Pranzo
Genere: Introspettivo
Personaggi: Piton e Minerva
Era: Harry a Hogwarts
Materne
preoccupazioni (Ida59)
Il pranzo è iniziato ormai da un pezzo, ma il posto del
Professor Severus Piton è ancora vuoto.
Minerva scrolla appena la testa cercando lo sguardo azzurro
di Silente: il Preside si sta servendo un’abbondante razione di purea di
patate. I suoi occhi brillano interessati, pregustando il sapore della
traboccante cucchiaiata di cibo che si sta generosamente infilando in bocca: è
incredibile di quanto appetito sia ancora dotato alla sua veneranda età, pensa
l’insegnante di Trasfigurazione.
Finalmente Minerva riesce ad agganciare lo sguardo di
Silente e fargli notare che il posto del Professor Piton è, ancora una volta,
desolatamente vuoto: quel povero ragazzo finirà per morire di fame!
Per un breve attimo la luce azzurra degli occhi del Preside
s’incupisce e lui sospira appena, mentre deglutisce il saporito boccone:
Minerva ha ragione, quel ragazzo non si cura abbastanza di se stesso.
Un lieve cenno affermativo di Silente e la McGranitt si
alza, le labbra tirate ed il viso preoccupato, mentre si dirige ancora una
volta verso lo studio di Piton per sollecitarlo a venire a pranzare.
Minerva rabbrividisce appena quando l’aria umida del
sotterraneo penetra nelle fragili ossa e la sua ombra sottile si allunga sulle
vecchie pietre del corridoio.
Bussa discretamente alla pesante porta dello studio.
Nessuna risposta.
Ma la vecchia insegnante sa che Severus è nel suo studio:
glielo ha confermato lo sguardo limpido di Albus; nessuna pericolosa missione
per lui, in questo grigio e freddo sabato mattino.
La mano torna a bussare con più insistente decisione finché
la porta si apre da sola, girando piano sui cardini, con un sibilo acuto:
Severus è di spalle, chino su un calderone a rimestarne con attenzione il
contenuto.
- Severus! – sussurra la maga in tono di contenuta
esortazione.
Il mago si raddrizza piano e volge appena il capo verso di
lei, il viso pallido e scavato in parte coperto dai lunghi capelli neri.
Minerva fa il solito, lieve ma deciso cenno di richiamo: è
un rituale conosciuto, che si ripete ormai quasi ogni giorno.
Severus sbuffa appena, poi guarda con aria incerta il
calderone ed il liquido ribollente dal quale si sprigiona un esile filo di
fumo. Chissà se da quella pozione, dopo un lungo e minuzioso lavoro, potrà
emergere la salvezza per Silente?
Le fiamme per un attimo si riflettono nei suoi occhi neri e
profondi mentre rivolge nuovamente il viso verso la maga.
Il sorriso che Minerva gli rivolge cela come sempre un
piccolo rimprovero, ma, soprattutto, racchiude una tenera e materna
preoccupazione che lo mette ogni volta a disagio. Severus raddrizza le spalle e
serra le labbra sottili mentre solleva un poco il sopracciglio, simulando
un’infastidita indifferenza; quindi lancia un’occhiata alla vecchia pendola: si
è fatto veramente tardi, come ogni volta, e la vecchia maga è preoccupata per
lui, che non mangi abbastanza.
Se avesse solo quello di cui preoccuparsi, sarebbe un uomo
tranquillo e quasi felice.
Un sorriso amaro piega gli angoli delle labbra, mentre con
la bacchetta, obbediente e rassegnato, spegne il fuoco ed il bollore subito si
calma. Un’ultima occhiata alla sua pozione, quasi di desiderio, poi segue in
silenzio Minerva, nel frusciare elegante e discreto del suo lungo mantello
nero.