
I
L'inizio della fine
(James)
«Ehi,
Potter! Posso parlarti?»
Sentii
una voce, la sua voce, chiamarmi. Lily Evans era
scomodamente
appoggiata allo stipite della porta scorrevole, le braccia conserte e
l'aria contrita, come se parlare con me le
provocasse
un'indicibile sofferenza. Il che, visto l'amabile rapporto che
scorreva tra noi due, era abbastanza comprensibile.
Momento,
momento, momento,
pensai una
volta che ebbi effettivamente
riconosciuto la proprietaria di quella voce melodiosa che aveva da
poco preso a infestarmi i sogni. I
miei neuroni interruppero il loro quotidiano affaticarsi a
complimentarsi tra di loro per aver avuto la fortuna di alloggiare in
un cervello come quello del sottoscritto. Mi ritrovai a
pensare che il pianeta dovesse avere cominciato a girare al contrario
e Albus Silente avesse deciso di dare un taglio al passato, per darsi
finalmente alla bella vita. Sesso, donne e Sorelle
Stravagarie.
Ma no, non poteva essere così. Persino a me,
al grande
James Potter, queste opzioni suonarono irragionevolmente
assurde.
Ma
allora, nel nome dei più provocanti slip di Merlino,
perché diavolo
Evans mi aveva rivolto la parola di propria sponte e senza l'ombra di
un qualche malefico insulto da schiaffarmi in faccia nella voce? Solo
una cosa mi venne in mente, ma preferii allontanare quel pensiero con
una veloce scrollata di spalle.
Persino
Sirius, che fino ad un momento prima se ne stava comodamente
stravaccato sul sedile dirimpetto al mio sfogliando uno dei suoi
bizzarri giornali sulle rotociclette,
aveva
alzato gli occhi su Evans, sorpreso. Lei
si era intanto avvicinata di qualche passo, i lunghi capelli rossi
sciolti sulle spalle e la divisa già perfettamente
indossata. I suoi
occhi verdi erano ridotti a sottili ed impenetrabili fessure. Una
luccicante spilla era appuntata sul suo petto.
Ed
ebbi la definitiva conferma dei miei timori.
(Lily)
Si
era immobilizzato nell'esatto momento in cui l'avevo chiamato; la
bocca assurdamente spalancata e un'espressione totalmente idiota
impressa in faccia, mi fece venire un'improvvisa ed impellente voglia
di mandarlo al diavolo e di ricominciare tranquillamente a
detestarlo, come facevo di solito. Ma si trattava di questioni
importanti, e dovevo necessariamente mantenere un minimo
di contegno. Ne andava della mia salute psichica. Strinsi appena gli
occhi e respirai profondamente.
«Spiegami
perché», a
questo mio sibilo sussultò impercettibilmente, come se
già
percepisse la mia ira, «Silente
ti
ha nominato Caposcuola.
Per quale stupida, imbecille, balorda
ragione.»
Lui,
con mio grande disappunto, scoppiò a ridere sguaiatamente.
«Lily,
ti posso assicurare che credo almeno quanto te che ci sia stato un
errore. Deve sicuramente esserci stato un errore.
Avevo già
in mente di andare a chiedere spiegazioni alla McGranitt,
sai»
biascicò tra una risata e l'altra.
Gli
scagliai addosso la spilla dorata con violenza, e lui la
fissò
alquanto schifato. Sul retro, vergate in un elegante corsivo, quelle
che chiaramente erano le iniziali del suo nome.
«Potter,
mi piacerebbe tantissimo
si trattasse di uno stupido sbaglio, ma vedi? Non
lo è, no. Ci ho già parlato io, con
la professoressa
McGranitt. Sei un Caposcuola tanto quanto lo sono io» dissi
disgustata, sottolineando le ultime
parole.
Le
sue pupille, nel frattempo, si erano pericolosamente dilatate, e
sulle labbra aleggiava una parvenza di sorriso malizioso.
«Questo
implica che io e te dovremo passare molto
tempo assieme, giusto?»
(James)
Lily
mi perforò da parte a parte con una delle sue micidiali
occhiate
assassine, incollandomi al sedile.
«Devo
essermi spiegata male» attaccò, irritata.
«Oh.
Be'...» farfugliai, impacciato. Dovevo essere delicato... più
delicato.
