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Autore: Christine_Heart    21/11/2012    2 recensioni
Mi tolgo i granelli di sabbia rimasti su i miei vestiti e mi avvicino a Shiki, che saltellando si era già posizionato con le spalle al sole.
Il suo peluche stretto in mano.
Mi sistemo al suo fianco.
Prendo una zampina del panda, per farsi che sia esattamente tra noi due.
Avvicino la mia testa alla sua.
Il sole e quel dipinto di colori, con il mormorio del mare alle nostre spalle.
Sorrido.
***
[Contest sfida] [AU]
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ying & Yang'
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Capitolo 5: L'inferno inizia senza avvisare.
 
Due mesi dopo
 
“Master!!! Master!!!”
Sento la porta di casa aprirsi di getto. La maniglia sbatte contro il muro. 
Mi sento chiamare di nuovo.
Esco dal mio “studio”.
“Shiki che succede?” chiedo preoccupato, affacciandomi alla ringhiera delle scale.
Il mio dolce neko, è fermo in salotto.
Ha le lacrime agli occhi, e un foglio nascosto dietro la schiena.
“Cosa c'è che non va?” chiedo un po' in ansia.
“Il coordinatore di classe oggi ha consegnato le pagelle del secondo quadrimestre!” mi dice sconsolato, deglutendo appena.
“E beh, com'è andata?” chiedo ancora più nel panico.
“Master, mi punirete di nuovo, se sarò bocciato?”
Alle volte quella sua fissa per il voi, tornava a galla, ma adesso non mi sembrava proprio il caso di farglielo notare. Mi sembra al quanto sconvolto e impaurito.
“Shiki, perchè mi fai una domanda del genere? E' così tanto brutta?” gli chiedo preoccupato scendendo in fretta le scale.
“Non è proprio orrenda!” mi risponde facendo un passo indietro.
Mi fermo davanti a lui.
Mi ricorda tanto il timido neko, che era quando per la prima volta i sevizi sociali l'hanno portato a casa mia.
“Master...mi dispiace tanto!” mi esclama mortificato.
“Dai Shiki, non può essere così male, ti sei impegnato tanto in questi ultimi mesi...non ci credo che non hai recuperato praticamente nulla!”
“E se fosse così Master?” mi chiede spaventato.
“Beh, Shiki...non fa niente...farai meglio la prossima volta!” gli dico.
Le mie famose parole.
Shiki non è stupito, sarebbe riuscito a fare qualsiasi cosa se solo l'avesse voluto sul serio.
“Fammi vedere la pagella.” gli dico tendendo la mano.
“No Master... non voglio!” mi dice subito.
“Shiki...hai ancora tre mesi per recuperare, è troppo presto per parlare di bocciatura, e se anche fosse, non c'è problema, affronteremo anche questa cosa insieme!”
“Voglio la tua parola di onore, che non mi punirai di nuovo!” 
“Shiki ti ho detto e ridetto, che non voglio più fare una cosa del genere...fidati, non ne ho più il coraggio!” gli dico convinto.
E non sarei davvero riuscito a punirlo di nuovo.
Primo non ne avevo più il cuore.
Secondo dopo quella notte Shiki, era tornato ad essere il mio Shiki.
Il mio neko, sembra convinto dalle mie parole.
Deglutisce ancora.
“E se fosse una bella pagella?” mi chiede di colpo.
“Maledizione Shiki, come la fai lunga...smettila di tenermi sulle spine e fammi vedere quel pezzo di carta!” gli esclamo esasperato.
Shiki mi consegna il foglio. L'apro in fretta. Inizio a leggere i voti.
C, B, c'erano addirittura due A.
Rimango senza fiato.
“Shiki!” esclamo sorpreso.
Erano voti spettacolari.
“Shiki!” lo riprendo arrabbiato.
“Piccolo furfante, mi hai preso in giro!” gli esclamo contro.
“E' stato divertente!”mi sento rispondere.
Poggio la pagella sul primo gradino delle scale.
“Ah, è stato divertente!” gli ripeto incrociando le braccia.
“Molto Master!” mi sorride divertito.
Mi tirò su le maniche della camicia, con fare minaccioso.
“Ora ti faccio vedere io cos'è veramente divertente!” lo riprendo divertito.
“Vieni qui!” gli dico, cercando di afferrarlo per un polso.
“No, così non vale!” esclama Shiki, allontanandosi di grand fretta.
“Avete promesso!” mi grida contro iniziando a correre.
“Beh, allora dimenticala!” gli rispondo lesto.
Inizio a rincorrerlo per tutta casa.
Fuggiamo dal salotto alla cucina, e via di nuovo.
“Mi hai fatto venire un infarto, piccolo monello!” lo informo.
“Era solo uno scherzo Master!” mi risponde.
“Ma anch'io sto scherzando Shiki!”
“Non ci credo!” 
“E fai bene!” gli rispondo svelto.
Shiki ride divertito, mentre sfiora il tavolo.
Corre rapido verso il divano, ma io riesco ad afferrarlo in tempo.
“Preso!” esclamo vittorioso.
Ma squilibrati, cadiamo per terra.
Ci guardiamo un attimo e poi scoppiamo a ridere come bambini.
“Mi hai fatto davvero preoccupare sciocco!” gli dico donandogli un buffetto sulla testa.
“Chiedo scusa Master!” mi risponde massaggiandosi la testa.
Mi fa la linguaccia.
E io lo abbraccio forte:
“Hai recuperato tutto con i massimi dei voti!” gli dico felice.
“Hai fatto davvero un ottimo lavoro!” mi congratulo.
“Sono così fiero di te!” gli dico accarezzandogli la testa.
“Grazie mille Master!” mi risponde solare.
Mi scodinzola felice, mentre gli sorrido orgoglioso.
“E questa sera per festeggiare, una bella cena a base di pesce?” gli suggerisco.
“Cuciniamo noi insieme!” mi consiglia allegro.
“Va bene!Che ne dici del sushi?” ipotizzo.
“Wow...che idea fantastica” mi risponde leccandosi i baffi.
Sorrido divertito.
Poi realizzo.
“Però Shiki, dobbiamo andare a fare la spesa...”
“Vengo con te!” mi dice subito.
“Io oggi non ci sono, fino alle sette sono ai colloqui!” gli ricordo.
“Ah, è vero!” mi dice sconfortato.
Il suo bel musino si rattrista subito, come per dire:
“Che fregatura, addio bella cena!”
“Però...”inizio convinto.
“...se ti lascio i soldi e la lista delle cose che ci servono, protesti andare tu a fare la spesa, tanto non dista molto da casa!” gli dico ottimista.
Il volto del mio neko si accende di gioia:
“Davvero posso Master?” mi chiede entusiasta.
“Se te la senti?” gli dico sicuro.
“Sì Master...volentieri!” mi risponde allegro.
“Molto bene...abbiamo risolto!”
Ero sicuro che Shiki sarebbe stato prudente.
E’ già andato da solo a fare la spesa, e altre commissioni, ma non lo lasciavo mai uscire da solo dopo le nove, New York a modo suo può essere pericolosa.
E solo in questo caso ero un pochino più protettivo nei confronti del mio dolce neko.
“Allora ci pensi tu?” gli chiedo rialzandomi.
“Sì Master!” mi risponde sicuro.
_____
 
