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Autore: Holyheadharpies    17/11/2012    4 recensioni
One-shot arrivata quarta al contest indetto da Lady Eloise.
L'amore è il sentimento più nobile che si possa provare, capace di farti ruggire il cuore nel petto solo alzando il capo verso di lei. Ma cosa accade quando perdi il controllo della situazione, anche solo per un istante, ed esso ti scivola dalle mani, incapace di fermarsi ?
Come potevano essere già passati nove anni, quando a lui sembrava di essere ancora fermo a quella notte? Un altro anno e lui era nuovamente al punto di partenza.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Titolo della storia: You are my one, and only
Costrizione scelta: Blu
Fandom: Harry Potter
Personaggi: Draco, Hermione
Genere: Triste, Drammatico, Romantico
Avvertimenti: AU,
Rating: Giallo
Introduzione: 
Da quando lei non c’è più l’amore è un’altra cosa. L’amore lo ha lacerato dentro, gli ha fatto credere che non ci fosse più via d’uscita.  Dal testo : Tutte le volte che Draco metteva piede in quella casa, due testoline more gli correvano incontro con i loro sorrisi sdentati e il cuore di Draco non poteva fare a meno di stringersi. Come sarebbero  stati i loro figli, avrebbero avuto i capelli biondi o le crine ribelli della madre? Evitava di pensarci, evitava di pensare a lei in generale.
NdA: Il rating si basa solo su un mini flashback di Draco.

 

 

                                                                       You are my one, and only.

 

It’s like rain falling down
Drops of pain hit the ground
I can’t speak
There’s no sound when you’re gone
I can
I will
I know
I can untie these hands
And get back up again.



Blu.

Blu era il colore del mare, era il colore del cielo.

Tutto in quella stanza era blu. Le pareti da poco ritinteggiate splendevano sotto i tenui raggi del sole, mentre nell’aria aleggiava ancora leggero l’odore di tinta Blu marino. Il pavimento era color carta da zucchero, lo aveva scelto lei, eppure lui adorava il contrasto che produceva con le pareti: assomigliava alla schiuma dell’acqua di mare che si infrange sulla sabbia, lenta e carezzevole, sotto un cielo limpido e privo di nubi.

Persino le tende erano Indaco. La mattina presto, quando un raggio di sole più prepotente degli altri si infiltrava tra di esse, era sempre il primo a svegliarsi. Allora si perdeva ad osservarla mentre era ancora ignara del suo sguardo: alcune ciocche castane cadevano scomposte sul cuscino, l’espressione serena, un palmo della mano sotto la guancia, l’altro braccio che sfiorava il suo in un timido abbraccio. Infine faceva finta di niente, richiudeva gli occhi e le stringeva la vita, aggrovigliando le sue gambe a quelle di Hermione, sentendole lisce contro la sua pelle. La amava. Era stata l’unica che aveva sciolto il suo cuore di ghiaccio.

La ama anche adesso.

Blu era il suo colore preferito. Quel colore parlava di lei. Trasmetteva solarità e pace in egual modo, era un colore che le dava conforto, ma anche serenità.  Avevano ricavato un piccolo spazio al Manor, tutto per loro, e l’avevano totalmente trasformato. Mentre le altre stanze di Villa Malfoy erano cupe e poco illuminate, il loro rifugio era quanto di più armonico si potesse immaginare. Era merito suo, soprattutto. Avevano inserito una piccola libreria Denim dove Hermione teneva tutti i suoi tomi di  medicina. Erano tantissimi, con in comune l’unica caratteristica di essere piuttosto voluminosi. Col tempo poi avevano cominciato a personalizzarla con le foto dei loro viaggi, delle loro vacanze, con i loro souvenir, la bandiera dell’Irlanda di Draco quell’unica volta che Hermione aveva acconsentito ad andare a vedere il Quidditch.

Quanti strati di polvere c’erano ora, su quelle mensole? Non abbastanza forse da sovrastare quelle foto e celarle al cuore di Draco.

Il letto invece l’aveva scelto lui. Aveva una struttura in legno, ed era abbastanza ampio da starci in tre. Il materasso era morbido perché altrimenti ad Hermione veniva mal di schiena e se la prendeva con lui perché sul lavoro non era stata capace di dare il meglio di sé. Le coperte erano blu, il lenzuolo era blu, anche i cuscini erano blu. Stranamente Draco non aveva sviluppato alcun ripudio verso quel colore, pur ritrovandoselo in ogni angolo della camera. Era come se Hermione gli fosse sempre accanto.

