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Autore: slice    05/11/2012    3 recensioni
“Non lo so, mi sentirei forse più a mio agio se lui lo sapesse,” ipotizza.
Ino aggrotta la fronte.
“No.”
Sakura, essendo una donna, ha l'innata capacità di entrare nell'argomento dalla giusta ottica. Gli uomini sembrano trovare sempre l'angolazione sbagliata e la vicenda appare molto più spinosa di come invece la vede lei. Certo, Shikamaru fa egregiamente finta di non capire, visto che si è sentita osservata a lungo quando lo ha rivelato al suo team, ma dal momento che la squadra della compagna non contiene nessuno Shikamaru, Ino è propensa a credere che sarebbe soltanto imbarazzante.
“Non lo so...”
“Be', lo so io, tranquilla.”
(Fanfic che sostituisce "Through hell to reach heaven", rimasta incompleta.)
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sai, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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La rana dalla bocca larga
capitolo II







Lo so cosa stai facendo...”
Tenzo beve un sorso della sua birra e lascia in sospeso la frase apposta, per vedere la reazione dell'altro.
Kakashi sta costruendo un castello con gli stecchini e, se non avesse la maschera, Tenzo potrebbe vedere la lingua fuori, indice di un certo livello di concentrazione.
“Kakashi...”
“Ho sentito, pensavo che la frase dovesse continuare e che tu mi illuminassi sul tipo di castello che sto costruendo...”
“Non stavo parlando del castello!”
Kakashi alza lo sguardo su di lui e la sua espressione seria quasi irrita il Capitano.
“So che sembra una cosa carina, ma è un campo minato, Sakura è molto giovane...”
“Sakura? Cosa c'entra Sakura?”
Yamato sbuffa e si copre gli occhi con la mano nel momento in cui la kunoichi entra nella locanda.
“Ciao, Sakura!” trilla Kakashi.
L'altro sobbalza, preso alla sprovvista, prima di salutare a sua volta.
“Kakashi! Yamato! Non sapevo che frequentaste questo locale,” si meraviglia, lei, un attimo prima di guardarsi attorno, in cerca di Ino, “io sono qui con... lei!” dice, indicando la ragazza bionda, dall'altra parte del salone.
Tenzo fissa Kakashi e un momento dopo scimmiotta la frase con cui lo ha convinto ad andare lì, invece di tornare nel loro solito locale.
Dai, è un posto carino, io ci vado spesso...” calcando sull'ultima parola con infantile stizza.
“Senti, Sakura, domani c'è la serata barbecue, in questo locale, e se portiamo una donna avremo in omaggio la prima portata, vuoi unirti a noi?”
“Ah sì?” chiede, Tenzo, stranito, e il suo sguardo vaga per il salone alla ricerca di una locandina.
“Oh, è una proposta allettante... perché no? Va bene!” dice lei, entusiasta, “Domani ho il turno di mattina all'ospedale, farò sicuramente in tempo, grazie per aver pensato a me,” Sakura ringrazia anche il Capitano con un breve inchino e poi raggiunge la sua amica.
“A costo di ripetermi: so cosa stai facendo, ora più che mai.”
Kakashi è abbastanza sicuro che la faccia del compagno sia un misto tra frustrazione e incredulità, ma tiene la testa bassa, sul suo progetto, proprio perché non vuole sentire raccomandazioni o paranoie sulla faccenda.
Se mai nella sua vita c'è stato un momento in cui ha capito che rifiutare l'amore fosse completamente sbagliato può dire siano stati tutti gli anni precedenti, fino a risalire alla morte di Rin. Molto tempo, dunque, eppure, nonostante questo, pensare bene alle conseguenze la sera precedente gli ha portato un meraviglioso e duraturo mal di testa, ma al contempo ha sviluppato la convinzione che non debba spiegazioni di sorta, al villaggio della foglia, sulla sua vita privata; fin tanto che non infrange la legge.
