Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Sunny    05/07/2003    1 recensioni
Tre anni dopo gli eventi di BAWM...Harry, Ron, Hermione e Ginny si stanno costruendo un futuro nuovo, ma c'è qualcuno che non vuole proprio lasciarli in pace...
Genere: Azione, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                                                         IT NEVER ENDS

 

 

CAPITOLO 3: TI HO FATTO SEMPRE PIANGERE?

 

 

You’re my love, you’re my angel

You’re the girl of my dreams

I’d like to thank you for waiting patiently

Daddy’s home, your daddy’s home to stay

                                                                                  Daddy’s Home, Shep and the Limelites

 

***************

 

 

Quando aprì gli occhi per la prima volta, tutto quello che Ron vide furono macchie colorate e senza contorni definiti; quando li sbattè una seconda volta forme e colori sembrarono più chiari, eccezion fatta per la macchia rosa e rossa che stava al centro del suo campo visivo; chiudendo gli occhi, finalmente, Ron riacquistò in pieno la vista, e per quanto non comprese subito dove si trovasse, riconobbe al volo il viso più che sorridente di suo fratello Bill.

 

“Ron!! Ti sei svegliato!!” esclamò con un sorriso enorme, poi corse verso la porta, l’aprì e chiamò la moglie, quindi tornò accanto al fratello.

 

Ron fece un tentativo a parlare, anche se i tubicini che aveva nel naso gli davano non poco fastidio. “…che è successo?…” sussurrò rauco.

 

“Non preoccuparti, sei nell’infermeria del quartier generale, è tutto finito.” Lo rassicurò Bill.

 

In quel momento arrivò Aki, che appena lo vide sveglio s’illuminò. “Ron!! Santo cielo, finalmente!”

 

Ron non capì il motivo di tanta eccitazione, oltretutto non riusciva a condividerla per colpa del micidiale mal di testa che aveva; in ogni caso pochi secondi dopo la cognata lo liberò di tutti i tubicini che aveva in corpo, e gli passò un calice colmo di uno strano liquido azzurrino.

 

“Questa ti farà sentire subito meglio.” Gli disse Aki, e Bill lo aiutò a bere la pozione, e in effetti Ron si sentì molto meglio: era come se quel liquido rinvigorisse il suo corpo man mano che gli scendeva giù nello stomaco.

 

“Meglio?” gli chiese Bill, mettendo via il calice.

 

“Si, molto.” Fece Ron, molto meno rauco.

 

“Mio Dio, ancora non riesco a crederci!” Aki era quasi commossa. “Ci hai fatto morire tutti dalla paura, sai?”

 

“Ma che cosa è successo?” chiese piano Ron, molto più sveglio. “Mi ricordo Harry…improvvisamente è impazzito e ci ha attaccati…”

 

Bill annuì. “Sei rimasto gravemente ferito, e sei stato in coma per cinque giorni.”

 

“Cinque giorni?!” Ron quasi non credeva alle sue orecchie: per lui non erano passati che pochi istanti! Poi sentì la mano destra racchiusa nel calore di qualcosa che gli impediva di muoverla, e si girò per capire cosa fosse.

 

A tenergli la mano fra le sue era Hermione, profondamente addormentata; era avvinghiata a lui anche nel sonno, aveva gli occhi gonfi e cerchiati, il viso molto pallido e l’aria triste e sbattuta. Appena capì che cosa doveva aver passato durante quei cinque giorni, Ron si sentì subito in colpa. “Hermione…” provò a chiamarla piano, sfiorandole una mano.

 

“No, Ron, non la svegliare.” Gli disse Aki, e lui si voltò verso di loro. “Ho dovuto darle di nascosto una pozione per farla dormire un po’. Rischiava un collasso, sono cinque giorni che non dorme nemmeno un secondo. Si era fatta un incantesimo per tenersi sveglia.”

 

Ron inorridì al pensiero che si fosse ridotta in quello stato per colpa sua, e tornò a guardarla con apprensione. “Come sta?”

 

“Non ti dirò stronzate, ha passato una settimana d’inferno.” Gli disse Bill. “Non si è allontanata un solo istante da te.”

 

Ron le strinse la mano nella sua, accarezzandole uan guancia col pollice.

 

“Appena vedrà che sei sveglio farà salti di gioia!” esclamò allegra Aki.