«Ascoltami
bene» m'interruppe. «Non voglio avere nessun
tipo di
problema con te, quest'anno, o me la pagherai cara. Okay? Okay».
Evans si stava incazzando. Non era ancora iniziato l'anno ed Evans si
stava già incazzando con il sottoscritto.
Bel
lavoro, Ramoso. Di questo passo sarà tua sicuramente.
Ricorsi
così al piano B. Le rivolsi un sorrisetto ammiccante e mi
passai
distrattamente una mano tra i capelli già di per
sé assurdamente
arruffati.
«Da
te mi farei torturare
volentieri»
le dissi con il mio migliore tono seducente e avvicinandomi al suo
viso così tanto da riuscire a distinguere ogni sua singola
efelide.
Lei arrossì ed indietreggiò, Sirius
scoppiò a ridere.
(Lily)
Potter
s'avvicinò troppo
alla
mia faccia ed io sentii le guance andare a fuoco. Lo fissai,
incredula. Lanciai uno sguardo sgomento a Remus, che
ridacchiò.
Ancora non capivo come facessero ad essere amici, quei due. Remus era
così dolce e gentile e intelligente, mentre Potter... be', era
Potter.
«Senti,
razza di ameba» cominciai, infuriata. «Inizi col
piede sbagliato.
Può essere pericoloso, lo sai benissimo». Fulminai
con lo sguardo
Black, che si stava ancora contorcendo dalle risate; sembrava un
cane, quando rideva. «Potrei renderti la
vita un inferno, più
di quanto tu abbia reso un incubo la mia in
questi sei
dannatissimi anni» lo minacciai.
«Andiamo,
la tua esperienza come Caposcuola con me come compagno sarà
semplicemente indimenticabile»
replicò lui ignorandomi completamente, con una luce
maniacale nei
suoi begli occhi da cerbiatto.
…
Oh,
per
favore,
da
quando in qua ritenevo belli gli occhi di quell'idiota patentato?
Era
più sicuro per ogni passeggero di quel treno che io fingessi
di non
aver sentito nulla di ciò che aveva
appena blaterato. Girai
sui tacchi ed uscii in tutta fretta dallo scompartimento, non senza
non aver udito l'urlo animalesco che Potter riuscì ad
abbaiarmi: «MI
COMPORTERO' BENE SOLO SE USCIRAI CON ME. ESCI CON ME, EVANS?»
«MAI»
strillai di rimando, stringendo i pugni.
Sarebbe
stato un lungo, lunghissimo anno.
◊◊◊
Una
alquanto
collerica Lily Evans spalancò di gran carriera la porta
scorrevole
della propria cabina fiondandosi con uno scatto fulmineo al suo
posto, rannicchiandosi stretta contro il finestrino lustro. Gli
sguardi confusi delle quattro studentesse presenti in suddetto
scompartimento si inchiodarono sulla sua minuta figura, in febbrile
attesa di spiegazioni. La ragazza dai cortissimi capelli biondo
cenere, vivaci occhi color cioccolato ed un allegro faccino tondo,
Alice Prewett, si avvicinò a Lily titubante.
«Che
succede, Lils?» le sussurrò nervosamente,
fissandola nei grandi
occhi verdi.
«La
nostra diligente Caposcuola avrà per sbaglio dimenticato la
sua
penna preferita a casa, povera cara» esalò
fingendosi dispiaciuta
la biondissima quanto sfacciata Marlene McKinnon, suscitando le
risate scampanellanti di Mary MacDonald, che fino a poco prima
giocava indisturbata a Scacchi Magici con la pacata Emmeline Vance.
Quest'ultima guardò le due amiche con severità,
scoccando loro uno
sguardo di ammonimento. Poi decise di rivolgersi finalmente a Lily,
la quale era ancora immusonita: «Hai chiesto spiegazioni a
James
Potter?»
Al
solo sentirlo nominare, Lily scoppiò in una risata isterica
che fece
sobbalzare Alice dallo spavento. Marlene, che si stava ritoccando il
trucco, s'infilò un dito nell'occhio cacciando un urlo
spaventoso.
«Non
nominare mai più il nome di quell'essere!»
strillò Lily
coprendo le grida dell'amica ed afferrandosi la testa tra le mani. Le
altre si guardarono nervosamente ed Emmeline annuì,
soddisfatta di
aver centrato il segno.
«Non
so perché cavolo Silente l'abbia nominato
Caposcuola!» incalzò
invece Alice, storcendo il naso. «Insomma, James è
un tale
incosciente.»