Apro la porta di casa.
“Shiki, sono tornato!” esclamo chiudendola.
I colloqui erano finiti in orario.
Di norma invece tardavo sempre.
La casa sembrava vuota.
“Shiki!” lo chiamo di nuovo, poggiando la giacca sulla sedia.
Non c'era nessuno davvero.
“Shiki...la spesa!” gli dico.
Visto che ero stato puntuale, potevamo anche andarci assieme.
“Che cosa strana?” penso.
Rimango in ascolto.
Nessun suono.
Né risate né chiacchiere di alcun genere.
Eppure Shiki, doveva essere ancora a casa a studiare assieme a Jonathan.
Guardo la superficie del tavolo di legno.
I libri erano ancora aperti e ben sottolineati.
Ma la lista della spesa non c'era più.
Al suo posto un bigliettino.
 
“Master, accompagno Jonathan a casa, ha ospiti a cena e non si può trattenere più del dovuto.
Ne approfitto per andare a fare la spesa, visto che sono di strada.
Così mi distraggo un po' dallo studio e al tuo ritorno: Sushi bar!
A dopo!
Tvb =3”
 
Sorrido divertito.
“Che carino!” penso intenerito.
L'appoggio di nuovo sul tavolo, e con calma chiudo i suoi libri di scuola.
L'impilo uno sopra l'altro e li appoggio sul tavolino del salotto.
Sospiro e tolgo il cellulare dalla tasca dei pantaloni.
La spia verde lampeggia.
Illumino lo schermo.
“Una chiamata persa!” esclamo sorpreso.
Controllo l'elenco.
Jane.
Era la mia sorellina.
Forse aveva chiamato quando io era ai colloqui, e il mio cellulare aveva il silenzioso.
Seleziono la chiamata e lascio squillare.
Tre o quattro squilli, poi:
“Ryan, finalmente!” mi sento rispondere.
“Ciao sorellina!” la saluto solare.
“Ma che fine avevi fatto?” mi chiede.
“Scusa se non ti ho risposto subito, ma sono sempre un professore io!” gli ricordo.
“Eri in riunione?” mi domanda subito.
“Colloqui!” la correggo.
“Ah, tanta gente?!” 
“Sempre la solita!” gli rispondo mettendomi a sedere sul divano.
“Che mi racconti di bello?” le domando allungando le gambe sul tavolino.
“Fratellone ho una paura matta!” mi dice nervosa.
“Perchè?” gli chiedo confuso.
“L'esame del ventisette...è stato anticipato!” mi dice sconvolta.
“Quello d’informatica?” domando sconnesso.
“Sì, proprio quello!” mi da conferma.
“E quando devi darlo?”
“Tra cinque giorni...panico!” mi dice sconvolta.
“Dai non fare così...andrai sicuramente bene!” gli faccio forza.
“Ma che cosa dici...se io e la tecnologia non andiamo d'accordo...litigo anche con la cassa la maggior parte dei casi!” mi sblocca al telefono.
Rido divertito:
“Jane, come sei drammatica...se stai giorno e notte sui libri, mi spieghi dov'è il problema?”
“Uffa Ryan, non capisci mai!”
“Se ti chiedo le pagine degli argomenti studiati, tu me le sai dire a memoria!” gli rispondo onesto. 
“Ora non esagerare come sempre!” mi riprende imbarazzata.
“Stai tranquilla sorellina...sarai la migliore!” l’incoraggio.
“Lo spero vivamente...”
“Come va il negozio?!” chiedo poi curioso.
“Come se non lo sapessi!” penso divertito.
“Oh, oggi ho fatto una torta alla panna, che è una favola, sta andando a ruba...”
“Complimenti!” mi congratulo.
“Grazie...da un così senso di soddisfazione...sono così felice...e poi sempre oggi, ho sfornato quelle ciambelline al miele che ti piacciono tanto...” m’informa.
“Sei crudele...lo sai!” gli dico offeso.
“Non dirmi che sei ancora a dieta...sei magrissimo Ryan...finirai col prenderti qualcosa di brutto, che ne so, ad esempio diventerai anoressico!”
“Grazie, ora sì che mi sento al sicuro!” gli rispondo sincero.
“Ryan non lo voglio un fratello stra bello e anoressico!?” mi dice scontenta.
“Il mio fisico sta benissimo così com’è…non ti preoccupare!” gli dico maturo.
“E comunque non sono crudele...te ne ho messo da parte un bel po'...domani è giorno di chiusura, se ci sei passo a salutarti, che ne dici?”
“Mi sembra un’idea grandiosa!” gli dico felice.
“Il mio bel nipotino come sta?” mi chiede ridacchiando.
“Sta bene, oggi ha portato la pagella del secondo quadrimestre!” 
“Davvero...ma è lì con te? Voglio salutarlo!” mi chiede a raffica.
“Non è con me è a casa di un amico.”
“Oh, che peccato...e com'è andata?!” mi chiede nervosa.
“Mi ricorda tanto la persona con cui sto parlando!” scherzo.
“Eh sì...ha preso tutto dalla zia Jane!”
“Mark come sta?” gli domando.
Mark, il ragazzo della mia sorellina, un bel ragazzo dalla pelle un po' scura, i capelli neri con un paio di colpi di sole ramati e gli occhi marrone cioccolato.
Lui è un genio dell’arte.
Sta studiando nello stesso college che frequenta Jane, indirizzi diversi è chiaro ma è lì che si sono conosciuti. E Mark, si sta impegnando con tutte le sue forze, per diventare un disegnatore nonché pittore affermato. Il suo talento non ha eguali, ecco perché sono fermamente convinto che riuscirà nel suo sogno. Realizzerà i suoi capolavori, magari darà vita a copertine favolose per fantastici libri, creerà fumetti grandiosi e insegnerà a chi desidera imparare.
“Sì, sta alla grande...ma non ha ancora avuto molta fortuna!”
Povero ragazzo ancora le porte sbarrate.
Ma tanto lui, non si arrende, è testardo, forse più di Jane.
“Mi dispiace!” confesso un po’ triste.
“Però la scuola gli ha permesso di fare una mostra...” mi dice al settimo cielo.
“E’ già qualcosa!” penso lieto.
“ E’tutto eccitato, mi chiama ogni minuto - secondo per consultarsi con me...mi sento così utile!” mi esclama soddisfatta.
“...” non ho il tempo di aggiungere altro.
“Mi ha chiesto di dargli una mano con l'organizzazione e se ho tempo di fare qualche dolce per il buffet...ha detto che ne sarebbe estasiato!” mi dice euforica.
“Ma che carini i nostri fidanzatini!” li derido senza cattiveria.
“Che cattivo che sei...non ci parlo più con te!”
Rido di nuovo:
“Povera stella che se la prende, guardo che scherzavo.”
“Sei cattivo lo stesso!”
Sento la campanella a vento risuonare nel negozio:
“Ci sono dei clienti Ryan...devo scappare...” mi dice svelta.
“Vai sta tranquilla!”
“Continueremo poi la nostra litigata, promesso!” mi esclama divertita.
“Non vedo l'ora!” gli rispondo convinto.
La sento ridere:
“Ciao fratellone!” mi saluta con affetto.
“Dolce serata piccola!”
_____
 
