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Autore: Cassandra caligaria    02/11/2012    2 recensioni
Campi, estate del 1944. Una giovane fanciulla, figlia di un ricco proprietario di una masseria, passeggiando in un campo di grano nella tenuta di famiglia si imbatte in un giovane sconosciuto dall'accento americano. Seppur provenendo da mondi lontani e diversi, i due giovani scopriranno presto di essere spiriti affini.
La guerra, perņ, bussa anche alle porte della pacifica masseria e il giovane straniero cela nel suo cuore un doloroso segreto...
Tutti umani.
N.B. L'ultimo capitolo pubblicato č un extra che puņ essere letto anche senza conoscere tutta la storia.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Emmett Cullen, Esme Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
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CAPITOLO VENTINOVESIMO


 

 

Era l’estate del 1945 quando la piccola Jane Marie Benedetta Masen ricevette il sacramento del Battesimo. Come quasi tutti si aspettavano alla masseria Swan, il padrino e la madrina furono Emmett ed Alice.
La piccola Jane cresceva sana e forte, coccolata da tutti. Diventava sempre più bella ed era sempre più simile a sua madre per i lineamenti del viso; il colore degli occhi, invece, come Bella aveva sperato, era quel verde smeraldo che tanto amava.
I raggi del sole filtrati dalle spesse tende della camera da letto accarezzarono i corpi dei due giovani sposi. Edward si mosse piano, per non svegliare sua moglie e si avvicinò alla culla della bambina.
La piccola dormiva beata, stringendo il lenzuolo di lino bianco nella mano stretta a pugnetto. La osservava incantato, come un pellegrino di fronte alla statua di un Santo. Studiava i delicati e perfetti lineamenti del suo viso, le fossette in corrispondenza delle nocche sulle manine paffute, il suo respiro tranquillo e regolare. Avrebbe passato tutta la vita di fronte a quello spettacolo, ad ammirare il frutto del loro amore.
Chissà se sognava la sua bambina, chissà cosa sognava. Si ritrovò a pensare che era un peccato che l’età più innocente e spensierata sia quella di cui si hanno meno ricordi.
Lui ricordava poco di quando era bambino e da qualche tempo combatteva contro i suoi ricordi, tentava di non farli riaffiorare alla memoria, perché erano troppo dolorosi. Si era imposto di non ricordare di aver avuto una vita prima di arrivare alla masseria, perché in ogni immagine del suo passato c’era Anthony e questo bastava a renderlo triste.
Una lacrima, seguita da altre sottili e salate, gli rigò il viso. Non accadeva da tanto tempo.
Non si era accorto che sua moglie era già sveglia da un po’ e si era messa di fianco per osservare lui che guardava la piccola Jane.
Non si era accorto che si fosse alzata dal letto per avvicinarsi a lui, proprio nel momento in cui aveva cominciato a pensare ad Anthony. Lei aveva capito, perché ormai lo conosceva bene, che tristi pensieri avessero preso il posto di quelli felici, dalle mani strette a pugno e dalle spalle che avevano assunto una posa rigida.
Si avvicinò e lo abbracciò da dietro, posando il capo sulle sue scapole forti e fresche che profumavano di bucato fresco, di lui, ma avevano anche un po’ dell’odore di lei.
Tanti odori che messi insieme sapevano di casa.
Lo strinse più forte che poteva, come se attraverso quella stretta potesse prendere un po’ della sua sofferenza sulle sue esili spalle. Si accorse che aveva iniziato a tremare, segno che stava per piangere sul serio. Allora, lo prese per mano ed insieme uscirono dalla stanza, per non svegliare la piccola.
Appena furono nel salotto, seduti sul divano, Edward iniziò a singhiozzare e Bella, addolorata per la sofferenza di suo marito, non poté fare altro che abbracciarlo forte e stringere il suo capo sul petto.
Lo cullava come faceva con Jane, accarezzandogli i capelli e lasciandogli qualche bacio sulla fronte.
Il suo corpo forte era scosso da singhiozzi che facevano tremare entrambi, stretti com’erano l’uno all’altra. Le lacrime impregnarono il tessuto leggero della vestaglia di sua moglie. La sua sofferenza, il suo dolore, gli incubi che ancora aveva ogni tanto di notte, erano come una pugnalata al cuore per Bella.
Non ce la faceva a vedere suo marito in preda al dolore e non sapeva cosa fare per alleviare la sua sofferenza, se non stargli vicina il più possibile.