 

“Vado a chiamare mamma e gli altri, vedrai che piomberanno qui prima che abbia finito di avvertirli.” Fece Bill con un sorriso.

 

“Bill, aspetta un attimo.” Lo fermò Ron. “Che n’è stato di Harry?”

 

Aki guardò il marito e lo vide rabbuiarsi in volto. “Sappiamo che è sotto l’effetto di una potente maledizione, ma non sappiamo quale. E non abbiamo idea di dove sia, ma lo stiamo cercando.” Ron sospirò e annuì. “Ora non pensarci, devi riprenderti al meglio, capito?” gli disse il fratello.

 

“Va bene.” Annuì lui. Bill gli rivolse un sorriso fraterno e un’affettuosa pacca su un braccio; poi diede un veloce bacio alla moglie e uscì dalla stanza.

 

Ron tornò a guardare Hermione: aveva un’aria molto fragile e stanca, e attraverso lei lui poteva sentire il peso di quei cinque lunghissimi giorni che per lui non erano durati che pochi secondi.

 

“Riposati ancora un po’.” Gli suggerì Aki, con voce dolce. “Le ho dato un filtro a lunga durata, non si sveglierà prima di un paio d’ore. Dormi un po’ anche tu, la pozione che ti ho dato farà effetto più rapidamente così, e dopo ti sentirai come nuovo.”

 

Ron annuì, e tenendo stretta nella sua la mano di Hermione, chiuse di nuovo gli occhi.

 

***************

 

Hermione arricciò il naso senza aprire gli occhi; era come se qualcosa le stesse stuzzicando il viso, o forse no…sembravano carezze quelle che sentiva sulle guance…probabilmente era un sogno, perché conosceva quelle carezze e c’era un solo uomo al mondo capace di muovere le mani in quel modo…non appena realizzò che per sognare doveva essersi addormentata, Hermione si rimise seduta e aprì gli occhi, infuriata con se stessa per aver ceduto al sonno.

 

Ma evidentemente stava ancora sognando, perché davanti a lei vedeva Ron, seduto nel suo letto, sveglio e sorridente. Non aveva più tutto il torace fasciato, ma solo il fianco sinistro e la fronte, e sembrava perfino più colorito. Hermione sbattè gli occhi.

 

“Ehi, dormigliona.”

 

Hermione, bianca più di un lenzuolo, si coprì la bocca con una mano, tremando e scuotendo la testa. Il suo cervello le stava facendo uno scherzo a cui non avrebbe saputo reggere.

 

Ron le prese l’altra mano fra le sue. “Amore, non stai sognando. Sono io, e sto bene.” Le disse dolcemente, facendole un piccolo sorriso.

 

Ancora tremante, Hermione cercò di toccargli la guancia con le dita; lo sfiorò per un istante, poi ebbe quasi paura di rifarlo, ma una delle mani di lui le prese la sua. Questo non poteva essere un sogno!

 

Ron l’attirò a sé e lei si avvinghiò con tutte le forze al suo collo, senza nemmeno pensare che potesse fargli male, né lui diede segno di preoccuparsene, visto che la stringeva a sua volta forte tra le braccia. Hermione pianse, pianse come non aveva mai fatto in vita sua, pianse in modo straziante e disperato e liberatorio allo stesso tempo. I singulti le morirono in gola quando lui cercò febbrilmente la sua bocca per baciarla: fu un bacio travolgente, entrambi stavano cercando di divorarsi come per fondersi in un unico corpo e non perdersi più.

 

Hermione emise un gemito: quella era davvero la sua carne, la sua pelle, le sue ossa, il suo profumo, i suoi capelli…quello era davvero il suo Ron, non era un’allucinazione o un ricordo, era lui ed era vivo…la sensazione era così forte da farle girare la testa, tanto che ebbe bisogno di rompere il loro bacio per aggrapparsi come poteva alle sue spalle, nascondendo il viso nel suo collo, abbandonandosi contro di lui. Ron l’attirò sul letto, facendo in modo che potesse stare seduta fra le sue gambe senza urtargli il fianco bendato.

