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Autore: Black Feather    04/11/2012    1 recensioni
Dopo il fiasco al Ministero del 1995, Voldemort fugge, portando in salvo con sé il suo amore dannato: Bellatrix Lestrange.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Capitolo 1

Apparvero di fronte al cancello di Manor Malfoy. Un vento leggero frusciava tra le foglie degli alberi. Il mantello di Voldemort si agitava nella brezza e pareva fondersi con il buio. C’era silenzio; si udiva soltanto il frinire dei grilli. Il cielo era fiocamente illuminato da uno spicchio di Luna.

   Voldemort stringeva ancora il braccio di Bellatrix. La lasciò andare e lei, già debole, ora priva anche del sostegno del proprio maestro, rovinò al suolo, faccia a terra. Si girò immediatamente su se stessa a incontrare il viso nascosto di Voldemort, che torreggiava sopra di lei come un Dissennatore. Bellatrix non riusciva a distinguere i tratti serpentini del Signore Oscuro, celati dall’ombra del cappuccio; la sola cosa le riusciva di vedere erano i suoi occhi rossi, che brillavano nell’oscurità come braci ardenti, e tale vista la intimoriva.

   La strega di puntellò sui gomiti, odiandosi per il fatto di trovarsi ai piedi del proprio maestro come un accolito qualunque. All’improvviso la voce di Voldemort le esplose in testa: «Con te farò i conti tra poco». Bellatrix sentì la paura montare nello stomaco. Con te farò i conti tra poco, aveva detto il Signore Oscuro prima che iniziasse il combattimento fra lui e Silente.

   Ma naturalmente non poteva parlare sul serio, no? Dopotutto, lei era pur sempre la sua migliore Magiamorte. Non l’avrebbe castigata per davvero. Non avrebbe avuto alcun senso… alcun senso…

   Le narici di Voldemort ebbero un fremito. Bellatrix si rattrappì contro il suolo, sapendo che Voldemort le stava leggendo i pensieri che le nascevano in testa come attraverso uno schermo di cristallo. Alla paura sopraggiunse la vergogna, e poi la rabbia.

   Bellatrix si rialzò. «Mio Signore», gorgheggiò con voce roca. Una lacrima le si stava raccogliendo nella coda dell’occhio. «Mio Signore, ho tentato di avvertirvi… lui era di sotto… avrebbe rovinato il vostro piano… ha intralciato il vostro cammino ancora una volta.»

   Voldemort le assestò uno schiaffo in viso aperto. La testa di Bellatrix si piegò di lato per la forza del colpo. La lacrima che stava indugiando nella coda dell’occhio proruppe e le rigò la guancia sinistra.

  «Come osi!» L’ira era evidente nella voce di Voldemort. Bellatrix incrociò il suo sguardo, avvampando per il dolore. Raccolse tutta l’aria che le era rimasta nei polmoni e, leggermente scossa, mormorò: «Padrone, non intendevo mancarvi di rispetto… io», fu sopraffatta da uno spasimo. «Siete voi il più grande mago di…»
 
   «Risparmiati le tue inutili ciance» tuonò Voldemort irritato. Volse lo sguardo verso Manor Malfoy, che si ergeva poco distante, mentre i gorgoglii di una fontana giungevano da qualche parte, invadendo il rinnovato silenzio. Dopo diversi istanti, Voldemort si riscosse dai propri pensieri. «Ciascuno dei miei Mangiamorte…» sibilò piano.

   Bellatrix trattene il fiato, lo stomaco in subbuglio per la frustrazione e la vergogna. Fissava il volto seminascosto di Voldemort con grande apprensione. «Ciascuno…», ripeté quello. Poi un sorriso gli piegò la bocca priva di labbra. «Nessuno escluso, nessuno», aggiunse, rivolgendosi crudelmente a Bellatrix, che incassò le parole come una pugnalata nello stomaco. «Mi ha deluso. Tutti i Mangiamorte hanno deluso il loro Padrone Lord Voldemort…!» Mentre parlava, il cappuccio gli scivolò un po’ all’indietro sul capo, permettendo alla luce della Luna di illuminargli il volto. La collera si manifestava nei fremiti costanti delle narici e nel modo in cui gli brillavano gli occhi; Bellatrix colse un’increspatura pericolosa nei laghi cremisi delle sue iridi.

   La strega osservava Voldemort, senza parole. Avrebbe voluto annientarsi in quel momento, avrebbe preferito qualunque cosa alla rabbia del suo Padrone… non aveva neanche recuperato la profezia, come le era stato ordinato…
 
   Voldemort annuì con aria severa. Bellatrix vide che non c’era compassione sul suo pallido volto.

  «Padrone», tentò. Si protese verso di lui. Voldemort non si ritrasse. Aspettò che le braccia di Bellatrix lo cingessero caute, che il viso di lei fosse molto vicino al suo. Non indietreggiò neanche quando le labbra della strega si allungarono a incontrare le sua bocca. Il contatto fu morbido, ma Voldemort rimase impassibile mentre le labbra di Bellatrix gli premevano forte contro la pelle, e la strega, accorgendosi di quanto rigido fosse rimasto il proprio amante, sciolse il bacio in silenzio.

  Si scambiarono uno sguardo, ciascuno respirando nel naso dell’altro. Gli occhi di Bellatrix erano velati di lacrime e imploravano perdono. Si passò la lingua sulle labbra, assaporando un gusto intenso, aspro…pelle di serpente.

   Mio Signore, scusami, ti prego…
   
  Ma Voldemort non ascoltò questo pensiero. Invece spinse via Bellatrix, indietreggiò con passi rapidi e scomparve nel buio, lasciandola sola.

  
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