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Autore: Nimel17    18/11/2012    4 recensioni
La fiaba di Raperonzolo è molto conosciuta, ma qualcosa mancava...Rumpelstiltskin. La vera protagonista è comunque Rapunzel.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non appena sentì la porta di casa aprirsi, Rapunzel corse incontro a Rumpelstiltskin e lo abbracciò, tremando.
“Ti prego, dimmi che Henry sta meglio.”
“Non ne ho idea, dearie, ma la maledizione usata da Regina è la stessa che aveva usato per Biancaneve.”
“Quindi c’è speranza…”
“Sì, ma Emma deve capire cosa fare. Deve credere.”
Lei allargò le braccia e le lasciò ricadere lungo i fianchi.
“Sarebbe più facile convincere Regina a diventare buona.”
Lui le accarezzò una guancia, serio.
“Vedremo.”
“Henry è come un fratello per me. Non volevo che gli succedesse questo.”
Rumpelstiltskin la fissò, come se stesse soppesando probabilità più appropriate.
“L’ho visto, Rapunzel. Emma crederà, ricorderà. Ma non so quando, voglio essere onesto con te.”
Rapunzel si lasciò cadere sul divano, non sentendosi più la forza di restare in piedi.
“Se solo avessi ancora la mia magia… forse potrei guarire Henry.”
“Nemmeno i tuoi capelli avrebbero potuto fare niente contro una maledizione, dearie.”
Sentì Rumpelstiltskin sedersi vicino a lei e circondarle le spalle con un braccio, mentre le baciava la testa.
“Eri sconvolta quando ti ho chiamata. Cos’è successo?”
Lei rise piano, un po’ istericamente.
“Mi sembra una sciocchezza adesso. Un brutto sogno.”
Alzò lo sguardo e lo guardò dritto negli occhi, stringendogli una mano.
“Sono stata io a spostare gli articoli del tuo negozio per farti perdere tempo. Ho ingannato Scar e ho rapito Booth. Volevo farlo soffrire come lui aveva fatto soffrire te.”
Strinse le labbra e una lacrima le scese sulla guancia.
“Non pensi che io sia diventata malvagia, vero Rumpelstiltskin?”
Il viso di lui non era mai stato più aperto: tutta la sua sorpresa era evidente. Gli occhi spalancati, le sopracciglia corrugate, la bocca dischiusa… solo quando le aveva parlato di Baelfire aveva perso così il controllo. Rumpelstiltskin avvicinò il suo viso come per leggerle le iridi, ma poi lo sguardo si rischiarò delle sue solite pagliuzze dorate e rise.
“Malvagia? Dearie, dearie…”
L’abbracciò e le fece posare la fronte sulla spalla, continuando a ridere.
“Perdona la mia reazione, dearie, ma non ho mai avuto nessuna damigella che mi difendesse così agguerritamente.”
Lei sospirò di sollievo e lo abbracciò a sua volta, nascondendo la sua espressione nel suo petto.
“Cosa hai fatto a quel povero disgraziato?”
“Volevo usarlo come legna per il fuoco, ma mi sono accontentata di raccontargli una storia paurosa.”
Lui le sorrise, addolcendo lo sguardo. Rumpelstiltskin sembrava particolarmente intenerito.
“La mia bellissima Psycho.”
All’improvviso, lei si sciolse dalla stretta e smise di sorridere.
“Non ce la faccio a starmene qui seduta, senza fare niente. Anche se per uccidere Regina, devo agire.”
“Come desideri, dearie. Ma tieni a freno i tuoi nuovi istinti sanguinari. Uccidere Regina non risolverebbe niente.”
“Mi sentirei meglio ed eviterei problemi per il futuro.”
L’espressione di Rumpelstiltskin si addolcì ancora come poco prima e lui si alzò, appoggiandosi pesantemente al bastone.
“Ti dirò una cosa, dearie. Non l’ho vista, ma scommetto che Regina verrà presto a contattarmi per chiedere aiuto. Lei, o Emma.”