 Sì, Jane è fatta così.
Quando attacca a parlare non la ferma più nessuno.
Ed io la trovavo adorabile.
Dopo la nostra lunga chiacchierata, poggio il cellulare sui libri di Shiki.
Mi alzo e mi avvicino al frigo.
Prendo una bottiglietta d’acqua, la stappo e bevo una lunga sorsata.
Guardo l’orologio.
Erano già le sette e mezzo, e Shiki non era ancora tornato.
“Ci sarà gente di sicuro!” penso tranquillo.
Infondo era venerdì sera, era quasi normale il caos nei negozi.
Poggio la bottiglietta d’acqua e indosso i guanti.
Con calma, lavo e sciacquo i bicchieri e le posate che Shiki e Jonathan avevano usato per la merenda. Finito lì, con la spugnetta non troppo bagnata, lavo il bancone di marmo alle mie spalle.
Fra un paio di minuti ci sarebbe servito per preparare il sushi.
La strizzo per bene e la rimetto a posto.
Passo una mano sulla fronte per togliere quelle poche gocce di sudore.
Riguardo l’orologio.
Le sette e quaranta.
“Beh, devo ammazzare il tempo in qualche modo!” mi dico ad alta voce.
Ritorno sul divano.
Mi metto comodo e prendo il telecomando.
Inizio a fare zapping.
Ma per televisione non c’era nulla d’interessante.
 Spengo.
E tranquillo afferro un libro dallo scaffale.
Ho lascito quella lettura in sospesa da un paio di settimane.
Mi vergogno di me stesso per questo.
Inizio a leggere.
Vengo rapito quasi subito.
E continuo a leggere fin quando non guardo il mio orologio da polso.
Le otto e mezzo.
Scatto in piedi e il libro mi cade di mano.
Controllo con l’orologio da parete.
L’orario era giusto.
Prendo il cellulare.
Cerco nell’elenco.
Shiki.
Seleziono.
Faccio partire la chiamata.
Lascio squillare.
Uno, due, tre, quattro squilli.
Niente.
“Il cliente da lei chiamato è…”
Niente, parte la segreteria telefonica.
Infilo il cellulare in tasca.
Svelto mi avvicinò alla sedia, afferrò la giacca e le due chiavi.
Esco da corsa di casa, e mi dirigo alla macchina.
____
 