Ne aveva parlato anche con suo zio Carlisle, saggio consigliere e mentore, che l’aveva rassicurata, dicendole che fosse normale, dopo aver combattuto in guerra e aver vissuto un lutto così grave, avere degli incubi. Ma sarebbero passati, con il tempo.
Infatti da quando si erano sposati e poi era nata Jane, gli incubi erano diminuiti. Edward era sempre allegro, felice e premuroso. Ma Bella sapeva che c’era comunque una parte di lui che si sentiva in colpa.
Si sentiva in colpa per aver privato i suoi genitori anche della sua presenza.
E da quando era diventata mamma, la sua intuizione era divenuta certezza.
I suoi genitori erano lontani e sebbene lui non ne parlasse mai – solo a volte, ne parlava con sua moglie -, Bella era convinta che gli mancassero molto e che fossero loro il tassello mancante alla sua completa felicità.
Non li vedeva da quando si era arruolato nell’esercito, non aveva avuto più loro notizie dopo la morte di Anthony e non li aveva avvisati che si era sposato ed era diventato padre, sebbene Bella gli avesse proposto più volte di invitarli a raggiungerlo.
Non lo diceva e non lo dava a vedere, ma era certa che gli mancassero e si sentisse in colpa, nei loro confronti. Soprattutto da quando la piccola Jane era nata.
Edward era un padre perfetto e adorabile; ma spesso, quando teneva in braccio Jane o semplicemente la osservava dormire, Bella aveva notato che il suo sguardo si perdeva nel vuoto e il suo volto si trasfigurava a causa di quell’antico dolore, che non era ancora riuscito a superare.



Quando finalmente sembrò essersi calmato, Edward strinse forte sua moglie e prese ad accarezzarle un fianco, con la mano libera. L’altra era impegnata a stringere forte il tessuto della sua vestaglia, quasi a volerla trattenere con sé.
Prese un respiro profondo e sollevò il capo, incrociando lo sguardo preoccupato di sua moglie. Le accarezzò il viso e lei gli sorrise, come per incitarlo a parlare.
“Scusa, scusami. Io non so cosa mi è preso…”, tentò di giustificarsi.
“Non devi scusarti con me, Edward. Sai che non ce n’è bisogno.”, lo rassicurò lei.
Lui la strinse forte a sé e le baciò il capo profumato. Bella gli accarezzava il torace glabro, mentre ascoltava il ritmo del suo cuore accelerare, a causa del suo tocco.
“Edward, io so cosa ti è preso. So perché ogni tanto sei triste e hai lo sguardo perso nel vuoto. So che ti senti in colpa, anche se cerchi di nascondermelo. Io ti conosco bene.”
Edward non le rispose, ma continuò ad accarezzarle la schiena. Bella continuò a parlargli.
“Scrivi ai tuoi genitori, Edward. Fagli sapere che stai bene. Raccontagli di noi, di Jane. Ti prego, amore. Vedrai che ti sentirai meglio.”
Lo sentì trattenere il respiro e per un attimo ebbe paura. Poi, sentì le sue dita posarsi sotto il suo mento e sollevarlo, fino a trovarsi occhi negli occhi.
“Hai ragione: io mi sento in colpa. Mi sento tremendamente in colpa. Perché sono stato uno stupido egoista e l’ho capito solo da quando sono diventato padre. Se solo un giorno – che spero non arriverà mai – io non dovessi avere notizie di Jane, vivere nel dubbio che le sia accaduto qualcosa, lontana da me, io penso che ne morirei. I miei genitori non hanno perso solo un figlio: a causa del mio comportamento egoista, li hanno persi entrambi. Non so come stanno, non so se sono ancora entrambi vivi, non so come hanno affrontato il lutto di mio fratello. Ho fatto schifo come figlio, sono stato uno stupido. Li ho tagliati fuori dalla mia vita e non so neanche perché l’ho fatto. Quando sono arrivato qui, quando vi avevo raccontato di aver perso la memoria… beh, era quello che speravo. Avrei voluto cancellare tutto quello che avevo vissuto, prima di arrivare qui. Tutti i ricordi, tutti i momenti vissuti con mio fratello, tutta la mia vita, fino al giorno in cui ho incontrato te, il giorno in cui ho ricominciato a vivere. Ho cercato con tutte le mie forze di far tacere la mia coscienza, che mi ricordava che sì avevo perso mio fratello, ma avevo ancora due genitori, che probabilmente avevano bisogno di me. Credevo di poter cominciare tutto daccapo, eliminando quello che c’era stato prima. Avevo addirittura pensato di spedire la mia piastrina di riconoscimento ai miei genitori, così forse avrebbero trovato pace e non avrebbero vissuto nel dubbio che fossi vivo. Sarebbe stato più facile: avrebbero pianto entrambi come morti. Ma quando è nata Jane, è cambiato tutto. Sono entrato di nuovo in crisi e insieme alla felicità che cresceva giorno dopo giorno, il mio dolore e il mio senso di colpa riaffioravano. Non sono riuscito a tenerlo a bada e così stamattina, sono crollato. Perdonami, Bella. Perdonami se non te ne ho parlato subito. Tutti gli incubi… non è solo colpa della guerra. Scusa, amore.”
Bella gli accarezzò una guancia e si sistemò meglio sulle sue gambe, per poterlo abbracciare. Sentì tutto il suo corpo rilassarsi e ne fu sollevata. Stava iniziando a liberarsi di un fardello troppo pesante e troppo a lungo tenuto dentro di sé.
“Edward, non devi scusarti con me. Io ti starò sempre accanto, in ogni momento, bello o brutto che sia, qualunque decisione tu prenderai, io sarò con te. Ma, voglio che ti liberi finalmente di questa sofferenza, voglio che parli con me se c’è qualcosa che ti turba, proprio come faccio io con te. Voglio solo che tu sia felice.”
“Ti amo”, le sussurrò Edward, stringendola più forte a sé e provocandole brividi lungo tutta la schiena.
“Anch’io amore.”, rispose Bella, finalmente sollevata.
Un pianto proveniente dalla loro camera da letto, li fece sollevare immediatamente dal divano e sorridenti, mano nella mano, raggiunsero la loro bambina che pretendeva di fare colazione.





