"Senza smettere di volare l’enorme creatura spalancò le sue fauci e cominciò a raccogliere le proprie energie in una sfera dal colore viola opaco, pronta ad essere scagliata sulla nave: quello era un colpo di grazia."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli, il verso dei
gabbiani che volano alti e liberi nel cielo, la sensazione di avere la
sabbia sotto la pelle....sensazione?!?
Sariell si svegliò di colpo, agitandosi come se fosse stata
ancora in acqua. Ci mise poco a capire che non era così: il
sole era abbagliante e la sabbia sotto di lei bruciava. Si mise seduta
e si stropicciò gli occhi cercando di capire dov'era; una
cosa era certa: non era sulla nave volante.
“Uffa! Ma dove diavolo sono?” si chiese mentre
tentava di ricordare un motivo per il quale si sarebbe dovuta trovare
in quel luogo.
Poi, all'improvviso, tutto le tornò alla mente: il Dragone
Nero, il capitano che la metteva in salvo, sebbene in modo un
po’ drastico, le onde che la sbalzavano da una parte
all’altra; due file di lacrime le solcarono il volto al
ricordo di quegli eventi. Passarono alcuni, interminabili minuti colmi
di tristezza e anche di paura, residuo di quella tragica esperienza.
“No!! Devo farmi forza e cercare di capire dove sono: forse
mi trovo in prossimità di Miran ma non si riesce a vedere
nessuna città da qui!” si alzò e,
seppure a fatica, cominciò ad esplorare la zona,
mantenendosi a debita distanza dalla fitta giungla che occupava la
parte più interna di quella zona di terra. Camminando lungo
la spiaggia la ragazza si volse a guardare l’oceano, alla sua
destra: le dava una strana sensazione pensare che qualcosa di
così bello potesse essere allo stesso tempo così
pericoloso.
Dopo una o due ore passate ad esplorare una spiaggia apparentemente
priva di qualsiasi elemento di rilievo Sariell decise che forse era il
caso di avventurarsi nell'entroterra; restò qualche istante
ad osservare la gigantesca e lugubre foresta di che si
affacciava sulla spiaggia: poteva sentire inquietanti versi di animali
provenire dal sottobosco, le gambe cominciarono a tremarle,
così decise che avrebbe placato il suo spirito da
avventuriera per il momento. Si sedette su di un grosso masso nelle
vicinanze e cominciò a domandarsi se non era il caso di
preoccuparsi davvero; in fondo, per quel che ne sapeva, non
c’erano ragioni per le quali quella non potesse essere
un’isola.
“Sono stancaaaa!!! E poi, accidenti, possibile che non ci sia
niente da queste parti….neanche un nido di
tartarughe!?!”
Non ebbe neanche il tempo di terminare la frase che sentì
qualcosa muoversi tra le foglie, alle sue spalle.
“A-accidenti, non sarà mica un
cannibale!?!”
La giovane fu colta dal panico: aveva sentito parlare, infatti, di
alcune isole inesplorate nel Mare delle Sirene tuttora popolate da
misteriose tribù .
Il rumore si fece sempre più vicino ma, quando la misteriosa
creatura emerse dal folto della foresta Sariell si trovò un
davanti ad un anziano uomo molto basso e con una lunga barba bianca ma
vestito con un’elegante tunica verde smeraldo. Fu lui il
primo a parlare.
“Salute a te, figliola.”
“Aaah! Ma-ma lei non sarà mica...”
“Caspita, significa che hai gia capito?”
l’anziano uomo assunse un’aria compiaciuta.
“...uno sciamano della tribù dei cannibali, quello
che benedice il cibo prima di metterlo a rosolare!” questa
affermazione sconcertò l’uomo.
“Ma no brutta mongoloide, non hai capito un
accidente!!!!” adesso era più spaesato lui della
ragazza; tossi in una mano come per dare un segno di ricomponimento.
“Mia cara, temo che tu abbia frainteso. Certo il mio arrivo
deve averti colta di sorpresa e credo proprio di averti spaventata, ti
chiedo scusa. Io non appartengo a una tribù di cannibali,
puoi rassicurarti, non ti farò alcun male; sono qui
unicamente in veste di tua guida.”
“Una guida? E per cosa? Mi condurrà in
città? Ho capito, fa parte di una squadra di soccorso, mi
scusi per prima!” l’uomo sembrò
rattristarsi per qualche istante.
“Ho paura che le cose non stiano proprio
così. Ad ogni modo questo non è il luogo per
parlare di certe cose, le forze del male sono dovunque.”
“Come, come: le forze del male? Non è che fa uso
di quelle famose spezie orientali che provocano allucinazioni per
alleviare i dolori della vecchiaia?”
“Ma no, razza di demente!!!”
“Ma guarda che vecchietto arzillo!”
L’anziano uomo si ricompose e proseguì, sebbene
irritato da quelle affermazioni, il discorso di prima.
“Dicevo soltanto che sarebbe meglio per te venire con me: nel
mio palazzo potrai rimembrarti e schiarirti le idee a proposito di
alcune importanti faccende, pensi di poterti fidare?” la
ragazza lo scrutò un attimo e ne approfittò per
riflettere; certo era una situazione assai atipica: un vecchietto,
venuto non si sa bene da dove, la stava invitando a seguirlo in un
certo castello.
“Non so proprio cosa dire, cose del genere non te le
insegnano all’Accademia….Certo, a guardarti, non
sembri pericoloso. A proposito, non ti sei presentato.”
“Comprendo che tu faccia fatica a fidarti di me, non ti
biasimo; comunque ti ripeto che non ho alcuna intenzione di farti del
male. Rinnovo anche il mio invito a seguirmi: ti prego,è
molto importante. Ah, dimenticavo, io sono Baraln, molto
piacere!” le porse la mano in segno di saluto e la ragazza si
chinò su di lui per stringerla.
“Il mio nome è Sariell, piacere mio.”
finalmente convinta, la giovane gli rivolse un grande sorriso, prima di
seguirlo all’interno della fitta giungla.
I due passarono circa mezz'ora a camminare tra intricati grovigli di
tronchi di alberi caduti, di piante di ogni sorta; attraversarono un
ruscello e si ributtarono in quel mare verde. Sariell sperava di non
essere allergica a nessuna di quelle piante ma, al tempo stesso, era
affascinata da quella moltitudine di esemplari che aveva sempre visto
solo sui libri di scuola. Ad un tratto la fioca luce del sottobosco,
limitata dalle ampie cime degli alberi, si fece più forte
rivelando la fine del percorso; ciò che la ragazza vide fu
uno spettacolo fuori dal comune: i due avevano infatti raggiunto
un’ampia valle dalla forma circolare e con le pareti che
cadevano a strapiombo verso il fondo. Tutto il perimetro elevato, fatta
eccezione per alcuni punti, era il punto di sbocco di decine di fiumi,
che si gettavano nella vallata rendendo tutta la sua superficie
inferiore un grande lago al centro del quale si stagliava un altissimo
castello.
“E', è quella?”
“Si mia cara, quella è la nostra meta!”