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Autore: Hikari93    03/11/2012    10 recensioni
Sasuke e Sakura corrispondono via mail da tre mesi, ma non si sono mai visti né parlati. E non lo avrebbero fatto, se Naruto, migliore amico di lui, non si fosse intromesso nelle loro vite.
Dal Secondo Capitolo:
Potrebbe: aspettare i dieci minuti che restano prima dello scoccare delle dodici – sta consumando l’orologio al polso regalatogli da suo padre a furia di fissarlo con intensità – e poi alzarsi in piedi sul tavolo, molto teatralmente, e reclamare, con tanto di colpo di tosse, il fantomatico attimo di attenzione, gridando a gran voce il nome di Sakura.
Possibilità di successo: basse, considerando che, insomma, chi lo ascolterebbe? Anche se urlasse, e anche se Sakura lo sentisse, sicuramente lo scambierebbe per Sasuke. Non che ci fosse niente di male in lui, ma ecco… poi finirebbe di certo per innamorarsi di lui, Naruto ne è sicuro. E non è quello che vuole.
Quindi. Potrebbe numero due: alzarsi dalla sedia su cui si è stravaccato a pensare, abbandonare la vista dei tovagliolini messi al centro e andare a stanare il teme, chiedendogli le informazioni che gli occorrono, senza farsi scappare di aver propinato e combinato un appuntamento a sua insaputa.
[SasuSaku. Accenni NaruHina - ShikaIno]
[Completa ♥]
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Hot Mail – Naruto Namikaze in missione speciale


 
 
Capitolo Sei
[Parlando lingue diverse]

 
 



 

 

«Te l’avevo detto che non avrebbe tardato, Sakura.»
E già, eccolo là, infatti. Sakura si sente fissata da Sasuke in modo strano, non riesce a immaginare cosa gli passi per la testa – a onor del vero non vorrebbe neanche supporlo, visto che ha scoperto di non essere bravissima nelle predizioni; in un’altra vita, ricorderà che l’indovina non è il suo mestiere.
Essendo, comunque, stata interpellata da Itachi, le sembra doveroso, se non cortese, spiccicare almeno un ciao, un saluto, una mezza parola. Tuttavia gli occhi che ha puntati addosso – quelli di Itachi, gentili e rassicuranti, quelli di Ino, sbalorditi, all’apparenza invidiosi, anche se forse si sbaglia, e infine quelli di Sasuke, indescrivibili – gli impediscono di muovere labbra e lingua.
Odia il silenzio tanto quanto odia essere al centro dell’attenzione, e in quel momento le due cose stanno coincidendo alla perfezione.
«Ma che ci fai qui, Frontespaziosa?»
Ino, evidentemente, ha lottato contro se stessa con tutte le sue forze, attenuando la sua curiosità soltanto per farla parlare. E ora Sakura non sa se l’abbia fatto perché l’ha vista in difficoltà o perché, come dice sempre, in certi casi bisogna sapere.
Quando Sakura si accorge che nessun’altro ha intenzione di prendere parte alla discussione prima di lei, e che quindi Itachi non risponderà a Ino e Sasuke non aggiungerà nulla, capisce che deve necessariamente scucirsi la bocca.
«S-stavo in spiaggia» enuncia con mezzo filo di voce, «e casualmente ho incontrato Itachi.»
Le pare valida come spiegazione. E lo sarebbe se l’interlocutrice non fosse una ficcanaso che tali ficcanasi del genere non si sono mai visti. Spera almeno che Ino abbia la decenza di domandarle certe cose in privato e di non partire in quarta con osservazioni inopportune partorite dalla sua mente fantasiosa.
«Che culo!»
E ti pareva.
Si domanda ancora perché abbia sperato che Ino si tenesse tutto dentro.
Comunque, non vorrebbe morire – per così poco? Nessuna figuraccia merita la sua testa –, però se potesse liquefarsi e spargersi sul pavimento senza attirare troppa attenzione e troppe domande sarebbe contentissima e soddisfatta.
