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Autore: Crumble    27/05/2007    7 recensioni
"...Erano in cinque, ed erano qualcos altro. Mi accovacciai e appoggiai il mento sulle ginocchia. Fa che non mi trovino, fa che non mi trovino, fa che non mi trovino…" Ok, sono emozionatissimissimissima! Questa è la prima storia che faccio leggere a qualcuno e mi vergogno un pò... Ma dopo un chilo di coraggio condito con dell'ottima fiducia, eccomi qua!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A New Twilight'
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CAPITOLO DUE: CHIARIMENTI
Mi guardarono, sorpresi e confusi.
"Hai detto i Volturi?" chiese conferma Jasper.
Annuii. Forse avevo detto qualcosa di sbagliato? Dovevo starmene zitta accidenti.
"Intendi dire che ti inseguono?" chiese Rosalie.
"Si" mi morsi il labbro per il nervoso.
"E che cosa gli avresti fatto per farti inseguire?" chiese Edward.
"Sono scappata" mormorai.
Mi guardarono, perplessi.
Sospirai. "Mi tenevano prigioniera lì…dopo quasi un anno sono riuscita a scappare e tornare a Forks" spiegai.
"Perché ti tenevano prigioniera?" chiese Carlisle.
Arrossii violentemente e abbassai lo sguardo, imbarazzatissima.
"Ehi, è arrossita" esclamò Emmett.
Lo guardai, sorpresa per la sua esclamazione. "E allora?" chiesi sulla difensiva.
"I vampiri non arrossiscono" spiegò Alice.
"E nemmeno piangono" aggiunse Jasper.
M’irrigidii. Avevo già sentito quelle frasi.
"Che ti succede?" chiese Esme allungando una mano per sfiorare la mia.
Mi rannicchiai su me stessa.
"Scusa, non volevo farti del male" mormorò avvilita.
"Scusami tu…" mormorai.
"Perché prima ti ritiri e poi ti scusi? Non ha senso" disse Edward.
Lo guardai, la sua espressione tradiva una certa frustrazione. Anche gli altri sembravano sinceramente avviliti, sebbene meno frustrati.
"Io…" non sapevo se potevo fidarmi di loro, però si erano dimostrati gentili e pronti ad ascoltarmi.
"Vi dirò la verità, se promettete una cosa" azzardai.
"Cosa?" chiese Carlisle attento.
"Non consegnatemi di nuovo a loro" implorai.
"Intendi i Volturi?" chiese Rosalie.
"Si. Non voglio tornare da loro. Vi prometto che me ne andrò, ma non lasciatemi a loro" chiesi ancora.
"Hai la nostra parola. Non diremo niente" disse Carlisle a nome di tutti.
Sospirai e cominciai a raccontare.
"Ho sempre vissuto a Forks, con i miei genitori. Loro non si amavano più da una vita ormai, ma rimanevano insieme per me. Poi, mia madre non ce la faceva più a vivere qui e si sono separati. Io sono rimasta a vivere con Charlie."
Mi ascoltavano tutti, attenti.
"È stato due anni fa. Tornai a casa e mia madre se n’era andata. Mi aspettavo che prima o poi accadesse. Un giorno, feci una passeggiata nel bosco e poi, ricordo poco. Il ringhio di un lupo, il ringhio di un’altra creatura e il dolore. Ricordo di essermi svegliata in una cella umida. Non potevo parlare con nessuno, tranne che con Aro, Caius e Marcus. Ci sono rimasta dei mesi, nutrendomi di umani che facevano entrare nella mia cella. Cercavo di trattenermi, ma avevo sete."
"Non ti hanno mai fatta uscire?" chiese Edward.
"All’inizio no, poi li ho costretti" risposi.
"In che senso?" chiese Carlisle confuso.
Arrossii e se ne accorsero.
"Che c’è? Ti hanno fatto qualcosa?" chiese Alice preoccupata.