“Posso accompagnarti in negozio?”
“Stavo giusto per proportelo, dearie.”
Uscirono insieme e Rumpelstiltskin le cinse la vita con un braccio, avvicinandosela il più possibile. Dall’altro lato della strada il dottor Whale li guardava, raggelato. Rapunzel gli rivolse un sorriso luminoso e circondò anche lei le spalle di lui, appoggiando la testa.
“Non mi avevi detto che uscivamo allo scoperto.”
“Non pensavo ti dispiacesse.”
Lei ridacchiò.
“A Whale è dispiaciuto di certo.”
Avrebbe voluto picchiarsi la testa contro un muro per la sua stupidità. La stretta di Rumpelstiltskin si accentuò e la sua voce era come un coltello ricoperto da un panno di velluto.
“E perché avrebbe dovuto dispiacergli, dearie?”
Rapunzel sbuffò.
“E va bene, tanto vale che te lo dica. Alla festa dell’elezione di Emma ci ha provato con me, ma l’ho fatto desistere quasi subito.”
Il sorriso di Rumpelstiltskin la fece rabbrividire.
“Davvero, non c’è bisogno di picchiarlo.”
“No?”
“No. Per favore.”
Lei rallentò e non sollevò più lo sguardo da terra.
“Non sapevo che ci tenessi tanto a Whale, se proprio vuoi…”
“Mi sembra ingiusto stare qui a scherzare, mentre Henry è in coma.”
Arrivati al negozio, Rumpelstiltskin le tenne la porta aperta, poi le scostò una ciocca di capelli dalla fronte.
“So che gli eri molto affezionata, e so cosa vuol dire perdere un figlio. Non augurerei mai a Emma Swan un tale dolore. Ma per poterlo salvare, dovrà essere davvero disperata.”
“Cosa intendi dire? Ti prego, Rumpelstiltskin, non posso sopportare i tuoi enigmi in questo momento. Non ce la faccio.”
“Se verrà da me a chiedere aiuto, le farò recuperare una pozione importante per me. Tu verrai con me nel pozzo della vecchia collina e vedrai cosa succederà. Quando Emma Swan sarà davvero convinta d’aver perso Henry per sempre, allora gli darà un ultimo bacio.”
“Il bacio del Vero Amore. Mi dispiace, ma non verrò con te. Voglio essere lì per assicurarmi che Henry viva. Quando vedrò che si riprenderà, ti raggiungerò ai piedi della collina.”
“ È un patto, dunque, amore mio.”
Dopo nemmeno mezz’ora il campanello del negozio suonò, ma non era né Regina né Emma. Era Scar.
“Sta succedendo qualcosa, ‘Stiltskin.”
Rapunzel gli lanciò un’occhiata divertita, ma il viso di Gold era impassibile.
“Hai sentito di Henry?”
Il viso di Scar si allungò. Lei sapeva che non lo avrebbe mai ammesso, ma si era affezionato al bambino.
“Regina merita di essere divorata. Appena si spezzerà la maledizione, potrebbe venirmi fame.”
Rumpelstiltskin uscì da dietro il bancone e alzò il bastone con fare amichevole verso il petto di Scar.
“Ho sentito che non hai ben compiuto il tuo lavoro, oggi.”
Rapunzel scattò vicino a lui.
“Non osare, Rumpelstiltskin! L’ho ingannato io e lo sai.”
“In quel lasso di tempo, anche se per tua iniziativa, eri incustodita. Regina avrebbe potuto rapirti, ucciderti…”
Scar tossì.
“Non è questo il nostro problema.”
Rumpelstiltskin sospirò e rilassò le spalle. Fissò intensamente Rapunzel, che non abbassò il suo sguardo.
“Ragazzi… ci sono anch’io.”
“Ancora qui? Sei libero per il momento, Scar. Baderò io a lei. Tieni gli occhi aperti, fra poco succederà qualcosa di grande.”
