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Autore: Chrysaljs    07/11/2012    1 recensioni
Questa è la prima storia che scrivo. Non credo sia la solita fanfiction del 'tutti felici'. La protagonista è Melanie, una ragazza insicura e sola che vive nel terrore e nella paura che il padre possa farle del male. Mel è però diversa dalle altre. Lei ha una visione differente del mondo. Si sofferma sulle piccole cose, rendendole importanti. E' una sognatrice, coglie i particolari, ma soprattutto riesce a capire com'è davvero la gente dentro. La sua tragica situazione familiare sarà il pretesto che la avvicinerà a Zayn, un ragazzo duro e cupo fuori, ma che nasconde una personalità fragile. Lei rimarrà subito colpita da lui. tenterà di avvicinarsi, nonostante i tentativi del ragazzo di respingere chiunque cerchi di capirlo.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quando arrivai a casa vidi che mio padre non c'era. Tirai un sospiro di sollievo e mi buttai  sul letto. Misi gli auricolari e chiusi gli occhi. Volevo solo che la musica si impadronisse di me. Almeno in quelle poche ore mi sarei sentita  sicura. La mattina seguente non andai a   scuola, grazie a dio, poichè a causa di uno sciopero il preside aveva deciso di farci stare tutti a casa per due giorni. Avevo un gran mal di testa. Per quel motivo decisi di andare in farmacia a prendere un pacchetto di aspirine. Mi scocciava prendere l'autobus, ma abitando in un paesino deserto e dimenticato dal mondo non avevo altra scelta.
Prima di uscire mi sistemai i capelli,  in modo  che risultassero almeno decenti. Mi guardai allo specchio. In fondo non ero poi così orribile. Avevo la carnagione pallida, un punto a sfavore dato che quando arrossivo lo notavano tutti. E succedeva spesso. Però avevo dei begli occhi. Si, quelli mi piacevano davvero. Erano di un azzurro chiarissimo, quasi del colore del ghiaccio. E cambiavano colore. Quando piangevo si contornavano di grigio e quando c'era il sole forte assumevano una tonalità più spiccante . Credo che rispecchiassero come mi sentivo dentro. I capelli invece erano lunghi e mossi, di un colore quasi indefinibile. Credo misti  tra il castano scuro e il nero. Avevo le labbra  sottili e il naso leggermente all'insù. E non ero altissima, insomma giusta per la mia età. Però credevo fermamente di non essere il genere di ragazza della quale si innamorassero  gli altri. Forse perchè la pensavo in modo  diverso da tutti. A me piaceva soffermarmi sui piccoli dettagli, osservare le cose più insignificanti. Impazzivo per le storie d'amore, quelle sdolcinate e romantiche, perchè ne desideravo una da sempre. Amavo leggere. Passavo ore ed ore a leggere, a immedesimarmi nella storia e a pensare a come sarebbe andata se la trama avesse preso una piega diversa da quella descritta. Io ero così. Timida, intelligente, profonda e sognatrice.
Dopo cinque minuti mi infilai il cappotto, presi i soldi, il cellulare e uscii di casa. Faceva più freddo del solito, ma in fondo preferivo l'autunno all'estate. Non so come mai, forse perchè il sole mi irritava.   Si, mi mostrava la felicità degli altri. Una felicità che io non  avevo e che non avrei mai avuto. O almeno credevo che fosse così. Arrivai alla farmacia in venti minuti, ma mi ero scordata che quel giorno era chiusa alla mattina. Non avevo voglia di tornare indietro, così feci un giro in centro, ma non vi era praticamente nessuno. Erano quasi tutti a scuola.
Camminando  vidi un signore anziano che passeggiava accompagnato ad un piccolo cagnolino. Si reggeva in piedi grazie all'aiuto di un massiccio bastone al quale appoggiava la mano tremolante.  Avanzavi a piccoli passi. Aveva le  guance rosse a causa della brezza gelida e le mani screpolate. Ma nonostante ciò non tardava ad accarezzare il suo piccolo amico. Mi scappò un sorriso e pensai a quanto mi sarebbe piaciuto contare così tanto per qualcuno. Io non avevo mai ricevuto tanto affetto. Cambiai strada e salutai  quel simpatico signore, che ricambiò alzando il cappello, dal quale fuoriuscì una capigliatura bianchissima. Mentre camminavo lasciavo che l'aria fresca mi entrasse nei polmoni.  Ispiravo  ed espiravo. Lentamente. Chiusi anche gli occhi per un instante, in modo che potessi  assaporare meglio quella sensazione di tranquillità.
