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Autore: clairefarron    03/11/2012    5 recensioni
"Mi volto, immersa nei miei pensieri, e poi gli confido: - Sai, dopo tutto quello che sta succedendo ancora mi chiedo come possa essere possibile, se tutto questo è reale o solo un stupido sogno da cui mi sveglierò da un momento all'altro.- Lui mi mostra uno sei suoi sorrisi più belli, uno di quelli che ti riempiono il cuore, mi bacia la fronte e bisbiglia: - E' reale. -"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 12     Ed è così che passano le giornate, tra abbracci e sorrisi: una mattina stiamo in riva al fiume a leggere e una sera ci accucciamo insieme sul divano a mangiare schifezze e vedere film.
Sento il suono improvviso del clacson della sua macchina e mi ricorda quanto lui sia impaziente. Prendo le ultime cose frettolosamente, infilo tutto nella borsa e, dopo aver chiuso bene tutte le finestre e quindi le porte, mi precipito in macchina dove Harry mi stava aspettando.
 -Sei sempre la solita, mai una volta che ti trovo pronta!- dice sbuffando sarcasticamente lui.
 -Ti ricordo mio caro che io sono una ragazza e ci metto 4 volte il tuo tempo per prepararti. Non dirmi che non hai mai avuto a che fare con una ragazza che ci metteva molto a prepararsi.-
 -Si, ma c'ero io ad aiutarla a fare in fretta.- ammette con un sorrisetto malizioso stampato in viso, che mi ha irritato un po'.
 -Oh be', allora immagino quante volte siate usciti...-
 -Jo, guarda che stavo scherzando.- il suo tono è pacato, la questione ormai è diventata seria. E l'ultima cosa di cui ho bisogno è serietà per un argomento tanto stupido. Faccio di tutto per cambiare discorso, non voglio rovinare il nostro programma di stasera. Prima però dovevamo andare a fare qualche spesa, il mio frigo faceva concorrenza a un buco nero.
 -Lo so, anche perché nessuna ha avuto l'onore di tenerti sulle spine come faccio io. Credi ancora che sia tutto casuale? Mi piace farti aspettare, quasi quasi ti si arricciano di più i capelli quando sei nervoso!- e così scoppio in una fragorosa risata: immagino quanto potrebbe essere buffo nel caso in cui una cosa del genere succedesse veramente.
 Il tempo al supermercato è passato piuttosto in fretta, senza tralasciare i nostri soliti momenti imbarazzanti: mentre stavamo prendendo varie cose dagli scaffali, mi sono voltata e mi sono resa conto che un'anziana signora che ci stava pedinando e, non appena ho informato Harry, lui ha riso soffocatamente. A quel punto lei, avendo capito di esser stata scoperta, ha deciso di avvicinarsi a noi e poi, con il viso terribilmente eccitato e contornato dalla più grande eccitazione, sorride e dice: -Siete così adorabili insieme! Somigliate tanto e me e mio marito ai tempi... Da quanto tempo state insieme? Oh mamma, come siete dolci... E' da molto tempo che io e Steve non facciamo la spesa insieme, ormai lui è troppo stanco e non ha tempo per queste cose... - e così via. Non ci voleva mollare un secondo: Harry, mentre lei parlava, cercava di trattenersi dal ridere e io la fissavo sconcertata perché mentre lei parlava sembrava non prendesse il respiro, proprio come una macchina. Il fatto più imbarazzante è che a ogni persona che ci passava davanti, lei ci prendeva per le braccia e urlava: -Ma non sono la cosa più carina che abbiate mai visto?- Momenti decisamente da rimuovere dalla memoria.

 E così ci ritroviamo finalmente di nuovo a casa, con i borsoni della spesa in mano e pronti per affrontare la serata. Mia madre non c'è, è dovuta andare dal nonno, che si sentiva poco bene, e lui abita parecchio distante da questa città. E Harry, come suo solito, si è offerto volontario per "prendersi cura di me" finché mia madre non fosse tornata a casa.
 -Ammettilo, le lusinghe della signora ti hanno fatto piacere.- mi chiede, da dietro la porta della mia stanza, mentre io metto quello che dovrebbe essere il mio pigiama, ma che in realtà sono dei semplici shorts in stoffa grigia e una maglia bianca e larga, a maniche corte, con la scollatura a barchetta.
Ogni giorno lo sento sempre più vicino, credo che ormai sto per cedere. O forse io voglio cedere. Carico il mio carillon e apro il portagioie per specchiarmi e pettinarmi. Questa sera ho deciso di optare per la coda alta. Mentre sistemo l'elastico sento quella fresca brezza che mi sfiora il collo e, da dietro la porta, riesco a captare alcune delle sue parole. -E' davvero una bella melodia...- ma non gli rispondo. Accenno invece un dolce sorriso che viene catturato come una fotografia dal piccolo specchio. Appena pronta, mi precipito fuori dalla stanza e, insieme, ci dirigiamo in cucina.
 -Quindi volevi fare una torta al...?- come al solito non ha voluto rivelarmi nulla prima. E il bello è che è stato abbastanza vago anche durante la spesa.
 -Credo quella al cioccolato, te che dici?-
 -Va benissimo! Allora...se non ricordo male, il libro delle ricette di mie madre sta...-
 -No, mia cara, hai qui davanti a te un vero e proprio chef. Non hai bisogno di quei fogliacci.- dice esaltandosi, con aria da so-tutto-io. Sono certa che non finirà bene. -Devi fare esattamente tutto quello che ti comando.-
 -Da quando sei un dittatore?- chiedo scherzando. -Ho sempre pensato che in casa mia ci fosse aria democratica!-
 -Sfortunatamente per te c'è stata una presa di potere.- e ridacchia sotto i baffi, mentre intanto mi passa uno dopo l'altro gli ingredienti per la torta e poi incomincia a trafficare con la farina. Ma c'è qualcosa che, per qualche motivo, lo ferma: tiene una manciata di farina in mano e la fissa fino a quando non volge lo sguardo ambiguo verso di me. Ormai le sue intenzioni sono chiare.
 -Har.. no, Harry, non ci provare, poi pulirai tutto tu e te la vedrai con me, cosa non da poco e...- troppo tardi. Mi ritrovo con tutta la farina in faccia, se non tra i capelli. E intanto lui se la ride di gusto, ma riprometto a me stessa che non durerà per molto. Apro gli occhi e mi volto verso il tavolo, afferro un uovo con tutta la tranquillità possibile e lo tengo saldamente tra le mani. Ora è il mio turno e la sua espressione da divertita si trasforma in terrorizzata. Non solo perché ha una certa idea di cosa sto per fare, ma sa bene a cosa punto: i suoi capelli.
 -Jo, dai, stavo scherzando! Adesso ci mettiamo a pulire tutto e in men che non si dica...- mi avvicino così tanto a lui che è come se ci separasse il semplice e sottile spessore di un filo, siamo distanti un soffio l'uno dall'altra. Spacco il guscio e, dal momento che l'ho terribilmente immobilizzato, è decisamente facile versarglielo addosso. Però non reagisce in nessun modo, il suo respiro è pesante, i suoi occhi sono fissi sui miei, le sue mani mi sfiorano il viso per togliere un po' di quella farina e, tutt'un tratto, le sue labbra premono sulle mie. E' successo tutto in fretta eppure questo momento pare eterno. Chiudo gli occhi e assaporo l'attimo: sento tutto un brivido che percorre lentamente la schiena, le sue labbra morbide mi tolgono il respiro e sento di volerlo stringere tra le braccia e non lasciarlo mai andare.
    Qui e ora, giuro che questo momento durasse per sempre.
  
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