 

-E’ venuta davvero bene questa parete.- Tutto nella sua voce trapelava soddisfazione e orgoglio.

-Ne abbiamo ancora tre, Granger, hai ancora tempo per ricrederti.- Ghignò, mentre riceveva da Hermione un leggero pugno alla spalla in segno di disapprovazione. Si legò i capelli in una coda improvvisata, alla quale sfuggirono un paio di ciocche che divennero ramate alla tremolante luce del tramonto. Si mordicchiò le labbra come a dare improvvisamente credito alle parole di Draco. Egli continuò a guardarla, preso dalle sue labbra, dalla sua pelle chiara. Alzò lo sguardo su quegli occhi che lo mandavano in estasi e li trovò che già lo fissavano. Subito le guance di Hermione divennero porpora.

-Che c’è?- Insicura, lo era sempre stata.

-Hai un po’ di tinta qui..- mentì Draco avvicinandosi. Il suo polpastrello diafano accarezzò il suo labbro inferiore, scendendo verso il collo con lentezza infinita. Gli occhi di Hermione divennero più accesi mentre automaticamente si sporgeva verso di lui.

-Non ce la fai proprio a resistermi, eh?- Sarcasmo, era sempre stato eccellente in quel campo. Hermione si scostò mormorando un “Figurati” tra i denti e posò a terra il suo pennello, ancora intriso di tinta blu per pareti. Draco la prese per la vita e senza tanti preamboli si tuffò sulle sue labbra. Le assaporò mentre soddisfatto la sentiva rispondere al bacio con trasporto, le accarezzò la schiena, Hermione immerse una mano nei capelli biondi e li scompigliò, come piacevano a lei. Era sua, e solo il pensarlo lo eccitava.

-Draco, dobbiamo finire.. la parete..- Hermione tentò con tutta se stessa a non farsi coinvolgere troppo. Le mani di Draco avanzarono sicure sotto la sua maglietta, andando a sganciare il reggiseno con fare esperto. Le baciò il collo, lasciando scie umide sulla pelle diafana.

-Domani, Granger..- Hermione lo aiutò a togliersi la maglietta, poi tornò a baciarlo, mordicchiandogli le labbra. –Domani.-

 

Draco adesso passava la maggior parte delle sue giornate fuori, in hotel o alberghi per lavoro. Gli piaceva l’idea di rendersi sempre utile. A qualsiasi ora del giorno lui era reperibile per assemblee, riunioni, pranzi, cene. Molti dipendenti dicevano alle sue spalle che era infaticabile, così tanto che sembrava non avesse una sua vita sociale. E in effetti era così, lui non aveva una vita. Non più.  Raramente lo si vedeva al Manor, aveva persino liberato gli elfi domestici della villa. Perché lei aveva sempre detestato la condizione in cui erano tenuti.  Perché non c’era nessuno per cui pulire o cucinare.  Ogni tanto andava a fare visita a Blaise Zabini, un suo grande amico dai tempi della scuola, che si era sposato con la minore delle sorelle Greengrass e aveva avuto due bambine. Tutte le volte che Draco metteva piede in quella casa, due testoline more gli correvano incontro con i loro sorrisi sdentati e il cuore di Draco non poteva fare a meno di stringersi. Come sarebbero stati i loro figli, avrebbero avuto i capelli biondi o le crine ribelli della madre? Evitava di pensarci, evitava di pensare a lei in generale. Evitava di guardare le loro foto, di pensare che tutte le mattine, quando si svegliava, l’unica cosa che vedeva accanto a sé era un cuscino vuoto. Draco gettò stizzito un occhiata fuori dalla finestra. Dall’attico di Villa Malfoy la visuale era magnifica. C’era una vetrata enorme, in vetro, e da essa si intravedeva tutta la vegetazione circostante. Era la stanza che più preferiva.  Alzò lo sguardo sul cielo di quella sera di dicembre. La luna era sparita sotto una coltre di nubi grigie e scure, il che faceva presagire che sarebbe piovuto presto. L’orologio suonò le 19:00. Draco sentì il suo cuore perdere un battito, poi un altro, e un altro ancora. Come potevano essere già passati nove anni, quando a lui sembrava di essere ancora fermo a quella notte? Un altro anno e lui era nuovamente al punto di partenza. Tutto il lavoro, le rimpatriate con gli amici di scuola, le vacanze, tutti i tentativi per convincersi che aveva accettato di non averla affianco, tutto era inutile quando l’orologio del Manor segnava le sette, ogni 23 dicembre. Un tuono squarciò il silenzio in cui era piombata la Villa dell’erede dei Malfoy, una lacrima solcò la guancia lattea di Draco. Anche quella notte pioveva..