Mi decisi a svuotare il sacco. "Loro…ecco, ogni settimana…facevano entrare nella cella un…un uomo perché…così…insomma, volevano che rimanessi incinta" conclusi.
Dire che strabuzzarono gli occhi è poco. Calò un silenzio imbarazzante da parte mia.
"Io, ovviamente mi rifiutavo e li tenevo sempre a distanza" mi affrettai a dire. Non era però quello che volevano sentirsi dire. "…mm…come ne sei uscita?" chiese Carlisle.
"Un patto. Ho detto che avrei accettato uno degli uomini che mi mandavano se mi avessero fatto uscire, anche solo una volta."
"E l’hanno fatto" dedusse Rosalie.
"Una volta. Una sola volta e io sono scappata. È per questo che mi nascondo, loro mi rivogliono indietro. Non capisco perché, non potrebbero prendere una qualunque?!" brontolai.
Carlisle sorrise. "No. Evidentemente no. I vampiri non possono avere bambini" spiegò.
"Ma allora, neanche io posso!" sbottai.
"Non saprei…il fatto che ti abbiano tenuta prigioniera, che puoi piangere e arrossire…non è del tutto fuori questione" rispose. Lo guardammo tutti come se avesse bestemmiato. "In ogni caso, non ti riporteremo a loro né gli diremo niente, l’abbiamo promesso" disse Emmett.
Per mia fortuna tutti annuirono.
Mi alzai.
"Aspetta. Ancora non ci hai detto una cosa" mi fermò Alice.
"Che cosa?" chiesi rimettendomi a sedere.
"Perché non vuoi farti toccare? Cioè, adesso che ci conosciamo un po’ meglio, non devi avere paura" spiegò.
Sorrisi. "Ci sei rimasta male, eh?" chiesi.
"Insomma…non capisco perché non vuoi" ammise.
"Perdonami Alice. Ma ho paura. Non posso permettermi ancora di stare male per giorni interi. Se poi arrivassero i Volturi, non potrei difendermi" spiegai.
"Fammi capire, il contatto con le persone ti fa soffrire?" chiese Jasper perplesso.
"Non proprio con tutte…però…io…"
"Quando è stata l’ultima volta che sei stata male?" chiese Esme.
"Un anno fa…ho incontrato un uomo, uno come noi. Si è presentato e ho stretto la sua mano. Poi, è arrivato il dolore."
"Hai notato niente di strano in lui?" chiese Emmett.
"No, era normale" risposi.
"E in te? Hai notato niente di diverso?" chiese Carlisle.
"A dire il vero si. Dopo che l’ho toccato, ho come sentito migliaia di presenze intorno a me, come se mi stessero seguendo"
"Mentre prima non le sentivi" chiese conferma Carlisle.
"No…è successa anche un’altra volta la stessa cosa. Ho toccato la mano a una delle guardie dei Volturi e ho scoperto di saper far levitare gli oggetti. Dopo un po’, ho imparato a controllarlo, ma quella volta non ho sentito dolore."
"È interessante. È come se potessi assorbire le capacità altrui" disse Carlisle.
"Ed è un male?" chiesi esitante.
"Dipende, per te è un bene, puoi difenderti meglio. Ma per gli altri, un male. Diventeresti troppo potente" spiegò.
"È insolito avere questa capacità?" chiesi incerta.
"Bè, di capacità come la tua non ne ho mai sentito parlare in effetti, ma anche altri vampiri hanno delle abilità" indicò Alice "lei può vedere le possibilità del futuro"
Rimasi spiazzata, Alice sapeva vedere il futuro?
"Jasper sente le emozioni delle persone e modificarle" poi indicò Edward "lui sa leggere la mente"
Ero scioccata. Non avevo mai sentito di poteri di questo genere.
"La mia teoria, è che il tuo potere funzioni solo con persone che hanno delle capacità. Per esempio, se tocchi me non succede niente" disse Carlisle porgendomi la mano.