«Prewett,
tu adori Potter. Non fingere il contrario solo per
far piacere
a Lily» s'intromise Marlene, indignata.
«Cece
però ha ragione» aggiunse Mary, sovrappensiero.
«Andiamo, Jamie
un Caposcuola? Il vecchio Al deve essersi
rincitrullito.»
Marlene
rise forte e, dopo aver sfoderato un preoccupante sorrisetto
malizioso, sibilò: «Torniamo serie, ragazze.
È lampante che la
nostra dolce Lily ci stia nascondendo qualcosa. Sappiamo benissimo
che hai un debole per lui, tesoro.»
Ora,
dovete sapere che Marlene McKinnon amava cacciarsi
nei guai.
Non appena ebbe finito di pronunciare la sopracitata frase, come da
copione, un'incontenibile furia rossa le si riversò contro,
producendo una certa confusione all'interno della stanzetta.
◊◊◊
Da
quando l'implacabile tornado che tutti si ostinavano a chiamare
semplicemente “Lily”
era uscito dallo scompartimento dei Malandrini urlando ogni sorta di
ingiuria contro il Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro,
quest'ultimo aveva assunto un'aria talmente contrariata da
assomigliare terribilmente alla professoressa di Trasfigurazione,
l'algida Minerva McGranitt, che fece rotolare dal ridere quelli che
avrebbero
dovuto essere
i suoi migliori amici. Il
primo che ebbe la decenza di smettere di
prendere per i fondelli James fu ovviamente il giudizioso Remus
Lupin, il quale rivolse un'occhiata di compassione all'abbattuto
ragazzo.
«James,
credo sia giunta l'ora che tu cresca, o Lily non la smetterà
mai di
trattarti male» gli disse, ragionevole.
«Lupin»
- la situazione era grave, se Potter arrivava a
chiamare i
propri migliori amici per cognome
-
«perché tu
la puoi chiamare tranquillamente col suo stramaledetto nome di
battesimo senza rischiare di venire violentemente
affatturato?»
sibilò tra i denti.
«Perché
Lunastorta è un perfetto gentiluomo e tu un viscido coglione,
Ramoso» ghignò sfacciatamente Sirius con il suo
solito tatto,
socchiudendo i penetranti occhi grigi. «Andiamo, puoi avere
tutte le
donne del mondo e tu vai ad intestardirti con quell'insopportabile
enciclopedia
di Evans?»
«Ha
ragione Felpato, James» farfugliò Peter, annuendo
come un cagnolino
ammaestrato. James, invece, continuò a fissare il punto in
cui Lily
era sparita, senza dire mezza parola.
«Il
fatto è», esplose all'improvviso, ridestandosi da
quello stato di
immobilità e impossessandosi dell'attenzione dei compagni,
«che
fino all'anno scorso per me Lily era solo un gioco». James
chiuse
gli occhi, come a concentrarsi. «Non sono sicuro che sia
ancora
così» aggiunse infine, arrossendo leggermente.
«Ti
stai innamorando, fratello?» strillò Sirius
schifato facendo la
pessima imitazione di una voce femminile. «Complimenti,
deficiente!»
disse poi, ridendosela di gusto.
«Idiota»
mormorò Remus sottovoce.
«Black,
sei un imbecille fatto e finito» brontolò in quel
momento Frank
Paciock, comparso dal nulla all'interno dello scompartimento.
«Piano
con le offese, Paciock» soffiò tra i denti l'ex
rampollo di casa
Black. «Non vorrai che riveli al mondo quello che fate tu e
la
piccola Prewett in dormitorio quando pensate
che io non ci sia...»
Le
orecchie di Frank diventarono improvvisamente scarlatte; il giovane
Grifondoro si sedette quindi al suo posto senza profferire parola per
il resto del viaggio.
«Ragazzi!»
tuonò James. «Io mi sto lamentando di quanto
faccia schifo la mia
vita e voi vi sfottete allegramente, ignorando le mie pene. Vi
odio!»
I
quattro ragazzi lo fissarono esterrefatti. Una manciata di secondi
dopo, un potente boato proruppe dalle loro bocche facendo tremolare
la piccola lampada che pendeva dal soffitto. Li
aspettava sul serio un lungo – ed
alquanto movimentato –
anno
scolastico.