 

Nove anni prima.

Draco aveva appena raccattato dalla sedia dello studio un golfino pervinca che credeva di aver perso per sempre. Constatò però con disappunto che era più piccolo di almeno due taglie. Non avrebbe dovuto darle il consenso di impiantare al Manor quella “lavatrice”, soprattutto se nemmeno lei aveva idea di come usarla. Abbassando il suo sopracciglio biondo, la gettò ai piedi del letto. Aprì l’armadio blu e sfilò dalle stampelle due magliette a maniche corte, poi le piegò minuziosamente e le mise in cima alla valigia, sopra agli shorts e alle canottiere femminili che occupavano metà spazio. Draco rabbrividì osservando i costumi nella sacca interna, ammassati insieme all’intimo; dopotutto da loro era pur sempre inverno. Si sarebbero concessi una breve vacanza natalizia a Santo Domingo perché ne avevano abbastanza di Natali gelidi e cupi. A lei piaceva il sole, il caldo, il mare. A Draco piaceva lei e la sua felicità. Sarebbero partiti il giorno seguente, il 24 dicembre, la mattina presto e poi non avrebbero avuto più tempo per pensare al lavoro e alle pressioni quotidiane. Con un rumore metallico, Draco tirò la zip e chiuse la valigia. Diede un ultima occhiata intorno, per assicurarsi di aver preso tutto. Un rumore di passi annunciò a Draco che Hermione era tornata dal lavoro. Avrebbero voluto chiedere al suo capo di poter uscire dal San Mungo all’ora di pranzo, ma considerando che le aveva concesso un giorno in più di ferie per partire in orario, aveva concluso che tornare al Manor alle 19:00  andava più che bene.

-Ehi, sei tornata.- Draco poggiò la valigia ai piedi del letto e le si avvicinò, dandole un bacio sulla guancia.

-Già.- Hermione sorrise. Si sedette sulla scrivania, ma non si tolse il cappotto o la sciarpa, rimase semplicemente in contemplazione del pavimento. Draco si accigliò ma non disse nulla, Hermione faceva spesso così quando le capitavano pazienti particolari ai quali non riusciva a somministrare una cura. Pensò solo che non gliene parlasse perché non avrebbe mai ammesso davanti a lui di non riuscire a fare qualcosa.

-Credo di aver preso tutto. Forse dovresti controllare dopo, non vorrei dover ritornare a casa perché “Erbe Magiche e Tumori” è ancora nella libreria.- ghignò Draco. –Comunque Celin ha preparato la cena, sarebbe meglio scendere.- Mise la mano sulla maniglia dorata, invitandola ad uscire, ma Hermione rimase immobile e non lo seguì. Un campanello d’allarme suonò nella mente di Draco, vedendola ferma mentre si torceva le mani. Aspettò che parlasse, mentre l’ansia si impadroniva di lui. Cercò un qualche indizio nel suo volto, ma esso era abbassato, coperto per la maggior parte dai capelli.

-Draco, noi dobbiamo parlare.- proferì infine, alzando gli occhi dorati sull’uomo in piedi davanti a lei.

-Granger, guarda che se è per la storia degli elfi, insomma Celin può anche occuparsi solo del giardino.- Si passò una mano tra i capelli, incerto. Lei scosse la testa. – Oppure possiamo farle pulire solo l’ala est, o decidi tu, a me non cambia molto. Però dobbiamo tenerla, lavoriamo entrambi tanto e..-

-Oggi ho incontrato Ron. – Hermione sentì chiaramente uno strato di gelo interporsi tra lei e Draco. Quel tipo di silenzio non le era mai piaciuto. Non con lui soprattutto. Lui che si prendeva abilmente gioco di lei, che insultava i suoi capelli, che le rifilava spesso le frecciatine più pungenti, lui che la faceva ridere come nessun altro. Ma ora Draco si era azzittito e per una volta Hermione non aveva neanche la più pallida idea di cosa stesse pensando. Lo aveva visto serrare la mascella, la mano sulla porta richiudersi in un pugno. Decise di continuare perché quel silenzio proprio non lo sopportava. Era già difficile di per sé. –Ti manda i suoi salut..-

-Non mi interessa.- Hermione richiuse la bocca.