M’infilo in macchina.
E resto stupito quando aprendo il garage, mi rendo conto che fuori piove a dirotto.
Sono stato talmente rapido da quel libro che non ci avevo fatto caso.
“Poco importa!” penso.
“E’ solo acqua!” continuo.
“Ed è un motivo in più per trovare Shiki!”.
Quel piccolo dimenticava sempre e comunque il suo ombrello.
Avvio il motore.
Faccio partire i tergicristalli e subito l’acqua scrosciante si riversa sulla carrozzeria della macchina.
A quell’ora il traffico era una cosa assurda.
Gente che usciva dagli uffici, altri che chiudevano i negozi e si mettevano in macchina per rientrare a casa. Ma con quella pioggia battente la visuale era in sostanza impossibile, e le macchine andavano a rilento, quindi il traffico era il doppio del normale.
E io ero avvolto da una terribile ansia.
Non so il perchè, ma qualcosa mi dice che Shiki, sta rischiando grosso.
Mentre la macchina continua a camminare a rilento, mi guardo intorno.
Guardo a destra, poi a sinistra, cercando di tenere sotto occhio la strada.
Ma anche i marciapiedi sono inondanti di persone, nascoste sotto l'ombrelli o ripari improvvisati.
La pioggia continua a scendere senza sosta, e il mio parabrezza si riempiva e svuotava d'acqua in meno di due secondi.
Svolto sulla destra.
Il supermercato dove andavamo a fare la spesa, distava un paio di isolati da lì.
Vado piano, lì tra semafori improvvisi e stop non rispettati, c'era la possibilità di fare un serio incidente con quel tempo.
“Chissà perchè ho preso la macchina, potevo arrivarci anche a piedi al negozio!” penso stranito.
“Di norma lo faccio!” continua a pensare.
“Forse ero troppo stanco...!”
“E poi piove...”
“Pace, ormai così mi ha detto la testa!” concludo.
Svolto di nuovo.
E sento qualcosa di orrendo invadermi il petto.
Ho una fitta terribile al cuore.
E ho come la brutta sensazione che Shiki sia in estremo pericolo.
D'istinto fermo la macchina.
E come se qualcuno mi ordinasse di farlo, mi volto alla mia destra.
Dal finestrino bagnato e sgocciolante, vedo ciò che un padre come me non vorrebbe mai vedere.
____
 
Un'ora prima.
 
Il telefonino di Jonathan squilla di nuovo.
“Mamma!” risponde svelto.
“Sì, sto arrivando!” 
“No, mi accompagna Shiki, così si allunga a fare la spesa per questa sera!”
“Sì mamma, abbiamo studiato e finito i compiti!”
“Sì, non faccio tardi, torno a casa in tempo, arriverò prima degli ospiti, sta tranquilla!”
“Sì, mamma...però se continui così, non usciamo più di casa!”
“A dopo mami, ciao!”
Finalmente la telefonata si spegne.
“Scusa Shiki, ma devo proprio andare!” si scusa l'amico “umano”.
“Prendo la giacca e ti accompagno!” gli risponde alzandosi.
Corre svelto in salotto, s'infila il giubbotto, e si avvicina al tavolo.
“Lascio un messaggio al Master, e andiamo!” lo informa.
Scrive qualcosa e poi afferra la lista della spesa e le chiavi di casa.
 
