Quella
mattina Madama Pince russava sonoramente, consapevole che nessuno degli studenti
sarebbe stato in preda a convulsioni isteriche per via del ritardo
dell'’apertura della Biblioteca.
A
dire il vero qualcuna che si sarebbe strappata i capelli esisteva, ma Madama
Pince fece finta di nulla e giratasi sul fianco destro, mettendo in mostra una
gamba ricoperta di pelle a buccia d’arancia, dimenticò che avrebbe rovinato
la vita ad una studentessa.
La
studentessa aveva completamente rimosso che si trovava in Biblioteca, sul freddo
pavimento, usando un braccio di Draco Malfoy come cuscino.
Credeva
di essere tra le lenzuola profumate del suo letto con Grattastinchi poggiato sul
fianco.
“Grattastinchi...
smettila…”
Cosa
stava facendo Grattastinchi, era un mistero, ma forse era solo un sogno
della grifoncina perché Draco –ossia il nuovo gatto di Hermione- non stava
facendo assolutamente niente se non dormire profondamente nonostante qualcosa
conficcato dietro la schiena.
Fu
dunque il momento di Draco di muoversi e far sì che il braccio schiacciasse il
fianco della ragazza.
“Grattastinchi…
giuro che ti castro!”, asserì assonnata.
Grattastinchi?
Non era forse il nome di quello stupido gattaccio arancione della
Granger?
Draco
cercò di capire il perché Blaise stesse blaterando a proposito di quel
gattaccio, non aveva senso, Blaise odiava tutto ciò che sporcasse i suoi
preziosissimi averi, e i gatti sono noti per la loro perdita di
peluria.
Aprì
gli occhi, ma l’unica cosa che riuscì a vedere fu una luce accecante che
istintivamente gli fece chiudere le palpebre, doveva ancora abituarsi a tutta
quella luce.
“Grattastinchi,
ma si può sapere cosa ti prende?”
Improvvisamente
Draco Malfoy si rese conto di ciò che era accaduto la sera
precedente.
Si
rese conto di aver dormito in Biblioteca abbracciato alla Granger;
si
rese conto di essere stato fin troppo gentile e si rese conto di averle lasciato
un bacio sulla spalla per darle la buonanotte.
Draco
Malfoy fu stranito dal suo stesso atteggiamento, neanche da piccolo dava la
buonanotte ai suoi genitori o al suo orsacchiotto di
peluche.
Anche
lui aveva un orsacchiotto di peluche, era una sorta di migliore amico, glielo
aveva regalato la zia Andromeda e non si sa per quale morboso motivo, aveva
giurato ai suoi soldatini di piombo incantati, che avrebbe dato la vita per
salvare quell’orso di pezza, e adesso diciassettenne si ritrovava a pensare a
quel cimelio della sua infanzia, sdraiato sul pavimento ghiacciato, con la
schiena in cancrena e soprattutto con
“Granger…
svegliati!”, asserì duro per via della voce impastata di sonno. Non voleva
essere duro con quella ragazza, voleva solo farle presente che lui non era un
gatto.
“Grattastinchi,
non sapevo potessi parlare…”, fece confusa sempre tenendo gli occhi
ermeticamente chiusi.
Draco
sbuffò.
“E
invece ho anche questa facoltà, e in tutti questi anni ho fatto finta di niente
per evitare di essere rimbambito dalle tue stupide
chiacchiere…”
Hermione,
nonostante gli occhi chiusi, riuscì a dargli un flebile pugno sul petto in segno
di protesta.
“Stupido
gattaccio, adesso devi anche spiegarmi perché hai un
petto…”
Draco
voltò il viso verso quello della ragazza, “Forse perché mi sono trasformato nel
Principe Azzurro?”, soffiò divertito, solleticando il collo di lei con il
respiro.
Quando
Hermione aprì gli occhi non si trovò davanti un gatto pulcioso di colore
arancione, ma un bellissimo ragazzo biondo dai lineamenti dolci e aggraziati, e
da uno splendido sguardo magnetico.
E
decisamente non era un gatto.
“Malfoy?”
Scosse
la testa sorridendo, “No, Grattastinchi!”
“Non
è divertente! E adesso spiegami perché sei ad una spanna dal mio viso, e un tuo
braccio è sul mio fianco…”, piccola pausa, “… e fa in modo che le risposte siano
esaurienti!”
“Abbiamo
passato la notte insieme…”, disse con nonchalance, aspettando di vedere
l’espressione che Hermione avrebbe sfoggiato ad una simile notizia, ma Hermione
se ne uscì con un: “Spero almeno sia stata soddisfacente…”, e si riaccomodò sul
braccio del ragazzo, che ormai aveva perso sensibilità.
No,
decisamente non era quello il modo in cui avrebbe dovuto rispondere a quella
provocazione! Perché quella ragazza riusciva a sconvolgergli i
piani?
“Cos’è,
non parli più?”,chiese poi non ricevendo nessuna risposta made in
Malfoy.
“Alzati
Granger, Madama Pince sarà qui tra poco, e non possiamo farci trovare
qua!”