“Buongiorno, Bella!”, la salutò allegro suo zio.
“Buongiorno, zio!”, rispose Bella, entrando nel suo studio e chiudendosi la porta alle spalle.
“Ciao piccolina! Come stai?”, Carlisle iniziò a solleticare la bambina sul pancino, che emise in risposta un delizioso risolino.
Ogni mese, Carlisle controllava la piccola Jane, assicurandosi che la sua crescita procedesse nel migliore dei modi.


“Bene, Bella. La piccolina è forte e sana, il suo peso aumenta regolarmente, così come la sua lunghezza. Direi che possiamo iniziare a svezzarla. Puoi cominciare con del semolino in brodo, quello prodotto dal nostro grano è ottimo e tuo padre è attentissimo al momento della macina.”, le disse sorridendo.
“D’accordo, zio.”, rispose Bella.
“Poi se alla signorina piace, fra qualche settimana possiamo iniziare a farle assaggiare anche del brodo di carne leggera, magari di pollo.”, aggiunse Carlisle prendendo in braccio Jane e fingendo di parlare con lei.
La piccola lo guardava assorta, con i suoi grandi occhi verdi. Bella sorrise e pensò che anche suo zio Carlisle, come suo padre, sarebbe un nonno perfetto.
“Zio, devo parlarti di una cosa…”
“Certo, Bella, dimmi pure. Riguarda te o la bambina?”, domandò subito Carlisle, rimettendosi seduto dietro la scrivania, ma continuando a tenere in braccio Jane.
“Riguarda me.”, rispose prontamente Bella.
“È normale che non sia ancora tornato il mio ciclo?”, gli domandò a bruciapelo.
“Sì, Bella. È del tutto normale perché stai allattando.”, le rispose tranquillo suo zio.
“Io… è possibile che sia di nuovo incinta? Vedi… sono ingrassata, nonostante avessi perso la pancia dopo il parto, ora mi sembra stia ritornando ad essere più rotonda, e da qualche mattina mi sveglio con la nausea.”, confessò Bella.
“Beh, è possibile. Ti avevo detto che il fatto che allattassi ti potesse preservare, almeno all’inizio, da una eventuale gravidanza. Ma dopo il puerperio, nonostante l’allattamento, niente esclude che si possa rimanere incinta. Hai notato altri sintomi, oltre alla nausea e alla pancia, tesoro?”, domandò dolce.
“Beh, il seno… mi è sembrato più grosso. Però, ho pensato che derivasse dal fatto che stia allattando…”, sorrise dentro di sé pensando che quel particolare lo aveva notato Edward. Ma, ovviamente, omise quel particolare a suo zio.
“Vieni, Bella. Andiamo nell’ ambulatorio, così ti visito e controlliamo che tutto sia apposto.”
Carlisle condusse Bella nell’ ambulatorio e dopo aver sistemato Jane nel passeggino, la invitò a stendersi sul lettino.