«Perché non continuiamo a parlarne in casa?» suggerisce Itachi, dato che nessuno pare essersi reso conto Sasuke e Ino stanno ancora alla porta. Fortunatamente, la sua voce rompe l’immagine delle goccioline di inchiostro rosa che sporcano tutto lì intorno che Sakura non riusciva a togliersi dalla testa. «Prego» fa poi, rivolto a Ino.
Sasuke non pare troppo contento delle parole di suo fratello, o almeno a Sakura così pare. Lo osserva cercando di non farsi scorgere, di sottecchi, mentre la supera a passi veloci, diretto verso la prima, comoda poltrona del salottino.
Prima, però, si affianca a Itachi. Sakura nota che misura qualche centimetro in meno in altezza, e ne deduce che debbano avere tre o quattro anni di differenza o giù di lì.
«Non sai a chi hai permesso di mettere piede in casa nostra» gli bisbiglia all’orecchio, a voce sufficientemente alta perché Ino possa sentire.
Soltanto, Sasuke ignora che quando Ino è in estasi – o completa adorazione di un mostro di bellezza –  non connette col mondo. Anzi, il mondo per come lo si conosce non esiste, perché diventa qualcosa tipo completamente insignificante se paragonato al belloccio di turno. Almeno così sostiene la sua migliore amica.
Itachi dedica al fratello un’espressione di monito, ma a modo suo sempre calma e gentile. «Non essere scortese, otouto.» 
«Quella non le merita.» E indica Ino – che frattanto è assorta totalmente dalla visione celestiale di Itachi – col mento, spostandole gli occhi addosso.
Come se fosse stata colpita da un martello in testa, Sakura si rende conto che Ino e Sasuke sono arrivati insieme e che, conseguenzialmente, hanno trascorso del tempo insieme, senza di lei, senza Hinata, né Naruto.
Da soli.
La comprensione di una notizia che ha saputo sin dal primo momento che li ha visti ma che ha ignorato fino a poco prima la fa sentire strana; un po’ infastidita, probabilmente perché Ino non le ha mai nascosto che, effettivamente, Sasuke è un bel pezzo di ragazzo. Non che Sakura ritenga possibile che la sua migliore amica possa farle un torto del genere, dato che ce la sta mettendo tutta anche lei per farla almeno comunicare civilmente con Sasuke, però un fastidioso dubbio le martella nella testa fino a diventare assurdo e insostenibile.
E Sakura si sente anche sporca, in un certo senso, perché sta accusando – anche senza volerlo per davvero – una persona che le è stata vicina dai tempi della culla.
Proprio suddetta persona – mentre Itachi e un imbronciato Sasuke già si dirigono in salotto – le si avvicina e le poggia una mano sulla spalla con forza.
Probabilmente ha fatto ritorno sulla Terra appena Itachi è sparito dietro la porta, invitandole ancora una volta a seguirlo.
«Diamine, Frontespaziosa, e che fortuna che hai avuto!» sogghigna. «Ma non tanto e non solo perché hai incontrato una sorta di semidio, se non un Dio in tutto e per tutto, ma perché… ma dai, ti rendi conto di dove siamo?» abbassa la voce gradualmente, le soffia direttamente nell’orecchio. «Siamo a casa di Sa-su-ke. Hai capito, Sakura? Abbiamo l’indirizzo della lussuosa dimora del tuo bel principe azzurro. Sicuramente, tu non avrai capito nulla né ricorderai alcunché del tragitto spiaggia casa di Sasuke, visto chi era il tuo accompagnatore, ma io ho memorizzato tutto, mentre inseguivo quel maleducato di Sasuke.» Fa la drammatica; si colpisce la fronte col palmo e sbuffa verso l’alto, permettendo al ciuffo di alzarsi di qualche centimetro appena. «Non ti dico che mi ha fatto passare! Poi ti racconto, né? Ora ci stanno aspettando.»
Ino ammicca proprio davanti a loro. Sakura incontra il viso apatico di Sasuke, che pare essersi seccato di tutta quella storia.