“E
perché?”, mugolò.
“Perché
la nostra situazione potrebbe essere equivocata, e sarebbe immorale per te
ricevere una punizione”
Si
mise a mezzo busto stropicciandosi gli occhi, “Hai ragione… e poi Madama Pince è
una gran pettegola…”
No
che a Draco quella informazione cambiasse la vita, ma
Forse
erano tutti pensieri dettati dall’intorpidimento del braccio e del fatto che il
sangue per parte della nottata non avesse fluito, però era davvero un’immagine
tenera, una di quelle immagini che rimarranno per sempre nella mente, e che ti
ricorderanno che anche
***
In
una delle camere del dormitorio Serpeverde, Blaise Zabini si stava godendo i
cerchi concentrici che la sua ragazza stava disegnandogli sul petto
nudo.
Carezzato
da quella sensazione, il suo cervello era partito per posti esotici, ma a quanto
pare al momento di fare i bagagli aveva dimenticato un pensiero. Uno di quei
pensieri che avrebbero dovuto viaggiare in prima fila. Un pensiero che aveva un
protagonista. Un protagonista che aveva un nome: Draco
Malfoy.
Se
Blaise non ricordava male, Draco avrebbe dovuto portargli un libro, e non un
semplice libro, bensì il libro.
Cosa
c’era di tanto sconcio in quell’ammasso di fogli ingialliti?
Naturalmente
una conversazione piuttosto piccante tra lui e Pansy durante un’ora di
Erbologia, e se Madama Pince o qualche altro, lo avessero aperto e letto, per i
due piccioncini sarebbe stata la fine.
Avrebbero
potuto iniziare a fare armi e bagagli e tornare nei loro Manieri a essere
serviti e riveriti senza obblighi e doveri.
“Dov’è
Draco?”
La
sua domanda ruppe il silenzio.
Pansy
lo guardò come se avesse davanti l’uomo più stupido della terra. Era da sciocchi
chiedere dove fosse Draco, visto che erano stati tutta la notte insieme senza
vere contatti con il mondo esterno, e visto anche che Draco non aveva di certo
trascorso la notte con loro.
“Sarà
con Grace…”, la buttò lì, dando al suo ragazzo la risposta più ovvia che era
riuscita a mettere in piedi.
Era
risaputo che l’erede dei Black e dei Malfoy amasse fare poche cose, e tra quelle
di certo non c’era la voglia di stare tutta la notte in Biblioteca a leggere
un libro.
“Ma
Grace non ha capito che Draco la sta solo usando?”
Pansy
fece spallucce, “Tutte quelle che passano dal letto di Draco dovrebbero esserne
al corrente, ma a quanto pare soffrono tutte di memoria
corta…”
Blaise
rise, “Sono parole forti… dette dalla sua ex”
“Ma
a me Draco non mi ha mai usata!”, disse schioccando la
lingua.
Blaise
si alzò sui gomiti e catturò quella bocca carnosa in un bacio dimenticandosi del
libro nelle mani di Draco. Sarebbe mai arrivato a
destinazione?
Il
pensiero sfuggì velocemente, adesso aveva altro cui
pensare.
***
“Malfoy,
perché
“Ti
sembro forse un oracolo?”, domandò sarcastico accendendosi la prima sigaretta
della giornata. La prima di una lunga serie.
“Lasciamo
perdere… è la tua colazione quella?”, chiese indicando la sigaretta tra le dita
affusolate del ragazzo.
“Forse…
vuoi?”, le mise sotto al naso la sigaretta, azione che la fece
nauseare.
“Non
ci credo che non hai mai fumato…”
“Ho
già fumato, ma di prima mattina mi nausea, e non capisco come non possa fare a
te lo stesso effetto!”
Draco
per tutta risposta sorrise e buttò il fumo sul viso di
Hermione.
“Ti
diverte farmi tossire?”, chiese imbronciata, incrociando le braccia al
petto.
“Un
po’”
A
quella risposta emblematica la ragazza si sedette accanto a
lui.
Stettero
un po’ in silenzio, mentre il nauseabondo odore di sigaretta le solleticava il
naso.
“Posso
farti una domanda?”, esordì rompendo quella sorta di silenzio religioso che
s’era venuto a creare.
Lui
però si limitò a fare cenno di sì con la testa, continuando a
fumare.
“Perché
non credi nell’amore e vedi sesso ovunque? Cioè… mi rendo conto che voi maschi
ragionate con il vostro amico che abita le parti basse… però non ti sembra una
visione del mondo un po’ esagerata?”
Draco
la guardò divertito.
“Sai
Granger, so che lo stai pensando
quindi sfaterò questo mito… io, Draco Malfoy penso che l’amore non esista non
perché credo che l’amore sia qualcosa per femminucce…”
“
E allora…”
“Granger,
mi sembra solo assurdo che la gente si possa innamorare, non credo esista
qualcosa di più puro, qualcosa che si possa mettere al di sopra del sesso… il
sesso è arte, il sesso è ciò che si ricerca, se due persone stanno insieme è per
il sesso, non per altro…”
“Non
posso di certo competere con un grande amatore come te, ma secondo me è perché
hai trovato solo ragazze che da te hanno voluto solo una
cosa”
E
quello che avevano voluto era sottointeso.
