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Autore: Luna_R    09/11/2012    1 recensioni
“Andrà tutto bene.” Mia gli strinse le braccia attorno ai fianchi. “Prega quanto vuoi. Nessuno più di te merita quel trono.”
“Sento la sua presenza Mia.” Guardò la compagna. “Zeus. Tuo padre. Il mio. Chi può dirlo. Ma io sento qualcosa!”
“Prega per loro e lasciali andare. I morti sono solo morti e gli Dei sono solo Dei.” Gli accarezzò la guancia. “Tu sei un Re oggi e sarai un Re domani!”. L’uomo sospirò soffiando nella mano che lenta ridiscendeva sulle sue mandibole serrate; il tocco di una mano gentile, sicura, gli occhi di una donna che lo amava, le parole di chi aveva creduto sempre in lui.
Si commosse ma girò il capo primo che una lacrima bagnasse quella mano.
*seguito della fanfiction "La leggenda di Ippodamia" ispirata al mito di Pelope e Ippodamia.
La mia fantasia, a volte, non si pone limiti.
Spero vi piaccia.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il destino dei Re.

 

 

Tempo fa ho scritto della leggenda di Ippodamia e di Pelope, un mito greco facilmente reperibile sul web e che io ho raccontato con parole mie qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1232239

Questo è il seguito per così dire sui fatti accaduti successivamente nel mito e nella mia testa fantasiosa.

Spero vi piaccia.

Saluti.

Lunadreamy.

 

Prologo.

 

Era una notte buia e tempestosa, gelida e dal sapore amaro.

Non vi erano più lacrime da far scorrere, ne rimorsi, ne rimpianti.

I cavalli trottavano a rilento, stanchi e carichi di un peso a loro non percepibile.

Il dolore dell’anima. Che a volte stringe come una morsa d’acciaio anche il cuore più duro.

Non si scampa e si resta in attesa.

Del perdono che verrà.

E verrà.

(?)

 

Arrivò una folata di vento invece, tanto forte da smuovere le montagne.

Il sangue ancora caldo di Mirtilo bagnava la terra e la vendetta di Zeus non si era attardata oltre.

Si strinsero forte alle redini dei bai, serrati ai fianchi con le gambe tanto strette da sentir male.

Ma non c’era resistenza opportuna per quella furia. Si trovarono a sorvolare il cielo in un turbinio di foglie e terra…

 

“Dove siamo?!”

“All’inferno.”

 

L’inferno aveva un nome; Eubea, isola persa nel mare Egeo.

 

Toccarono terra increduli di essere ancora vivi. Erano stati spazzati lontano, molto lontano da Olimpia.

 

Fine prologo.

  
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