“Sentiamo: di quale epoca è questo castello?”
Yamato si massaggia la testa con entrambe le mani, si spazzola i capelli e strizza gli occhi, come se provasse un fastidio fisico.
“Smettila con gli stecchini, non c'è nessuna serata barbecue!”
“E neanche tu ci sarai.”
Kakashi mette a punto il balcone di quella miniatura e comincia ad osservarne ogni lato con molta attenzione.



Il suo mondo è stato interamente assorbito da quello ninja il giorno in cui suo padre è morto.
Non è mai stato un bambino spensierato e le sue compagnie portavano la divisa da jounin, visto che seguiva il padre ovunque, tuttavia ancora conservava l'infantile certezza di essere al sicuro. Credeva che la morte di un genitore non fosse meno dolorosa se non lo si ha mai conosciuto e sua madre era come uno spirito vestito di bianco che lo stringeva al petto, nei suoi sogni, ma quello che ha provato quando Sakumo si è tolto la vita lo ha fatto precipitare dove neanche il pensiero di una carezza materna avrebbe potuto aprire spiragli di luce.
Quella casa era soffocante. Nella camera accanto alla sua c'era una macchia scura, oblunga, che si estendeva per un paio di tatami in modo obliquo. Aveva trovato lui suo padre, accasciato su se stesso in quella macchia scura, tanto scura da sembrare nera, in quel tardo pomeriggio. Dopo si era concentrato nell'evitare di finire come lui e nei sogni non vi erano più state delicate braccia, coperte da stoffa bianca, a stringerlo, c'era solo quella stanza buia e l'alone di una pozza di rabbia ai suoi piedi.
Pensare a Obito ancora oggi gli fa formicolare lo stomaco. L'ha salvato, gli ha mostrato come la vita sia fatta di sfumature cangianti, che cambiano a seconda del punto di vista, e gli ha fatto vedere che cos'è uno shinobi. L'ha salvato in più di un senso. Al tempo, la sua esuberanza era davvero insopportabile, Obito che voleva essere guardato e ammirato, che voleva crescere pur avendone paura, era così lontano dalla figura di quel bambino solo, con la maschera, che lui era un tempo ed era sicuro anche Minato sensei si fosse chiesto perché l'altro insistesse tanto. Erano molto distanti, sì, ma Obito non aveva mai pensato di non avere qualcosa in comune con quel bambino. Kakashi non lo ha mai ringraziato per questo perché è stata una di quelle realizzazioni lente, fatte anni dopo, davanti ad una lapide troppo alta per far bastare le lacrime.
Rin si meritava di essere amata. Amata come avrebbe voluto amarla Obito, di quell'amore tenero, innocente, spavaldo, che si sarebbe buttato anche sotto le macerie per la sua salvezza. Ma capiva anche perché lei non avesse potuto accettarlo: dopo, infatti, erano rimaste solo quelle macerie e Rin era piegata sempre di più per sorreggerne il peso. Era distratta, depressa, era assente e non lo guardava mai nell'occhio; in nessuno dei due. Dopo avergli chiarito i suoi sentimenti in un momento poco adatto come quello scelto da istinto e eventi, lo aveva trattenuto al campo addestramento un giorno d'estate. Kakashi era stato chiaro, non aveva cambiato idea, ma sentiva un bisogno diverso in lei e le disse che se avesse voluto sarebbe potuta andare a trovarlo. Così, lei, si era presentata a casa sua, una sera. Kakashi aveva aperto la porta sapendo chi si sarebbe trovato davanti e senza che lei chiedesse la fece entrare. Solo dopo, quando il tè che le aveva offerto si fu raffreddato senza essere stato toccato, lui si rese conto che non c'era niente da dire perché sapeva già tutto e lei voleva solo passare del tempo con qualcuno che sapesse.