“E
dimmi sapientona, tu perché credi nell’amore?”
“Perché
al contrario tuo non credo che nei rapporti si ricerchi solo il sesso. L’amore è
un sentimento che prima o poi provano tutti, è il sentimento che fa soffrire,
che strazia il cuore e che manda a quel paese la ragione…”, disse con enfasi,
mentre Draco ascoltava quella voce con studiata attenzione. Voleva imprimere
quelle parole e quelle frasi nella sua mente, voleva donare loro un piccolo e
confortevole cantuccio, così forse di punto in bianco, nei momenti più bui della
sua esistenza, si sarebbe ricordato che il mondo era anche abitato da persone
pure di cuore che credevano nelle favole.
“Sei
mai stata innamorata?”, chiese quasi in un sussurro.
Lei
sgranò gli occhi a quella domanda. Era forse impertinente?
Se
non avesse avuto modo di capire che con quel ragazzo si potevano anche fare
discussioni civili, probabilmente la riposta sarebbe stata positiva, ma visto e
considerato che Draco Malfoy era un ragazzo abbastanza intelligente… beh… quella
domanda no, non era impertinente.
“Sì”
Quel
sì, rimbombò nella sua testa.
“Lenticchia?”
“No”
“Potter?”
“No”
“E
allora chi…”
“Non
stare ad arrovellarti il cervello, non è della scuola”
Draco
prese un grande respiro, “E dunque sei ancora innamorata…
no?”
“No”
Draco
annuì a quelle parole. Scese di nuovo il silenzio, e dopo qualche minuto fu di
nuovo la grifoncina a rompere il velo del silenzio.
“Mi
ricordi Hans Axel von Fersen”
E
chi diavolo era?
“Hans
cosa?”, chiese perplesso.
“Hans
Axel von Fersen”, ripetè con calma, credendo forse che dopo averlo ripetuto,
nella mente di Draco si fosse accumulato tutto il sapere.
“L’amante
di Maria Antonietta”
“Oh
sì, adesso si spiega tutto”, concluse ironico poggiando la testa allo
scaffale.
Lei
sorrise e alzandosi Draco si ritrovò quel viso a poca distanza che lo guardava
un po’ troppo divertita.
“Su
Malfoy”, gli afferrò la mano e lo fece alzare. Ma la cosa più bizzarra che il
Principe delle Serpi si ritrovò a fare, fu una piccola corsa per gli scaffali
della Biblioteca.
“Granger,
di quale strana malattia soffri?”
“Perché?”
“Ti
sembra normale iniziare a correre per
“Ci
vuole forse preavviso per fare una corsetta innocente?”
“Sì,
se io sono in tua compagnia!”, asserì serio, ma la serietà ebbe vita breve,
perché nonostante le labbra di Hermione volessero non ridere, si ritrovò a
riempire quell’ambiente della sua risata cristallina, e Draco non rimase di
certo impassibile.
Erano
davanti ad uno scaffale, e quando Hermione gli mise tra le mani un libro rimase
basito.
“E
questo cos’è?”
“La
storia romanzata del Conte Fersen e della Regina di
Francia”
“E?”
“Leggila,
ne parleremo tra tre giorni alle lezioni della Romance! A me il personaggio
maschile ricorda te, sta a te capirne il motivo”
Draco
si rigirò il libro tra le mani, “Perché devi essere sempre così
emblematica?”
“Che
gusto hanno le cose semplici?”
E
grazie a quella domanda, Draco ebbe come un’illuminazione.
Si
era forse disgustato alla visione di Grace nel suo letto, proprio perché era
troppo semplice averla?
Scosse
la testa. Era terrorizzato dalle sue stesse teorie.
La
grifoncina aspettava una risposta, ma un rumore di chiavi fece capire loro che
Madama Pince si era finalmente degnata di andare ad aprire
“Stai
giù.”
Si
nascosero dietro lo scaffale, e quando la donna si andò ad accomodare alla sua
postazione, affondando il naso aquilino tra le pagine della Gazzetta del
Profeta, i due uscirono gattonando.
Ovviamente
Madama Pince non si rese conto di niente, anche se un paio di mozziconi di
sigarette avrebbero dovuto insospettirla.
Ragazze, io non so cosa
dire, sono realmente commossa.
Grazie per il sostegno,
ognuna di voi è speciale e siete riuscite a strapparmi numerosi
sorrisiJ
Grazie di vero
cuore.
Vorrei come sempre
avere il tempo di ringraziarvi singolarmente, ma il tempo è tiranno e ci sono un
certo Nietzsche e un certo Freud che mi aspettano XDXDXD
Il mio amico è stato
davvero fortunato, saperlo in prognosi riservata mi distrugge, ma per lo meno la
sua situazione non è grave, e questo mi rincuora.
Ah, grazie a lui adesso
ho paura dei motori XDXDXD
Voi ovviamente siete
degli angeli, ma cosa devo fare per farmi perdonare?
kisses