*******
 
“Mhm, chissà se questo può andar bene...il salmone non c'è!” afferma Shiki, girandosi tra le mani la scatola di uno sgombro già sfilettato e pulito.
“Boh, io ci provo...!” dice mettendolo nel cestino.
Guarda la lista scritta dal Master.
“Mi mancano ancora il tonno, il riso, della farina per il dolce e del burro!”
S'incammina per i corridoi del mercato.
“Ohhhh!” esclama felice.
“I cannoli siciliani, in offerta!” afferma già con l'acquolina in bocca.
“Chissà se ce la faccio con soldi!” dice guardando il borsellino.
“Io li prendo...nel caso restituirò i soldi al Master!” dice infilando i dolcetti nel cestino.
Va un po' più avanti.
Il cestino nel frattempo si riempie di una bottiglia di coca-cola, del riso, della farina e del burro.
“Il Master, prende sempre questo!” afferma soppesando la scatoletta di tonno.
“Ma il tonno accanto a meno olio!” dice guardandolo.
“Però questo è molto buono!” afferma.
Sorride.
“Prendo uno di tutti e due!” dice soddisfatto.
Sistema il cestino sul braccio.
Ricontrolla la lista.
“Questo lo preso!”
“Questo anche!”
Riguarda per bene e:
“Sì, ho preso tutto!” esclama felice.
“E meglio se mi affretto alle casse, c'è un sacco di gente!” dice sveltendo il passo.
 
