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Autore: gaccia    14/11/2012    8 recensioni
Isabella, ricca e potente, proprietaria delle Industrie Explosion di Boston se la vedrà con Edward, testardo e indomabile responsabile dell'azienda vinicola di famiglia a Sonoma. Un detto latino recitava In Vino Veritas (nel vino la verità) leggete se è vero
Genere: Generale, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Buongiorno a tutti!

Sono tornata con la storia che avevo iniziato a scrivere, un po’ perché ispirata da reminiscenze infantili e un po’ come esercizio stilistico in quanto, se notate, è completamente diversa da come sono solita scrivere (e devo dire anche molto faticosa).

 

Visto che ho privilegiato altre storie e questa è tanto che non la aggiorno, vi lascio con un riassunto per capire sin dove siamo arrivati.

I capitoli non sono molto lunghi (ultimamente ero abituata a ben altre pagine) ma questa è la misura che ho scelto e quindi accontentatevi (posso assicurare che 5 pagine qui mi danno lo stesso lavoro di 9 pagine di Isabellino, anzi di più).

 

E adesso… BUONA LETTURA.

 

---ooOoo---

 

“Renée, sei sempre più indisponente” rispose ridendo l’uomo, mentre si avvicinava al gruppo.

“Ciao a tutti…” la voce squillante e allegra di Reneesme, appena entrata nella hall dell’albergo, si spense in un flebile sussurro, non appena il suo sguardo si posò sul nuovo arrivato.

“Reneesme! Tesoro! Come sta la mia figlioccia preferita?” chiese l’uomo abbracciando la ragazza inerme.

“Bene… grazie zio Phil” era chiaramente un attimo di grande imbarazzo per tutti, tranne che per quest’uomo che sorrideva prepotente e soddisfatto.

“Direi, visto che ci siamo tutti, possiamo anche andare. Ci porti tu, Reneesme?” chiese decisa Renée, senza degnare di ulteriore considerazione l’altro arrivato.

“Certo, ma c’è posto solo per cinque…” rispose lasciando in sospeso la frase.

“E io? Come ci arrivo dai Cullen?” ovviamente Phil aveva subito capito che lui era il sovrannumero.

“Per quanto mi riguarda, anche a piedi”. Renée era già uscita dalla porta, seguita diligentemente e in silenzio da tutti gli altri ragazzi.

 

Il tragitto verso la tenuta Cullen fu abbastanza silenzioso, nonostante i tentativi di conversazione tra Emmett e Jacob.

Chi era mai quell’uomo antipatico e presuntuoso?  E perché Renée lo odiava tanto? Faceva parte del passato della donna, visto che Reneesme lo chiamava zio.

“Isabella, non far caso a quell’uomo. È il mio ex marito e non si può dire che ci siamo lasciati in buoni rapporti” disse all’improvviso la donna rivolgendosi alla ragazza ammutolita sul sedile posteriore.

“Renée, non devi darmi spiegazioni se non te la senti. Solo che sembrava lo odiassi proprio tanto” rispose facendo spallucce.

“Non sai quanto urlavano quando stava aspettando te! Charlie ha ottenuto una ingiunzione per tenerlo alla larga da Renée e farle terminare la gravidanza tranquilla” si intromise Emmett.

Evidentemente quell’uomo era già presente nella vita della principessa ancora prima della sua nascita e l’odio tra lui e Renée aveva la stessa età.

Come era possibile serbare rancore per tanto tempo? Anche lei era una persona che tendeva a non dimenticare, ma non ricorda di aver odiato qualcuno per più di… tre anni.

Il suo ex, per l’esattezza, Paul. Quel ragazzo che dopo averla deflorata, se ne era vantato per tutto il liceo. Oh, l’aveva pagata cara, ma con la vendetta era scemata anche l’acredine ed ora, se lo incontrava, non aveva alcuna emozione.

Perché la gente non faceva come lei? Le malattie al fegato sarebbero calate in maniera esponenziale.