L’uomo uscì e lei notò che la sua andatura era molto più felina di quella che aveva sempre visto in lui. Rumpelstiltskin la prese per le spalle e la fece appoggiare sulla cassa, sfiorandole i capelli con la bocca.
“Sai che voglio che tu sia sempre al sicuro. Se Regina ti facesse del male…”
Rapunzel gli sorrise e gli scostò i capelli dagli occhi.
“Lo so. Ma non mi va che fai pagare gli altri per me.”
“Non gli avrei fatto niente. In fondo, come hai preso in giro lui hai ingannato anche me. Nessuno riusciva a farlo da molto tempo, dearie.”
Lei gli prese il viso tra le mani e lo baciò, passando dalla fronte, agli occhi, scendendo fino alla bocca.
“Mi dispiace. Ti amo.”
“Sai che non potrei mai stare arrabbiato con te.”
La porta del negozio si spalancò bruscamente e loro due si separarono. Emma e Regina erano quasi di fronte a loro, entrambe con gli stessi occhi arrossati e l’espressione decisa e disperata.
“Sbaglio, o quello è lo sguardo di chi crede?”
“Emma, mi dispiace tanto per Henry.”
Regina sbatté la mano sul bancone, sibilandole contro.
“Se ne vada, signorina Rampion. Non abbiamo bisogno delle sue scuse.”
Gold la guardò con gli occhi socchiusi.
“Regina, fossi in te misurerei le parole.”
Ma Rapunzel si era già chinata in avanti, il viso a pochi centimetri da quello della regina. Gli occhi verdi erano freddi e la bocca era ridotta ad una linea sottile.
“Cos’altro potete farmi, Maestà? Il cuore me l’avete già strappato.”
Regina scattò indietro, inorridita.
“Come fa a ricordare?”
Emma le stava guardando, scioccata. Rumpelstiltskin ritenne opportuno intervenire: c’erano tre donne arrabbiate nel suo prezioso negozio.
“Immagino vogliate aiuto per Henry. Ti avevo avvisato, dearie, che la magia ha sempre un prezzo.”
“Non doveva essere lui a pagarlo!”
“No, doveva essere lei, Maestà, su questo siamo tutti d’accordo, ma questo non cambia ciò che è successo.”
Emma appoggiò una mano sul bancone.
“Può aiutarci?”
Lui sorrise.
“Ovviamente. Il Vero Amore, signorina Swan, è la chiave di tutto. Dai capelli dei suoi genitori ne ho imbottigliato un po’ e ne è bastata una singola goccia sulla pergamena della maledizione perché ricordassi al momento opportuno. Lei, Emma, è il frutto della magia.”
“Per questo sono la Salvatrice, vero?”
“Esattamente.”
Regina continuava a fissare Rapunzel, furente.
“Come mai lei ricorda, Rumpelstiltskin?”
“Te l’ho già detto, dearie, il Vero Amore è la magia più potente di tutte.”
“Tuttavia non è servito per Biancaneve e gli altri.”
“Io non sono Charming e lei ha avuto a che fare con tutti noi. Inoltre senza di lei Emma non sarebbe mai nata.”
Emma sussultò.
“Perché?”
“Fece fuggire tua madre quando era ancora al castello della regina.”
Rapunzel le sorrise.
“Fu il prezzo del primo patto che firmai con lui.”
Regina strinse le mani contro il legno, facendo sbiancare le nocche.
“Ora basta, diteci come salvare Henry.”
“Ditemi, Maestà, la nostra amica è ancora nel sotterraneo?”
Sia Emma sia Rapunzel lo guardarono, incuriosite.
“Tu, piccolo folletto contorto, hai nascosto la pozione con lei?”
“No, non con lei, in lei.”
Gli occhi di Rapunzel si strinsero e lui si sentì in obbligo di spiegare.
“Misi la pozione in un uovo d’oro e strinsi un patto con Charming: in cambio del mio aiuto per ritrovare Biancaneve, avrebbe spinto l’uovo dentro il corpo della nostra amica.”
Emma sbottò.