«Volete rimanere alla porta per sempre o ve ne state andando?»
«No no, sta’ pure tranquillo che arriviamo» risponde Ino, col chiaro intento di irritarlo. Poi prende Sakura per il polso e se la trascina appresso. «Non trovi sia adorabile, no?»
Sakura si sforza di sorridere.
Se prima si è scoperta strana, adesso è ancora peggio. Si è tranquillizzata dei sentimenti di Ino e si è ripetuta di essere un’idiota che non si fida di chi darebbe l’anima per lei. Tuttavia, il modo in cui si stuzzicano quei due la fa sentire gelosa a morte, un po’ come quand’era bambina.
Ino incarnava sempre la perfezione, sia nell’eleganza che… in tutto – Sakura non ricorda qualcosa in cui la Yamanaka non eccellesse – e lei ne era sempre stata invidiosissima, sebbene le avesse sempre voluto un bene dell’anima. Si era appellata in più di un’occasione a Ino, quasi la vedesse come un modello da seguire perché è più brava di me in tutto, e da chi è più bravo posso soltanto imparare.
Poi, subentrò la gelosia, quella che si prova verso i fratelli o le sorelle più in gamba, quelli o quelle che si guardano dal basso e non si possono raggiungere.
Certo, un po’ le cose sono cambiate, ora; per esempio, Ino frana di continuo a scuola mentre lei sfiora l’eccellenza, oppure, anche lei ha acquistato dei punti in bellezza ed eleganza.
Tuttavia, il feeling che vede tangibile tra Ino e Sasuke la turba tantissimo, facendola sentire come la bambina di quattro anni che, nascosta dietro un cespuglio o qualsiasi cosa la coprisse, guardava Ino con occhi pieni di ammirazione mista a voglia di sbocciare e diventare bella come lei.
Intanto, malgrado la mente abbia passeggiato per viali alberati fatti di ricordi, Sakura si è ritrovata seduta, con le ginocchia incollate tra loro e le mani serrate in due pugni.
E’ nervosissima.
Visto che aver incontrato il fratello di Sasuke, essere portata dalla furia degli eventi proprio a casa del suddetto ragazzo dei suoi sogni, dubitare della sua migliore amica e prepararsi all’istante due tre frasette di circostanza da poter dire a Sasuke, almeno per iniziare un colloquio, non è sufficiente, la mente le ricorda d’improvviso che sta indossando un costume a due pezzi.
E che ha indossato lo stesso costume a due pezzi anche quando a farle compagnia c’è stato solo Itachi. Oh Kamisama, non che abbiano avuto chissà quale tipo di contatto – eccetto qualche occhiata normalissima e per nulla maliziosa –, però…
Lui è un bonazzo. Non ci piove assolutamente.
Sakura è stata a casa sua da sola con lui.
Un nonnulla l’ha separata dall’essere solamente nuda pelle.
Potrebbe rispondersi che, ovviamente, lei è al mare, in vacanza, e che al mare tutti indossano un costume. Logico, no? Ma allora perché le prospettive le mutano se considera di non essere in spiaggia e di non essere circondata da gente che come lei indossa pochi stracci?
Che poi, a pensarci soltanto Itachi è vestito lì dentro, mentre lei, Ino e Sasuke… Kamisama di nuovo.
Oh Kamisama per davvero.
Ma i genitori di quei due come diamine sono? Cosa sono? Alieni, per caso? Perché generare due figli mozzafiato come Itachi e Sasuke, beh… tanti ma tanti complimenti.
Sakura si sta accorgendo che ha avuto gli occhi troppo chiusi, fino ad adesso – insomma, come non considerare che Sasuke sia un… un… ha finito persino gli appellativi… ragazzo fuori dal comune e quindi perdonarlo all’istante sebbene il piccolo diverbio al bar? – che però si stanno pian piano riaprendo al momento poco opportuno.
E cosa ti dicono gli occhi che passano alla mente certi panorami umani da sballo, Sakura?
