La
rana dalla bocca larga
capitolo II
“Lo
so cosa stai facendo...”
Tenzo beve un sorso della sua birra
e lascia in sospeso la frase apposta, per vedere la reazione
dell'altro.
Kakashi sta costruendo un castello con gli stecchini
e, se non avesse la maschera, Tenzo potrebbe vedere la lingua fuori,
indice di un certo livello di concentrazione.
“Kakashi...”
“Ho
sentito, pensavo che la frase dovesse continuare e che tu mi
illuminassi sul tipo di castello che sto costruendo...”
“Non
stavo parlando del castello!”
Kakashi alza lo sguardo su di
lui e la sua espressione seria quasi irrita il Capitano.
“So
che sembra una cosa carina, ma è un campo minato, Sakura è
molto giovane...”
“Sakura? Cosa c'entra
Sakura?”
Yamato sbuffa e si copre gli occhi con la mano nel
momento in cui la kunoichi entra nella locanda.
“Ciao,
Sakura!” trilla Kakashi.
L'altro sobbalza, preso alla
sprovvista, prima di salutare a sua volta.
“Kakashi! Yamato!
Non sapevo che frequentaste questo locale,” si meraviglia, lei,
un attimo prima di guardarsi attorno, in cerca di Ino, “io sono
qui con... lei!” dice, indicando la ragazza bionda, dall'altra
parte del salone.
Tenzo fissa Kakashi e un momento dopo scimmiotta
la frase con cui lo ha convinto ad andare lì, invece di
tornare nel loro solito locale.
“Dai, è un posto
carino, io ci vado spesso...” calcando sull'ultima parola
con infantile stizza.
“Senti, Sakura, domani c'è la
serata barbecue, in questo locale, e se portiamo una donna avremo in
omaggio la prima portata, vuoi unirti a noi?”
“Ah sì?”
chiede, Tenzo, stranito, e il suo sguardo vaga per il salone alla
ricerca di una locandina.
“Oh, è una proposta
allettante... perché no? Va bene!” dice lei, entusiasta,
“Domani ho il turno di mattina all'ospedale, farò
sicuramente in tempo, grazie per aver pensato a me,” Sakura
ringrazia anche il Capitano con un breve inchino e poi raggiunge la
sua amica.
“A costo di ripetermi: so cosa stai facendo, ora
più che mai.”
Kakashi è abbastanza sicuro che
la faccia del compagno sia un misto tra frustrazione e incredulità,
ma tiene la testa bassa, sul suo progetto, proprio perché non
vuole sentire raccomandazioni o paranoie sulla faccenda.
Se mai
nella sua vita c'è stato un momento in cui ha capito che
rifiutare l'amore fosse completamente sbagliato può dire siano
stati tutti gli anni precedenti, fino a risalire alla morte di Rin.
Molto tempo, dunque, eppure, nonostante questo, pensare bene alle
conseguenze la sera precedente gli ha portato un meraviglioso e
duraturo mal di testa, ma al contempo ha sviluppato la convinzione
che non debba spiegazioni di sorta, al villaggio della foglia, sulla
sua vita privata; fin tanto che non infrange la legge.
“Sentiamo:
di quale epoca è questo castello?”
Yamato si
massaggia la testa con entrambe le mani, si spazzola i capelli e
strizza gli occhi, come se provasse un fastidio fisico.
“Smettila
con gli stecchini, non c'è nessuna serata barbecue!”
“E
neanche tu ci sarai.”
Kakashi mette a punto il balcone di
quella miniatura e comincia ad osservarne ogni lato con molta
attenzione.
Il
suo mondo è stato interamente assorbito da quello ninja il
giorno in cui suo padre è morto.
Non è mai stato un
bambino spensierato e le sue compagnie portavano la divisa da jounin,
visto che seguiva il padre ovunque, tuttavia ancora conservava
l'infantile certezza di essere al sicuro. Credeva che la morte di un
genitore non fosse meno dolorosa se non lo si ha mai conosciuto e sua
madre era come uno spirito vestito di bianco che lo stringeva al
petto, nei suoi sogni, ma quello che ha provato quando Sakumo si è
tolto la vita lo ha fatto precipitare dove neanche il pensiero di una
carezza materna avrebbe potuto aprire spiragli di luce.
Quella
casa era soffocante. Nella camera accanto alla sua c'era una macchia
scura, oblunga, che si estendeva per un paio di tatami in modo
obliquo. Aveva trovato lui suo padre, accasciato su se stesso in
quella macchia scura, tanto scura da sembrare nera, in quel tardo
pomeriggio. Dopo si era concentrato nell'evitare di finire come lui e
nei sogni non vi erano più state delicate braccia, coperte da
stoffa bianca, a stringerlo, c'era solo quella stanza buia e l'alone
di una pozza di rabbia ai suoi piedi.