 

Finalmente, il tetto spiovente della dimora dei Cullen, fece capolino tra le fronde degli alberi. Di primo mattino era uno spettacolo eccezionale. Sembrava una casa delle favole. La voleva. E quando scese dall’automobile era più determinata che mai.

“Renée!” gridò gioiosa la signora Cullen, uscita per accogliere i visitatori.

Le due donne si affrettarono ad abbracciarsi e una lacrima scappò dagli occhi di Esme.

“Mi sei mancata tantissimo. Quanto tempo ci hai messo per arrivare sin qui! Sono due anni che non ti vedo!” protestò ancora, asciugandosi il viso con un gesto nervoso della mano.

“Esme… è sempre bellissimo vederti. Sei un pochino sciupata, amica mia!” disse la nuova arrivata con una leggera pacca alla spalla.

Reneesme si avvicinò alle donne per baciare la padrona di casa “Ciao, zia Esme” ricevendo in cambio un caloroso abbraccio “Mia cara, tutti bene a casa?” e avutone conferma invitò tutti ad entrare.

In quel momento, la principessa si chiese come mai in quella valle erano tutti zii. Il fatto di apostrofarsi così le faceva immaginare una grande ampia famiglia. Cosa che le era mancata negli ultimi anni.

 

“Vedo che vi siete conosciuti. Ieri i miei ragazzi hanno incontrato Isabella e questi baldi giovanotti in panne per la strada” disse Esme alle sue ospiti, accogliendo anche i bostoniani.

“Non mi avevate detto che conoscevate i Cullen” accusò bonariamente Renée rivolgendosi ai tre ragazzi.

Un timido sorriso di scuse illuminò il volto di Isabella, per poi arrossire nel momento che vide uscire ad accoglierli anche Edward.

Ai raggi del mattino, quel ragazzo era davvero uno spettacolo. Si accorse in quel momento che avrebbe tentato di sedurlo anche se si fossero incontrati a Boston e questo era semplicemente un incentivo in più per raggiungere il suo scopo.

“Attenta, capo, stai sbavando” bisbigliò Jake al suo orecchio, ghignando.

 

“Ciao Zia!” esclamò Edward, felice di incontrare la nuova venuta che strinse in un affettuoso abbraccio.

“Cielo, ragazzo! Sei sempre più bello! Hai già fatto stragi di cuori o qualche figliola si è salvata per gli altri? Spero che non avrai fatto lo sciocco con Reneesme!” scherzò Renée.

Era una domanda interessante per Isabella. Era un casanova? Un ragazzo con le tacche sulla testiera del letto? Doveva preoccuparsi? Probabilmente era lui che avrebbe dovuto preoccuparsi per avere a che fare con lei.

Un basso e quasi impercettibile ringhio la scosse dalle sue elucubrazioni e si voltò con sguardo interrogativo ma accanto a lei c'era solo Jacob con uno sguardo annoiato che guardava il paesaggio.

“Figurati, le ragazze sono ancora vive e libere e la mia Reneesme... senza offesa ma... sarebbe come farsi mia sorella, non potrei mai!” rispose rivolgendosi direttamente alla moretta che scoppiò in una allegra risata e diede un buffetto al ragazzo che iniziava a ridere.

 

Esme si fece da parte e incitò ad entrare in casa.

“Esme! Esme!” una voce con tono prepotente ruppe l'atmosfera ovattata della magione.

La signora Cullen si affrettò verso l'origine del richiamo mentre Edward sbuffava contrariato.

Pochi istanti dopo si riunirono tutti nella grande sala della casa.

“Carlisle, sempre il solito egoista. Non ti sei ancora stancato di pretendere il sangue degli altri?” la voce ironica di Renée accolse l'uomo seduto sulla sedia a rotelle spinta dalla dolce Esme.

“Ancora non capisco perché Esme si ostini a farti entrare in casa mia, spero che la tua permanenza sia terminata”.

