Tutta
Colpa Di
Un Sogno
Sulla
scia di “ Una luce e…” (che purtroppo ancora non ho finito di
trascrivere… colpa degli esami e della poca volontà…ahi me!) una nuova,
strana FF uscita fuori davvero a causa di un sogno…
Solo
una cosa, non sono molto pratica e forse i personaggi sono un tantino OOC.
Tengo
a precisare che, nonostante li abbia presi, strapazzati e rimandati indietro
(anche questa volta), i personaggi di Captain
Tsubasa non sono miei ma del grande Yoichi
Takahashi !
Grazie
in anticipo per l’attenzione!
AVVISO:
Per capire appieno la storia si dovrebbe dare una occhiata alla FF sopra citata.
IL LILLIPUZIANO (parte prima)
Una soleggiata giornata di primavera.
L’aria è tiepida e profuma di fiori. Il canto delle rondini sembra quasi un
invito ad uscire fuori a godere del risveglio della natura. Tutto ispira calma e
serenità…
“Accidenti, sono in ritardo!”
Ansimo salendo velocemente una scalinata
esterna.
“Ma guarda un po’ se, con tre
macchine, in casa, l’unica che deve restare a piedi sono io! Fortuna che è
passata quell’anima buona… uff…”
Entro nella casa trafelata e, dopo pochi
attimi per riprendermi ed una rassettata ai jeans chiari, entro nella prima
stanza alla mia destra fingendo di essere la ragazza più rilassata del mondo
...
“Oh, cavoli!”
L’aria da “sono appena uscita da un
corso di yoga” va a farsi benedire perché la mia espressione diventa a dir
poco allibita quando vedo, fra un gruppo di invitati alla festa, Jenny, la
fidanzata di Philip Callaghan che guarda preoccupata davanti a sé.
Mi volto anch’io nella stessa
direzione e fortunatamente rimango senza parole (altrimenti avrei urlato…
credo…) perché vedo davanti ai miei occhi una scena fuori da qualsiasi
normale immaginazione: Mark Lenders e Philip Callaghan che litigano
animatamente! Il bomber della Nazionale Under 21 Giapponese ha in mano uno
strano arnese di difficile definizione e inveisce, anzi, sembra quasi voler
provocare il difensore che d’altra parte non si fa pregare.
C’è da dire che i battibecchi fra
Mark e Philip non hanno nulla di straordinario, anzi sembra che Lenders ci provi
gusto a vedere Callaghan che si inalbera.
Il problema, per me, in questo momento,
però, non sono le loro urla, ma il fatto stesso che sono lì, in quella stanza,
a dar spettacolo davanti a persone che non sanno della loro esistenza e che, fra
l’altro, e questa forse è la cosa peggiore, mi conoscono.
Improvvisamente il litigio sembra
giungere al culmine: Mark punta minacciosamente l’arnese che ha in mano contro
Philip e, senza attendere oltre, ne fa uscire un raggio color arancio che
colpisce in pieno il n° 12 dell’Under 21, uscendo poi velocemente dalla
stanza.
Lo ammetto, la scena mi ha lasciata
completamente senza parole e, più spaventata che altro, non sono riuscita a
muovere un solo muscolo; solo quando la “tigre” scompare dalla visuale, mi
scuoto e con orrore scopro che Callaghan è scomparso… volatilizzato…
Quasi istintivamente raggiungo il posto
dove prima si trovava il ragazzo, nell’inginocchiarmi con fare insensato sul
pavimento, vedo la cosa più strana della mia vita (almeno fino a quel momento):
Philip è ancora lì, più intontito che mai, ma le sue dimensioni non superano
i
Sospiro e, guidata solo dalla
frustrazione esco dalla stanza e comincio a guardare da una parte all’altra
fin quando non noto, vicino alla porta d’ingresso un gruppo di persone che
chiacchierano tranquillamente… in mezzo a loro riconosco Benji che però non
sembra essersi accorto di non essere più a Fijisawa!
Mi avvicino velocemente a lui e, senza
troppi preamboli chiedo: “Hai visto Mark?