 

“Ssh, è passato, è tutto passato…” le sussurrò, accarezzandole la schiena e i capelli e baciandole la fronte. “Sono qui con te, amore, non me ne vado più, non ti lascio più…”

 

Hermione si fece leggermente indietro, per poterlo guardare negli occhi. “Avevo così tanta paura…non mi sono mai sentita così sola in vita mia…” riuscì a dire tra i singhiozzi.

 

Lui le prese il viso tra le mani e le asciugò le lacrime coi pollici. “Non ti lascerò mai più, capito?” le disse con un rassicurante sorriso. “Te lo prometto, amore mio, non avere più paura.”

 

Lei quasi non riusciva più a smettere di piangere.

 

Lui sorrise. “Possibile che riesco sempre a farti piangere?” lei fece un sorriso fra le lacrime, e in quell’istante Ron odiò se stesso. Aveva un’aria così pallida e stanca, e fragile…e tutto per colpa sua. “Perdonami, Hermione.”

 

Lei si asciugò le lacrime e scosse la testa. “Mi hai salvato la vita.”

 

Lui le accarezzò il viso. “Ma ti ho spaventata a morte. E ti ho fatto piangere di nuovo. Io odio vederti piangere.”

 

Lei chiuse gli occhi per riprendere fiato, e lui la baciò di nuovo. Rimasero così per buoni cinque minuti, se non di più; poi, quando interruppero il bacio per respirare, Ron si appoggiò ai cuscini alle sue spalle, accarezzando Hermione che si era abbandonata di nuovo sul suo petto, baciandole la fronte.

 

Qualche minuto dopo bussarono alla porta ed entrò Tennessee, con un gran sorriso sulla faccia e una cartellina fra le mani.

 

“Bene, i belli addormentati sono svegli.” Disse allegramente. Ron le sorrise, e lo fece anche Hermione, ma senza staccarsi da lui. “Potreste scollarvi un secondo, quel tanto che posso controllare le condizioni del paziente?”

 

Hermione si strinse a Ron, e lui rafforzò la presa che aveva su di lei. “Ho paura che dovrai cavartela da sola, senza aiuti.” Le disse lui, in tono vispo.

 

Tennessee rise e si chinò a controllare il fianco di Ron senza farli muovere. “Direi che ti stai riprendendo molto in fretta, grande eroe.”

 

Ron sfoderò uno dei suoi brillanti sorrisi. “Bada, al massimo per domani voglio essere fuori da qui. Ho una donna con cui recuperare cinque giorni di sesso sfrenato, io.”

 

Hermione sorrise e gli baciò il collo. Tennessee si fece una risata. “Mi sa che dovrai aspettare ancora qualche giorno, e comunque ora hai visite.” Gli disse con un occhiolino.

 

In quel preciso istante la porta si spalancò, e si precipitò nella stanza una eccitatissima Molly Weasley, seguita dal marito. Appena vide il figlio immediatamente gli si gettò addosso, soffocandolo in uno dei suoi abbracci materni per cui era famosa.

 

“Oh Signore, Ron!! Bambino mio!!” piagnucolò la signora, stringendo forte il figlio.

 

Ron l’abbracciò, ma quando l’abbraccio di sua madre si fece soffocante la spinse indietro con una risatina. “Dai, mamma, mi stai strozzando!”

 

Il signor Weasley diede al figlio un abbraccio di affetto paterno, e Ron gli diede una rassicurante pacca sulle spalle, mentre sua madre prendeva posto accanto al suo letto.

 

“Come ti senti, bimbo mio?” fece Molly Weasley, col suo tono preoccupato e inquisitorio. “Ma guardati, la ferita alla testa ti fa ancora male? E come sta il fianco? Oh, ma guardati! Perché non ti abbottoni quella camicia, caro, prenderai freddo! E anche quei capelli, tesoro, vuoi che la tua mamma te li pettini?”

 

“Ron scansò il più dolcemente possibile le mani della madre dai suoi capelli. “No, mamma, per favore…”

 

“Guarda quanto sei pallido ancora! Lo vuoi un ovetto bello fresco sbattuto, caro?”

 

Hermione nascose le risate nel collo di Ron, che si passò una mano sulla faccia. “Molly, lascialo in pace! Sta molto meglio adesso!” provò a dirle il marito.

 

“Nossignore, può avere ancora molto bisogno della sua mamma!”

 

“Mamma, sto benissimo, capito?” fece Ron con un sospiro. “Sto benissimo!”