-Lo so.- Vide le nocche di Draco diventare bianche. Eppure lei doveva andare avanti col suo discorso, ma faceva male. Maledettamente male. Aveva riflettuto per tutto il tragitto, dicendosi che c’era una soluzione, c’era sempre. Tranne quella volta. Gli occhi le si inumidirono, ma li ignorò, doveva continuare. Lo faceva per entrambi. –Draco noi stiamo insieme da quattro anni..-

-Davvero? Oh cazzo Granger, arriva al punto.- Vide un lampo di tristezza nei suoi occhi, ma Hermione lo ignorò. Sarebbe stato più semplice se avesse tenuto gli occhi chiusi, se avesse potuto parlargli senza leggere il suo tormento, senza guardare le proprie mani tremare. Gli aveva promesso amore e non era mai venuta meno a questo giuramento. Lo amava, si diamine, più della propria vita! Aveva sempre pensato che se ami una persona non devi mai lasciarla andare perché sarebbe un errore madornale, ora però cominciava a capire che se lo amava davvero, allora doveva lasciarlo libero. Libero di avere la vita che meritava, con una donna che meritava.

- Noi ci siamo sempre detti tutto. Ma oggi, mentre tornavo al Manor.. – Draco deglutì, non riusciva ancora a chiamarla casa.- ho incontrato Ron. Bhè, sai lui è stato il primo che ha scoperto di questa nostra avventura..-  Perdonami Draco, ti prego.

-Avventura? Granger ma che diamine stai blaterando? La nostra non è mai stata un’avventura!- Draco percepì di avere gli occhi umidi, ma poco gli importava. Perché lo stava facendo? Tutte le promesse, i baci, i sorrisi, no quella era molto più di una distrazione. Cosa gli stava succedendo? Il mondo gli stava crollando addosso, ma stavolta lei non c’era.

-.. mi ha chiesto di te.- Hermione singhiozzò piano, pulendosi la guancia con la manica del cappotto scuro. – Perché non mi hai detto della proposta della famiglia Greengrass?- Va da lei, ti offrirà una vita migliore, potrai prenderla per mano davanti alla tua famiglia senza che loro storcano il naso. Draco serrò i pugni così tanto da farsi male, mentre gli occhi si annebbiavano pericolosamente.

-Come fa a saperlo Weasley?- chiese in preda all’ira. La guardò, perlustrò ogni centimetro del suo viso chiaro, col timore che sarebbe fuggita da un momento all’altro. Hermione pronunciò qualcosa come “Voci di corridoio”, prima di immergersi nuovamente nei suoi occhi, per invitarlo a rispondere. Quel ghiaccio nelle sue iridi credeva di non doverlo più vedere. –Non sono interessato a lei, ma a te.-  Hermione si sentì morire. Non glielo aveva mai detto, non apertamente. Si stava aggrappando a lei perché non voleva lasciarla.

Tirò su col naso. –Dovresti pensare alla tua vita.-

-Lo faccio, la mia vita è con te.- No Draco, non farlo. –Hermione io ti ..-

-No! Cazzo, no!- Hermione si scostò dalla scrivania, si alzò in piedi, quasi fronteggiandolo. Draco corrucciò la fronte, confuso, arrabbiato. –C’è un mondo fuori quella porta, di ragazze perfette per te..-le lacrime scorrevano copiose sulle sue guance, riusciva a parlare a fatica. –ragazze davanti alle quale potrei inginocchiarti senza essere diseredato!-

-Non voglio lasciarti Hermione, non voglio..- una scia umida cadde dagli occhi sempre sicuri e attenti di Draco. Smettila, non dire più niente, basta! Devo lasciarti andare. Hermione abbassò lo sguardo nuovamente a terra, sul pavimento color carta da zucchero che lo aveva pregato di comprarle, come una bambina piccola. Lui glielo aveva concesso, le aveva dato tutto, se ne rendeva conto.

-Hai bisogno di una Purosangue, lo sai anche tu…- prese aria a pieni polmoni perché sembrava esserle mancata di botto nell’istante in cui il suo cuore metabolizzava quel doloroso addio. –dirigeresti l’azienda di famiglia, è sempre stato quello che volevi.- Draco si avvicinò a lei, in uno scatto dettato dall’istinto, ma non  la toccò, avrebbe fatto più male.