Il giovane mi guarda tranquillamente e
ancora più tranquillamente mi fa cenno fuori “è uscito!” Resto alquanto
perplessa per la tranquillità della risposta, ma scuoto il capo e mi precipito
all’esterno dove faccio appena in tempo a vedere Ed Warner, 2° portiere
dell’Under 21, che entra in una macchina argentata seguito da Lenders. Non
riesco a pronunciare nemmeno una parola che l’auto sfreccia via mentre un
brivido di terrore mi percorre la schiena…
“Io conosco quella macchina… e non
è di Ed, né di Mark”
Scuoto il capo cercando di non pensarci,
per il momento, e rientro dentro.
“Ma che cavolo sta succedendo qui? …
Mark che si atteggia a moderno Mago Merlino, mezza Under 21 catapultata qui,
Patty che quando serve non c’è mai…”
Alzo lo sguardo e mi accorgo di essere
di nuovo nella… stanza del misfatto dove, Jenny, è seduta, bianca come un
cencio, su una sedia, Philip, non si sa perché, è in mezzo alla stanza e Price
chiacchiera tranquillamente con gente e me sconosciuta.
“Bene!” esclama portando i pugni sui
fianchi “Penso proprio che nella prossima partita dovrete fare a meno di una
difensore!”
Il giovane portiere si gira e comincia a
guardarmi come se fossi impazzita.
“Ecco com’è stato ridotto Philip
Callaghan!” Indico l’esserino a terra nello stesso momento in cui qualcuno
urla: “Ehi, è un Lillipuziano! Se lo porto al mercato delle pulci, posso
venderlo!”
A quelle parole scoppia una sonora
risata mentre mi si gela il sangue nelle vene nel rendermi conto della grande
cavolata che ho appena fatto.
“Accidenti, ma perché parlo sempre a
sproposito?” Mi mordo la lingua e senza neanche pensare (ormai sembra
diventata l’abitudine) afferro il mini giocatore ed esco dalla stanza,
cominciato a dirigermi dalla parte apposta all’ingresso. Avverto qualcuno che
mi urla qualcosa, ma non ci faccio caso, infilandomi nella prima stanza vuota
che trovo, il bagno, e chiudendo la porta a chiave.
“Accidenti…”
Sospiro
e vado a sedermi sull’orlo della vasca.
“Ma che diavolo sta succedendo?”
Sbuffo e abbasso lo sguardo mentre
tambureggio con i piedi nella speranza di cercare di calmarmi in qualche modo,
ma il rumore ritmico riesce solo a snervarmi di più… una mattinata cominciata
come le altre… beh come le altre non proprio però, nel complesso normale…
Mi alzo di scatto cominciando ad camminare avanti e indietro…
“Ehi,
ti dispiacerebbe lasciarmi andare?”
Mi volto a guardare la mia mano e vedo
Philip tutto imbronciato che sta cercando di liberarsi dalla mia stretta.
Sorrido divertita.
“Scusa, mi ero completamente
dimenticata di te!”
Appoggio il giovane sulla vasca e lo
lascio andare.
“Rincuorante, davvero!”
“Noto con piacere
che ti sei ripreso dallo schoc!”
Faccio una smorfia
mentre il calciatore si sgranchisce le gambe.
“Non lo so se mi
sono ripreso… tu sai cos’è successo?... A proposito, se non sbaglio sei
quella ragazza che ogni tanto compare agli allenamenti, giusto?”
“Ehm…” Guardo
il ragazzo un po’ in dubbio.
“Si, sono io…
almeno credo… sono l’… amica di Patty!”
“Già, come
sospettavo… allora, cosa mi è successo?”
“Dunque… ehm…
mettiamola così!” Mi siedo sulla vasca e guardo negli occhi il giovane, per
quanto è possibile.
“Mark Lenders ha
usato uno strano oggetto e ti ha rimpicciolito!”
“Fantastico!”
Philip non si
scompone più di tanto, e questo mi lascia alquanto perplessa.
Comincia a camminare
e, allargando le braccia esclama: “È ovvio che si tratta solo di un sogno,
quindi non c’è da preoccuparsi!”
“Fantastico!”
Questa volta sono io
a dirlo.
“Almeno qualcuno
che la prende con fil…”
Qualcuno bussa
violentemente alla porta.
“Bussano! Forse
dovresti aprire!”
Mi alzo sbruffando
“Ma dico io,
neanche in bagno si sta tranquilli!... Chi è?”
“Sono io,
Benjiamin, apri!”
Faccio scattare la
chiave nella serratura e socchiudo la porta. Il volto sconcertato del ragazzo fa
capolino nella stanza.
“Mi spieghi che
sta succedendo?”