Questo gentile scambio di commenti imbarazzò parecchio i tre completamente estranei alle dinamiche personali degli altri presenti.

“Sono venuta per la vendemmia. Visto che tu non sarai di aiuto, qualcuno deve pur sostituirti e io sono sempre stata meglio di te a raccogliere i grappoli” rinfacciò la fotografa, facendo storcere la bocca a Carlisle che diede un gesto secco alla ruota e si allontanò del gruppo sfuggendo anche alle mani della moglie.

“Renée, basta. Ti prego” mormorò la donna alla sua amica.

 

“Renée, bene arrivata” esclamò la voce allegra di Rosalie entrando nel salone, seguita da Alice e Jasper ancora abbracciati come sera precedente.

La bionda rivolse subito un sorriso luminoso di ben venuto anche a Emmett, riempiendo di sole la giornata del ragazzo.

Per Isabella, che osservava curiosa e sorniona il suo amico, c’era in quello sguardo e in quel sorriso, più sentimento di quanto si potesse immaginare. Lei lo conosceva bene e poteva giurare che l’avvocato era stato effettivamente colpito da quella strana malattia che si chiama colpo di fulmine e che si manifesta con il sintomo dell’amore.

Occhi lucidi, sorriso aperto e felice e probabile tachicardia a rischio di infarto facevano da contorno a una scena dove chiunque si rendeva conto di essere di troppo.

“Ciao, Emmett” un soffio delicato e un sospiro nel nome.

“Ciao, Rosalie” una dolcezza infinita nel pronunciare ogni lettera.

“Ciao, piccioncini” un fratello impiccione che non riusciva a stare zitto. Ecco come Jasper interruppe la bolla di pace perfetta tra i due e si guadagnò un pugno sulla spalla da Alice, uno sguardo di rimprovero da Isabella e una risata da Edward.

 

“Dai, andiamo alle cantine, così ci organizziamo per domani” propose Edward facendo terminare il teatrino.

Uscirono nuovamente tutti sullo spiazzo davanti alla tenuta, giusto in tempo per vedere la jeep rossa, inchiodare davanti al portone e far scendere l’uomo dalla camicia avaiana.

Esme e Renée si fecero avanti minacciose.

“Ciao, sorellina. Contenta di vedermi?” chiese Phil, baciando sulla guancia la signora Cullen.

“Decisamente poco” rispose seria la donna. Era strano sentire la dolce Esme con un tono di voce così duro.

Renée sbuffò infastidita e accelerò il passo prendendo sotto braccio Isabella e trascinandola a viva forza verso le cantine.

 

“Scusami se ti ho requisita, ma la vista di quell’uomo mi fa ribrezzo” spiegò brevemente.

“Non era tuo marito?” chiese la ragazza perplessa.

“Appunto, era. Abbiamo divorziato poco dopo la tua nascita e sai perché? Per il fatto che, secondo lui, non avevo chiesto abbastanza soldi a tuo padre. Disgustoso, vero?” chiuse la frase con quella che sembrava una domanda retorica, per poi ricominciare.

“L’ho conosciuto frequentando Esme. Lui è suo fratello ed era più grande, forte e con più capelli. Mi sembrava bellissimo ed era molto dolce e simpatico con me.

Me ne sono innamorata quasi subito e poco dopo eravamo insieme.

Sai come succede? Liceo poi college… quando tua madre si trovò in difficoltà non fu un problema aiutarla. Phil e io ci eravamo sposati a Las Vegas proprio quell’anno e non navigavamo in buone acque, soprattutto per il fatto che io volevo comunque studiare e lui era sempre preso dai suoi congegni elettronici. A volte dimenticava la spesa e studiava un nuovo processore.

Fatto sta che quando sei nata e tuo padre mi ha sovvenzionato i primi due anni di attività, ho chiesto il divorzio. Da allora non fa che rinfacciarmi che avrei potuto ottenere di più.