Sasuke ha dei pettorali. Meglio fermarsi e non qualificarli con qualche aggettivo, potrebbe perdere talmente tanto sangue dal naso da combinare un macello a terra.
Sasuke le sta mostrando tipo un quinto di come mamma – benedettissima donna – l’ha fatto. E, Kamisama ancora, deve aver usato una ricetta particolare, questa donna.
Sasuke è uno stramaledettissimo figo, mezzo nudo, seduto comodamente sul divanetto, con le gambe appena un po’ allargate – ma che cavolo vai a guardare, baka? – e un’espressione assorta che Sakura si alzerebbe e lo abbraccerebbe solamente per poterla guardare meglio.
Sta raggiungendo limiti cronici, forse è meglio smetterla.
Un’ultima cosa le sovviene: ha già detto che è uno stramaledettissimo figo? Forse sì.
«Ma allora?» La voce soave è proprio quella dell’oggetto delle sue recentissime contemplazioni da fangirl incallita che non vede un uomo da secoli. «Come mai siete qui?»
«E tu come mai sei così arrogante, Sasuke-kun?» sbotta Ino in risposta, velocissima, «Stavi in spiaggia anche tu, vuol dire che la cercavi. Ma allora perché comportarti in questo modo, come se non la volessi in casa, o come se, peggio, non te ne importasse?»
Trauma. Trauma. Trauma.
In altre occasioni, Sakura tenterebbe di intromettersi, di farsi sentire, di alzare la testa, portare il palmo davanti alla faccia di Ino e dirle stai tranquilla, lasciami fare, ma il silenzio le appare come il migliore dei rifugi, dalle braccia calde e accoglienti.
Sa, però, che le cose non dovevano cominciare così. Beh, quando si inizia male si finisce peggio, si sa, ma un po’ di speranza la si ripone lo stesso.
Sasuke, però, apre bocca per ribattere, rapido anche lui, ma con altrettanta rapidità la richiude. E la riapre ancora. Borbotta qualche sillaba senza troppo significato, come se volesse esprimersi ma non ci riuscisse.
Come se tentasse di giustificare l’ingiustificabile, di obiettare di fronte alla verità.
Infine sbuffa e mugugna parole tra i denti, rifugiando il volto verso la spalliera del divanetto, in un tentativo malriuscito di mostrare, anziché imbarazzo, indifferenza totale.
Sakura scosta lo sguardo da Sasuke a Ino e infine a Itachi. Lui osserva il fratello con molta attenzione, lasciando, però, intravedere appena appena che lo sta fissando.
Non si immischia, ne dà segno di volerlo fare nei prossimi minuti.
Su, su. Respiro profondo. Riempie i polmoni finché non le urlano di star per scoppiare, si rilassa, pronta a cogliere l’attimo giusto. Non può permettersi di farsi anticipare, né di balbettare, né di sparare stronzate.
Sincerità, schiettezza, spontaneità.
Tre S.
E pure Sasuke, a volercene aggiungere una quarta, ma quello, più che un mezzo, è l’obiettivo finale da raggiungere.
«Scusami se ti sto causando tutti questi problemi» inizia Sakura, mesta. Respira, sta per pronunciarlo; non ricorda se lo ha già chiamato, se ha già sillabato il suo nome in sua presenza o se se lo sia solamente ripetuto nella mente talmente tante volte da esserselo impresso. «Sasuke.»
Sasuke.
E’ stupido ritenere melodioso il nome di una persona?
«Mi…» Boccata d’aria. «Mi faceva soltanto piacere…» E che fatica pronunciare parole sincere. «Incontrarti.»
Che parto!
Che poi le fa rabbia.
Fondamentalmente, Sakura non è timida. Le basta approcciarsi e fila tutto dritto come l’olio, perché ha una personalità curiosa e che si fa sentire. Le fa rabbia non riuscire a comunicare con lui come vorrebbe, per farsi conoscere per com’è.