Kakashi vide con fastidio quell'amore sfiorire insieme a lei. Avrebbe voluto, ad un certo punto, essere capace di accoglierla nel cuore come lei desiderava, ma semplicemente non era fatto per questo, non sapeva come fare. Non voleva condannarla ad osservare con lui una pozza scura. Non era giusto che lei stesse con lui, né per lei né per Obito. Tanti motivi, tutti a pesargli sullo stomaco ogni volta che la vedeva ancora un po' dimagrita.
Rin morì poco tempo dopo, in missione, lui non c'era e tutto quello che vide fu un telo bianco su una figura minuta. Come quel fantasma gentile, che portava con sé l'odore di una madre, tempo addietro, anche Rin lo andò a trovare nei sogni e, nonostante di solito fosse stato il contrario, là era lui a piangere forte.
In quel momento Kakashi starnutisce, davanti alla lapide dei caduti. La pioggia fa rumore tutto intorno a lui e la vegetazione pare appesantirsi sempre di più, schiacciata sotto il peso dell'acqua. Porta una mano al volto stropicciandosi lievemente il naso, da sopra la maschera, e si volta per tornare a casa. Non può continuare a paragonare tutto a quel periodo, a quelle tre persone, non può continuare a farsi influenzare. Sakura è il suo futuro, la luce che vede in quegli occhi lo fa alzare la mattina e i suoi sorrisi come la sua determinazione lo lasciano sempre a bocca aperta; Rin non c'è più e qualunque cosa lui deciderà di fare con i suoi sentimenti non cambierà il passato, nonostante quello che suggerisce l'eco dei suoi rimorsi.



Essersi precipitati da Ino può sembrare una brillante idea, per chi si affida ad un primo ragionamento apparentemente logico.
Ino schiocca la lingua, infastidita, e Shikamaru pensa che Sasuke sia molto masochista.
“Un momento, tregua, posso sapere perché sono qui?” chiede, tanto per distrarli da eventuali istinti omicidi.
“Forse sei entrato per sbaglio in casa di qualcuno cercando un letto.”
Shikamaru sospira perché ha sempre sostenuto che sia sicuramente più liberatorio che raccogliere stupide accuse. Ino non è di quest'avviso.
“Senti, Sas'ke, non me ne frega niente di quanto addolcisca la pillola chi è costretto a vederti tutti i giorni, se pensi che Sakura dovrebbe rimanere sola perché ha detto di amare te sei più stupido di quanto pensassi!”
“Non ho mai detto questo,” Sasuke raddrizza la schiena e arruffa le penne, indignato, “credo solo che Sakura non abbia le idee chiare.”
“Come si fa ad amare uno che ha scoperti solo i polsi, un occhio e i capelli?” chiede Sai, interrompendo quell'interessante battibecco; sicuramente interessante dal punto di vista sociologico, almeno.
Shikamaru borbotta, stropicciandosi il viso.
“Ecco, non era proprio così che la intendevo,” dice Sasuke, accigliandosi, “ma in modo contorto ci si avvicina,” conclude, mentre osserva gli occhi del jinchuuriki allargarsi con estremo sospetto.
“Ma cosa dici?” strilla, infatti, quello. Si alza in piedi, perché ci vuole enfasi, tutta l'enfasi possibile, per essere Naruto Uzumaki, e continua a sbraitare con tono acuto: “tu non sai niente dell'amore e neanche di com'è stata Sakura in tutti quegli anni... Guarda Sas'ke, non farmi incazzare, eh!” sbollisce Naruto, dopo aver ringhiato.
“Ma... Come fai a voler far sesso con una persona se non ne conosci l'aspetto fisico?”
“Sai!” urlà il jinchuuriki, che si era nuovamente rilassato sulla sedia.
“Oh, quanto siete maschi!”
Shikamaru si toglie la mano dagli occhi, accigliato, e fissa il tavolino come se sopra ci fosse scritto che è gay.
“Scusa?” chiede Sasuke, composto.