(Marlene)
Avevo
sempre pensato che Lily fosse da rinchiudere assolutamente ad
Azkaban,
la temibile prigione magica pullulante di putridi Dissennatori.
Seriamente, gente. Subito dopo la mia uscita sul suo presunto amore
per James, in treno, mi aveva spedito addosso qualcosa come quattro
Schiantesimi; le gambe mi cedevano ad ogni passo e, come se non
bastasse, quell'arpia che mi ritrovavo per migliore amica continuava
a lanciarmi indispettite occhiate omicide, neanche avessi compiuto
qualche delitto capitale.
«Lily, non puoi
continuare a fare finta che quello che ho det—»
«Buongiorno a voi,
fattucchiere del mio cuore. Quanto tempo che non ci si vede»
pigolò
Sirius Black spuntando da chissà dove, interrompendomi e
fregandosi
bellamente delle regole della buona educazione. Ci afferrò
una a una
facendoci fare una piroetta e schiaffandoci un rumoroso bacio sulla
guancia.
«Sì Black, ci sei
mancato terribilmente» ribattei,
sarcastica.
«McKinnon, ma
perché non te ne vai al diavolo?»
sbottò Black punto
nell'orgoglio, ma con uno strano sorrisetto malizioso. Feci per
insultarlo, ma in quell'istante James sbucò alle spalle di
Lily,
abbracciandola da dietro. Aveva voglia di fare una brutta fine,
quell'idiota di mio cugino...
(Lily)
Stavo
tranquillamente uccidendo Lène con il mio migliore sguardo
assassino
che di solito riservavo a Potter quando sentii qualcosa, o meglio
qualcuno,
circondarmi
la vita con le braccia.
Ah-ah.
«Potter»
- perché ero sicura
fosse lui - «togli le tue sudicie mani dal mio corpo, adesso»
strillai con quanto fiato avevo in gola. Vidi Potter ghignare in modo
inquietante e rimanere bloccato dov'era, malgrado i miei spintoni.
Ero rimasta senza fiato per lo sforzo di cercare di schiodarlo da
lì.
«Solo se esci con
me» cantilenò al mio orecchio con voce roca.
«Quando
l'inferno gelerà e tu sarai una persona intelligente»
soffiai tra i denti, arrabbiata.
«Ma
io sono intelligente»
disse ridendo e riavviandosi per la centesima volta i capelli.
«Ti
dice niente quell'Eccezionale
in Trasfigurazione ai G.U.F.O.?
Ammetti che sono stato molto più bravo di te, quella volta.
Insomma,
Oltre Ogni Previsione
come voto fa schifo, Lily.»
«Io...
sono affari miei»
farfugliai nervosamente. «Comunque la mia risposta
è sempre no.
E per te io
sono solo
Evans»
conclusi decidendo di dirottare il discorso.
Vidi il suo sorriso
impertinente incrinarsi e poi lanciare uno sguardo in direzione di
Remus, che alzò le spalle.
«Okay,
solo
Evans»,
mi scimmiottò, arrabbiato, «hai vinto tu. Ragazzi,
andiamo.»
Detto
ciò si voltò per entrare in Sala Grande per il
banchetto di
benvenuto con Remus, gli altri due scapestrati e l'innocente Frank al
seguito.
Mi
sembrò di aver notato una strana luce fare capolino dai suoi
occhi,
un attimo prima. Come se fosse desolato.
Decisi
che non
m'importava, e scrollai le spalle. Mi
voltai quindi verso le mie amiche, compiaciuta per la mia impresa;
Alice scosse la testa, Marlene e Mary mi guardarono torve ed Emmeline
abbassò lo sguardo.
(Remus)
James
scostò malamente la panca della tavolata dei Grifondoro e vi
si
lasciò cadere con un tonfo, si afferrò la testa
tra le mani e
rimase così, immobile. Noi quattro gli sedemmo attorno,
silenziosi.
Qualche minuto più tardi vidi le ragazze sedersi almeno tre
metri
lontano da noi. Alice rivolse un'occhiata triste a Frank, Marlene
aveva un'aria decisamente contrariata e Lily gli occhi rossi. Sgranai
impercettibilmente i miei, facendo cenno a Sirius, che sembrava
essersi già accorto di quel particolare. Mi
guardò sorpreso, salvo
poi poi scrollare le spalle con noncuranza.