“Begli amici! Dove si trova esattamente?”
“Il problema non è arrivarci, ma superare la prova. Fortunatamente, ho qualcosa che potrà essere d’aiuto.”
Spolverò con un vecchio straccio una scatola sottile che stava a poca distanza da loro, poi la aprì, sorridendo. Dentro un cuscino di velluto rosso stava una lunga spada, antica e pregiata.
“Apparteneva a suo padre. L’ho conservata per ventotto anni ed ora appartiene a lei, Emma.”
Emma prese la spada e la esaminò.
“Immagino che dovrà bastarmi.”
Regina si mise le mani sui fianchi.
“Lei non sa come maneggiare una spada. Lo farò io.”
“No, Maestà, sarà lei a svolgere il compito. È la Prescelta.”
“Henry è mio figlio!”
“Con tutto il rispetto, ma è suo figlio. Ora sapete.”
Emma lo fissò per qualche istante,  senza espressione. Rapunzel appoggiò la mano sulla sua.
“Lo so che non ti fidi di lui, ma di me puoi farlo, lo sai che non lascerei che accadesse niente a Henry.”
Regina la guardò, disgustata.
“Che valore potrebbe avere la parola della sgualdrina di Rumpelstiltskin?”
Gold scattò in avanti, prendendola per la gola.
“Attenta, dearie, alle tue parole, per favore.”
“Gold, si fermi!”
Rumpelstiltskin la lasciò andare, gli occhi pericolosamente scuri. Emma prese Regina per un braccio e insieme si diressero verso l’uscita. Rapunzel aspettò qualche istante, dopodichè prese la giacca.
“Vado a vedere Henry.”
“Ricordati il nostro appuntamento.”
Prima di uscire, lei rimase per qualche secondo ferma davanti alla porta, spaventata.
“Dimmi, Rumpelstiltskin, non vuoi che Henry muoia, vero?”
“Come puoi pensarlo, sapendo di Bae?”
“Non serve a lui quella pozione. Serve a te, vero?”
“Lo sceriffo non ha inteso le mie parole. Le ho detto che il Vero Amore è la chiave di tutto. Ma ti giuro, amore, che se anche le sue condizioni sembreranno perdute, lui non morirà. La tua amica Ruby aveva provato a vedere se Biancaneve fosse ancora viva verificando il respiro e la credette morta, ma è tutto previsto dalla maledizione.”
“Ma la magia è imprevedibile, qui.”
“Non a questo punto. Fidati di me.”
Lei non riuscì a fare altro che annuire e si diresse verso l’ospedale, frastornata. Era la prima volta che la sua fiducia verso Rumpelstiltskin vacillava così e il fatto la terrorizzava.
Tutto il personale sembrava in subbuglio, le infermiere correvano agitate. Ne fermò una, trattenendola per il braccio.
“Mi scusi, la stanza di Henry Mills?”
“La 114, povero piccolo.”
La lasciò andare e cercò la camera, pregando che tutto si sistemasse. Cos’avrebbe detto Henry? Che prima della vittoria dell’eroe, c’è sempre il momento più nero e disperato. Dovette trovare la forza per entrare: il bambino era disteso sul letto, pallido, con le labbra bluastre. Soffocò le lacrime e si sedette sul letto, vicino a lui, prendendogli la mano. La sua pelle era fredda, e mai la manina le era parsa più piccola e indifesa. Gli accarezzò i capelli, fissando il vuoto.
“Che ne dici, Henry, ti canto la nostra canzone?”
Iniziò ad intonare a bassa voce, vicino al suo orecchio, la sua melodia preferita, sperando che riuscisse a sentirla nel suo sonno profondo.
“Vuoi che ti racconti una storia? Con Neve e James ha funzionato, l’avevi detto. Sei un bambino così bravo, così intelligente.”
Stette in silenzio per qualche secondo, come se stesse aspettando una risposta. Prese il libro, abbandonato sopra il suo zaino, e lo aprì alla sua storia.
