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Autore: Pseudopolis Yard    04/11/2012    2 recensioni
C'è sempre del lavoro per Morte.
[...]Doveva esserci una qualche forma di ironia cosmica nel fatto che i suoi incontri con lo smilzo piagnucolone si fossero fatti sempre più frequenti, da quella prima sfortunata volta, in maniera inversamente proporzionale al piacere ricavato dagli stessi. Diciassette anni prima era entrato in quella casa a Godric's Hollow (maledetta profezia e maledetta quella vecchia oca che l'aveva pronunciata) con il cuore pieno di speranza, di fiducia nel fatto che ci fosse giustizia a questo mondo, un ordine naturale delle cose: c'erano cose che dovevano succedere e cose che non dovevano succedere. Quel che doveva succedere era: Harry Potter morto, la profezia neutralizzata e Lord Voldemort, tiranno benevolo, che si ergeva sul popolo dei maghi guidandolo verso un'era di prosperità e di pace dove nessuno avrebbe mai fatto mancare una Cruciatus a un Babbano.
Liberamente ispirato alle pagine di J.K.Rowling e Terry Pratchett.
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Cedric Diggory, Sir Nicholas, Sirius Black, Un po' tutti
Note: Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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“Albus Percival Wulfric Brian Silente, Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confed. Internaz. dei Maghi. Qualcuno mi ha chiamato anche Obsoleto Pisquano.”


Il parco di Hogwarts era considerato dalla comunità magica europea nella sua totalità uno dei paesaggi più ameni di tutta la Scozia, e pochi erano i maghi inglesi che, tornandovi per una visita, non provassero la sensazione struggente di sentirsi a casa, di ritornare giovani, passeggiando per i suoi sentieri. In estate il drappo fitto d'erba verde ingentilito dai fiori azzurri dell'erica abbracciava la base chiara delle mura del castello, velate di muschi e di licheni che, con la bella stagione, prendevano il colore dell'oro. Il lago era una lastra d'argento visibile da tutti i punti del parco, e a camminare verso le colline si incontrava una distesa di papaveri e margherite che non appassivano che in autunno inoltrato. In inverno il parco di Hogwarts era bello, bellissimo e magico, circondato dagli alberi della Foresta Proibita che la neve e i ghiaccioli trasformavano in una quinta teatrale di forme fantastiche, e il cielo si rifletteva nel lago come in uno specchio, ma era in primavera che, davvero, il paesaggio dava il meglio di sé. Certo, di notte i colori si attutivano un poco, quel verde e quel rosso e quel bianco che diventavano tutto ad un tratto, be', blu, e le mura non erano poi tanto chiare, la notte, il lago nel buio si vedeva a malapena, e l'effetto di magico abbraccio con cui il parco ti circondava durante il giorno si attenuava notevolmente. Ma, tutto sommato, ciò forse era un bene, visto il cadavere che quella sera si era aggiunto alla scena.
“Che sfortunata circostanza,” osservò Silente. “La professoressa Sprite ha sempre avuto grande cura per quell'aiuola di peonie alla base della torre. Erano una gioia per gli occhi. Sembrava che l'impatto avesse prodotto un danno limitato, ma adesso le stanno calpestando tutti.”
Morte annuì. Sapeva apprezzare il valore di una buona aiuola di peonie.
“Povera Pomona,” sospirò Silente.
Dal parapetto della Torre di Astronomia le due figure osservavano la folla assieparsi ai piedi delle mura attorno al cadavere scomposto, una macchia più scura sull'erba nera. In lontananza crepitava il rogo della capanna di Hagrid e dal basso giungevano fin lassù le voci e il suono dei primi pianti.
“Oh, cielo, poveri ragazzi. Questo spettacolo avrei voluto davvero risparmiarglielo.”
SONO GIOVANI, SAPRANNO REAGIRE.
“Minerva e Filius tanto giovani non sono...”
Morte non replicò.