“Eccone un
altro!” Sospiro ad apro la porta, facendo entrare.
“Allora, che ci
fai qui!”
“Ti prego, una
domanda alla volta! E poi che significa cosa ci faccio qui? Semmai cosa ci fate
voi qui? Questa mattina sapevo di andare ad una fasta in famiglia e… e
improvvisamente mi trovo davanti Mark e Philip che litigano e… ah ì, che
nervi!”
Agito le braccia in
aria, esasperata.
“Ok, ok, però non
perdiamo la testa, altrimenti è finita! Dov’è Philip?
Benji
si gira intorno mentre afferro il calciatore in miniatura e lo faccio vedere al
giovane.
“Eccolo qui!”
“Oh, ciao Phil,
tutto bene?”
“Certo, tanto sto
sognando…!”
Il portiere lancia
un’occhiata eloquente alle parole del compagno di squadra e a me non resta che
sospirare scuotendo il capo.
“Questo è
veramente troppo! Io mi licenzio… chiamiamo l’FBI e affidiamo a loro il
caso!”
“Hai forse battuto
la testa? È l’idea più balzana che ti sia mai venuta in mente! Dobbiamo
stare calmi e, prima di fare qualsiasi altra cosa, raccontami come sono andate
le cose!”
“E va bene…”
*
* *
“Quindi, se ho
capito bene, qui in giro dovrebbe esserci un Mark Lenders più psicopatico del
solito, giusto?!”
“Se vuoi metterla
così…!
“Ok, trovare Mark
è scontato, ma, per il momento sembra la cosa più complicata…”
“E allora che
proponi di fare?”
Il giovane alza le
spalle.
“Beh, innanzitutto
usciamo da questo… bagno!”
Il suo viso assume
un’aria contrariata mentre posa lo sguardo sulle mattonelle a quadri.
“Prendi Philip,
andiamo a recuperare Jenny e poi… ce la filiamo!”
“Ma come accidenti
parli?”
Faccio salire
Callaghan in una mano e cercando di non sballottarlo troppo vado ad aprire la
porta.
“Perché, che ho
detto di strano!”
Scuoto il capo.
“Niente, Price,
proprio niente!”
*
* *
Pochi minuti e il
portiere esce dalla stanza dove poco prima ha avuto inizio il tutto, parlando
con tranquillità con una Jenny che sembra in vena di fare tutto tranne che
stare ad ascoltarlo. Quando si accorge della mia presenza sgrana gli occhi e
domanda in un sussulto: “Philip sta bene?”
“Si, certo!”
“E dov’è?
Voglio vederlo!”
“Ehm… si, ma non
qui!”
Lancio un’occhiata
a Benji che annuisce ed esclama: “Bene, ora usciamo da qui, sto diventando
intollerante a questo posto!”
I due si avviano e
sto per seguirli quando mi sento bloccare da una mano sulla spalla.
“Si?”
Mi volto e il
sorriso mi muore sulle labbra, diventando una smorfia grottesca.
“Ciao… Ant…
come va?”
Il ragazzo dai
capelli corvini sparati in aria che mi si para davanti mi fissa con aria
interrogativa e, dopo un sospiro, esclama: “Ti ho accompagnata qui dieci
minuti fa, non penso siano potute cambiare tante cose!”
“Eh… si, penso
tu abbia ragione!” annuisco molto vivacemente e ridacchio con aria stupida.
“Comunque, ero
venuto a portarti questa!” esclama mostrandomi una borsa nera.
Sorrido sollevata.
“Ah, che gentile, grazie! Non mi ero
neppure accorta di averla dimenticata!"
“Già, però volevo chiederti una
cosa…”
Comincia a gelarsi il sangue nelle vene
ma continuo a sorridere come se tutto a meraviglia.
“Ecco, ho parcheggiato la macchina qui
fuori una decina di minuti fa, per venirti a cercare… sono uscito pochi
secondi fa e… beh, ti sembrerà assurdo, ma non c’è più!”
“Eh… ma… sei- sei sicuro di aver
guardato nella direzione giusta? Può darsi che l’hai parcheggiata in un altro
posto, no? Succede!”
Faccio spallucce e sorrido cercando di
essere convincente.
“No, sono sicuro di aver guardato
bene, la mia macchina è scomparsa!”