“C’era una volta, in un regno molto lontano, una fanciulla che viveva rinchiusa in una torre. Una donna malvagia e perfida, di nome Gothel, la teneva lì per servirsi della magia contenuta nei capelli della povera ragazza: potevano guarire e ringiovanire e la vecchia egoista non voleva condividere con nessuno quel magico dono. La giovane si chiamava Rapunzel e non le era mai permesso uscire, né tagliarsi la chioma, che col passare degli anni divenne talmente lunga che, calandola giù per la torre, serviva da fune a Gothel per venirla a trovare. La fanciulla era talmente stanca di stare rinchiusa, che strinse un patto con Rumpelstiltskin, il Signore Oscuro…”
Si bloccò, non riuscendo più a proseguire normalmente. Le spalle vennero scosse dai singhiozzi,
mentre lasciava scivolare via il libro dalle mani e premeva la testa contro i capelli del ragazzino.
Le lacrime stavano bagnando entrambi, me lei non se ne accorgeva.
“Henry, ti prego, Henry… grazie a te Emma crede e spezzerà la maledizione. Torna da noi.”
Continuò a piangere, stringendo forte la mano del bambino. Henry era sempre stato tranquillo, calmo, ma gli bastava così poco per sorridere e le guance gli si arrossavano sempre per l’emozione quando parlava di qualcosa che gli interessava. La prima volta che l’aveva visto le si era seduto vicino mentre beveva la sua cioccolata e le aveva messo davanti il suo libro di punto in bianco, chiedendole quale fosse la sua storia preferita.  
“Em, sei anche tu qui?”
Rapunzel alzò lentamente la schiena, sbattendo gli occhi per mettere a fuoco la persona che stava in piedi sulla soglia.
“Ne… Mary Margaret, sei qui anche tu.”
La sua amica la cinse per le spalle e  rimasero per qualche secondo a guardarsi, sconsolate, senza bisogno di comunicare a voce alta ciò che pensavano.
“Sei un disastro, Em. Vai a prenderti un caffè, starò io con Henry.”
Rispettando il desiderio dell’amica di passare un po’ di tempo con suo nipote, Rapunzel si alzò e si asciugò le lacrime con il dorso della mano, inspirando.
“Hai ragione. Torno subito.”
Diede un’ultima carezza ad Henry, dopodiché uscì, guardando dal riflesso della porta trasparente Neve chinarsi per toccare la fronte del piccolo, grande bambino. Chiuse piano la porta, appoggiandosi per non cadere. Passo dopo passo raggiunse la macchinetta e si prese un the, prendendolo con tutte e due le mani per non farlo cadere. Restò lì, a bere, gli occhi vuoti. Voleva che Rumpelstiltskin fosse lì, a rassicurarla. Era come se solo con lui si sentisse sicura, reale.
Vide il dottor Whale attraversare la sala e si mosse verso di lui, chiamandolo a gran voce.
“Whale! Dottore, cosa può dirmi di Henry Mills?”
“Ho paura di non poter pronunciarmi, signorina Rampion. È in condizioni critiche e potrebbe anche non svegliarsi.”
Lei strinse il bicchiere vuoto tra le dita, stringendo i denti.
“Cosa intendete fare?”
“Non si può fare niente. Stiamo attendendo sviluppi.”
Rapunzel era così frustrata che avrebbe volentieri scosso il medico per il bavero, ma sapeva che non era colpa sua se Henry era in quello stato e la scienza non poteva superare la magia. Si accontentò di allontanarsi a grandi passi e andò in sala d’attesa, semivuota. Si prese la testa tra le mani e pregò una qualsiasi entità di salvare la vita al bambino. Voleva che i suoi capelli avessero ancora il loro antico potere per poter fare almeno un tentativo.
“Camera 114, camera 114, presto!”
Rapunzel sollevò il capo, impallidendo. Whale, la Madre Superiora e qualche infermiera stavano correndo dentro e fuori dalla stanza di Henry, mentre Neve teneva aperta la porta. Non si accorse nemmeno di averli raggiunti, ansimando.