Pensare a Obito ancora oggi
gli fa formicolare lo stomaco. L'ha salvato, gli ha mostrato come la
vita sia fatta di sfumature cangianti, che cambiano a seconda del
punto di vista, e gli ha fatto vedere che cos'è uno shinobi.
L'ha salvato in più di un senso. Al tempo, la sua esuberanza
era davvero insopportabile, Obito che voleva essere guardato e
ammirato, che voleva crescere pur avendone paura, era così
lontano dalla figura di quel bambino solo, con la maschera, che lui
era un tempo ed era sicuro anche Minato sensei si fosse chiesto
perché l'altro insistesse tanto. Erano molto distanti, sì,
ma Obito non aveva mai pensato di non avere qualcosa in comune con
quel bambino. Kakashi non lo ha mai ringraziato per questo perché
è stata una di quelle realizzazioni lente, fatte anni dopo,
davanti ad una lapide troppo alta per far bastare le lacrime.
Rin
si meritava di essere amata. Amata come avrebbe voluto amarla Obito,
di quell'amore tenero, innocente, spavaldo, che si sarebbe buttato
anche sotto le macerie per la sua salvezza. Ma capiva anche perché
lei non avesse potuto accettarlo: dopo, infatti, erano rimaste solo
quelle macerie e Rin era piegata sempre di più per sorreggerne
il peso. Era distratta, depressa, era assente e non lo guardava mai
nell'occhio; in nessuno dei due. Dopo avergli chiarito i suoi
sentimenti in un momento poco adatto come quello scelto da istinto e
eventi, lo aveva trattenuto al campo addestramento un giorno
d'estate. Kakashi era stato chiaro, non aveva cambiato idea, ma
sentiva un bisogno diverso in lei e le disse che se avesse voluto
sarebbe potuta andare a trovarlo. Così, lei, si era presentata
a casa sua, una sera. Kakashi aveva aperto la porta sapendo chi si
sarebbe trovato davanti e senza che lei chiedesse la fece entrare.
Solo dopo, quando il tè che le aveva offerto si fu raffreddato
senza essere stato toccato, lui si rese conto che non c'era niente da
dire perché sapeva già tutto e lei voleva solo passare
del tempo con qualcuno che sapesse.
Kakashi vide con fastidio
quell'amore sfiorire insieme a lei. Avrebbe voluto, ad un certo
punto, essere capace di accoglierla nel cuore come lei desiderava, ma
semplicemente non era fatto per questo, non sapeva come fare. Non
voleva condannarla ad osservare con lui una pozza scura. Non era
giusto che lei stesse con lui, né per lei né per Obito.
Tanti motivi, tutti a pesargli sullo stomaco ogni volta che la vedeva
ancora un po' dimagrita.
Rin morì poco tempo dopo, in
missione, lui non c'era e tutto quello che vide fu un telo bianco su
una figura minuta. Come quel fantasma gentile, che portava con sé
l'odore di una madre, tempo addietro, anche Rin lo andò a
trovare nei sogni e, nonostante di solito fosse stato il contrario,
là era lui a piangere forte.
In quel momento Kakashi
starnutisce, davanti alla lapide dei caduti. La pioggia fa rumore
tutto intorno a lui e la vegetazione pare appesantirsi sempre di più,
schiacciata sotto il peso dell'acqua. Porta una mano al volto
stropicciandosi lievemente il naso, da sopra la maschera, e si volta
per tornare a casa. Non può continuare a paragonare tutto a
quel periodo, a quelle tre persone, non può continuare a farsi
influenzare. Sakura è il suo futuro, la luce che vede in
quegli occhi lo fa alzare la mattina e i suoi sorrisi come la sua
determinazione lo lasciano sempre a bocca aperta; Rin non c'è
più e qualunque cosa lui deciderà di fare con i suoi
sentimenti non cambierà il passato, nonostante quello che
suggerisce l'eco dei suoi rimorsi.
Essersi
precipitati da Ino può sembrare una brillante idea, per chi si
affida ad un primo ragionamento apparentemente logico.
Ino
schiocca la lingua, infastidita, e Shikamaru pensa che Sasuke sia
molto masochista.
“Un momento, tregua, posso sapere perché
sono qui?” chiede, tanto per distrarli da eventuali istinti
omicidi.
“Forse sei entrato per sbaglio in casa di qualcuno
cercando un letto.”
Shikamaru sospira perché ha
sempre sostenuto che sia sicuramente più liberatorio che
raccogliere stupide accuse. Ino non è di quest'avviso.
“Senti,
Sas'ke, non me ne frega niente di quanto addolcisca la pillola chi è
costretto a vederti tutti i giorni, se pensi che Sakura dovrebbe
rimanere sola perché ha detto di amare te sei più
stupido di quanto pensassi!”
