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Autore: unbound    05/11/2012    0 recensioni
C’era una volta, ma anche due, un principe azzurro in groppa ad un maestoso cavallo bianco; bello, sorridente, affascinante e piacente, che con un solo gesto della mano poteva fare innamorare qualsiasi principessa preferiva, mentre al contrario gli appariva difficile riuscire a farsi odiare. Si pavoneggiava per l’intero regno con la faccia di qualcuno che poteva permetterselo, rivolgeva sguardi e sorrisi a chi preferiva e, ammaliando chiunque, ne era dannatamente fiero.
Eliminando il sangue blu, l’equino, la veste imbarazzante e il paesaggio fiabesco, ci troviamo davanti ad un ragazzetto che non è di certo il più bello, ma neanche uno dei più brutti, in altre parole il tipico adolescente che dalla pubertà non ha ricevuto solo acne e pelle grassa, che la sa lunga su ogni argomento che non implichi l'uso di materia grigia, o che, al contrario, abbia così tanto bisogno della logica che, infine, sembri completamente inutile.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passate due settimane da quello stancante lunedì mattina, e ogni cosa, senza preavviso, sembrava essersi trasformata nel suo opposto.
Non appena Mardy aprì i grandi occhi verdi e li posò sulla sveglia rossa che giaceva impolverata sul suo comodino, si rese conto di essere in un ritardo inaccettabile, anche più grave degli altri giorni. Cercò di trovare le forze per alzarsi in fretta ma i risultati furono tutt’altro che soddisfacenti, avrebbe sicuramente perso l’autobus ed era dannatamente inevitabile, ma decise comunque di sfidare le leggi della fisica, saltando la colazione e fiondandosi in bagno. Bagno così per dire, il suo bilocale non aveva quasi neppure lo spazio di uno specchio sul lavabo abbastanza grande da poter inquadrare il suo intero viso; in quei giorni, forse per distrarsi dallo stress, aveva cercato un nuovo appartamento più vicino alla città, Sheffield, in modo da poter andare a scuola senza usufruire degli scadenti mezzi pubblici del South Yorkshire. Nel negozio di dischi e vinili nel quale lavorava da mesi, con un po’ di ore di straordinari, poteva pagarsi senza problemi un affitto un po’ più corposo e, pur di cambiare aria, avrebbe accettato persino di condividere la casa con la peggiore delle puttane. Aveva trovato un appartamento di sette vani, prezzo conveniente, proprio di fronte la scuola e avrebbe sicuramente riempito le bacheche di annunci per un nuovo coinquilino o, preferibilmente, coinquilina con cui condividerlo nel pomeriggio.
Rinunciando al suo fidato eyeliner scuro e passando una spazzolata tra i suoi capelli indomabili, si ritrovò dopo soltanto dieci minuti alla fermata pubblica dove, dopo essere stata afferrata e completamente abbracciata dalla dea bendata, neanche dieci secondi dopo passò il mezzo di trasporto, accompagnato dall’immancabile fumo e fetore.
La riproduzione casuale del suo lettore mp3 non fu molto simpatica nei suoi confronti durante quel viaggio, infatti le propinò una decina di brani lenti e malinconici che, però, non riuscì a saltare e che occuparono completamente i suoi venti minuti di viaggio; la sera prima era stata decisamente una delle serate peggiori della sua esistenza, aveva studiato e bevuto caffè fino a scoppiare, ignorando qualsiasi altra forma di vita esistente del globo.
Non appena arrivò a destinazione, sfilando le cuffie e posando l’intero apparecchietto dentro la tasca del suo cappotto, si portò alcune ciocche di capelli dietro l’orecchio e scese sospirando a ritmo con le spalle dall’autobus, quasi sollevata dal poter assaporare aria pulita. Neanche ebbe il tempo di guardarsi intorno e mettere a fuoco le immagini di fronte a lei, un braccio le cinse le spalle con fare amichevole e il viso che si ritrovò ad un palmo dal naso fu sicuramente uno degli ultimi che avrebbe voluto vedere quella mattina.
“Ma guarda chi c’è” la sua voce risuonò come una dolce sinfonia che alle orecchie di Mardy si tramutò in un fastidioso rumore alla pari al simpatico brusìo delle zanzare che fluttuano armoniose intorno alle orecchie durante la notte.
“Ciao anche a te” la ragazza, quasi sconfitta, abbassò lo sguardo e cercò di liberarsi dalla presa fin troppo socievole per i suoi gusti.
“Come mai ieri non hai risposto al mio messaggio? Mi sentivo solo.” aggiunse poi Alex, piazzandosi velocemente davanti a lei, non facendola passare e impedendole quindi di rivolgere attenzioni a cose o persone al di fuori di lui.
Con tutte le donne che hai, ne dubito fortemente” cercò in tutti i modi di superarlo ma lui sembrava non permetterglielo; il contatto visivo era praticamente assente, i suoi grandi occhi verdi non avevano la benché minima intensione di entrare nell’espressivo nero di quelli del ragazzo di fronte a lei, che ,nonostante lei non lo guardasse, continuava a fissarla.
Beh in effetti, ieri Naomi ha fatto un salto a casa mia e sai com’è...” il giovane rubacuori spostò lo sguardo verso il vuoto e la sua espressione si mutò in qualcosa di divertito e assente, che scaturì un pensiero così disgustato nella ragazza da poter essere pienamente descritto nella frase –potrei vomitare-.
Non mi pare di avertelo chiesto.” Rispose lei, guardandolo e sorridendo sarcasticamente per un paio di secondi, per poi approfittare della sua poca attenzione e aggirarlo con forzata agilità. Dopo di che, si fiondò verso le rampe di scale cercando di aumentare il passo ed evitarlo, ma lui sembrava sempre raggiungerla imperterrito.
Perché continuare a fingere? Lo dicono tutti che sei pazza di me! Certo, sai che non ricambio, ma potrei aiutarti ad uscirne, mia cara amica.”