“Che succede?”
“Sta peggiorando. Abbiamo già chiamato sia il sindaco sia lo sceriffo. Vorranno dirgli addio, immagino.”
Lei vide rosso di fronte all’estraneità di Whale e lo schiaffeggiò più forte che poté.
“Stiamo parlando di un bambino! Fingi almeno di esserne colpito, codardo!”
L’altro la guardò, esterrefatto.
“Le do subito un sedativo, signorina Rampion. Nelle sue condizioni….”
Furono interrotti da passi affrettati ed energici. Emma e Regina li spinsero di lato per avvicinarsi ad Henry.
“Si dia da fare, Whale, faccia il suo dovere, prenda delle apparecchiature, qualcosa!”
Nessuno osava disobbedire a Regina quando parlava con quel tono e Reul Ghorm lo seguì per parlargli. Le infermiere erano affaccendate attorno al lettino di Henry e non si accorsero di quando la regina prese Rapunzel per la gola, stringendo e graffiando la pelle con le unghie.
“Maledetta, è tutta colpa tua e del tuo miserabile folletto. Ci ha mentito ed ora mio figlio sta morendo per colpa sua!”
Lei reagì e graffiò il viso di Regina, irata, poi le diede una ginocchiata sul ventre.
“Non è stato lui a dargli una mela avvelenata, Maestà.”
Emma afferrò il sindaco per le spalle e la tirò indietro.
“Basta! Henry…. Non lo vorrebbe. Regina, Emilie e Gold non sono un’unica persona. Lui ha fatto uno sporco doppiogioco, ma lei non ne ha colpa.”
Rapunzel si massaggiò la gola e cercò di trovare la voce.
“Non ti ha mentito, Emma. Il Vero Amore è la chiave di tutto…. Vi ha usate per arrivare alla pozione, ma vi ha anche detto cosa fare per salvare Henry. Non lascerebbe mai che un innocente, un bambino morisse.”
Emma la guardò, disorientata.
“Non serviva la pozione?”
“Sai che tutti credevano Biancaneve morta, mentre in realtà era caduta in un sonno profondo? Con Henry è la stessa situazione.”
La regina sobbalzò, come se fosse stata scottata. Corse di fianco al figlio adottivo e lo baciò sulla fronte, sulle guance, singhiozzando.
“Non è vero, non è vero, non si sta svegliando! È una bugia, tutta una bugia!”
Rapunzel prese le mani di Emma.
“Non va bene un amore qualsiasi. Devi farlo tu.”
La sua amica indietreggiò, senza smettere di fissarla come se si fosse trasformata in un’Idra. Emma si lasciò cadere vicino al figlio e iniziò a piangere, singhiozzando quasi senza emettere rumori. Sia Whale sia la fata erano tornati e assistevano impotenti sulla porta.
Emma posò la bocca sulla fronte di Henry, sussurrando parole che nessun altro poteva sentire. Fu come se qualcuno avesse aperto le finestre, facendo entrare la luce dopo il buio assoluto: ci fu un respiro trattenuto da tutti, una ventata luminosa li avvolse e Rapunzel seppe che anche gli altri avevano iniziato a ricordare.
Henry annaspò, all’improvviso, sollevando la testa, respirando profondamente. I suoi occhi chiari erano fissi sulla madre, stanchi ma esultanti.
“Hai creduto…”
Regina corse da lui e lo abbracciò, piangendo. La fata Turchina l’apostrofò, gelida.
“Se fossi in lei, Maestà, inizierei a trovarmi un nascondiglio sicuro, perché ora il popolo ricorda quello che gli avete fatto.”
La regina la ignorò, guardando solo il bambino.
“Henry, ricorda, qualunque cosa ti dicano, io ti voglio bene.
Anche Rapunzel si avvicinò, trattenendo le lacrime.
“Principe Henry.”