“Non ho mai detto
questo,” Sasuke raddrizza la schiena e arruffa le penne,
indignato, “credo solo che Sakura non abbia le idee
chiare.”
“Come si fa ad amare uno che ha scoperti solo
i polsi, un occhio e i capelli?” chiede Sai, interrompendo
quell'interessante battibecco; sicuramente interessante dal punto di
vista sociologico, almeno.
Shikamaru borbotta, stropicciandosi il
viso.
“Ecco, non era proprio così che la intendevo,”
dice Sasuke, accigliandosi, “ma in modo contorto ci si
avvicina,” conclude, mentre osserva gli occhi del jinchuuriki
allargarsi con estremo sospetto.
“Ma cosa dici?”
strilla, infatti, quello. Si alza in piedi, perché ci vuole
enfasi, tutta l'enfasi possibile, per essere Naruto Uzumaki, e
continua a sbraitare con tono acuto: “tu non sai niente
dell'amore e neanche di com'è stata Sakura in tutti quegli
anni... Guarda Sas'ke, non farmi incazzare, eh!” sbollisce
Naruto, dopo aver ringhiato.
“Ma... Come fai a voler far
sesso con una persona se non ne conosci l'aspetto fisico?”
“Sai!”
urlà il jinchuuriki, che si era nuovamente rilassato sulla
sedia.
“Oh, quanto siete maschi!”
Shikamaru si
toglie la mano dagli occhi, accigliato, e fissa il tavolino come se
sopra ci fosse scritto che è gay.
“Scusa?”
chiede Sasuke, composto.
“Sì, fate dei ragionamenti
tipici di chi non sa cosa sia l'amore, e dico l'amore, non il sesso,
Sai! Perché si può voler fare l'amore anche con una
persona che non reputiamo bellissima d'aspetto, ma semplicemente
perché ne amiamo ogni gesto, pensiero e insicurezza. Lo so che
sto parlando in una lingua sconosciuta, ma seguitemi un attimo...
Cercate, insomma: Sakura non ha mai visto il viso di Kakashi, come
quasi nessuno, del resto, però lo conosce bene. Lo conosce
bene! Naruto, fammi finire!”
Il jinchuuriki s'imbroncia e
riceve una pacca sulla spalla da Shikamaru.
“Facciamo un
riassunto semplicistico, ok? Ok. Quando tu,” dice Ino,
indicando Sasuke, “hai pensato bene di andartene, Kakashi è
rimasto sconvolto e nel tempo è stato poco appresso ai tuoi
compagni. Poi Naruto se ne è andato con Jiraya e Sakura ha
seguito un intenso allenamento con Tsunade.”
“Ino...”
si lagna Shikamaru, mentre chiede implicitamente alla compagna di
arrivare al punto, ché lui c'è già arrivato alla
seconda frase.
“Sì. Quando Naruto è tornato
erano di nuovo lui, Sakura e il maestro, con la differenza che questa
volta Kakashi è stato molto vicino ad entrambi. Allenamenti,
attività insieme... Secondo me è andato pure fuori dal
suo carattere,” dice, pensierosa, con un tono un po' più
basso, “ma capisco la sua voglia di non commettere gli stessi
errori e di non abbandonarli a se stessi!” si riprende,
urlando.
C'è un po' di silenzio e parecchie sopracciglia
alzate, Naruto fissa il centro del tavolo con la fronte aggrottata e
Shikamaru pensa per un momento che anche lui veda una scritta che lo
illumina sul suo orientamento sessuale.
“E allora?”
dice Sai, vanificando gli svariati decibel del riassunto di quella
che pare essere la vita di persone che i presenti non
conoscono.
Sasuke apre bocca, ma non sapranno mai se per insultare
Sai o rispondere a Ino perché Shikamaru lo precede.
“Questo
per dire che tu sai qualcosa che noi non sappiamo,” dice il
genio, rivolto alla kunoichi, mentre Naruto accanto a lui si
sbilancia indietro con la sedia, attento alla conversazione.
Ino
ci pensa su, tutti i presenti possono vedere i suoi occhi puntati sul
soffitto come sintomo di elucubrazioni in corso.
“Ah...”
dice, infine, guardando il compagno, “hai ragione!”
Naruto
cade all'indietro, chiude gli occhi, si massaggia la testa e si
lamenta come un bambino. Sai lo aiuta a tirarsi su.
“Uffa,
sei tu quello bravo a raccogliere le idee e fare il punto della
situazione!” si discolpa Ino.
“Se c'è qualcosa
che tu sai e noi no, Yamanaka, sarebbe bene che ce ne informassi,”
ribatte Sasuke.
“Sì, c'è!” trilla lei.
Poi la stanza si fa nuovamente silenziosa. Shikamaru mette la testa
sulle braccia, sconsolato.
“Be', dilla!” incalza
Naruto.
