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Autore: maru89    18/05/2007    0 recensioni
"Senza smettere di volare l’enorme creatura spalancò le sue fauci e cominciò a raccogliere le proprie energie in una sfera dal colore viola opaco, pronta ad essere scagliata sulla nave: quello era un colpo di grazia."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
La Meta

Il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli, il verso dei gabbiani che volano alti e liberi nel cielo, la sensazione di avere la sabbia sotto la pelle....sensazione?!?
Sariell si svegliò di colpo, agitandosi come se fosse stata ancora in acqua. Ci mise poco a capire che non era così: il sole era abbagliante e la sabbia sotto di lei bruciava. Si mise seduta e si stropicciò gli occhi cercando di capire dov'era; una cosa era certa: non era sulla nave volante.
“Uffa! Ma dove diavolo sono?” si chiese mentre tentava di ricordare un motivo per il quale si sarebbe dovuta trovare in quel luogo.
Poi, all'improvviso, tutto le tornò alla mente: il Dragone Nero, il capitano che la metteva in salvo, sebbene in modo un po’ drastico, le onde che la sbalzavano da una parte all’altra; due file di lacrime le solcarono il volto al ricordo di quegli eventi. Passarono alcuni, interminabili minuti colmi di tristezza e anche di paura, residuo di quella tragica esperienza.
“No!! Devo farmi forza e cercare di capire dove sono: forse mi trovo in prossimità di Miran ma non si riesce a vedere nessuna città da qui!” si alzò e, seppure a fatica, cominciò ad esplorare la zona, mantenendosi a debita distanza dalla fitta giungla che occupava la parte più interna di quella zona di terra. Camminando lungo la spiaggia la ragazza si volse a guardare l’oceano, alla sua destra: le dava una strana sensazione pensare che qualcosa di così bello potesse essere allo stesso tempo così pericoloso.
Dopo una o due ore passate ad esplorare una spiaggia apparentemente priva di qualsiasi elemento di rilievo Sariell decise che forse era il caso di avventurarsi nell'entroterra; restò qualche istante ad osservare la gigantesca e lugubre  foresta di che si affacciava sulla spiaggia: poteva sentire inquietanti versi di animali provenire dal sottobosco, le gambe cominciarono a tremarle, così decise che avrebbe placato il suo spirito da avventuriera per il momento. Si sedette su di un grosso masso nelle vicinanze e cominciò a domandarsi se non era il caso di preoccuparsi davvero; in fondo, per quel che ne sapeva, non c’erano ragioni per le quali quella non potesse essere un’isola.
“Sono stancaaaa!!! E poi, accidenti, possibile che non ci sia niente da queste parti….neanche un nido di tartarughe!?!”
Non ebbe neanche il tempo di terminare la frase che sentì qualcosa muoversi tra le foglie, alle sue spalle.
“A-accidenti, non sarà mica un cannibale!?!”
La giovane fu colta dal panico: aveva sentito parlare, infatti, di alcune isole inesplorate nel Mare delle Sirene tuttora popolate da misteriose tribù .
Il rumore si fece sempre più vicino ma, quando la misteriosa creatura emerse dal folto della foresta Sariell si trovò un davanti ad un anziano uomo molto basso e con una lunga barba bianca ma vestito con un’elegante tunica verde smeraldo. Fu lui il primo a parlare.
“Salute a te, figliola.”
“Aaah! Ma-ma lei non sarà mica...”
“Caspita, significa che hai gia capito?” l’anziano uomo assunse un’aria compiaciuta.
“...uno sciamano della tribù dei cannibali, quello che benedice il cibo prima di metterlo a rosolare!” questa affermazione sconcertò l’uomo.
“Ma no brutta mongoloide, non hai capito un accidente!!!!” adesso era più spaesato lui della ragazza; tossi in una mano come per dare un segno di ricomponimento.
“Mia cara, temo che tu abbia frainteso. Certo il mio arrivo deve averti colta di sorpresa e credo proprio di averti spaventata, ti chiedo scusa. Io non appartengo a una tribù di cannibali, puoi rassicurarti, non ti farò alcun male; sono qui unicamente in veste di tua guida.”
“Una guida? E per cosa? Mi condurrà in città? Ho capito, fa parte di una squadra di soccorso, mi scusi per prima!” l’uomo sembrò rattristarsi per qualche istante.
 “Ho paura che le cose non stiano proprio così. Ad ogni modo questo non è il luogo per parlare di certe cose, le forze del male sono dovunque.”
“Come, come: le forze del male? Non è che fa uso di quelle famose spezie orientali che provocano allucinazioni per alleviare i dolori della vecchiaia?”
“Ma no, razza di demente!!!”
“Ma guarda che vecchietto arzillo!”
L’anziano uomo si ricompose e proseguì, sebbene irritato da quelle affermazioni, il discorso di prima.
“Dicevo soltanto che sarebbe meglio per te venire con me: nel mio palazzo potrai rimembrarti e schiarirti le idee a proposito di alcune importanti faccende, pensi di poterti fidare?” la ragazza lo scrutò un attimo e ne approfittò per riflettere; certo era una situazione assai atipica: un vecchietto, venuto non si sa bene da dove, la stava invitando a seguirlo in un certo castello.
“Non so proprio cosa dire, cose del genere non te le insegnano all’Accademia….Certo, a guardarti, non sembri pericoloso. A proposito, non ti sei presentato.”
“Comprendo che tu faccia fatica a fidarti di me, non ti biasimo; comunque ti ripeto che non ho alcuna intenzione di farti del male. Rinnovo anche il mio invito a seguirmi: ti prego,è molto importante. Ah, dimenticavo, io sono Baraln, molto piacere!” le porse la mano in segno di saluto e la ragazza si chinò su di lui per stringerla.
“Il mio nome è Sariell, piacere mio.” finalmente convinta, la giovane gli rivolse un grande sorriso, prima di seguirlo all’interno della fitta giungla.

I due passarono circa mezz'ora a camminare tra intricati grovigli di tronchi di alberi caduti, di piante di ogni sorta; attraversarono un ruscello e si ributtarono in quel mare verde. Sariell sperava di non essere allergica a nessuna di quelle piante ma, al tempo stesso, era affascinata da quella moltitudine di esemplari che aveva sempre visto solo sui libri di scuola. Ad un tratto la fioca luce del sottobosco, limitata dalle ampie cime degli alberi, si fece più forte rivelando la fine del percorso; ciò che la ragazza vide fu uno spettacolo fuori dal comune: i due avevano infatti raggiunto un’ampia valle dalla forma circolare e con le pareti che cadevano a strapiombo verso il fondo. Tutto il perimetro elevato, fatta eccezione per alcuni punti, era il punto di sbocco di decine di fiumi, che si gettavano nella vallata rendendo tutta la sua superficie inferiore un grande lago al centro del quale si stagliava un altissimo castello.
“E', è quella?”
“Si mia cara, quella è la nostra meta!”
  
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