La presenza di Ino – che, come i suoi occhi attenti e vispi dicono, pare volerle suggerire le battute tratte da chissà quale film d’amore – e quella di Itachi non sono il massimo per lasciarsi andare.
Forse, oltre a essere fisicamente quello che è, Itachi ha qualche dote da veggente. O da mago, visto che si alza dalla poltrona non appena Sakura conclude la sua osservazione.
«Devo ancora disfare le valige» comunica a Sasuke, sintetico.
«Piuttosto, non era previsto che rincasassi così presto. Ti aspettavamo per la settimana prossima, o al massimo per il week-end» commenta Sasuke.
Itachi gli sorride in risposta. «Sei molto felice di vedermi, otouto.»
«Tsk, ma che c’entra…»
«A proposito… dov’è Naruto-kun?»
Se Sasuke avesse un bicchiere di qualcosa, lo sputerebbe dritto davanti a sé. Dalla sua faccia, Sakura ipotizza che abbia dimenticato il suo amico.
Ora che ci penso, anche Hinata…
«E’ in giro a perdere tempo come suo solito. Nessun pescecane potrebbe avere dei gusti tanto pessimi da sbranarselo.»
Ino ride di gusto, e contemporaneamente si alza anche lei dalla poltrona. «Non sapevo fossi anche un comico, Sasuke-kun.»
Sasuke l’ammonisce con lo sguardo.
«Allora rincaserà quando vorrà, lo sa» conclude Itachi, sbrigativo. «A dopo» saluta lei e Ino.
«Intanto io…ehm, io potrei…» Ino guarda Sakura, per la prima molta allarmata. Ha tutta l’aria di chi vuole andarsene ma non sa dove e né perché. Si guarda intorno, in cerca di un’idea; chissà quante ne starà formulando la sua mente superattiva. Poi s’illumina, e Sakura sa che avrà via libera.
«Ma sono adorabili!» esclama, sorprendendo sia lei che Sasuke. Si avvicina di corsa a una pianticina sul davanzale con tanti fiorellini violetto che salutano i raggi del Sole. Poi, si sporge dalla finestra aperta, a mezzobusto. «Ma avete un giardinetto qui dietro? E’… adorabile!»
«In realtà sono erbette spontanee» spiega Sasuke, frettoloso.
Sakura si sente svenire e Ino se la ride della grossa, forse per sdrammatizzare. «Ma poco importa! I miei hanno un negozio di fiori, e io, conseguenzialmente, adoro tuuuutto ciò che fa parte anche lontanamente con la botanica! Voglio dire, che siano fiori colorati, alberelli, erbette da giardino, spontanee o destinate al palato di una qualunque capra, vanno benissimo lo stesso, mi affascinano e… posso andare a vederle?» sorride ammiccante verso Sasuke, come a convincerlo col suo charme.
Ma è chiaro che non ce n’è bisogno, dato che l’unico desiderio di Sasuke pare, al momento, quello di levarsela dai piedi.
«Va’ pure, basta che la finisci» le consiglia, infatti.
«Grazie, Sasuke-kun, sei un tesoro!» Gli manda un bacio simbolico, da lontano. «Te le tratterò bene.»
E, dopo avere salutato Sakura con sorrisetti, pollici in su e altissimi in bocca al lupo, Frontespaziosa! Crepi! – ed essere stata vista e udita da chi non doveva –, sparisce in un lampo dietro l’anta del portone principale.
Sakura punta alla finestra e ne nota la figura sbarazzina che finge di dar attenzione a ogni singola foglia attaccata a qualche piantina.
Intimamente la ringrazia e la maledice insieme. Perché le ha dato la possibilità di camminare da sola e di farsi finalmente conoscere e perché l’ha abbandonata al suo destino infame – ancora una volta, la prima con Itachi, anche se inconsapevolmente.
Bene.
Rilegge in un microsecondo tutte le raccomandazioni che s’è già fatta miliardi di volte e tira – intimamente – un respiro profondo. L’ennesimo, ormai.
Su, rotto il ghiaccio poi sarà semplice.