 

Hermione scosse la testa con un sorriso e fece per alzarsi dal letto. “Forse è meglio che vi lasci soli per un po’.”

 

Ron l’attirò di nuovo a sé e poi si lasciò andare sui cuscini alle sue spalle, abbandonando la testa indietro. “Oddio come sono debole, ti prego, aiutami, Hermione.”

 

“Ah, ecco!” commentò la signora Weasley, senza riuscire a nascondere un sorriso, mentre il marito scoppiava a ridere.

 

Hermione ridacchiò e si rilassò di nuovo su Ron, baciandogli il collo mentre lui le passava un braccio attorno alle spalle.

 

“Visto, Hermione? Cosa ti avevo detto?” le disse tranquillamente Molly. “Appena sveglio avrebbe avuto occhi solo per te.”

 

“E vorrei anche vedere, con quello che ha passato.” Disse Ron, accigliandosi. “Com’è che nessuno di voi le ha dato una mano, eh?”

 

Hermione e Molly si guardarono un attimo in faccia e poi scoppiarono a ridere. Ron le guardò con entrambe le sopracciglia inarcate.

 

Arthur Weasley scosse la testa. “Domani verranno a trovarti Percy e i gemelli, Ron. Non vedono l’ora di vederti sveglio.”

 

Il figlio annuì con un’espressione allegra, che però si dileguò pochi istanti dopo. “Ginny e il bambino?”

 

Anche il padre si fece serio. “Stanno alla Tana con noi, almeno per il momento. Danny sta molto bene, mangia come un leone e dorme come un angioletto.”

 

“E’ Ginny che mi preoccupa.” Ammise con un sospiro la signora Weasley. “E’ molto giù, sta soffrendo molto.”

 

“Come non capirla.” Disse piano Hermione, cercando di rilassarsi: Ron era sveglio e fuori pericolo, ormai.

 

“Appena metto piede fuori da qui, andremo a cercare Harry.” Disse Ron, con la mascella serrata. “Lo troveremo presto.”

 

“Ce lo auguriamo tutti, figliolo.” Annuì il signor Weasley.

 

***************

 

Sometimes it’s hard to be a woman

Giving all your love to just one man

You’ll have bad times, he’ll have good times

Doing things that you don’t understand

But if you love him you’ll forgive him

Even though he’s hard to understand

                                                                                                          Stand By Your Man,

 

***************

 

Ginny bussò alla porta ed entrò piano. Trovò Ron nel suo letto, seduto di spalle contro un paio di cuscini, con dei fogli in mano che sembravano catturare la sua attenzione. L’altro braccio lo teneva attorno alle spalle di Hermione, che stava dormendo della grossa appoggiata al suo torace, con la testa abbandonata contro la sua spalla e un braccio placidamente rilasciato sul suo addome. Quando vide la sorella, Ron le fece un gran sorriso e mise giù i fogli.

 

“Ehi.” Le disse piano, cercando di mantenere la voce bassa per non svegliare Hermione.

 

“Ciao.” Fece ugualmente piano Ginny, dandogli un bacio sulla guancia e ricevendone uno in cambio.

 

“Come stai?” le chiese dolcemente il fratello, mentre lei sedeva accanto al tuo letto.

 

“Tu che dici?” gli disse stancamente lei.

 

Lui annuì. “Danny?”

 

Sul viso di Ginny comparve un piccolo sorriso. “Sta bene, mangia e dorme. Papà e mamma mi stanno dando un grande aiuto. Cosa stai leggendo?”

 

“E’ una specie di resoconto sul caso di Harry.” Le spiegò lui. “Sono tutte le informazioni che abbiamo a disposizione per cercarlo.”

 

Ginny annuì, guardando altrove. “Già.”

 

“Te lo giuro sulla mia vita, Gin.” Le disse molto serio Ron. “Troverò Harry e te lo riporterò qui sano e salvo.”

 

La sorella annuì ancora, ma sul suo viso cominciarono a far capolino le prime lacrime, e Ron non potè non provare una gran tristezza. A lui Harry mancava così tanto che faceva male anche pensarci, per cui era più che ovvio che a lei procurasse una sofferenza tale.

 

“Sai una cosa, Ron?” gli disse lei, con voce soffocata. “Io invidio Hermione.”

 

Ron la guardò accigliato, cercando di capire.

