entrare?» domanda lui, sorridente davanti alla porta.
 
Avanziamo dei piccoli passi sempre guardandoci intorno e alla fine riusciamo ad entrare in casa. Davanti a noi troviamo una scala che porta al piano superiore mentre ai nostri nasi arriva un profumo pungente, speziato.
«Cannella!» esclamo. Il mio profumo preferito.
«Ma puzza!», Eve, la solita schizzinosa. Si tappa il naso e fa una faccia schifata;  la lascio perdere, è meglio. Altrimenti le tirerei un cazzotto in pieni viso.
La casa, o megavilla, è disposta su due piani. Il giovane, dal nome sconosciuto, ci saluta e se ne va mentre noi continuiamo a  ringraziarlo all’unisono. Sento il rumore del motore mettersi in moto e svanire piano piano mentre si allontana.
Di nostra completa iniziativa ognuna comincia ad andare in perlustrazione della casa, tutte elettrizzate e in fibrillazione. Mentre guardo ogni millimetro quadrato della cucina, divertendomi ad aprire e chiudere le antine dei mobili, Hay urla a squarciagola. Un urlo potente, spaccatimpani. Io e Eve non esitiamo nemmeno un istante a correre da lei.
«Mia!» esclama spocchiosamente.
La stanza è immensa, stupenda, con le pareti color turchese e sopra il letto matrimoniale di ferro battuto svetta un quadro dell’oceano al tramonto. Non c’è nessun armadio, ma, nel punto in cui dovrebbe esserci, c’è una piccola toeletta di colore bianco situata nell’angolo vicino alla finestra. La stanza è molto femminile, curata in ogni singolo dettaglio. Si vede che qua c’è il tocco di nostra cugina, come del resto in tutta casa.
«Non esiste!» le urlo e alla fine iniziamo a litigare come bambine.
«Sei la solita stronza, Hay!» dico incrociando le braccia e uscendo dalla stanza.
E’ la nostra frase tipica; penso che ce lo diciamo molto spesso durante la settimana. Ma in fondo ci vogliamo un bene dell’anima.
Eve intanto rimane a guardarci scandalizzata: lei non è il tipo da fare queste cose. Lei è tranquilla. Forse anche troppo. L’opposto di me.
«E dai! Vieni qua!», Hay e Eve mi rincorrono per la casa e mi trascinano nella stanza. La prima mi tiene per un braccio, l’altra fa lo stesso con l’altro braccio e contro la mia volontà mi portano di peso sulla terrazza della camera, l’unica in tutta casa così spettacolare con la vista sull’oceano. Quella immensa, meravigliosa, splendida distesa blu. Anche se io preferisco chiamarla Paradiso una visione del genere, non Oceano.
Siamo tutte e tre appoggiate alla ringhiera e tutto intorno si crea un silenzio quasi sacro.
Solo noi, il rumore del mare e l’urlo dei gabbiani.
Solo un pazzo può interrompere un momento del genere.
«Hey, venite in cucina! Ho trovato del burro di arachidi!» esclamo una volta rientrata. La mia pazzia viene confermata per l’ennesima volta.
«Sai rovinare sempre tutto Lizzie!» mi rinfaccia Eveline. Piccola ma tosta.
Le convinco e tutte insieme facciamo il giro della casa.
Al secondo piano ci sono le tre stanze da letto. Eve si è appropriata di quella dalle pareti bordeaux e dalla stra-rifornita libreria di grandi classici, i suoi preferiti. Io invece mi accontento di una semplicissima stanza dalle pareti color albicocca, con un letto matrimoniale color noce dalle linee essenziali e, cosa più importante, una scrivania e un piccolo balcone dove poter curare le mie piante.
C’è un’altra porta e non esito ad aprirla, rimanendo senza fiato. Una cosa mai vista prima.
Vasca idromassaggio. Doccia. Rubinetteria splendente.
Neanche i bagni dell’Hilton’s Hotel sono cosi fighi, ci scommetto.
Uscite dal bagno incontriamo l’ultima porta in fronte a noi e la apriamo senza pensarci due volte. Accendiamo la luce e… Boom.
I nostri occhi luccicano? Curiosi, eh?
Beh, mettete insieme scarpe costose più di qualsiasi altra cosa, vestiti delle boutique più prestigiose di tutta America e tre donne, e guardate l’effetto che fa.
Ci buttiamo come indemoniate su tutto quel ben di Dio. Tocchiamo, annusiamo, proviamo, qualsiasi cosa ci capiti a tiro. Vestiti, scarpe, borse, anelli e bracciali. Il paradiso.
A malincuore chiudiamo la porta che conduce al mondo magico e scendiamo le scale, portando le mie sorelle in cucina per vedere il famosissimo, e buonissimo, vasetto di burro d’arachidi. Da conservare per i miei/nostri momenti di depressione/fame notturna, sia chiaro.
La cucina è gigantesca, come tutto in questa casa d’altronde. Il lavello è opposto alla finestra e di fianco a questo ci sono i fuochi e il piano cucina con alcuni elettrodomestici. Al centro della cucina c’è un tavolo con sei sgabelli e dirimpetto sta il salone, dove un televisore a 5cinquanta pollici domina incontrastato. La parete di destra è una vetrata unica che dà sul retro. Il salone è tutto innovativo, tecnologie che a casa mia erano impensabili. Con uno schiocco delle dita scende dal soffitto un telone per poter vedere dei film su uno schermo ancora più grande e le luci di quello che sembra un normalissimo lampadario se impostate diventano luci stroboscopiche. Quante belle feste!
Per ultimo, ma non per importanza, il retro. Una bella piscina e del bel prato verde in cui potersi rilassare nel silenzio più totale.
Eve si avvicina alla piscina.
Io e Hay ci guardiamo e in meno di tre secondi la minora ci si ritrova dentro, immersa fino ai fianchi. Ci guarda con occhi di fuoco mentre noi due maggiori ridiamo come delle pazze. Esce dalla piscina con i vestiti grondanti d’acqua e si mette a rincorrerci per tutto il giardino. Non riuscendo più a smettere di ridere mi butto a terra e mi rotolo proprio come una deficiente, lo devo dire, e la vendetta di Eve arriva in pochissimo tempo.
Quando vuole tira fuori gli artigli anche la piccolina.


It's NdA moment!

Il che non è una grandissima cosa, visto che me ne occupo io... -.-'
Lo so, è passato più tempo del previsto, e indovinate di chi è la colpa? Mia, ovvio. Sempre mia.
La qui presente Meg/Hay ha avuto settimane davvero incasinate a scuola e non ha avuto un attimo libero...
Anyway, io e le mie colleghe ci auguriamo che anche questo capitolo sia di vostro gradimento :)
Ancora si è agli inizi, ma la storia prenderà presto la sua piega ;)
Grazie, come sempre, a tutti quelli che si filano questa storia xD
A presto!
  
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