“Ehm… si, ecco… io, non mene
intendo di queste cose, non so nemmeno di che tipo di macchina hai… potesti
chiedere in giro…”
“Si, così mi prenderebbero per un
pazzo visionario!” il giovane incrocia le braccia al petto e inarca le
sopracciglia.
“Ma, sei sicuro di non aver lasciato
le chiavi dentro?”
A quella domanda cala il silenzio.
Scuoto lentamente la testa pensando: “
Non è possibile! Dimmi che non l’hai fatto per davvero! Avanti, dillo!”
“Ok, non adesso dobbiamo andare!”
Prorompe all’improvviso Benji, con aria risoluta.
Lo guardo con aria incredula continuando
a scuotere il capo ma il giovane portiere mi da una spinta in direzione del
portone.
“Alla prossima, amico!”
Mi sorpassa trascinandosi dietro Jenny,
mentre all’improvviso mi ricordo che ho in mano un essere umano e con uno
scatto apro la mano con il terrore di aver schiacciato Philip durante la
conversazione.
Fortunatamente non è successo nulla di
irreparabile anche se il giovane sembra un tantino scombussolato e mi fissa con
aria decisamente truce. Accenno un sorriso e affretto il passo, ma vengo
bloccata nuovamente.
“Tu sai qualcosa e non vuoi
dirmela!”
Fisso il ragazzo con aria confusa.
“Cosa?”
“Perché, sennò, avresti tutta questa
fretta di andartene?”
Evito di guardarlo negli occhi d
esclamo: “Ascolta, adesso non è proprio il momento, ho davvero da fare…
devo andare, ciao-ciao!”
Mi giro e, con pochi passi sono fuori.
Scendo velocemente la scalinata.
“Hai capito perché sono stressata?”
Sibilo tra i denti al povero Callaghan che si limita solo a sussurrare: “Se
quest’incubo non finisce in fretta, sarò io quello stressato!”
Il rombo di un motore mi fa voltare
appena in tempo per fare un salto indietro ed evitare che i miei piedi finiscano
sotto un’ auto rossa fiammante con Price al volante.
“Su, avanti, sali!”
Annuisco solamente, ma non faccio
neppure in tempo a chiudere lo sportello che il giovane riparte a tutta velocità.
“Attento!” Urlo mentre vedo un
animale in mezzo alla strada.
Il portiere sterza bruscamente e per
poco Philip non vola contro il parabrezza.
“Ma da dove cavolo è spuntata quella
pecora?” Sbraita Benji inviperito.
“Pe-pecora?... Quella era una
pecora?” Chiedo ancora traumatizzata dalla manovra.
“Si che era una pecora! Accidenti a
lei, per poco non ci faceva ammazzare… ma dove cavolo vivi?”
“Ehm, Benji, guarda che puoi andare
anche più lentamente, non stiamo inseguendo nessuno…”
“Scherzi? Guido sempre a questa
velocità!”
“Ho capito!” Esclamo alterata. “Ma
siamo su di una strada di campagna, non sull’autostrada! Ma chi ti ha
insegnato il codice stradale?”
“Adesso non incominciare! Mi sembri
mia madre!”
Sono sul punto di rispondere ma mi freno
e inspiro profondamente, scuotendo la testa: “Se ci ammazziamo gli faccio
causa… anche dall’altro mondo!”
Incrocio le braccia e metto il broncio,
guardando fuori dal finestrino.
“E ora dove accidenti vado? Questo
diavolo di posto non lo conosco!”
La macchina si ferma ad una biforcazione
prima di segnaletica.
Faccio finta di non sentire e riprendo a
guardare fuori.
“Oh, accidenti, sei tu che vivi qui!
Devi pur saper qual è la strada giusta!” la voce del giovane è alquanto
stizzita.
“…Bene, allora vuol dire che ne
prenderò una a caso… oh, andiamo se è per la storia di prima, sappi che non
ho nessuna intenzione di chiedere scusa!”
Mi volto e rispondo con un: “Chi?
Offesa, io? Ma sei forse matto?” Mi giro nuovamente: “Non mi chiamo Benji
Price!” sghignazzo e non dico più nulla.
“Da quand’è che sei diventata così
acida?”
“Lo sono sempre stata!”
“Evidentemente non me ne sono mai
accorto!”
“Infatti!”
“Ma voi dello spirito di squadra non
ne avete mai sentito parlare?”
“Ecco, Phil, spiegaglielo tu a questa
ragazzina!”