 

“Invidio la sua forza, il suo coraggio, la sua intelligenza, tutto.” Continuò Ginny. “Lei si è guadagnata la tua stima, quella di Harry e dell’intero mondo della magia perché non si arrende mai, lei combatte.”

 

“Gin…”

 

Lei scosse la testa. “Tu hai rischiato di morire, e guarda come ha reagito: Aki dice che ti ha fatto molto più bene lei che non tutti quegli intrugli che ti hanno dato. Non ha perso tempo a piagnucolare, come faccio io.”

 

“Tu non piagnucoli.” Cercò di dirle lui.

 

“E’ una storia che si ripete, Ron.” Sospirò lei. “Io resterò sempre la ragazzina che la notte dell’attacco a Hogwarts è rimasta nascosta.” Sussurrò con un singulto. “Dio mio, quanto vorrei aiutare Harry…”

 

“Hermione è unica nel suo genere.” Fece Ron. “Ma questo non vuol dire che anche tu non sia speciale.” La sorella fece una smorfia triste. “Gin, il mondo non è fatto solo di duri e guerrieri. Ci sono persone come te che, con la loro dolcezza e la loro comprensione, fanno molto di più di quanto immagini. Ti rendi conto di quante volte ci hai aiutati e ci sei stata vicina?”

 

Ginny scosse la testa. “Io non riesco a restare con le mani in mano, vorrei poter trovare Harry…mai come adesso sento un bisogno disperato di stargli accanto…vorrei poter andare a cercarlo di persona, subito.”

 

“Anch’io. Per questo stasera esco di qua e torno a casa.” La sorella lo guardò, sorpresa. “Ho parlato con Aki, domani voglio mettermi sulle tracce di Harry. Ne ho abbastanza di starmene qui senza far niente.”

 

Ginny si morse un labbro. “Pensi…pensi che ce la farete? Pensi che ritroverete Harry?”

 

Ron le fece un sorriso. “Ti giuro che ti riporterò al più presto tuo marito.”

 

La sorella gli sorrise in risposta. “Ti voglio bene, Ron.”

 

Lui le sorrise e le fece un occhiolino. Hermione si stiracchiò e si mosse piano, emettendo piccoli suoni che fecero sentire Ron in paradiso, e dopo qualche secondo aprì gli occhi, stropicciandoseli.

 

“Buongiorno.” Le disse sorridendo lui.

 

“Ciao.” Fece lei, cercando di mettersi seduta. “Mi sono addormentata?”

 

Lui rise, facendo l’occhiolino alla sorella. “E mi hai sbavato tutto addosso.”

 

“Scemo.” Rise lei, stiracchiandosi e accoccolandosi nella sua spalla con un’aria beata.

 

***************

 

 

Nella grossa sala buia le voci sembravano rimbombare cupamente; un uomo con un mantello di lupo grigio stava in piedi, inchinato su un ginocchio in mezzo alla sala, mentre alle sue spalle stavano una decina di uomini col viso coperto. In una zona non illuminata della grossa stanza c’era in piedi e appoggiato al muro un uomo con un mantello nero addosso, con le braccia conserte; solo i suoi occhi di un rosso intenso brillavano nel buio; un grosso serpente stava attorcigliato ai suoi piedi, mentre completamente al buio era il muro accanto a lui, dove si intravedeva a malapena il contorno di una grossa poltrona di marmo.

 

“Mia signora, è stato fatto tutto come avete ordinato.” Disse in tono ossequioso l’uomo in ginocchio.

 

“Eccellente, Jacob.” Fece una gelida voce da donna, proveniente dall’angolo buio.

 

“I vostri uomini sono tutti appostati, pronti a colpire al vostro comando.” Continuò quello.

 

“Dovranno rimanere lì fermi.” Rispose la voce. “Da’ ordine che non rubino nemmeno un sacchetto di caramelle senza il mio permesso.”

 

“Si, mia signora.” L’uomo chinò il capo.

 

“Quando dovrò colpire io?” fece l’uomo col mantello nero appoggiato al muro.

 

“Non essere così impetuoso. Colpirai quando i tempi saranno maturi.”

 

Il serpente agitò la coda, emettendo un sibilo.

 

“Ascoltami bene, Jacob. Per il momento tutto quello che i tuoi uomini devono fare è restare nascosti. Mentre tu sai cosa devi fare.”