Quel silenzio
innaturale ci accompagnò durante tutto lo Smistamento e
venne
interrotto solo dagli applausi di benvenuto per i nuovi e
piccolissimi studenti, a cui James non partecipò. Le varie
cibarie
comparvero per magia nei nostri piatti e Peter ci si fiondò
subito
addosso, famelico. Sirius continuò ad agitarsi dalla propria
postazione per tutta la durata della prima portata e infine
sbottò,
scocciato: «Ramoso, lasciala perdere. È una
perfettina bigotta del
cazzo.»
Io lo guardai,
severo. Normalmente lo avrei sgridato, ma quella volta non lo feci.
«Lily ha esagerato, questa volta» ammisi
perciò a mia volta,
amareggiato. Peter continuò a mangiare, non prestandoci la
minima
attenzione.
«Le ragazze la
faranno ragionare» aggiunse gentilmente Frank.
James, che fino a
quel momento non aveva dato segni di vita, alzò lo sguardo
verso
Frankie.
«Fratello,
seriamente. Che ti prende?! Ti devo forse ricordare che hai uno
stormo composto da almeno un centinaio di ragazze che ti muore
dietro? Dov'è finito il nostro motto “una botta e
poi mandale a
quel paese”? Non ti puoi innamorare!» Al che Sirius
imprecò
vergognosamente, ma nessuno, a parte Peter che annuì, lo
badò.
James dirottò improvvisamente lo sguardo verso il cielo
stregato,
quella sera tempestoso.
«Anche se le altre
le parleranno, non otterranno un bel niente. È troppo
orgogliosa per
ammettere di aver esagerato» biascicò piano.
«Hai ragione tu,
Sirius... sono un idiota, devo smettere di andarle dietro»
disse
amaramente. Nessuno di noi ribatté, ma Sirius sorrise
appagato.
«Che
ti succede, Ramoso?
Sembri una fottuta
dodicenne»
esclamò Peter a sorpresa dopo qualche minuto di imbarazzante
silenzio, strappando un sorriso a tutti.
◊◊◊
Una
ragazza dallo sguardo rigido e gli occhi di un abbagliante verde
chiaro varcò con agilità il ritratto della
Signora Grassa dopo
averle annunciato la nuova parola d'ordine.
Una
grossa spilla da Caposcuola era ben visibile sulla sua divisa; al suo
passaggio, molti Grifondoro scossero allegramente la testa, non
sorpresi dalla scelta del vecchio Preside.
Emmeline aveva
preferito fermarsi ancora un po' in Sala Grande con le sue amiche ed
il suo nuovo ragazzo di Corvonero, Mary e Marlene erano chissà
dove con chissà chi
ed Alice aveva
appuntamento con Frank; Remus non si vedeva da nessuna parte. Black
era, al solito, avvinghiato alla bionda di turno in una delle soffici
poltrone della Sala Comune; Minus, tanto per cambiare, s'ingozzava di
ogni possibile prelibatezza comprata dalla gentile signora del
carrello sull'Espresso.
Lily stava per
imboccare le scale a chiocciola che portavano ai dormitori femminili
quando passò accanto a James Potter, che stava allegramente
scherzando con alcune ragazze del sesto anno stravaccato sul grande
divano di velluto cremisi, esibendo il suo Boccino come se fosse un
trofeo e con un enorme sorriso ampolloso stampato in faccia. Al suo
passaggio lui non si voltò, ma continuò a parlare
con quelle
ochette non degnandola di un solo sguardo. Non vi era traccia della
tristezza che alla ragazza era parso di scorgere nei suoi occhi
appena un paio d'ore prima. Lily sbuffò e corse via
velocemente.
James, avendola
sentita muoversi alle sue spalle, si voltò verso il punto da
cui era
appena sparita, e non impedì ad un impertinente sorriso di
farsi
strada sul suo volto.
◊◊◊
«Per
le mutande di Merlino, ragazzi»,
esordì un alquanto scompigliato James Potter una volta
entrato in
scivolata dalla spessa porta di legno del suo dormitorio.
«Era
troppo tempo che non mi davo così da fare, se capite cosa
intendo.»
Una risata
somigliante ad un latrato si levò dal letto a baldacchino
più a
destra rispetto all'ingresso, sopra al quale Sirius era bellamente
sdraiato. In quella parte di stanza già pareva fossero
esplosi
contemporaneamente sette pacchetti di Caccabombe, nonostante i
Malandrini fossero a Hogwarts da sole cinque ore.