******
 
“Grazie e arrivederci!” si sente dire Shiki, mentre si avvicina all'uscita.
“Buona serata!” esclama uscendo.
Controlla lo scontrino.
Sicuro del prezzo, infila il foglietto nel borsellino assieme al resto.
Lo sistema in tasca.
Afferra meglio il sacchetto della spessa e alza gli occhi al cielo:
“Guarda che nuvolacce, verrà a piovere di sicuro!” esclama ad alta voce.
“Meglio se mi sbrigo, così a casa ripasso storia e metto a cuocere il riso, così si raffredda con calma, e quando il Master torna a casa, cucineremo assieme!” afferma felice.
Con passo lento si avvia verso casa.
“Mi sgriderà di nuovo, perchè mi sono messo vicino ai fornelli, ma io ormai sono grande, non sono più un gattino, so fare attenzione!” pensa sicuro.
“Il Master deve capirlo...e poi ormai, devo dare una mano in casa, non può fare tutto da solo!” rimugina ancora.
“L'ultima volta che ha fatto tutto da solo, si è sentito poco bene...non voglio che succeda di nuovo, nossignore!” esclama convinto.
“E' il mio Master...mi vuole bene, tanto bene ed io ne voglio a lui...è l'unica persona che mi ha colto in casa sua, e mi ha voluto come un figlio.” ricorda con dolcezza.
“Lui è più di un Master, è il mio papà!” sorride con affetto, mentre quel pensiero tanto dolce gli vaga nella testa.
“Shiki!” si sente chiamare.
Il neko si ferma.
“Sì?!” chiede voltandosi.
Sente il sangue ghiacciarsi.
“Ciao Shiki!” si sente salutare.
Il dolce neko si stringe forte il sacchetto al petto:
“Gilbert che ci fai tu qui?” gli chiede con orrore.
Un neko della sua stessa età.
Capelli rasi, orecchie scure agghindate con sinistri orecchini, cicatrice sul mento, occhi scarlatti e gilè rosso, che stava a dimostrare il suo “ essere superiore”.
“Ma come? Li saluti così i vecchi amici!” 
“Non siamo mai stati amici!”
“Così mi ferisci Shiki...”
“Non m'importa...” fa per voltarsi e andarsene.
Ma si rende conto che Gilbert non è solo, ci sono altri tre ragazzi con lui.
“Ti presento Anthony, Duncan e Stuart...hanno preso il tuo posto in tua assenza!” 
Due esseri umani ed un neko, forse il più piccolo di tutto il gruppo, ma con una cattiveria negli occhi da far indietreggiare Satana in persona.
“Il mio posto?” chiede stranito Shiki.
“Sì Shiki, tu hai lasciato la banda, ricordi?!”
“Certo che ricordo... per colpa tua il Master mi ha punito severamente!”
“Il Master ti ha punito, per quale motivo?”
“Per colpa tua, per starti ad ascoltare, la mia vita scolastica stava peggiorando, il mio comportamento era inaccettabile ed ero ignorato da tutti! Mi hai portato solo guai! Per colpa del tuo modo di fare io mi stavo perdendo, non ero più me stesso!”
“Quindi il tuo Master, ti ha punito perchè eri un neko cattivo?!” domanda Gilbert formando piccole virgolette con la mano intorno alla parola Master.
“Sta zitto Gilbert!” lo minaccia Shiki.
“Ma ti piaceva stare con noi?”
“Per niente...tu sei cattivo e prepotente...meriti di rimanere da solo!”
“Che grande offesa Shiki!”
“Lasciami tornare a casa!” esclama sicuro Shiki.
“Devi ancora pagare il conto!”
“Io non ti devo niente!”
“E' qui che ti sbagli...lo spaccio con te era una meraviglia!” afferma nostalgico Gilbert.
“Ma non ho mai capito che fine a fatto l'ultima dose.”
“L'hai presa tu?” chiede subito.
