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Autore: Echelon90    14/11/2012    1 recensioni
Dal Prologo:
Lo aveva sorpreso quel messaggio. Lui e Kurt non si erano mai scritti, telefonati o incontrati se non per caso, o per poterlo infastidire un po’ alla caffetteria. Non era da Hummel. Ma quello che aveva davanti non sembrava neppure lui.
-Stasera al McKinley. Kurt-
Poche parole. Non aveva risposto, ma non aveva pensato per un solo istante di non presentarsi. Forse per curiosità… non lo sapeva. Sapeva solo che ora era lì, nel parcheggio coperto di neve del McKinley, con Kurt Hummel di fronte a sé, e si sentiva come un topo in trappola mentre si avvicinava sempre di più, ma non riusciva a muoversi.
No… non da lui… Era qualcos’altro…
Dal Cap. 3:
Lentamente avvicinò il volto al suo per poter sentire se respirava. Quando gli fu a pochi centimetro gli occhi chiari del ragazzo addormentato si aprirono di scatto e le sue labbra premettero su quelle di Brody. Il moro non si scostò subito, preso alla sprovvista, ma poi si sollevò e si portò una mano alle labbra come per pulirsi.
“Credevo fosse il principe a baciare Biancaneve e non viceversa!”
...
“Chi ti dice che io sia Biancaneve!”
Genere: Angst, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 2: Blackout

 

 

Aveva sete. Era la prima cosa che aveva avvertito appena si era risvegliato seduto nell’aula di canto del McKinley. Poi, insieme alla sete, era arrivata la confusione. Si sentiva stordito. Non riusciva a formulare un pensiero coerente. Aveva dato un’occhiata ai suoi amici, trovandoli confusi quanto lui.

Cosa ci faceva lì. Avrebbe dovuto essere a New York. No… Aspetta… l’esibizione di Natale. No… C’era già stata… No… era uscito fuori. Marley… alzò lo sguardo verso la ragazza. Era seduta proprio davanti a lui anche se gli dava le spalle. Marley gli aveva detto che qualcuno gli voleva parlare fuori… era uscito. Questo lo ricordava. Ma poi… Il vuoto totale. Non ricordava niente. Come ci era arrivato nell’aula di canto? Cercò di concentrarsi su quell’ultimo ricordo. Ripetendo a se stesso ogni sua mossa, ma per quanto si sforzasse i suoi ricordi arrivavano fino all’uscita dal McKinley. Al parcheggio coperto dalla neve. Poteva ancora avvertire una sensazione di dolore anche se non ricordava a cosa era dovuto. E l’energia… pura energia che vibrava dentro di lui. Ma era solo un ricordo… in quel momento aveva solo una dannata sete e un buco nero in testa.

“Allora, dicevamo?”

Alzò lo sguardo verso Schuester che li guardava con un sorriso rassicurante, ma che non aveva nulla di allegro.

Nessuno rispose. Nessuno sembrava trovare le parole giuste. E Schuester abbandonò il sorriso guardandoli preoccupato per poi prendere un grosso respiro.

“So che è difficile, ragazzi!” fece piano prendendo uno sgabello e sedendosi. “Ma dobbiamo tenere duro e cercare di non abbatterci. Lo dobbiamo fare per loro, quantomeno!”

Blaine sgranò gli occhi ancora più stralunato da quella situazione pazzesca. Cercò lo sguardo di uno dei suoi amici alla ricerca di supporto, di qualcosa che lo potesse rassicurare. Ma nessuno di loro badava a lui. Si scambiavano sguardi tra loro. Sguardi confusi e apprensivi ma nessuno si voltava verso di lui.

Si accostò ad Artie, seduto proprio accanto a lui, e gli chiese con voce tremante: “Che sta succedendo!”

Ma Artie non rispose, né si mosse verso di lui. Non sembrò nemmeno averlo sentirlo.

“Artie?” ripeté posando una mano sul braccio dell’amico per attirare la sua attenzione.

Nessuna reazione.

Sì alzò di colpo come se la sua sedia scottasse e si mise davanti ai suoi amici: “Hey, sono qui… mi sentite?”

Nessuno lo badò.

“Sono qui… non potete non veder… mi… sono qui” fece agitando le braccia. “Mr. Schue?” Si voltò verso il professore a cui aveva dato le spalle. 

Anche lui sembrava non accorgersi della sua presenza. Anche se gli era davanti non guardava lui. Guardava gli altri ragazzi oltre Blaine, come se il ragazzo non ci fosse proprio.