«C’hanno lasciati da soli» comincia titubante, rifacendosi all’unico dato di fatto cui – le pare – si può appellare.
«Sì, lo so.»
Ah… sì, lo sa.
E sorride, lei, l’idiota.
Allora, immagina di poter provare con un esaltante complimento. Magari funziona. «Hai una casa enorme. E’ bellissima, mi piace!»
Sasuke alza a malapena gli occhi dal pavimento e, quando Sakura crede che davvero abbia catturato un minimo della sua attenzione, rimane delusa dallo sguardo seccato che incontra. «Lo so.»
E sì, sa pure questo.
Però… «Sono felice.» Questo non puoi saperlo, Sasuke. «Ho sempre sperato di poterti vedere un giorno.»
Il cuore le batte a mille al secondo, sente battere persino nella testa. E’ tutto un bum, bum, bum che si mischia alle sue parole; Sakura non sa nemmeno se Sasuke stia riuscendo a sentirla veramente in mezzo a quel trambusto di cuore innamorato.
Si tortura le labbra, si morde la lingua. Sta morendo di vergogna nel rivelarsi, come se stesse lasciando leggere a qualcuno un ipotetico diario segreto.
Ma non vorrebbe sparire, no. Basta.
«Sai, in realtà ti ho sempre visto.» E ora gli occhi di Sasuke che la guardano non lo fanno a metà, non lo fanno con disinteresse. «Probabilmente lo riterrai stupido, ma sono riuscita a guardarti nelle parole che scrivevi, in quelle poche confidenze che riuscivo a strapparti e che… che conservo come pezzi visibili della tua amicizia, pezzi speciali, perché sono solo miei. Ti ho visto nella serietà e nella profondità dei tuoi discorsi e nelle tue riflessioni accurate su qualche argomento sul quale abbiamo discusso.» E’ rossa, la voce le trema, ma non riesce ne può fermarsi.
Hanno cominciato col piede sbagliato, per una serie di motivi avversi hanno pasticciato il loro futuro e hanno disseminato qualche trappola birichina solo per ritardare il loro incontro.
«E poi ti ho visto anche con gli occhi della mia fantasia. Sai, mi è successa una cosa strana… non sono riuscita a darti un volto. Hai presente quando leggi di personaggi dei libri e te li immagini in un modo tutto tuo? Con te non ci sono riuscita.»
Perché mi sono accorta dopo pochissimo che per me eri una persona speciale, una persona troppo perfetta alla quale io potessi donarti un viso scaturito dalla mia fantasia.
Ma questo è troppo presto per dirtelo.
«Quindi, è meglio precisare che sono felice di poter associare anche un volto a un tuo nome.»
E poi tante domande.
E tu? Tu come mi immaginavi, Sasuke? Ne sei deluso? Mi ritieni brutta, credevi fossi migliore? Dimmi qualcosa, Sasuke. Qualsiasi cosa. Parlami. Lasciami imprimere anche il suono di te nella mente, oltre che lo spirito e il viso.
Concedimelo, per favore.
«Non sono stato io a mandarti la mail.»
Non c’è strafottenza nel suo tono di voce, ne voglia di rompere delle nuove speranze, ma solamente il desiderio di essere sinceri.
Adesso, Sakura non ricorda se Ino o Hinata le hanno detto qualcosa di simile, però, in ogni caso, sentire quelle parole proprio da lui le infonde una strana sensazione.
Si trova a oscillare tra due fuochi opposti, ovvero la tranquillità del non fa nulla, lo immaginavo, l’importante è di poterci vedere adesso, e l’angoscia dell’allora, fosse stato per te, non avresti voluto vedermi?
Sakura riesce soltanto ad alzare goffamente le spalle, colpita in pieno. Non si aspettava esattamente un discorso simile da parte di Sasuke, non dopo aver aperto così il suo animo, ma meglio prima che dopo.
«E allora che cos’è successo?» domanda innocentemente, mostrando la curiosità di una bambina mentre l’angoscia la rosica da ogni parte.