Non appena li riaprii mi sembrò di essere in paradiso. Mi passò di fianco un angelo. No, non poteva essere un angelo.  Però avrebbe potuto esserlo. Era un ragazzo di una stravolgente bellezza. Aveva un passo veloce, lo sguardo duro e fisso davanti a sè. Quando camminava sembrava che tutto il mondo intorno fosse scomparso. Non vi era più alcun edificio, alcuna persona, niente. Come se in quell'istante  esistesse   solo  lui. Aveva i capelli molto  scuri,  agghindati in un abbondante ciuffo direzionato verso l'alto. I lineamenti del suo viso erano marcati. Non avevo mai visto tanta perfezione. La    sua   carnagione   olivastra, il modo in cui camminava, il leggero spontamento delle sue braccia ad ogni passo, lo sguardo serio ma profondo.. mi girò la testa e per poco non persi l'equilibrio. Mi voltai velocemente e lo seguii mantenendo una certa distanza. Vidi che svoltò in un vicoletto che portava in quella parte della città dove vivevano i vagabondi e gli zingari. Di solito la gente non andava mai lì. Si diceva che in quella zona vi fossero malintenzionati e che si faceva bene a stargli alla larga. Nemmeno io ci ero mai stata. Esitai qualche istante. Però ero troppo curiosa. Cosa ci andava a fare quel ragazzo in un  quartiere di quel genere? Non resistetti e andai avanti, ma lui era sparito.
Proseguii piano  piano  , però non mi sentivo a mio agio. Tutti mi fissavano. Ero in agitazione, odiavo essere al   centro dell'attenzione. Mi avvicinai a una signora seduta sul muretto di una casa: 'scusi' dissi, 'ha visto passare di qui un ragazzo alto, moro..?' 'No' mi rispose quella, senza  prestare particolare attenzione alla mia domanda. 'Ne è sicura?' Capii però che la stavo   infastidendo. Così lasciai perdere. 'Non importa' dissi infine.
Mi voltai per andarmene ma ecco che me lo ritrovai davanti. A pochi centimentri da me. Mi macò il respiro. Sentii  il cuore scoppiarmi dentro. Alzai il volto e lo guardai negli occhi. Quegli occhi.. li  avevo già visti da qualche parte. Un momento. No, non poteva essere. No, era impossiblie. Eppure.. Lui si accorse che lo avevo riconosciuto. 'Che ci fai qui?' La sua voce chiarì ogni mio dubbio. Ero lo stesso ragazzo che la sera prima mi aveva lasciata andare. 'Che ci fai tu?' dissi. 'Te   l'ho chiesto prima io' ribattè. 'Io.. beh io non lo so che ci faccio qui.' Non ero brava a mentire.  'Mi stavi seguendo?' chiese. 'No!' Arrossii e lui se ne accorse.  Dannata carnagione chiara. Fece un mezzo sorriso e mi fissò. Non avevo mai visto niente di più bello. Aveva un sorriso stupendo. Emanava luce. Con quel sorriso sarebbe stato in grado di illuminare il mondo intero. Io ero agitatissima, non riuscivo a ricambiare l'intensità del suo sguardo.   Così indietreggiai. 'Hai paura?' disse. 'No, perchè me lo chiedi? risposi. 'Vedo che sei a disagio.. no lascia stare. Comunque mi dispiace per ieri sera. Ah, io sono Zayn.' 'Io sono Melanie, ma chiamami Mel. E non preoccuparti, non dirò nulla a nessuno.' dissi. 'Lo so' mi fissò un'altra volta. Mi sentii morire. 'Comunque ora devo andare. Ah e per favore, non mi seguire più.' Questa volta il suo sguardo diventò severo. Si voltò di scatto e mi lasciò lì   in piedi, ancora confusa dalla sua perfezione.
Ero rimasta ipnotizzata dal suo sguardo. Non avevo prestato molto attenzione alle sue ultime parole e quando feci altri due passi in avanti si voltò di scatto, mi afferrò un braccio e strinse gli occhi in un'espressione dura  :' Non hai sentito quello che ti ho detto? Non mi devi più seguire.' Mi stava stringendo  il polso. Mi faceva già male per il livido precedente. Lui si accorse del livido. Mollò subito la presa e prima di scomparire detro l'angolo mi guardò  con un'espressione che implorava perdono.
Sapevo che nascondeva qualcosa. Lo avevo capito dai suoi occhi. 
  
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