“Sì, fate dei ragionamenti tipici di chi non sa cosa sia l'amore, e dico l'amore, non il sesso, Sai! Perché si può voler fare l'amore anche con una persona che non reputiamo bellissima d'aspetto, ma semplicemente perché ne amiamo ogni gesto, pensiero e insicurezza. Lo so che sto parlando in una lingua sconosciuta, ma seguitemi un attimo... Cercate, insomma: Sakura non ha mai visto il viso di Kakashi, come quasi nessuno, del resto, però lo conosce bene. Lo conosce bene! Naruto, fammi finire!”
Il jinchuuriki s'imbroncia e riceve una pacca sulla spalla da Shikamaru.
“Facciamo un riassunto semplicistico, ok? Ok. Quando tu,” dice Ino, indicando Sasuke, “hai pensato bene di andartene, Kakashi è rimasto sconvolto e nel tempo è stato poco appresso ai tuoi compagni. Poi Naruto se ne è andato con Jiraya e Sakura ha seguito un intenso allenamento con Tsunade.”
“Ino...” si lagna Shikamaru, mentre chiede implicitamente alla compagna di arrivare al punto, ché lui c'è già arrivato alla seconda frase.
“Sì. Quando Naruto è tornato erano di nuovo lui, Sakura e il maestro, con la differenza che questa volta Kakashi è stato molto vicino ad entrambi. Allenamenti, attività insieme... Secondo me è andato pure fuori dal suo carattere,” dice, pensierosa, con un tono un po' più basso, “ma capisco la sua voglia di non commettere gli stessi errori e di non abbandonarli a se stessi!” si riprende, urlando.
C'è un po' di silenzio e parecchie sopracciglia alzate, Naruto fissa il centro del tavolo con la fronte aggrottata e Shikamaru pensa per un momento che anche lui veda una scritta che lo illumina sul suo orientamento sessuale.
“E allora?” dice Sai, vanificando gli svariati decibel del riassunto di quella che pare essere la vita di persone che i presenti non conoscono.
Sasuke apre bocca, ma non sapranno mai se per insultare Sai o rispondere a Ino perché Shikamaru lo precede.
“Questo per dire che tu sai qualcosa che noi non sappiamo,” dice il genio, rivolto alla kunoichi, mentre Naruto accanto a lui si sbilancia indietro con la sedia, attento alla conversazione.
Ino ci pensa su, tutti i presenti possono vedere i suoi occhi puntati sul soffitto come sintomo di elucubrazioni in corso.
“Ah...” dice, infine, guardando il compagno, “hai ragione!”
Naruto cade all'indietro, chiude gli occhi, si massaggia la testa e si lamenta come un bambino. Sai lo aiuta a tirarsi su.
“Uffa, sei tu quello bravo a raccogliere le idee e fare il punto della situazione!” si discolpa Ino.
“Se c'è qualcosa che tu sai e noi no, Yamanaka, sarebbe bene che ce ne informassi,” ribatte Sasuke.
“Sì, c'è!” trilla lei. Poi la stanza si fa nuovamente silenziosa. Shikamaru mette la testa sulle braccia, sconsolato.
“Be', dilla!” incalza Naruto.
“Ma no, testa di rapa, io sono amica di Sakura e non spiattellerò mai i fatti suoi.”
Sai poggia le spalle allo schienale e incrocia le braccia, poi si volta verso Sasuke, serio.
“Non puoi usare lo sharingan?”
Shikamaru impallidisce.



Cosa fai, ninja dei miei stivali?”
Kakashi sorride, lasciandosi trascinare dentro la stanza. Mette un piede in terra e già l'odore di Sakura lo travolge, i capelli rosa gli finiscono sul naso e le sue braccia esili lo circondano, fingendo di dover accostare la finestra dietro di lui.
“Non c'è nessuno in giro.”
Rilassati, non c'è nessuno in giro, è tardi, abbracciami.
La stringe e le carezza i capelli, mentre le mani di lei si fermano sulla sua schiena, impacciate.