Fortuna che lo incontro pochissime volte” finì il suo sfogo.

Isabella era perplessa. Come poteva un uomo simpatico diventare in poco tempo un mastino all’inseguimento dei soldi? A discapito di una bambina poi.

Provò un moto di riconoscenza per quella nuova madre putativa che le aveva concesso un’occasione per nascere chiedendo relativamente poco e non interferendo mai nel rapporto con i suoi genitori, nonostante potesse farlo.

 

“Renée, raccontami ancora di mia madre” chiese la principessa di Boston, accomodandosi su una panca poco lontano dall’entrata delle cantine.

“Eravamo amiche, anche se lei era più riservata e molto più signora rispetto a me. Ci conoscemmo al college come ti ho già raccontato. Io ero vivace, sempre pronta a divertirmi. I miei genitori mi avevano spedito sulla East Coast per allontanarmi da Phil e invogliarmi allo studio senza distrazioni. Peccato che io mi fossi dedicata molto alle feste del campus e il mio ragazzo ha cominciato a dare segni di nervosismo e gelosia” rispose la donna sorridendo al ricordo.

“E’ così che il tuo ex marito ha conosciuto mio padre? È venuto al campus?”.

“Voleva tenermi d’occhio ed io ero ben felice. Lontano dagli occhi oppressivi dei genitori, poi…” e diede un’occhiata complice alla ragazza che sorrise.

“Sì. Ho capito cosa intendi” e se fosse stata ancora una ragazzina pudica sarebbe arrossita in modo virginale. Poiché, invece, non era proprio digiuna in materia, si limitò ad abbassare il capo sperando in un cambio di argomento.

Non aveva mai voluto pensare in quel senso ai suoi genitori, figuriamoci altre persone.

 

“Riuscimmo a passare un anno indenni. I miei genitori si fidavano di Elisabeth, visto che lei era già sposata con un ottimo partito, e speravano che anche io assorbissi qualcosa del suo carattere docile. Peccato che tua madre mi coprisse sempre nelle telefonate dei miei.

Magari io ero a folleggiare con Phil e lei rispondeva al telefono dicendo che stavo dormendo.

Non che lei fosse favorevole al rapporto con il mio uomo, anzi, lo detestava. Però aveva intuito che se si fosse messa contro in modo palese, non l’avrei ascoltata. Quindi mi sosteneva nella speranza che mettessi giudizio”. Gli occhi della donna erano rivolti verso il cielo, come se leggesse sulle nuvole quello che stava dicendo, invece di ricordare.

I suoi occhi erano velati di commozione o rimpianto, difficile a dirsi, soprattutto per Isabella che ascoltava affamata di notizie su quei tempi dove lei non era ancora presente nelle loro vite.

 

“Quando decideste di aiutare i miei genitori” chiese Isabella.

“Era già un anno che frequentavo il college e che Phil era con me. Quando non riuscimmo più a tenere segreta la nostra relazione, fuggimmo a Las Vegas e ci sposammo. Dopo un paio di mesi tua madre si precipitò nella mia stanza a dirmi che aveva perso il bambino che aspettava.

Tuo padre era distrutto, proprio come tua madre, soprattutto quando seppero che non sarebbero riusciti ad avere figli.

Nel frattempo, io ero sempre più inquieta e avevo scoperto il fascino dell'immagine. Desideravo diventare fotografa, cosa che era poco compatibile con il mio essere moglie” sospirò prima di proseguire.

 

“Nel giro di sei, forse otto mesi, venne fuori la proposta del ginecologo dell'utero in affitto e la mia offerta come volontaria. Volevo bene a Elisabeth e poi dovevo sdebitarmi per il suo aiuto con i miei genitori.

Lei all'inizio non voleva coinvolgermi perché aveva paura che si rovinasse la nostra amicizia. Fu tuo padre a convincerla che ero meglio io che una sconosciuta.