«Naruto, l’altro ragazzo, quello biondo. Probabilmente voleva farmi uno scherzo.»
«Ah.»
Ah. Ok. Va bene.
Se si alza e se ne va sembra scortese? Non vuole prendersela con Sasuke, ma sente che quello non è il posto giusto per lei, o almeno non lo è ancora.
Ma lei può aspettarlo anche per molto tempo, se Sasuke ritiene che i tempi siano ancora immaturi.
Sasuke appoggia i gomiti alle ginocchia, il mento sui palmi intrecciati delle mani. Scosta gli occhi dai suoi, fissa un punto indefinito altrove. «Di solito gli scherzi non gli riescono. E’ strano che stavolta…»
Sakura si concede del tempo per metabolizzare le due notizie che l’hanno sconvolta in maniera diversa.
Sa continuare la frase di Sasuke. Lo sa fare alla perfezione.
E’ strano che stavolta ci sia riuscito.
«Sei contento di vedermi?» gli domanda a bruciapelo, emozionata ancora di più.
Le spalle di Sasuke sobbalzano impercettibilmente, e infatti Sakura, imbambolata totalmente, nemmeno se ne accorge. «Ora non ci allarghiamo troppo.»
La timidezza? E cos’è?
La paura di non farcela? E cosa non potrei fare? Posso tutto.
Sakura non è al settimo cielo. Ma all’ottavo, al nono, al decimo, li ha superati tutti.
Il cuore le partirà presto verso una destinazione sconosciuta, probabilmente –  vista la velocità a cui sfreccia – compirà il giro del mondo in mezzo secondo.
Ride. Sorride come una scema, senza ritegno.
E’ felicissima.
«Io...»
Sasuke si alza, lei non gli stacca gli occhi di dosso nemmeno, a momenti, quando sbatte le palpebre. Però non vuole che se ne vada.
«Sasuke, scusami… posso…» si morde il labbro, un po’ bambina, un po’ troppo contenta per sapere cosa stia facendo davvero, «posso abbracciarti?»
Sasuke non fa in tempo a risponderle che lei gli si è già lanciata contro, senza – lo riconosce – troppa grazia. Ma i sensi di colpa, eventualmente, verranno dopo.
Lo fa indietreggiare di qualche passo fino a cadere sul divanetto – sicuramente scomodo per stendersi.
Sakura continua a sorridere senza smetterla più, dimentica di Itachi che sta in qualche stanza più in là, di Ino che sicuramente la starà spiando, di Naruto che potrebbe rientrare a momenti e anche di Hinata, che sicuramente starà ancora in sua compagnia.
Tutto, ha dimenticato ogni cosa.
Esiste solamente Sasuke sotto di sé, che si lamenta in maniera rumorosa del suo peso senza però cacciarla via.
Sasuke che accidentalmente le ha cinto la vita con un braccio – il braccio schiacciato contro lo schienale del divanetto, perché, sennò, pressato contro di esso fa male.
Sasuke che è semi nudo sotto di lei, che non è più vestita.    
Sasuke che le respira contro il braccio che lo sta costringendo a una stretta soffocante.
E niente, va bene così.
«Non vedevo l’ora di incontrarti, davvero» gli bisbiglia all’orecchio. «Davvero, Sasuke. Io… lo desideravo veramente.»
E mi piaci da impazzire, ora più di prima.
E ti amo, diamine.   
Ti ci vorrà molto per capirlo? Oppure… l’hai capito già?
«Lo so, me l’hai già detto. Ora togliti.»
Sai molte cose, troppe. Mi sa che ne sai altrettante anche di me. E lo sai che ti amo?
Sakura, invece, tuffa ancora di più la testa nell’incavo del suo collo. Si permette di scoccargli un bacio, un po’ per errore, un po’ per un desiderio impossibile da contenere. «No! Mi hai fatta penare a morte, figurati se abbandono il mio amico Sasuke così presto. Ino dice che gli abbracci devono essere convincenti» e ride.
