Trottolino amoroso du du
da da da…
Premetto che io sono
una che usa il romanticismo come il sale nelle ricette: quanto basta.
E a me ne basta
pochissimo, quindi trovo oltremodo fastidiose le coppiette che stanno
appiccicate. Quelle che vogliono le luci spente e le canzoni lente come diceva
Rita Pavone. Una volta, lo giuro sul mio Po (Kung Fu
Panda) di peluche, sul tram c’erano due spalmati uno contro l’altro che per
venti minuti non hanno fatto altro che sbaciucchiarsi.
Ma in
continuazione!
Era come avessero
le calamite del Geomag sottopelle nelle labbra perché
anche quando non erano impegnati a slinguazzarsi
stavano con le bocche appiccicate.
Ora dirò una cosa
orribile, da persona arida e priva di sentimenti quale io sono e fui: questa
cosa di appiccicarsi con la bocca alla bocca di un altro la fanno anche gli
animali, e sapete quando? Quando hanno fame e chiedono ad un compagno che ha
appena mangiato se può essere così gentile da rigurgitare qualcosa per loro.
Fa schifo, vero? A
me tantissimo!
Vorrei segnalare a
tutti coloro che aspirano a fondersi in un unico essere con la loro dolce metà
come fece la ninfa Salmacide con Ermafrodito che
esistono luoghi più consoni.
Per dire il lettone
è un classico, ma c’è anche il divano, la moquette spessa, il sedile posteriore
di una macchina ma anche quello anteriore, ed in ogni caso qualunque luogo
appartato e silenzioso.
Nella definizione
di appartato ovviamente non è compreso il cinema perché è vero che ognuno in
sala guarda lo schermo gigante, ma è anche vero che sente benissimo quello che
succede nei posti immediatamente vicini, e non è detto che apprezzi il
sottofondo di un porno durante un film di fantascienza, anzi azzarderei proprio
di no.
Quindi se vi
cacciano fuori dalla sala a pedate nel culo dovete solo starvene zitti.
Ma c’è anche
un’altra cosa che i piccioncini in overdose di ormoni adorano e che per le
persone normali è un solennissimo martellamento
pneumatico sulle gonadi: i soprannomi!
Alzi la mano chi
non ha dovuto almeno una volta incrinarsi le costole per non ridere del
soprannome che l’amico/a ha trovato alla sua metà.
A me è capitato
parecchie volte e nove su dieci mi è riuscito male, così ci ho fatto delle
figure di letame storiche.
Che poi sono le
ragazze quelle che hanno più fantasia e quando gli parte l’embolo di trovare un
nuovo nome al fidanzato aprono la diga del Mose delle cazzate.
Io conosco ragazze
ma anche donne adulte che chiamano il compagno/marito/fidanzato in modo
imbarazzanti anche in pubblico.
Ce n’è una che chiama
il marito “topino mio” il che potrebbe essere anche azzeccato visto che lei è
una focena e lui un roditore spelacchiato, ma proprio per questo io avrei
evitato di sottolineare la loro situazione.
Un’altra lo
chiamava fungo, e considerato che il tizio in questione era sempre fatto di
canne e robe simili a me veniva di aggiungere “allucinogeno”
Ma sul podio delle
orribilità a me resterà sempre impressa una ragazza che chiamava il fidanzato
Spike.
Lei diceva che era
per via dei capelli ossigenati che lo facevano sembrare Spike di “Buffy l’ammazzavampiri” a me
sembrava piuttosto un nome da cane (in tutti i sensi) ed infatti lui le faceva
da cagnolino.
I ragazzi invece si
contengono almeno in pubblico perché credono che dire cose sdolcinate li faccia
sembrare meno virili, e fanno anche bene non tanto per la virilità ma perché se
no sembrerebbero più pirla di ciò che sono in realtà, che non è neanche poco.
Dicevamo che si
contengono, vero, però va a finire che usano quasi tutti due espressioni
orribili che a me fanno venire la pelle d’oca sotto la pianta dei piedi.
Scommetto che
sapete perfettamente quali sono, e magari fanno imbestialire anche voi: sono
“piccola” e “bimba” o quando parlano di lei con qualcun altro “la mia bambina”.
Posso? Ma a me
fanno venire il vomito! Mi sanno troppo di pedofilia!
Che poi questi tipi
che fanno tanto “io sono la tua sicurezza” sono proprio quelli che a sentir parlare di diventare
padri scappano come i ragni di Harry Potter dal Basilisco.
Secondo me la cosa
migliore è il classico “amore” o l’altrettanto classico “tesoro”.
“Amore” perché è
bello, vuol dire “guarda, l’amore è la cosa più bella del mondo e per ora per
me sei tu la cosa più bella del mondo, quindi meriti a pieno titolo il nome di
amore”
Come in “Romeo e
Giulietta”, nella famosissima scena del balcone in cui lui dice “Ti prendo in
parola. Chiamami soltanto amore e d’ora in avanti io non sarò più Romeo”.
Più o meno lo
stesso vale per “tesoro” che è come dire “tu sei la cosa più preziosa che ho e
di tutto il resto non me ne importa una beata mazza”.
Basta che non dite
“il mio tesssoro” come Gollum
se no il “tesoro” in questione ha ragione di cominciare a preoccuparsi.
Certo, l’incanto
del romantico appellativo è come l’amore, eterno finché dura, e prima o poi,
magari più prima il vezzeggiativo verrà sostituito da ogni tipo di insulto
possibile e immaginabile, se possibile ancora più fantasioso del soprannome, ma
proprio per questo è meglio godersi l’incanto appunto finché dura.
Per concludere il
discorso ho una raccomandazione da fare alle coppiette: fate tutte le cose
sdolcinate, tenerose e amorosissime
che volete, ma, per favore, fatele in modo da non spaccare i maroni al vostro prossimo.
Grazie.