Avvertì la sensazione di panico prenderlo alla bocca dello stomaco: “Sono qui… guardatemi” disse voltandosi di nuovo verso gli amici e poi verso Schuerster. “GUARDATEMI!”

Nessuna reazione.

Si sentì perduto. Le gambe gli cedettero e si ritrovò in ginocchio. Guardò gli amici uno per uno in cerca di qualcosa che potesse dirgli che quello era solo un’orribile sogno. Il suo sguardo si posò su Kurt. E improvvisamente ricordò l’incidente, il vento, il sangue… Kurt stava bene ma era spaventato. Poteva vedere la paura mista alla confusione nei suoi occhi ma riusciva a percepire qualcosa di più. Qualcosa che non era del suo Kurt, ma che non riusciva ad afferrare.

Gli altri erano semplicemente confusi e spaventati. Solo alcuni parevano sinceramente tristi. Sugar si stava asciugando una lacrima con un fazzolettino ricamato, prima che le rovinasse il trucco, e Joe teneva in mano un rosario di legno. Wade e Ryder erano visibilmente dispiaciuti, ma si tenevano in disparte dagli altri, come spettatori di un dolore che non gli apparteneva.

“Allora che ne pensate dell’idea di Joe?”

Si voltò verso Schuester che continuava a guardare con apprensione i suoi amici ma non lui. Nessuno fiatò. Nessuno sapeva di cosa stesse parlando. O almeno non tutti…

“Possiamo pensarci con calma se volete?” fece infatti Joe. “Quando anche Blaine arriverà…”

“IO SONO QUI!”

Blaine non poté trattenersi da urlare alzandosi in piedi con rabbia.

“Non voglio imporre il mio pensiero religioso a nessuno.” Continuò il ragazzo con i capeli rasta, ignaro della presenza dell’amico. “Non intendo niente di religioso. Una semplice veglia in cui cantiamo per loro, perché qualcuno vegli su di loro!”

A quelle parole Blaine si sentì morire. Loro. Chi erano loro? Cosa era successo a loro? Si ritrovò a cercare ancora Kurt anche se lo aveva visto poco prima per poi passare in rassegna tutti i suoi amici e l’unica che mancava tra loro era…

“Rachel” sentì soffiare Finn.

 

***

 

La campanella aveva dato la possibilità a tutti di defilarsi senza dover trovare qualcosa da dire a Schuester. Tutti lasciarono l’aula di canto frettolosi ma quasi si fossero messi d’accordo si ritrovarono poco dopo tutti all’auditorium.

“CHE CAZZO SUCCEDE?” urlò Puck entrando dentro l’auditorium e calciando una sedia lasciata sopra il palco.

“Tabula Rasa!” fece Santana  portandosi entrambe le mani tra i capelli. “Anche voi?” fece passando lo sguardo agli amici.

Tutti, uno dopo l'altro, annuirono.

“E DOVE CAZZO E’ BLAINE?” fece Puck incapace di calmarsi calciando di nuovo la sedia.

Blaine alzò il capo, seduto a terra raccogliendo le ginocchia con le braccia e stringendole a se. Il volto rigato dalle lacrime: “Sono sempre qui!” pigolò, stremato dall’aver urlato per ore come un ossesso per ottenere una loro risposta, ma nemmeno allora qualcuno gli rispose. Ritornò quindi a posare la fronte sulle ginocchia.

“Cosa è successo a Rachel?” fece Mercedes con voce tremante.

“L’incidente!” fece Mike. “Era sua la macchi…” non continuò sentendo improvvisamente il bisogno di piangere.

Si voltò verso Tina che teneva entrambe le mani sul volto schermandolo agli altri ma era chiaro che stesse piangendo. D’istinto fece un passo per abbracciarla, ma si bloccò non sapendo se Tina avrebbe apprezzato o meno il gesto. Non c’era più niente tra loro, no? No? Distolse lo sguardo per cercare quello di Finn. Lui sapeva sempre cosa fare in quelle situazioni. Forse non era una cima… forse era un po’… tardo a volte. Ma era sempre stato il loro leader. Quando, però, trovò il suo sguardo sembrava come… perduto.

“Oggi è il 23 gennaio!” fece  Quinn con il cellulare in mano.

Tutti si voltarono verso di lei increduli. Nessuno era andato a vedere che data fosse. Che ragione c’era dopotutto? Il cellulare cadde dalle mani tremanti della ragazza con un tonfo che risuonò in modo amplificato alle loro orecchie.

Erano passate circa cinque settimane. L’ultimo ricordo che avevano tutti risaliva al 20 dicembre ed ora era il 23 gennaio… Cinque settimane di cui loro non ricordavano niente. Poteva essere successo di tutto e loro non potevano saperlo.