«Vecchio
marpione,
sei tornato in te!» esclamò soddisfatto,
atterrando con un salto
ben congegnato addosso al fratello.
«Avevi
ragione,
mia piccola puffola pigmea» miagolò James
arricciando le labbra
come se stesse per baciarlo. «Non sono fatto per avere una
ragazza
fissa. Seriamente, credo sia terribile. Senza offesa, Frank, Cece
è
adorabile» si corresse ridacchiando James.
Frank gli
rivolse
un'occhiataccia indignata e gli puntò la bacchetta contro,
con fare
minaccioso. L'altro cominciò lentamente ad indietreggiare,
poi
sbatté contro il letto, perse l'equilibrio e cadde
dall'altro lato
con un tonfo. Le doghe del baldacchino di Codaliscia cigolarono in
modo sinistro.
Fu allora che
Sirius guardò Peter che guardò Frank che
guardò Remus che alzò
gli occhi al cielo. Sirius ammiccò in direzione del Prefetto
tentennante che, borbottando rimproveri, si mise comunque in
posizione.
«Sapete,
devo aver
esagerato con il Whisky Incendiario, questa sera. Non mi reggo in
piedi...» brontolò James riemerso da terra con un
grosso bernoccolo
in fronte e gli occhiali di traverso. «...devo riabituarmi a
certe
cos—»
«ATTACCO!»
gridarono in contemporanea gli altri quattro fiondandosi veloci come
fulmini su Ramoso, che fece appena in tempo ad emettere un misero
urletto da primadonna prima di ritrovarsi nuovamente con il sedere a
stretto contatto con il duro
pavimento di pietra, questa volta però sovrastato da altre
quattro
persone, di cui una dal peso particolarmente opprimente.
Mentre Frank e Sirius erano impegnati in un arduo corpo a corpo con
James e Peter rideva senza contegno, Remus stava semplicemente
disteso tra lo stomaco di Ramoso e i piedi di Felpato, inerte come
una statua. Quando mancò davvero poco che perdesse l'uso di
un
occhio a causa di un accidentato colpo di gomito di Sirius che lo
mancò di un soffio, il Prefetto si scostò
indignato da quel
groviglio di corpi e si diresse verso la piccola e malandata
scrivania, iniziando a leggere indisturbato un vecchio libro.
«Oh mio Dio, sento
che sto per morire» esalò teatralmente James dopo
qualche minuto,
portandosi una mano alla fronte. Peter subito si rialzò,
preoccupato. James, liberatosi della gran parte del carico che lo
schiacciava, ne approfittò per spingere via con forza Sirius
e
Frank, che rotolarono sul pavimento e buttarsi di fianco. Con uno
scatto repentino si risollevò ed iniziò a
saettare in giro per la
stanza urlando imprecazioni a casaccio e sparando incantesimi di
Ostacolo a destra e a manca. Ovviamente, Sirius si mise ad inseguirlo
con un orribile ghigno malefico impresso in faccia: gli altri due non
esitarono a copiarlo. Il loro indecente trambusto venne interrotto
dall'improvviso schianto provocato da un enorme e scoordinato
volatile contro la finestra. Remus gli si avvicinò, curioso,
e fece
entrare il grasso barbagianni impiastricciato d'acqua: reggeva una
busta di carta rossa fiammante e aveva un'ala piegata malamente a
causa dell'impatto.
«R-ragazzi, non
credo sia una b-buona idea...» balbettò Peter,
rosicchiandosi le
unghie dal nervosismo.
«James, è per te»
disse invece Remus sogghignando maleficamente. Il moro si
scompigliò
distrattamente i capelli, squadrando quella lettera come se fosse
qualcosa in putrefazione.
«Nah, non è vero»
replicò, cercando di fingersi impassibile.
«Guarda qui»
cantilenò Felpato, una volta avvicinatosi a Lupin.
«Barbabietola ha
scritto a Pottino!»
«È di Lily?»
urlò sbalordito il Cacciatore, correndo verso Remus e
strappandogli
di mano la lettera. Lacerò con forza la busta e, non appena
le sue
mani ebbero sfiorato il foglio che conteneva, questo si
librò
nell'aria, sfuggendo al suo controllo.