“Io non mi faccio di droghe!” afferma svelto Shiki, quasi offeso.
“L'hai venduta?!” chiede Anthony minaccioso, battendo un pugno contro la mano.
“Se pure fosse!” osa Shiki.
“Che grand coraggio Shiki...le minacce vedo che non sono servite a molto!” afferma Gilbert quasi divertito.
“Ho sprecato messaggi e telefonate...e un sacco di tempo!” continua.
“Ora ascoltami bene sacco di pulci, io rivoglio i miei soldi, e li rivoglio adesso... sono stato chiaro!” lo minaccia di nuovo.
“Io non ho soldi con me!” afferma Shiki.
“Che cos'hai lì?” domanda Duncan ammiccando verso il sacchetto.
“E' la spesa per il mio Master!”
“Se la passa bene il tuo Master...quanto ti ha dato per le compere piccolo micetto!”
“Sono i soldi del Master non osare toccarli!”
“Puoi sempre dirgli che ti hanno derubato!”
“Non mento più per te!”
“Shiki non fare lo stupido, dammi quei soldi!”
“Ho detto che sono del Master e non li tocchi!”
“Altrimenti cosa mi fai?” chiede con fare impaurito Gilbert.
Shiki non ci pensa tre secondi, sfodera i suoi artigli, e gli graffia la faccia.
Gilbert in tutta risposta urla di dolore coprendosi la faccia.
“Non toccherai i soldi del Master!” gli urla contro.
Non riesce a fare altro, perchè un pugno violento gli colpisce lo stomaco.
Shiki rimane privo di fiato.
Lascia cadere il sacchetto per terra.
Si accascia in ginocchio, premendosi forte l'addome.
L'aria ritorna di gettò nei polmoni e la cosa lo fa tossire violentemente.
“Come hai osato piccolo essere insignificante!” lo deride Stuart, il più giovane di tutti.
“Non ho paura di voi!” li informa Shiki sicuro.
“Vedo che le mie continue minacce ti hanno reso più forte, Shiki!”
“Non ti prendere il merito di azioni che non ti appartengono!” lo deride Shiki.
“Sei insolente...devi capire chi è che comanda!” gli urla contro Gilbert afferrandolo per i capelli, e tirandogli su di colpo il viso.
“Vediamo quanto puoi resistere al dolore!” gli sussurra con minaccia Gilbert.
Shiki si sente sollevare di peso.
“Lasciatemi!” gli urla contro.
Viene trascinato via da quella stradina poco illuminata.
“Tranquillo Shiki, non devi aver paura di noi!” lo deride Stuart.
Il povero neko viene sbattuto in malo modo per terra.
Il corpo già sente i primi lividi prendere forma.
Si fa forza e solleva il busto.
Affronta con aria infuriata i suoi avversari.
“Giochiamo al gatto e al topo Shiki?” chiede divertito Gilbert prendendo il suo coltello dalla tasca posteriore dei pantaloni.
“Tu fai il topo, e noi facciamo i gatti!” gli spiega Gilbert, con un sorriso diabolico sul volto.
Poi guarda gli altri:
“Ragazzi, divertitevi...ma non fateli troppo male!” scherza Gilbert.
“Dovete lasciarlo lucido per il mio grand finale!” li informa, schioccando le dita.
I tre adolescenti si fiondano sul povero neko, come un falco si fionda sulla propria preda.
Shiki avverte un dolore lancinante alle costole.
Era stato solo un calcio.
Qualcuno gli tira un'altro pugno.
Un'altro gli fa sbattere la fronte contro il muro.
Un'altro calcio.
Uno schiaffo.
La testa che s’infrange con violenza nel terreno.
“Perchè adesso...stava andando tutto così bene!” pensa tristemente Shiki stringendo forte, contro il suo petto, ben protetto dalla sua giacca, il suo portafogli, con il resto del suo Master.
 
