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Autore: Smeralda Elesar    04/11/2012    1 recensioni
"Random" vuol dire disordine. Questa è una raccolta senza filo conduttore di pensieri e riflessioni su argomenti diversi, sia seri che stupidi, che vengono direttamente dalla vita di tutti i giorni. A volte sono pensieri positivi, a volte sono negativi, a volte sono cattivissimi ma sfido chiunque a dire che in fondo non ho almeno un pò di ragione.
Di volta in volta modificherò l'introduzione per dare un'idea dell'argomento del capitolo.
Genere: Comico, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Trottolino amoroso du du da da da…

 

 

Premetto che io sono una che usa il romanticismo come il sale nelle ricette: quanto basta.

E a me ne basta pochissimo, quindi trovo oltremodo fastidiose le coppiette che stanno appiccicate. Quelle che vogliono le luci spente e le canzoni lente come diceva Rita Pavone. Una volta, lo giuro sul mio Po (Kung Fu Panda) di peluche, sul tram c’erano due spalmati uno contro l’altro che per venti minuti non hanno fatto altro che sbaciucchiarsi.

Ma in continuazione!

Era come avessero le calamite del Geomag sottopelle nelle labbra perché anche quando non erano impegnati a slinguazzarsi stavano con le bocche appiccicate.

Ora dirò una cosa orribile, da persona arida e priva di sentimenti quale io sono e fui: questa cosa di appiccicarsi con la bocca alla bocca di un altro la fanno anche gli animali, e sapete quando? Quando hanno fame e chiedono ad un compagno che ha appena mangiato se può essere così gentile da rigurgitare qualcosa per loro.

Fa schifo, vero? A me tantissimo!

Vorrei segnalare a tutti coloro che aspirano a fondersi in un unico essere con la loro dolce metà come fece la ninfa Salmacide con Ermafrodito che esistono luoghi più consoni.

Per dire il lettone è un classico, ma c’è anche il divano, la moquette spessa, il sedile posteriore di una macchina ma anche quello anteriore, ed in ogni caso qualunque luogo appartato e silenzioso.

Nella definizione di appartato ovviamente non è compreso il cinema perché è vero che ognuno in sala guarda lo schermo gigante, ma è anche vero che sente benissimo quello che succede nei posti immediatamente vicini, e non è detto che apprezzi il sottofondo di un porno durante un film di fantascienza, anzi azzarderei proprio di no.

Quindi se vi cacciano fuori dalla sala a pedate nel culo dovete solo starvene zitti.

Ma c’è anche un’altra cosa che i piccioncini in overdose di ormoni adorano e che per le persone normali è un solennissimo martellamento pneumatico sulle gonadi: i soprannomi!

Alzi la mano chi non ha dovuto almeno una volta incrinarsi le costole per non ridere del soprannome che l’amico/a ha trovato alla sua metà.

A me è capitato parecchie volte e nove su dieci mi è riuscito male, così ci ho fatto delle figure di letame storiche.

Che poi sono le ragazze quelle che hanno più fantasia e quando gli parte l’embolo di trovare un nuovo nome al fidanzato aprono la diga del Mose delle cazzate.

Io conosco ragazze ma anche donne adulte che chiamano il compagno/marito/fidanzato in modo imbarazzanti anche in pubblico.

Ce n’è una che chiama il marito “topino mio” il che potrebbe essere anche azzeccato visto che lei è una focena e lui un roditore spelacchiato, ma proprio per questo io avrei evitato di sottolineare la loro situazione.

Un’altra lo chiamava fungo, e considerato che il tizio in questione era sempre fatto di canne e robe simili a me veniva di aggiungere “allucinogeno”

Ma sul podio delle orribilità a me resterà sempre impressa una ragazza che chiamava il fidanzato Spike.

Lei diceva che era per via dei capelli ossigenati che lo facevano sembrare Spike di “Buffy l’ammazzavampiri” a me sembrava piuttosto un nome da cane (in tutti i sensi) ed infatti lui le faceva da cagnolino.

I ragazzi invece si contengono almeno in pubblico perché credono che dire cose sdolcinate li faccia sembrare meno virili, e fanno anche bene non tanto per la virilità ma perché se no sembrerebbero più pirla di ciò che sono in realtà, che non è neanche poco.

Dicevamo che si contengono, vero, però va a finire che usano quasi tutti due espressioni orribili che a me fanno venire la pelle d’oca sotto la pianta dei piedi.

Scommetto che sapete perfettamente quali sono, e magari fanno imbestialire anche voi: sono “piccola” e “bimba” o quando parlano di lei con qualcun altro “la mia bambina”.

Posso? Ma a me fanno venire il vomito! Mi sanno troppo di pedofilia!

Che poi questi tipi che fanno tanto “io sono la tua sicurezza” sono proprio  quelli che a sentir parlare di diventare padri scappano come i ragni di Harry Potter dal Basilisco.

Secondo me la cosa migliore è il classico “amore” o l’altrettanto classico “tesoro”.

“Amore” perché è bello, vuol dire “guarda, l’amore è la cosa più bella del mondo e per ora per me sei tu la cosa più bella del mondo, quindi meriti a pieno titolo il nome di amore”

Come in “Romeo e Giulietta”, nella famosissima scena del balcone in cui lui dice “Ti prendo in parola. Chiamami soltanto amore e d’ora in avanti io non sarò più Romeo”.

Più o meno lo stesso vale per “tesoro” che è come dire “tu sei la cosa più preziosa che ho e di tutto il resto non me ne importa una beata mazza”.

Basta che non dite “il mio tesssoro” come Gollum se no il “tesoro” in questione ha ragione di cominciare a preoccuparsi.

Certo, l’incanto del romantico appellativo è come l’amore, eterno finché dura, e prima o poi, magari più prima il vezzeggiativo verrà sostituito da ogni tipo di insulto possibile e immaginabile, se possibile ancora più fantasioso del soprannome, ma proprio per questo è meglio godersi l’incanto appunto finché dura.

Per concludere il discorso ho una raccomandazione da fare alle coppiette: fate tutte le cose sdolcinate, tenerose e amorosissime che volete, ma, per favore, fatele in modo da non spaccare i maroni al vostro prossimo.

Grazie.

 

 

 

   
 
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