La guardai per un attimo e poi la strinsi con la mia.
Non successe niente.
La sua stretta era ferma e trasmetteva un senso di sicurezza e calore.
"Sei calda…come un umano" commentò.
Arrossii lievemente. Lo sapevo, ma era diverso tempo che non me lo diceva nessuno.
Alice mi porse la mano e io, riluttante l’afferrai.
Sentii un flusso di potere scorrermi dentro e…vidi.
Io, che giocavo sulla neve con Emmett. Ridevamo come una vera famiglia.
Le lasciai la mano e la vidi sorridere. Adesso potevo anche vedere il futuro.
"A quanto pare funziona davvero così. È meglio se stai lontana da Jasper ed Edward, i loro poteri sono un po’ più fastidiosi" disse Carlisle.
Annuii e mi alzai di nuovo.
"Bè, credo sia ora di andare, sono rimasta a parlare quasi tutto il giorno" esclamai.
"Perché non rimani? Abbiamo una camera libera anche per te, e hai proprio bisogno di farti una doccia" disse Esme.
In effetti, i miei vestiti erano rovinati e sporchi, per non parlare dei miei capelli che erano diventati neri dall’ultima volta che li avevo lavati.
Guardai loro. Perfetti nei loro abiti firmati.
Arrossii, imbarazzata da quel confronto.
"Ecco io…" balbettai.
"Ma si dai, vieni!" Alice mi prese per mano e mi portò in camera sua.
La sua camera era bellissima. Con un letto matrimoniale al centro e una parete fatta di vetrate, probabilmente, l’intera casa aveva il retro a quel modo.
Alice entrò in una stanza e ne uscì con un pacco di vestiti; poi mi trascinò in bagno dove preparò la vasca per me.
"Sei molto gentile Alice, ma posso fare da sola"
"Tu intanto spogliati" rispose.
Feci come mi aveva detto ed entrai nella vasca, con l’acqua calda. Mi rilassai finalmente, dopo tanto tempo.
Uscii e mi vestii. Misi un maglioncino blu e un paio di jeans. Erano nuovi e mi stavano benissimo.
Mi asciugai i capelli, finalmente tornati al castano naturale.
"Grazie, siete molto gentili" dissi mentre tornavamo di sotto.
"Figurati, è bello avere qualcuno in casa ogni tanto" rispose allegra.
Trovammo tutti, tranne Esme e Carlisle, intenti a guardare la tv.
Alice andò a sedersi vicino a Jasper e io mi sedetti vicino a lei. Restammo in silenzio a guardare un film.
"Aah! Secondo me Jack ha sbagliato! Doveva dirglielo!" disse Emmett puntando un dito contro il televisore.
"Sono d’accordo" convenne Jasper.
"Io invece dico che ha fatto bene!" protestò Rosalie.
"Anche secondo me. Avrebbe fatto soffrire troppo Mary" buttai là.
"Lo dite perché siete donne!" sbottò Emmett.
"Come se tu lo capissi meglio di noi!" lo prese in giro Rosalie.
Ridemmo. Era tanto che non ridevo.
Alla fine del film, Emmett prese in spalla Rosalie e andarono in camera, augurandoci la buona notte. Era chiarissimo che stavano insieme.
"Andiamo anche noi" disse Alice baciandomi sulla guancia.
"Buonanotte" disse Jasper.
"Notte" risposi.
Dedussi che anche loro dovevano stare insieme.
Rimasi sola con Edward.
"Senti, per caso avete anche una cucina?" chiesi esitante.
"Certo, vieni" si alzò e mi fece strada.
La cucina ovviamente era bella come tutta la casa.
"Posso avere un bicchiere d’acqua per favore?" chiesi.
Sorrise. "Certo" aprì un paio di sportelli e mi porse il bicchiere.
"Grazie" dissi.
Mentre prendevo il bicchiere gli sfiorai la mano.
  
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