-Io non ho mai voluto altro che te, e lo sai Granger. – La fissò, come se il tempo si fosse fermato. Non gli importava della cena, non gli importava di Weasley, non gli importava della Greengrass, non gli importava di essersi esposto troppo. Gli importava solo di quegli occhi dorati fissi a terra, quegli occhi che gli avevano insegnato cosa voleva dire la felicità, la spensieratezza, il divertimento, e che ora erano rossi e spenti. Hermione sospirò piano.

-Non partirò con te domani.-

-Non partirò neanche io.- Hermione chiuse gli occhi. Un giorno capirai le mie azioni Draco, un giorno le tue labbra si incurveranno ancora nel sorriso che tanto amo. Si allontanò da lui, facendosi violenza quasi per non baciarlo ancora un’ultima volta, aprì il suo cassetto e tirò fuori un paio di magliette invernali. Le mise nella voluminosa borsa, poi si fermò. Se ne stava andando davvero. Non avrebbe più fatto l’amore con Draco, non avrebbero più discusso la notte riguardo alla sua paura del buio, non l’avrebbe più accompagnata al lavoro, non l’avrebbe più abbracciata, né sfiorata. Era.. finita. Si.  Può essere corretta una cosa che lacera dentro?

-Non lasciarmi, non lasciarmi, ti prego, rimani..- più lacrime distrussero la facciata di menefreghista senza cuore con la quale Draco era additato. La stava perdendo. La stava supplicando. Hermione singhiozzò, scosse la testa. Strinse più forte il gancio della borsa.

-Non..è me che meriti..-

-A me non frega un cazzo di quello che pensa la gente!- esplose Draco. Non aveva senso quello che lei diceva. Senza Hermione lui non sarebbe stato felice, perché non lo capiva? Che fosse Purosangue, nata Babbana, a lui non importava. –Io ti amo, non dovrebbe essere abbastanza, Granger?- Il labbro di Hermione tremò forte, respirò ancora.

-So che mi ami anche tu Hermione, lo so!- Draco diede un pugno alla parete accanto a se, facendo franare dei pezzettini blu a terra. Scusa Draco, scusami, scusami..  

-E’ stata un’avventura, te l’ho detto.- Hermione si impose una voce ferma invano, ma riuscì a reprimere le nuove lacrime. Bugiarda, si disse. Draco boccheggiò, era come se il suo cuore si stesse richiudendo in se stesso, troppo provato dal dolore. Si accorse che il battito cardiaco era fermo, immobile.

-Cos..-

-Andrò a casa di Ginny e Harry .- Ti amo Draco, devi lasciarmi andare. –Non so che farò. Ci devo pensare Draco. – Bugiarda! Hermione si pulì gli occhi con il dorso della mano, lo fissò un attimo. Non avrebbe mai pensato di dirgli addio, quindi non lo fece. Era giusto così. Doveva concedergli l’opportunità di avere una vita diversa, non una di sacrifici. La mano scattò sulla maniglia, sentendola fredda al contatto. Che sciocca, per un attimo aveva sperato che avesse ancora il suo calore. Le spalle scosse dai tremiti, i capelli arruffati, le guance e le mani umide, Hermione decise di mettere fine a quello strazio,perché non più capace di sopportarlo.

-Tornerai.- la voce di Draco la raggiunse, lontana, fredda. Come ai vecchi tempi. Era immobile, ancora rivolto verso la parete vuota dove Hermione l’aveva lasciato.  Ma c’era di più, era ferito. Hermione si ripeté che gli sarebbe passata, che non lo aveva scosso veramente.

-Devo tornare a prendere le mie cose. –

-Quindi hai già deciso.-

Hermione non rispose, lui aveva capito. Ed era meglio così, forse. Fece pressione sulla maniglia, aprì la porta e piangendo silenziosamente, uscì. Ciao, amore mio.

 

 

Era una menzogna. Hermione non tornò più al Manor, mai più in tutta la sua vita. Lasciò tutte le sue cose a Draco, nella stanza Blu. Ora sono ricoperte di polvere, mordicchiate dai tarli e Draco non ci è più entrato. Non ci tornerà, non vuole farlo. L’ha aspettata così tanto nei successivi anni, sempre sicuro di vederla bussare con la sua manina piccola sull’enorme portone di Villa Malfoy, che quando ha capito che lei non sarebbe tornata era troppo tardi. Si è sposata, ma non è felice. Spera che Draco lo sia, ma si illude. Crede che lui l’abbia dimenticata, ma si sbaglia.

Sono passati nove anni e il blu è ancora il suo colore preferito

 

  
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