La giovane si fermò di scatto, alzando gli occhi dal pavimento al quale aveva dedicato tutta l’attenzione per più di una manciata di minuti poco prima e sospirando rumorosamente e lentamente.
Non lo sapevo” scandì le parole una per una, girandosi a guardarlo.
Non sapevi cosa?”
Di essere pazza di te, grazie per l’informazione” la sua voce si faceva sempre più nervosa, temeva seriamente di non reggerlo più.
Questa volta non ebbe paura di entrare nei suoi occhi, che non sembravano più beffardi come poco prima, ma perpessi, delusi, innervositi anche loro.
“Mardy, sei una delle più belle ragazze di Thurcroft, lo ammetto...” quasi sembrò prenderlo con le pinze dal più profondo punto del suo egocentrismo.
“Guarda che sono di Chapeltown”
“Fa lo stesso. Dicevo, sei bellissima giuro, ma vedi, la cosa non si può fare.”
Quel pallone gonfiato iniziava davvero ad urtarla. Le cose erano completamente cambiate dalla prima volta che avevano parlato. Allora, non c’era malizia, non c’erano secondi fini, parlavano come vecchi amici e di tanto in tanto i complimenti che scappavano, del tutto sinceri, lusingavano entrambi; ma da quando era diventato uno dei più desiderati, inspiegabilmente si era trasformato in una macchina da guerra e la loro amicizia era andata a puttane. Nonostante questo, fu una delle prime, anzi, la prima persona in assoluto per cui Mardy aveva davvero provato qualcosa simile all’amore, all’attrazione, stesso qualcosa che però sembrava essere andato in letargo dal momento in cui aveva perso il primato dell’unica ragazza dei suoi pensieri.
“Sai che c’è?” si mise una mano sul fianco, interrompendo l’ennesimo dei suoi ragionamenti riguardo a quanto lui fosse irraggiungibile per ogni tipo di ragazza.
“Mi hai rotto il cazzo. Eri uno dei miei migliori amici e ti volevo bene, ma ora ti sei trasformato nel mio modello perfetto di ragazzo da odiare.” Il tono si era fatto alto, troppo alto per una ragazza dall’onnipresente vocetta bassa e tranquilla.
Alex strabuzzò gli occhi, dando inizio ad un minuto di insopportabile silenzio.
Anche lui sapeva di essere cambiato dal mese prima, che era stato senza dubbio uno dei più piacevoli della sua vita, la quale in realtà non era mai stata rose e fiori. Da quando i suoi genitori avevano divorziato, aveva smesso di credere nell’amore nella maniera più assoluta; non aveva nessun rapporto, neanche amichevole, con una ragazza, perché le reputava soltanto ochette che avrebbero potuto vendere il proprio cervello in cambio di una palette di ombretti color pastello. Non appena però, iniziando a conoscerle meglio, notò che aveva tutti i requisiti per piacere, fece dell’amore altrui la sua droga.
Mentre Mardy parlava, le uniche parole che sentiva erano quelle della sua testa che ripetevano quanto non dovesse buttarsi giù e deprimersi per quello scorbutico rifiuto.
“Okay.” Fu l’unica parola, l’unica coppia di sillabe che riuscì a pronunciare.
“Okay!?”
“Se c’è qualcosa che posso fare dimmelo, io non so.” Si strinse tra le spalle mentre la ragazza stava letteralmente perdendo la pazienza.
“Ma vaffanculo, seriamente.” Concluse infine, avviandosi verso la sua classe con passo veloce e senza riuscire a dare un’occhiata alle sue spalle. Alex non provò neanche a seguirla, rimase semplicemente immobile ad osservarla mentre si allontanava, e la sua mente si affollò di parole che non riuscì ad espellere dalla sua bocca nel tentativo di tenerla con sé. Non ne aveva bisogno.

Quella notte, Mardy la passò sotto le coperte fissando il soffitto e pensando a tutti gli errori commessi durante la giornata; si pentì amaramente di aver fatto quella scenata davanti ad Alex, nonostante ripetesse tra sé e sé di odiarlo con certezza.
Quella notte, Alex la passò tra le coperte di un letto che non era il suo, pensando solo a far spendere alla ragazza con cui stava passando le ore qualcosa da ricordare.
   
 
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