Sasuke vorrebbe togliersela di dosso, ma, e Sakura lo ha capito, è leggermente imbarazzato al contatto delle sue mani coi fianchi di lei. O, perlomeno, Sakura così suppone.
«Non pensavo fossi così uguale alla bionda» sbotta lui.
«Mettiamola così, è la mia sensei.»
Sakura si alza sui gomiti – poggiandoli sul petto scolpito a perfezione, che vorrebbe toccare fino a memorizzarlo –, indietreggia a malapena giusto quel po’ che serve per guardarlo meglio in faccia. Nel farlo, però, finisce per strusciarglisi contro, sulla pelle, su tutto il corpo.
Sulla sua intimità.
E il problema è che sente uno strano calore che sa di desiderio.
Fermi tutti!
Lo ha sentito sotto di sé ed è avvampata, di nuovo. Sente ancora il cuore battere per la gioia di prima, anche se adesso è un altro il desiderio che, insieme alla felicità, le sta massacrando il petto a colpi di fucile.
«Sc… scusa…» borbotta imbarazzata.
Va a studiare l’espressione di Sasuke – senza sapere cosa aspettarsi – e lo trova vagamente interessato alla seconda scarsa di seno che lei gli ha causalmente mostrato su un piatto d’argento.
Spera che se lo sia immaginata, ma le pare di scorgere un mezzo sorrisetto sulle sue labbra.
Basta poco per farla ripiombare in uno stato di sei un’idiota, sei un’idiota, sei un’idiota, e di ma che cazzo sto facendo, perché nessuno mi ha fermata.
Più rossa di lei, non sa cosa possa esserci.
Si alza di scatto, cercando di darsi una sistemata – ma una sistemata a cosa, se indossa solo un due pezzi? –  e di inventare scuse plausibili per Ino.
Prima, però, occorre sfuggire alle occhiate o ai commenti di Sasuke. Sakura spera che, vedendola girata di spalle – perché con che coraggio potrebbe guardarlo in faccia? –, se ne resti in silenzio come ha sempre fatto e che, magari, si eclissi da qualche altra parte almeno per una ventina di anni.
Davvero, preferirebbe che non le dicesse nulla.
Invece, lui poggia il mento sulla sua spalla. «Non pensavo ci volesse così poco per convincerti.»

 
 
 
 















 
 
 
HOLA! *_______*
Quanto ci ho messo per scriverlo? Tipo… circa tre o quattro ore. E non so come va.
Diciamo che, ehm, non doveva andare a finire sull’arancione (anche se forse è troppo, ma servirà/potrà servire in futuro >____>”), però è successo.
Questi due sono nati per spassarsela! *çççççç*
No, basta basta… >___>
 Non so se sfoceremo nel rosso. Diciamo che se voi volete io potrei pure provare – ho un pessimo rapporto col rating rosso ^^” –, ma per i lettori si fa questo e altro. Ù____Ù”
Poi… non so se la felicità di Sakura sia credibile.
Diciamo che io se incontrassi un mio amico di chat lo abbraccerei. Forse non con così tanta foga, ma ricordo che Sakura, uno, ne è innamorata, e, due, non è timida come me(?) – sì, Hikari è una timidona peggio di Hinata, anche se non sembra >____>
E niente, spero che siano emozioni che comprendete e ritenete vere (sempre nell’ambito di una fanfiction che punta alla descrizione anche di un po’ di realtà <3).
Scusate eventuali errori. Sono le due e un quarto di notte e può essermi sfuggito qualcosa. Domani, comunque, rileggerò ancora. =.=
Per Hinata e Naruto state tranquilli. Volevo inserirli, ma veniva un macello poi! XD La prossima volta non scappano! XD
Intanto, ringrazio:
-chi legge&commenta (grazie dei commenti, li apprezzo a morire, davvero *____* ma anche le visualizzazioni >w<);
-chi preferisce(10);
-chi ricorda(4);
-chi segue(32).
 
Grazie. :D

 
   
 
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