La prima a riprendersi fu Santana che prese il suo cellulare e usò l’unico mezzo che potesse dare delle risposte. Internet. Entrò nella sua pagina facebook, trovandola intasata di messaggi di solidarietà per Rachel.

“E’ stato l’incidente” disse rompendo il silenzio e aprendo il link per una notizia del giornale locale. “Al volante c’era Brody ma lui sta bene. Rachel invece è entrata in coma e deve ancora svegliarsi!” disse leggendo il messaggio.

Nessuno disse nulla in attesa di altre notizie da Santana.

La ragazza continuò a scorrere la pagina, fino a quando un rumore di porte che si spalancavano di colpo li fece sussultare tutti. Un ragazzo con la divisa dei Warblers li individuò e, scuro in viso, li raggiunse senza dire una parola con le mani nelle tasche dei pantaloni.

“Non vi è passata la voglia di cospirare!” fece il ragazzo lasciando tutti di stucco.

Sapevano tutti chi era. Ma nessuno lo conosceva bene, eccetto Blaine e Kurt che avevano frequentato la Dalton con lui. Thad Harwood passò in rassegna i volti confusi dei ragazzi prima di puntare su Kurt.

“State decidendo se confessare?”

“Confessare?” chiese Sam confuso. “E cosa?”

Thad rise forte: “Questa parte l’abbiamo già passata, Evans. Un po’ ripetitivo, no?” e si rivolse di nuovo su di Kurt. “Devo ripetermi forse? O dici dov’è Sebastian?”

Kurt sgranò gli occhi. Al nome di Sebastian sentì una scossa percorrergli la colonna vertebrale. Era come se il suo corpo prendesse a vibrare. Come se ricordasse qualcosa che la sua mente rifiutava di portare alla luce.

“Non so di cosa tu stia parlando!” fece Hudson portandosi al fianco del fratellastro.

Thad guardò con rabbia Finn: “L’ultima persona che ha visto e lui!” fece Harwood puntando il dito contro Kurt. “so che lui non è la persona che vuole far credere d’essere. Nascondi qualcosa Kurt Hummel…” si avvicinò a Kurt in modo minaccioso. “CHE NE HAI FATTO DI SEBASTIAN?”

Finn si parò di fronte a Kurt e spinse a terra Thad, mentre anche gli altri si avvicinavano per dare supporto all’amico. Kurt indietreggio portandosi entrambe le mani davanti al viso.

“Kurt?” fece Mercedes avvicinandosi e posandogli una mano sulla spalla.

Lui la scostò bruscamente guardandola con terrore e poi corse via. Finn passò lo sguardo da Thad a terra alla porta che si richiudeva dopo il passaggio di Kurt e senza aggiungere altro corse dietro al fratellastro.

Thad si rialzò ricomponendosi per poi lanciare uno sguardo d’odio verso i ragazzi: “Non lo potete nascondere per sempre!” disse prima di andarsene lasciando ancor più confusione in loro.

Blaine assistette alla scena impotente tenendo i pugni chiusi e stringendoli tanto che le unghie si conficcarono dolorosamente sui palmi. Ma lui non ci fece caso, preso da quello che stava accadendo e a cui lui non poteva intervenire.

‘So che lui non è la persona che vuole far credere d’essere!’

Perché quella frase lo aveva colpito più di tutto, più del sapere che Rachel era in coma e Sebastian sparito?

In un flash ricordò lo sguardo l’odio e la furia di Kurt quando lo aveva raggiunto nel parcheggio. Sentì qualcosa incrinarsi nella sua mente. Come una prima crepa su un fitto muro di mattoni che nascondeva qualcosa. E improvvisamente si sentì la testa girare e la terra gli mancò da sotto i piedi.

Sentì delle urla e alzò lo sguardo verso gli amici. Tutti lo fissavano come se fosse un fantasma. Era caduto a terra come un sacco di patate e aveva una forte emicrania.

“Mi vedete?” chiese incerto.

“Certo che ti vediamo?” fece Artie. “Ma da dove spunti fuori?”

Blaine si ritrovò a ridere, forse per un principio di crisi isterica mentre si metteva seduto e si massaggiava le tempie con le mani.

“Vi sembrerà pazzesco ma io sono sempre stato con voi. Solo non mi vedevate!”

 

 

Disclaimer

 

 I personaggi citati in questo racconto non sono miei,  ma appartengono agli aventi diritto. Servendo di loro non ottengo nessuna forma di lucro.

 

  
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