Solo un attimo di
sorpresa da parte dei Malandrini, poi la lettera si
trasfigurò in
un'orribile faccione sfigurato e rugoso, che prese a sbraitare con
un'irritante voce stridula.
«RAZZA
DI BOCCINOFILO DEFICIENTE.»
James, riconosciuta
la voce mostruosamente deformata, spalancò la bocca formando
una
perfetta O ed ululò, decisamente
spaventato, perché
l'orribile volto era dotato di un paio di mani munite di affilati
artigli che in quel momento stavano tentando di attaccarsi al suo
collo.
«SE
NON LA SMETTI IMMEDIATAMENTE
DI FARE CASINO GIURO CHE POTREI PIOMBARTI IN CAMERA MENTRE DORMI E
RIFILARTI INVOLONTARIAMENTE
UNA POZIONE CHE TI FACCIA PERDERE QUEGLI IGNOBILI
CAPELLI CHE TI RITROVI PIANTATI IN TESTA, O MAGARI UNA CHE TI AMMAZZI
DEL TUTTO. PURTROPPO PER ME, TUTTAVIA, ALICE E QUELLA SCELLERATA DI
TUA CUGINA MARLENE MI STANNO INCOLLATE COME PIOVRE. SE MI LIBERASSI
POTREI NON RISPONDERE PIU' DELLE MIE AZIONI E TI ASSICURO CHE PER TE
NON SAREBBE PIACEVOLE. AFFATTO!»
Finita quella breve
ma tremenda arringa, il volto si contorse e prese fuoco, riducendosi
in cenere. Le mani che imprigionavano James scomparvero ed il ragazzo
cadde a terra, perdendo l'equilibrio.
«Be'», borbottò
Sirius dopo essersi ripreso dallo shock, «devo ammettere che
la
ragazza ha stile.»
◊◊◊
Il
barbagianni spelacchiato di proprietà di Mary MacDonald
picchiettò
leggermente alla finestrella del, completamente fradicio a causa del
temporale che ormai infuriava. Le abitanti del dormitorio femminile
del settimo anno lo squadrarono con curiosità morbosa,
impazienti di
conoscere il responso.
«Oh, finalmente!
Ecco, tesoro» cinguettò preoccupata Alice a Lily
porgendole la
lettera, dopo aver invitato la bestiolina ad entrare.
Lily le si avvicinò
di soppiatto, sfilò la missiva e salutò
gentilmente il gufetto, che
chiurlò e riprese il volo verso la Guferia. Letto il
contenuto, Lily
afferrò repentinamente la bacchetta più vicina,
quella di Emmeline,
e fece esplodere il tutto con un piccolo botto. Poi, senza dire una
parola, si diresse verso il proprio letto e si raggomitolò
stretta
tra le coperte. Un roboante e soffocato ruggito si levò dal
sua
baldacchino, poi si sentì il rumore di qualcosa che veniva
preso
violentemente a pugni. La bocca di Mary si aprì in un
cerchio
perfetto a causa della sorpresa, Alice ed Emmeline fecero finta di
non aver notato nulla e Marlene scosse freneticamente la testa in
segno di diniego.
NdA:
Ciao
a tutti!
Ebbene
sì, ho deciso di buttarmi a capofitto in questa nuova,
luuunga
avventura: dare la mia versione dei fatti sulla mitica old
generation.
Amo
incondizionatamente Lily, i Malandrini e tutto
ciò che li riguarda, ragion per cui non ho saputo resistere
al
richiamo di Efp.
Ho
letto molte long fiction su di loro (non tutte, accidenti)... e,
com'è intuibile, me ne sono ulteriormente innamorata.
Perciò
eccomi, sono qui (ahivoi)
per restare.
Non
ho idea di quanto si protrarrà la storia, potrei decidere di
crearne
un seguito come anche concluderla alla fine del settimo anno di Lily,
James e compagnia bella.
Questa
storia l'ho scritta per me, per mettere alla prova la mia
abilità
come scrittrice, e l'ho scritta per tutti quei fan che (come me) sono
un po' disperati e vivono di fan fiction sulla
vecchia
generazione di Harry Potter, sperando in un libro completamente
dedicato a loro.
Bene,
ho detto tutto. Spero vi appassioni, e che mi seguiate in molti
(aspetta e spera, Lilies .-.)!
Mi
piacerebbe sapere cosa ne pensate, perciò un commento, anche
piccino, non è mai sgradito!
Un
bacione grande
Lilies