 

“Si, mia signora.”

 

“Bene. Puoi andare, Jacob.” L’uomo chinò la testa e si rialzò, schioccò le dita e uscì dalla stanza, seguito dagli altri uomini. Il serpente si tirò su, all’altezza di quello che sembrava il bracciolo della grossa sedia, e una mano prese ad accarezzargli la piccola testa. “Tu credi di essere pronto per quando toccherà a te?”

 

“Io sono già pronto.” Fece l’uomo col mantello.

 

La voce da donna si fece compiaciuta. “Bene. Molto bene. Perché presto sarà il tuo turno, Harry.”

 

***************

 

 

Hermione aprì la porta di casa e accese la luce, lasciando aperta la porta per far entrare Ron. “Bentornato a casa, amore.” Disse sorridendo.

 

Lui entrò con un gran sorriso. “Casa dolce casa.” Si guardò un po’ in giro nel salotto, mentre Hermione accendeva il fuoco nel camino con un colpo di bacchetta. “Ehi, è tutto straordinariamente pulito e ordinato, non sembra nemmeno più casa nostra.”

 

“E’ stato un regalo di tua madre, stamattina è venuta qui e ha dato una ripulita.”

 

Lui si sdraiò sulla sua poltrona preferita. “Ah, questa è una poltrona comoda! Altro che quel letto di merda.”

 

Hermione scosse la testa con un sorriso. “Vado a preparare la cena. Richieste?”

 

“Hamburger e patatine sarebbero molto fuori dal tuo menù di sana e corretta alimentazione?”

 

“Si.”

 

“Ma me li farai lo stesso, vero?”

 

Lei rise. “Solo per questa sera.”

 

Lui fece un sorriso vittorioso. “Grazie, mammina.”

 

“Si, ma non ti ci abituare.” Hermione si diresse in cucina, mentre lui rimase a rilassarsi sulla sua poltrona. Pochi minuti dopo, però, la voce di lei risuonò di nuovo nell’aria, incerta. “Uhm…Ron?”

 

Lui si accigliò. “Che c’è?”

 

“Sai, credo…che la cena sia già qui.”

 

Ron si alzò e la raggiunse, e la vide in piedi vicino ai fornelli, ad armeggiare con una grossa pentola. “Cosa vuol dire che la cena c’è già, l’hai già preparata?” Hermione sollevò il coperchio: nella pentola stava una specie di miscuglio dall’aspetto di un brodo vegetale. Ron fece una smorfia. “Oh no, ancora mia madre!”

 

Hermione ridacchiò. “Ci resterà molto male se non lo mangi.”

 

“Non me ne frega un accidente! Quel dannato brodo vegetale è stato l’incubo fisso della mia infanzia, l’ho mangiato anche troppe volte.”

 

Lei scosse la testa. “Va bene, ma a tua mamma non dirlo.”

 

“Ovvio.” Disse lui, svuotando la pentola nel lavandino. Quando si voltò, però, vide che Hermione stava ferma immobile, stranamente impallidita. “Che c’è?” le chiese.

 

Lei non rispose, ma si portò una mano allo stomaco, mentre il colorito del suo viso si avvicinava sempre di più al verdastro. “Hermione, ti senti bene?” le chiese ancora lui, avvicinandosi a lei.

 

Lei non rispose, invece girò sui tacchi e corse via a tutta velocità. Ron la seguì immediatamente, più confuso che mai, e la trovò in bagno, in ginocchio davanti al gabinetto a vomitare anche gli occhi. Lui fece la prima cosa logica che gli venne in mente: tenerle i capelli lontani dal viso e accarezzarle la schiena, aspettando che avesse finito. E ci mise un bel po’ prima di calmarsi. Quando riuscì ad alzare il viso dal gabinetto, era pallidissima e sfinita.

 

“Va meglio?” le chiese preoccupato lui.

 

Lei non riuscì a rispondergli, scossa da un’altra scarica di vomito. Lui aspettò che i conati le fossero passati, poi l’aiutò ad alzarsi e la sorresse per tutto il tragitto dal bagno fino alla camera da letto, dove la fece stendere sul letto e le sedette accanto, prendendole una mano.

 

“Come ti senti?” le chiese, molto preoccupato.