Malgrado il buio e la distanza, Silente era in grado di distinguere perfettamente la figura diritta della McGranitt, ora in piedi vicino al cadavere.
“Povera Minerva... “
E quello chino sul corpo doveva essere Harry.
“Povero Harry...”
E quello lì accanto non poteva che essere Hagrid, il buon Hagrid, così sensibile, i cui ululati di tristezza arrivavano chiaramente fino in cima alla torre. E la sua casa stava ancora bruciando.
“Povero Hagrid...”
Povera Minerva, povero Harry, povero Hagrid: le preoccupazioni che avevano tanto angustiato Silente ora sembravano essergli scivolate via dalle spalle, ricadendo con precisione, poteva immaginarlo, su quelle dei vivi. Visto dopo un Avada Kedavra, tutto pareva più semplice: erano quelli che stavano giù, alla base della torre, che ancora ignoravano la quantità e la qualità delle fregature che correvano loro incontro di gran carriera. Poteva quasi sentirle, mentre si libravano da lui per precipitarsi verso il basso, puntando decise i loro nuovi bersagli. Doveva essere certamente un riflesso del suo nuovo stato, quel sentirsi molto più distaccati, indifferenti quasi, riguardo a cose che avevano pur avuto grande importanza fino a due minuti prima; fior di scrittori avevano versato fiumi d'inchiostro, dopotutto, sulla caducità delle vanità umane. Niente come la morte dovrebbe liberarti dai pensieri della vita.
Ci fu un attimo di silenzio, mentre Silente meditava.
Suddetta mediazione fu tuttavia di breve durata: Silente aveva sempre avuto una strisciante e patologica necessità di avere il controllo della situazione, e anche ora che la situazione non era più umanamente controllabile questa sua pulsione si faceva sentire di secondo in secondo più forte. C'era, tutto considerato, lì con lui un potenziale interlocutore dei più affascinanti. Quello era Morte. Ultraterreno, eterno e ubiquitario, indefinibilmente antico, migliaia e migliaia, milioni di anni, di vite, di conoscenze passate, presenti.... future!
Persone ben meno curiose di Silente avrebbero e avevano ceduto alla tentazione di porre qualche domanda. Dopotutto lui aveva passato metà dell'ultimo secolo a scoprire trame, intessere trame, intralciare, dipanare, confondere trame. Tramare trame. Tutto per la fine di quella guerra, ovviamente.
Perciò si girò verso Morte e cominciò con disinvoltura:
“Dunque...”
Il cappuccio di Morte si volse verso di lui.
“Non vorrei sembrare indiscreto ma... dopo tutti questi anni di lavoro, di sforzi...”
Morte non disse nulla.
“Le energie di tutta una vita sono andate in questa battaglia...”
Il silenzio di Morte suonava particolarmente neutro mentre questi attendeva che si giungesse al dunque.
“Insomma,” concluse Silente. “Sarebbe per me un indicibile sollievo essere rassicurato sulle sorti di di questa guerra.”
Silente non era il primo ad aver passato una vita a tessere trame: individui del genere si dimostravano spesso restii a permettere che un piccolo, anche se inevitabile, incidente di percorso come la propria dipartita interrompesse definitivamente tale stimolante attività. Morte si sentiva porre da millenni domande sul futuro di questa o quella persona, città, regno, battaglia, guerra, nobile impresa, tutte certamente degnissime e meritevoli... agli occhi di chi poneva la domanda, sicuro. E da millenni lui rispondeva, fedele al proprio ruolo, in uno e un solo modo:
AVVERRA' CIO' CHE E' SCRITTO.
E questa era una verità inoppugnabile, interpretabile a piacimento da chiunque volesse cercare in questa risposta un minimo di soddisfazione. Silente, tuttavia, aveva a sua volta un'esperienza quasi secolare nell'indagare, esaminare e gestire tre precise entità, politici, Maghi Oscuri e adolescenti, che avevano in comune poco se non una spiccata tendenza, se interrogati, a non rispondere mai in maniera diretta. Di conseguenza non si lasciò scoraggiare:
«Per l'appunto, essendo ciò che è scritto, sarei davvero curioso.»