“Mi è mancato il tuo profumo,” bisbiglia, appoggiato alla finestra con il naso nei suoi capelli.
Sakura sorride sotto le guance rosse.
“A me è mancata la tua voce...” sussurra, in imbarazzo.
Quando l'abbraccio si scioglie, Kakashi infila un dito nella maschera e la tira giù, poi la bacia a fior di labbra. Si avvicina e preme piano le labbra sulle sue, lasciandola in bilico, tesa verso di lui ad occhi chiusi.
“Sakura?” sorride, “Come sta andando?”
Lei si acciglia, confusa.
“Eh? Cosa?” sbatte le palpebre su grandi occhi verdi e Kakashi si trattiene tutte le volte che li vede così, brillanti e languidi.
“Il piano, ricordi?” si rimette la maschera per darsi un tono, “Tu, Ino, far sapere di noi agli altri...”
“Oh, sì! Sì!”
Quando Ino lo ha scoperto è diventata matta. Prima l'ha tormentata con domande sterili quali “dove?”, “quando?” e “soprattutto come?”, poi è passata al “Sakura, non posso crederci!”, infine al “Sakura, non posso credere che tu non me l'abbia mai detto in tutti questi mesi!” e non era valso a niente ripeterle che erano soltanto due, i mesi. Una volta terminate tutte queste meravigliose fasi, Ino era saltata sul posto dicendo che l'avrebbe aiutata a far venire fuori tutto in modo carino e casuale. Come carino e casuale si incastrassero in Naruto e Sai, solo lei aveva il potere di immaginarselo. Sakura non aveva fatto domande, temendo le risposte.
“Sì,” ripete ancora, “insomma, pare che la rana dalla bocca larga non sia Naruto, dopotutto,” sorride, contenta di aver creduto nel compagno di squadra.
“Oh, io lo sapevo che era Sai,” poi guarda dietro di sé, in basso, nel giardino. “Tenzo non credeva che stessimo insieme, quando ti ho baciata abbiamo vinto una cena offerta da lui, andiamo a mangiare questo barbecue?” e le porge il braccio.
Lei ride. Mette le mani unite in preghiera e se le porta al viso, facendo un inchino di scuse al capitano Yamato, in piedi, sconsolato, nel suo giardino.
“Ma usciamo a braccetto dalla finestra?” ridacchia ancora.
Lui annuisce poiché non è una brutta idea iniziare a farsi vedere vicini fuori dagli allenamenti.
“Non mi dici che sono tremendo, questa volta?” allude alla scommessa con il Capitano.
“Eh no! Ché poi ti monti la testa.”
“Giusto...”





Owari











Tanti auguri ad Aya che compie gli anni oggi, 5 novembre! Auguri, tata! Tanti auguri a teee, tanti auguri a teee e la torta a meee... no, 'spè! Non era così. u_ù
Da una parte sono sicura di poter fare di meglio, sono arcisicura che prima o poi riuscirò a farli copulare in una shot o addirittura una long, magari una in cui si parlano sempre e vivono insieme e... basta, sto delirando, infatti dall'altra parte mi son resa conto che la KakaSaku mi riesce molto meglio se è velata e coccolosa, verde, per bambini, -.- e sì, è una tragedia. Prima o poi, però, Aya, prima o poi! Sallo.
Spero intanto che possa arrivarmi tra capo e collo un epilogo da allegarci, lo spero tanto. Nel frattempo ti auguro mille mila di questi giorni e molto meno stress di adesso, ti auguro una tesi sempre meno stressante e professori intelligenti che sappiano spingerti nel modo e nella direzione giusta; e non ti auguro queste cose perché non so cos'altro augurarti, ma perché ho capito che è questo di cui hai bisogno ora. *abbraccia* Mi raccomando, sorridi spesso, ché noi - mica solo io, eh XD - ti vogliamo strabene. Chu!





I personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.



  
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