“Ma no, testa di rapa, io sono amica di Sakura e non
spiattellerò mai i fatti suoi.”
Sai poggia le spalle
allo schienale e incrocia le braccia, poi si volta verso Sasuke,
serio.
“Non puoi usare lo sharingan?”
Shikamaru
impallidisce.
“Cosa
fai, ninja dei miei stivali?”
Kakashi sorride, lasciandosi
trascinare dentro la stanza. Mette un piede in terra e già
l'odore di Sakura lo travolge, i capelli rosa gli finiscono sul naso
e le sue braccia esili lo circondano, fingendo di dover accostare la
finestra dietro di lui.
“Non c'è nessuno in
giro.”
Rilassati, non c'è nessuno in giro, è
tardi, abbracciami.
La stringe e le carezza i capelli, mentre
le mani di lei si fermano sulla sua schiena, impacciate.
“Mi
è mancato il tuo profumo,” bisbiglia, appoggiato alla
finestra con il naso nei suoi capelli.
Sakura sorride sotto le
guance rosse.
“A me è mancata la tua voce...”
sussurra, in imbarazzo.
Quando l'abbraccio si scioglie, Kakashi
infila un dito nella maschera e la tira giù, poi la bacia a
fior di labbra. Si avvicina e preme piano le labbra sulle sue,
lasciandola in bilico, tesa verso di lui ad occhi chiusi.
“Sakura?”
sorride, “Come sta andando?”
Lei si acciglia,
confusa.
“Eh? Cosa?” sbatte le palpebre su grandi
occhi verdi e Kakashi si trattiene tutte le volte che li vede così,
brillanti e languidi.
“Il piano, ricordi?” si rimette
la maschera per darsi un tono, “Tu, Ino, far sapere di noi agli
altri...”
“Oh, sì! Sì!”
Quando
Ino lo ha scoperto è diventata matta. Prima l'ha tormentata
con domande sterili quali “dove?”, “quando?”
e “soprattutto come?”, poi è passata al “Sakura,
non posso crederci!”, infine al “Sakura, non posso
credere che tu non me l'abbia mai detto in tutti questi mesi!”
e non era valso a niente ripeterle che erano soltanto due, i mesi.
Una volta terminate tutte queste meravigliose fasi, Ino era saltata
sul posto dicendo che l'avrebbe aiutata a far venire fuori tutto in
modo carino e casuale. Come carino e casuale si incastrassero in
Naruto e Sai, solo lei aveva il potere di immaginarselo. Sakura non
aveva fatto domande, temendo le risposte.
“Sì,”
ripete ancora, “insomma, pare che la rana dalla bocca larga non
sia Naruto, dopotutto,” sorride, contenta di aver creduto nel
compagno di squadra.
“Oh, io lo sapevo che era Sai,”
poi guarda dietro di sé, in basso, nel giardino. “Tenzo
non credeva che stessimo insieme, quando ti ho baciata abbiamo vinto
una cena offerta da lui, andiamo a mangiare questo barbecue?” e
le porge il braccio.
Lei ride. Mette le mani unite in preghiera e
se le porta al viso, facendo un inchino di scuse al capitano Yamato,
in piedi, sconsolato, nel suo giardino.
“Ma usciamo a
braccetto dalla finestra?” ridacchia ancora.
Lui annuisce
poiché non è una brutta idea iniziare a farsi vedere
vicini fuori dagli allenamenti.
“Non mi dici che sono
tremendo, questa volta?” allude alla scommessa con il
Capitano.
“Eh no! Ché poi ti monti la
testa.”
“Giusto...”
Owari
Tanti
auguri ad Aya che compie gli anni oggi, 5 novembre! Auguri, tata!
Tanti auguri a teee, tanti auguri a teee e la torta a meee... no,
'spè! Non era così. u_ù
Da una parte sono
sicura di poter fare di meglio, sono arcisicura che prima o poi
riuscirò a farli copulare in una shot o addirittura una long,
magari una in cui si parlano sempre e vivono insieme e... basta, sto
delirando, infatti dall'altra parte mi son resa conto che la KakaSaku
mi riesce molto meglio se è velata e coccolosa, verde, per
bambini, -.- e sì, è una tragedia. Prima o poi, però,
Aya, prima o poi! Sallo.
Spero intanto che possa arrivarmi tra
capo e collo un epilogo da allegarci, lo spero tanto. Nel frattempo
ti auguro mille mila di questi giorni e molto meno stress di adesso,
ti auguro una tesi sempre meno stressante e professori intelligenti
che sappiano spingerti nel modo e nella direzione giusta; e non ti
auguro queste cose perché non so cos'altro augurarti, ma
perché ho capito che è questo di cui hai bisogno ora.
*abbraccia* Mi raccomando, sorridi spesso, ché noi - mica solo
io, eh XD - ti vogliamo strabene. Chu!
I personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.