“Allora, zio?”, domandò Bella in ansia.
“Sei incinta, Bella. Non so dirti con precisione di quanto, ma facendo due calcoli, visto che Jane ha cinque mesi e non credo tu sia rimasta incinta prima di almeno sei settimane dal parto, credo tu sia incinta di tre mesi, al massimo quattro.”, le rispose suo zio, sorridendole.
“Allora avevo ragione…”, mormorò Bella, sorridendo.
“Sì, tesoro. Avevi ragione. Congratulazioni!”, esclamò allegro Carlisle.
“Grazie, zio. Anche se avrei preferito che Jane fosse un po’ più grande, sono felice di aspettare un altro bambino.”, gli confessò Bella.





Edward rientrò tardi a casa quella sera. Era stato a Brindisi con Charlie ed Emmett per affari e poi era finalmente andato a spedire un telegramma ai suoi genitori.
Bella aveva sistemato Jane nella sua culla e quando Edward entrò in camera da letto, la piccola dormiva già beata.
Le baciò la fronte e poi si avvicinò a sua moglie per salutarla.
“Bentornato…”, mugolò lei sulle sue labbra.
“Mi sei mancata. Mi siete mancate!”, asserì lui, abbracciandola.
“Vado a fare un bagno, sono esausto. Ti va di… farmi compagnia?”, ammiccò malizioso.
Bella scosse la testa divertita: era da quando lo aveva scoperto nel bagno di sua madre, ormai più di un anno fa, nudo, che ogni volta che andava a farsi un bagno le proponeva di unirsi a lui. Non che non lo avesse mai fatto, anzi; spesso, soprattutto quando Bella era incinta, facevano il bagno insieme, così Edward la aiutava ad entrare ed uscire dalla vasca, evitandole pericolose cadute.
“Volentieri.”, rispose lei, cominciando a sciogliere il nodo della sua vestaglia e mostrando i suoi seni tondi e floridi, nudi, di fronte ai suoi occhi famelici.
“Ti prego, andiamo di là… non vorrei svegliare Jane…”, sussurrò, con voce roca, Edward.
Bella ridacchiò e lo prese per mano. Si alzò dal letto ed insieme si diressero nella toeletta annessa alla loro camera da letto.





Bella si rilassò contro il petto di suo marito, che teneva le mani strette a quelle di sua moglie, sul suo grembo pieno. Voltò il collo, in cerca delle sue labbra e gli lasciò un delicato bacio.
“Amore, devo dirti una cosa. In realtà, non è la prima volta che te lo dico…”, Bella arrossì lievemente.
“Dimmi…”, la incoraggiò, sorridendo, Edward.
“Beh, io… sono incinta.”, Bella premette più forte le mani di Edward, strette alle sue, sul suo grembo, coperto dall’acqua e dalla schiuma profumata di lavanda.
“Sei incinta?”, domandò incredulo e con un enorme e luminoso sorriso stampato sulle labbra suo marito.
“Sì, sono incinta. Stamattina zio Carlisle mi ha visitata e me lo ha confermato… io lo sospettavo già da un po’…”, rispose Bella.
“Dio, Bella, è meraviglioso!”, esclamò Edward felice, intrappolando le labbra di sua moglie tra le sue.

















NOTE.
Innanzitutto, scusate il ritardo. Purtroppo ci sono stati un po' di imprevisti in questo mese e non sono riuscita a scrivere e postare quando avrei voluto. Spero che il capitolo vi piaccia e beh, come avete letto, abbiamo un altro bebè in arrivo! Maschietto o femminuccia?! XD



E poi, a proposito di figlie di Bella e Edward... ho scritto una one-shot per un contest intitolato 'About Renesmee', indetto sul forum di EFP da __Hilary__, proprio in occasione dell'uscita nelle sale di 'Breaking Dawn - parte II', e sono arrivata seconda! :) Mi farebbe molto piacere se la leggeste e magari mi faceste conoscere la vostra opinione a riguardo. :) Questa è la storia SCIVOLI E BIKINI.
Alla prossima allora! Ah, vi avviso: il prossimo capitolo sarà l'ultimo di questa storia. Poi ci sarà l'epilogo ed infine gli extra.
Buonanotte, un bacione!

  
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