 

Lei si stava ricolorendo poco alla volta. “Meglio.”

 

“Sei sicura? Vuoi un po’ d’acqua?”

 

Lei scosse la testa. “No, non ti preoccupare. Fa così e poi passa subito.”

 

Ron la guardò accigliato. “Vuoi dire che ti è già successo ultimamente?”

 

“Ron…”

 

“Quante volte? Perché non me l’hai detto?”

 

“No, ascoltami…”

 

“Da quant’è che va avanti questa storia?”

 

Hermione sospirò. “Mi è successo quasi tutti i giorni questa settimana, tutto qui.”

 

Lui guardò altrove. “E’ colpa mia. Ti sei strapazzata troppo per me.”

 

Lei scosse la testa. “Non è stata colpa tua se ti sei ritrovato a rischiare la vita in un letto d’ospedale. E ti ricordo che ti sei preso in pieno quel colpo per salvare me.”

 

Lui la guardò un attimo e le accarezzò il viso. “Io detesto vederti piangere, e odio vederti soffrire. E la maggior parte delle volte a farti star male sono io.”

 

Hermione si raddrizzò nel letto, finchè non si mise quasi seduta. “Ron, io mi preoccupo per te e soffro se tu stai male, perché ti amo.”

 

Lui si passò una mano fra i capelli. “Ci sono delle volte che vorrei proteggerti anche dall’aria.”

 

Lei gli strinse la mano. “Ma non lo puoi fare. E non ne ho bisogno, io sono innamorata del mio compagno, non della mia guardia del corpo.”

 

“Ti amo.” Le disse semplicemente lui; avrebbe voluto dirle tante cose, ma questa era senza dubbio la più importante. “Ti amo come non ho mai amato niente e nessuno al mondo.”

 

Lei gli fece un piccolo sospiro e gli passò una mano dietro alla nuca. “Più dei Cannoni di Chudley?” gli sussurrò.

 

Anche lui le sorrise. “Si, molto più di loro.”

 

Lei non gli rispose, ma lo attirò a sé e lo baciò. Questa era una delle tante cose che amava di lui: baciarlo. I suoi baci erano sempre così pieni di passione, di sentimento…così pieni di lui…perché questo era Ron, così pieno di emozioni e impeto, dava la sua anima in tutto ciò che faceva, spirito galoppante e forte…baciare lui era come correre su un cavallo selvaggio senza briglie, volare aggrappati alle ali di un’acquila, correre lungo la spiaggia sotto la pioggia…ecco perché riuscivano a baciarsi per decine e decine di minuti senza mai staccarsi l’uno dall’altra.

 

Hermione era così persa nel vortice di emozioni che a malapena si accorse che lui le stava tormentando il collo con dei baci a cui era materialmente impossibile resistere, e non riuscì a tenere gli occhi aperti né a trattenere un gemito, ma poi la parte razionale del suo cervello fece sì che lo respingesse indietro.

 

“Ron…ci dobbiamo fermare…” mormorò col fiato corto. Lui si chinò di nuovo per baciarla. “…tu non ti sei ancora ripreso…”

 

“Sto benissimo.” Le sussurrò lui, cercando disperatamente la sua bocca.

 

Lei si sforzò di trattenersi. “…devi mangiare…”

 

“Voglio solo te. Dopo tutto il resto.” E senza indugiare oltre, la baciò di nuovo. Hermione non ribbattè più sull’argomento cena: ci sarebbe stato tutto il tempo per mangiare, dopo.

 

 

***************

 

You came into my life sent from above

When I lost all hope you showed me love

I’m checking for you, boy you’re right on time

Angel of mine

                                                                       Angel of Mine, Monica

 

 

             *********************

 

 

 

Tutti contenti, adesso? Io si, molto! Sto cominciando ad adorarli questi due! ^^

Bene…e adesso cosa dovete fare? Recensire, è ovvio! Perché siete belli, buoni, adorabili, e così io scrivo più in fretta! ^^

 

Ok, il prossimo capitolo, “Il gioco si complica”, mi frulla in mente dall’inizio di questa fic…sarà un capitolo mooolto importante, denso e penso anche più lungo…e ci saranno grandi novità. E quando dico grandi, voglio dire grandi!

Baci baci, ci vediamo presto! ^^

 

Sunny

 

 

 

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sunny