“Ragazzina a chi?”
Stringo i pugni e fisso il conducente.
“Ahi!”
“Ohi, scusa Philip!” lancio
un’occhiata all’esserino che ho in mano.
“E comunque, mister lavoro di squadra,
se non hai idea di dove vuoi andare, come faccio ad indicarti la strada?”
“Sua altezza mi scuserà se non ho
idea di dove siamo!”
“Ma…”
“La volete smetter di fare i bambini!
Piantatela!”
La voce ci Jenny ci fa sussultare.
“Je… Jenny…” Balbetta Price
quasi intimorito.
“Si, avete capito bene, ne ho
abbastanza dei vostri battibecchi, non vi sopporto più! E adesso voglio sapere
dov’è Philip!”
Fisso la giovane senza trovare il
coraggio di dire nulla e istintivamente guardo la mia mano dove vi è un
Callaghan con un sorriso soddisfatto in volto. Lancio un’occhiata al portiere
che con un cenno del capo indica la ragazza sul sedile posteriore e senza osare
contraddire nessuno, porgo il n°12 alla giovane che lo prende delicatamente
senza aprire bocca.
Sono quasi tentata di promettere il
massimo dello sforzo per riportarlo alle sue dimensioni naturali, ma mi mordo la
lingua.
Il suono di un clacson ci fa voltare.
“Benissimo, ci mancava la coda! Ed
ora?” Price tamburella sul volante, infastidito.
“Beh, prendine una a caso, tanto ci
ritroveremo più o meno alla stessa posto!” Sorrido con aria innocente mentre
il giovane riparte mugugnando far sé: “Prima o poi ti elimino dalla faccia
della terra, essere inutile!”
Faccio finta di non aver sentito,
rispondendo con un’alzata di spalle.
“Dì un po’, quel ragazzo è il
proprietario della macchina che hanno preso Ed e Mark?”
“Chi?... Ah, si, proprio cosi!”
Sospiro ripensando all’accaduto di poco prima e, improvvisamente mi viene un
dubbio.
“Ehm, Benji, spero che questa macchina
sia tua, vero?”
Il giovane ridacchia
“Hai visto che bolide! Certo che è
mia!”
“Perfetto, almeno ci eviteremo altri
guai!”
”Ma si può saper per chi mi hai
preso? Sono un calciatore, non un ladro di macchine!”
“Si, certo, a proposito di calciatori,
ma che cavolo di fine hanno fatto gli altri?”
“Beh, in effetti dovevano esserci
anche loro… ma a quanto sembra non hanno fatto in tempo per il… cambio di
nazione!”
“Magnifico, qualche altra bella
notizia?”
“Io non ho certo paura di dover
fronteggiare Lenders da solo! L’ho già steso una volta e posso farlo di
nuovo!”
“A si? Guarda che non l’hai steso…
si è beccato solo un pugno inoltre, se la memoria non ti fa cilecca, mi sembra
che lui te l’abbai restituito!” Esclamo incrociando le braccia.
“Uhm? Dettagli!”
“Si, ma dimentichi che con lui c’è
un qualcuno con una cintura nera di karaté…”
“Oh, e quanto la fai lunga!”
Benjiamin parcheggia sul ciglio della
strada e spegne il motore.
“Ed ora che si fa?”
“Ecco… dunque, vediamo… a dire il
vero non ne ho idea… siamo ad un punto morto ancora prima di cominciare!”
“Ma, non avete detto che Lenders e
Warner sono andati via con l’auto di quel ragazzo?!”
“Si, certo!”
“E allora, la cosa più semplice ed
ovvia da fare è quella di denunciare il furto alla polizia!”
“Ma certo, Phil ha ragione! Che
stupidi, perché non ci abbiamo pensato prima?” Price gira la chiave e mette
in moto la macchina.
“Dov’è il commissariato più
vicino?”
“Calma, un attimo! Cosa ci andiamo a
fare dalla polizia, se non sappiamo nemmeno la targa della macchina ?”
”E allora…?”
“Parti e segui
le mie indicazioni!”
“Perché, scusa?”
Faccio spallucce.
“Torniamo indietro e, volente o nolente, ci
portiamo dietro Anthony!”
“Finalmente cominci a ragionare!” Sghignazza il
giovane cominciando a premere sull’acceleratore.
“Ah, ah, ah… tu, invece, stai diventando sempre
più simpatico!”