Lui fece una pallida imitazione di una risata e lei lo strinse forte. Ora sapeva che era tutto a posto. Lo lasciò e uscì, ignorata da tutti. L’ospedale era diventato di colpo quasi deserto e lei non ebbe difficoltà ad uscire indisturbata. Fuori c’erano persone che si abbracciavano, che piangevano, che cercavano qualcuno. Si poteva quasi vedere l’agitazione fluttuare nell’aria.
Trovò Rumpelstiltskin nella collina, come promesso. Stava picchiando il suolo coperto di foglie con il bastone ma la sentì arrivare prima che lei potesse parlare.
Rapunzel gli corse incontro, stringendolo così forte da farlo quasi cadere per terra.
“Henry è salvo, è salvo.”
“Ma certo, dearie. Ma certo.”
“Tutti hanno cominciato a ricordare.”
“La Salvatrice ha spezzato la maledizione, come previsto.”
Lei lo baciò, affondandogli le dita nei capelli.
“Rumpelstiltskin, è finita. È finita, ti rendi conto? Ora possiamo realizzare i nostri progetti: sposarci, uscire da Storybrooke e cercare tuo figlio…”
“Ci sarà tempo per tutto, amore mio, ma mi resta un’ultima cosa da fare.”
Le mise un braccio intorno alle spalle per tenerla vicino a sé e la condusse davanti ad un pozzo a pochi metri di distanza.
“Si dice che l’acqua di questo pozzo riporti a tutti ciò che è perduto.”
Lui tirò fuori dalla tasca una piccola ampolla di cristallo, con dentro quelli che sembravano tanti minuscoli atomi violacei che si agitavano impazziti.
“É…”
“Il Vero Amore, dearie.”
Rumpelstiltskin aprì la pozione e ne versò il contenuto nel pozzo. Rapunzel si sporse un poco, eccitata e intimorita al tempo stesso. Vide una nube viola risalire e contemporaneamente si sentì tirare indietro.
“Cos’è?”
“Magia, dearie.”
La magia uscì dal pozzo e si espanse, sfiorando le loro gambe e dirigendosi verso la città.
“Rumpelstiltskin, perché?”
“La magia è potere, amore mio. Senza di essa, non sarò mai in grado di trovare Bae e proteggerti da Regina.”
Tutto il cielo era ora coperto dalla nube, che stava avanzando sempre più veloce.
“Non è pericoloso, vero?”
“Non preoccuparti.”
Gli occhi di Rumpelstiltskin scintillavano e il suo sorriso ricordava quello del Signore Oscuro, poco più di una fessura. L’attirò a sé e la strinse fino a quasi farle mancare il respiro.
“Ora anche tu hai di nuovo la magia e potrai curare tutti quelli che vorrai.”
La riempì di baci nel viso, lungo il collo, ma lei lo fermò, ponendogli una mano davanti alla bocca.
“Hai detto che ci sarà tempo. Dobbiamo controllare gli effetti del tuo piano, amore mio.”
“Possiamo farlo dopo.”
Lei salì più in alto sulla collina e rimase a guardare la magia che avvolgeva Storybrooke, rabbrividendo per la fascinazione che stava subendo. Era come osservare una tempesta, o vedere un lupo selvatico passarti accanto. Rumpelstiltskin l’abbracciò da dietro.
“Lo senti anche tu, vero? È come se l’aria fosse diventata elettrica.”
Rapunzel alzò lo sguardo e lo vide, euforico, con i capelli al vento che lo rendevano ancora più bello ai suoi occhi.
“Avevi ragione, Rumpelstiltskin. Il Vero Amore è davvero la magia più potente di tutte.”
 
 
 
FINE… PER IL MOMENTO
 
 
 
Angolo dell’autrice: Finito entro il weekend!!! Ma non sarà la vera fine, no? Il seguito arriverà presto, nel frattempo ringrazio tutti quelli che hanno seguito questa storia fino in fondo, incoraggiandomi a proseguire con le loro recensioni o note, il loro contributo è stato di tre quarti buoni preponderante per la scrittura di questa ff. Un grazie ancora, e a prestissimo!
  
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