NON CREDE CHE SIANO STATE DATE GIA' TROPPE SBIRCIATE AL FUTURO IN QUESTA STORIA? VOI MAGHI L'AVETE COME ABITUDINE, MA NON FATE ALTRO CHE GENERARE CONFUSIONE.
«Una cosa ormai oltre le mie possibilità, non trova?»
NON CREDA CHE NON SAPPIA DEI QUADRI DEL SUO EX UFFICIO.
«Oh, ne è al corrente? Mi scusi. Deve perdonare le debolezze di un vecchio...»
Sembrava che la situazione alla base della torre fosse un poco meno caotica: Minerva aveva cominciato a indirizzare gli studenti verso i portoni del castello, e qualcuno stava facendo levitare il corpo sui gradini della scuola. Anche i singhiozzi di Hagrid – che risuonavano sopra tutti gli altri – si erano affievoliti.
Quando anche l'ultimo degli studenti fu rientrato e il portone si chiuse alle spalle della folla, nel nuovo silenzio fu Morte, stavolta, a parlare per primo:
LEI HA QUALCOS'ALTRO DA CHIEDERMI.
Non suonava come una domanda e Silente non la prese come tale:
“Supponiamo che tutto vada come è possibile che vada...”
Morte non reagì in alcun modo.
“Se così fosse, ci sono alcune cose delle quali mi piacerebbe parlare con il signor Potter. Lei pensa che potrebbe verificarsi la possibilità di un incontro?”
SE TUTTO ANDASSE COME SAREBBE POSSIBILE CHE ANDASSE, rispose Morte molto, molto lentamente, LA POSSIBILITA' POTREBBE VERIFICARSI.
Non era neanche lontanamente un , ma non era nemmeno un no. Se c'era una cosa che l'esperienza aveva insegnato a Silente era che le probabilità che un improbabilmente forse si verificasse erano di gran lunga superiori a quelle che si verificasse un quasi certamente sì: era una di quelle leggi delle probabilità che non avevano senso... però ne avevano (1).
Nella notte si levò da qualche parte un canto di fenice. Morte si girò verso Silente; e se la sua non fosse stata una voce disincarnata e tecnicamente inespressiva, si sarebbe detto che suonava perplessa:
MI TOLGA UNA CURIOSITA': MA, A LEI, COMPLICARSI LA VITA NON E' BASTATO?






(1) "Secondo gli scienziati, le probabilità che esista davvero qualcosa di tanto patentemente assurdo sono di una su un milione.
Secondo i calcoli di alcuni maghi, invece, capita una volta su dieci che si verifichino probabilità di una su un milione."
(T. PRATCHETT, "Morty l'apprendista")


Note degli AutorI: Salve! Siamo di nuovo qui! Dite la verità, morivate dalla voglia di leggere un altro capitolo, eh? Alla fine abbiamo deciso di non star lì a far troppo i difficili: l'obsoleto pisquano era stato il più votato alle ultime nomination, ed eccolo a voi. I vostri compiti per casa consistono nel rammentare/scoprire perché lo chiamiamo obsoleto pisquano. Non occorre che veniate a riferircelo, noi lo sappiamo già (scusateci, in questo momento abbiamo addosso il Magico Medaglione della Boria Tracotante: +5 alla Spocchia).
Come sempre, degneremo della nostra graziosa e sovrana attenzione le inevitabili parole di entusiastico commento che non potrete fare a meno di lasciarci (Ok, è meglio se andiamo a toglierci questo medaglione).
Ringraziando ancora chi ci ha lasciato un'opinione sui capitoli precedenti, vi salutiamo festosi.
Al prossimo morto!
  
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