Quando Phil venne a sapere del nostro accordo non si oppose ma mi spronò a chiedere soldi ai tuoi genitori. Una montagna di soldi. Io non volevo nulla e solo dopo la tua nascita tuo padre mi impose di accettare il suo aiuto per iniziare la mia carriera di fotografa”.

“Credo di possedere alcune tue fotografie incorniciate nella villa dei miei genitori” confidò Isabella, ricordando alcune immagini che l'avevano sempre colpita per la loro intensità.

Aveva sempre creduto che fossero foto di autore, ora sapeva che non era solo quello.

“Sì” ridacchiò Renée “Voleva aiutarmi anche dopo i primi anni difficili, sapevo che ogni tanto qualcuno comperava i miei lavori, mi ha permesso di andare avanti sino ad arrivare una discreta clientela e accantonare i problemi economici”.

 

“E' a quel punto che è hai divorziato da Phil?” chiese Isabella.

“Tuo padre aveva già avuto una ottenuto un ordine restrittivo contro mio marito, visto che non mi lasciava passare tranquilla la gravidanza e con quel documento è stato facile ottenere la separazione e poi il divorzio. Ci abbiamo provato dopo qualche mese ma ormai avevo aperto gli occhi su chi fosse quell'uomo, non è andata bene e abbiamo divorziato”

concluse Renée.

Isabella lasciò scorrere lo sguardo verso gli ulivi che delimitavano la corte. L’eco di quello che Renée aveva raccontato era ancora nell’aria.

Davvero i suoi genitori l’avevano amata tantissimo. Sperava solo con tutto io cuore di essere stata degna di tanto affetto e non averli delusi.

Cercò di cambiare argomento verso toni più leggeri se pur curiosi.

 

“Anche Esme e Carmen conoscevano i miei genitori?” chiese ricordandosi di non aver approfondito questo aspetto.

“No… cioè, ci si conosceva ma loro due non frequentavano Elisabeth, erano rimaste qui. Esme aveva già sposato Carlisle perché era rimasta incinta di Edward e Carmen… beh, lei voleva conoscere più ragazzi possibili perché diceva che bisognava scegliere con cognizione di causa” concluse ridendo e facendo ridere anche Bella.

Se la immaginava quella donnona a fare la femmes fatale!

 

In quel momento sentirono lo scalpiccio di passi che si avvicinavano, mentre una camicia avajana spuntava da dietro l’angolo del muro delle cantine.

“Ecco dove erano finite la mia ex moglie e mia figlia” esclamò  Phil con voce allegra.

“Non dire sciocchezze! Lei non è tua figlia!” rispose piccata Renée alzandosi per fronteggiare l’uomo.

“Oh sì che lo è! E posso dimostrarlo” il tono trionfante dell’uomo spaventò le donne e anche gli altri ragazzi che nel frattempo li avevano raggiunti.

“Ma che diavolo stai dicendo?”.

 

---ooOoo---

 

Angolino mio:

sono tornata! Non mi pare vero.

Dunque, questo è un capitolo di approfondimento sui rapporti tra Renée e i genitori di Isabella. Fa la sua entrata anche Phil che ben presto dimostrerà chi è veramente.

Non c’è nulla di romantico, la storia sta prendendo una piega un pochino più gialla.

 

Riguardo al modo di scrivere, abbiate pazienza ma questa è storia è la più faticosa per me.

Sono abituata a scrivere in modo riflessivo, sempre in prima persona e non a raccontare dall’esterno usando la terza. In più le ultime tre storie lunghe che ho postato erano in tempo presente, ritornare a scrivere al passato remoto e imperfetto è decisamente dura.

 

Spero che questo capitolo sia servito a rodarmi, in modo da poter andare più spedita nei prossimi.

Adesso aspetto i vostri pensieri…

E magari anche i vostri suggerimenti!

 

Ringrazio per l’attenzione

Alla prossima

Baciotti

 

  
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