Inizia a piovere.
 
_____
 
Dopo le otto e mezzo. 
 
Dal finestrino bagnato e sgocciolante, vedo ciò che un padre come me non vorrebbe mai vedere.
Quello è il mio Shiki non ho dubbi.
Anche se la figura è tremolante per via dell'acqua, riconoscerei il mio neko tra mille.
Ma non è quello che mi ferma il cuore.
No, non è quello.
Non sono la cerchia di tre ragazzini che gli stanno intorno.
Non è il fatto che due di loro lo tenevano fermo, per le braccia come se fosse un criminale.
Non è il sangue che sgorga copioso dai tagli che ha sul volto.
Non sono i lividi che pervadono il suo corpo.
Non è il fatto che Shiki a stento si regge in piedi.
No.
E' il manico.
C'è il manico di un coltello conficcata nella spalla sinistra di Shiki.
Gilbert con violenza gli estrae la lama.
L'urlo di Shiki, echeggia nella mia testa, come un fantasma.
Vorrebbe fermare la fuori uscita di sangue e alleviare il dolore, ma i due tizi glielo impediscono.
Io non riesco a muovermi.
Sono paralizzato dall'orrore.
“Allora Shiki, non vuoi ancora restituirmi i soldi che mi devi!” dice con disprezzo Gilbert.
“Ti.ho.detto.di...no!” 
“Come desideri, allora!” dice con una risata maliziosa.
“Anthony, Duncan...tenetelo fermo, contro il muro!” gli ordina.
Un altro sorriso malizioso.
“Stuart...calagli i pantaloni!” 
“CHE COSA! NO, NON PUOI FARLO!” urla spaventato Shiki.
Shiki si sente schiacciare il petto contro il muro, e i suoi pantaloni scendono giù rapidi.
“DEVI LASCIARMI SUBITO!” urla Shiki divincolandosi.
“Spiegami perchè?” gli chiede stupito Gilbert.
“Il tuo Master può punirti come si deve...e io che sono il tuo capo, non ne ho il diritto!”
“TU NON SEI MAI STATO IL MIO CAPO!” urla di nuovo, cercando di liberarsi.
“Sta fermo...ci metterò solo un attimo!” gli spiega divertito.
E senza dirgli altro s’insinua dentro di lui, con due dita.
Shiki versa due lacrime.
“NOOOO!!! LASCIAMI ANDARE SUBITO!” urla ancora.
“Sta fermo!” gli dice Gilbert arrabbiato.
Spinge più giù, con più forza.
Shiki si morde il labbro inferiore per non urlare.
Vedo il sangue, scorrergli lento lungo le gambe.
Gilbert affonda di nuovo, con più violenza.
Shiki si lascia sfuggire un gemito di puro dolore.
“Vedrai...ti piacerà da impazzire!” gli sussurra all'orecchio con fare arrogante.
“NO...LASCIAMI ANDARE MI STAI FACENDO MALE, STRONZO!”
“E ho appena iniziato...ti farò molto di più!”
Vedo che Gilbert si sbottona i pantaloni.
Non lo sopporto più.
Ritorno alla realtà.
Reagisco.
Esco fuori dalla macchina.
La pioggia battente m'inzuppa in meno di un secondo.
Non gli do peso.
Faccio il giro del cofano e mi avvicino lesto a quel maledetto vicolo.
Afferro un sasso senza pensarci troppo.
“Ehi voi!” urlo a grand voce.
Lancio la pietra colpendo la nuca di Gilbert.
“Lasciatelo andare subito, bastardi!” urlo con rabbia.
“Nessuno tocca Shiki senza il mio permesso!” gli urlo furioso.
“Non fatemelo ripetere feccia, lasciatelo andare!” gli urlo minaccioso.
Mi avvicino con rabbia a quei tizi.
Il mio volto è furioso.
“Allora.non.mi.avete.SENTITO!” urlo ancora.
I miei capelli sgocciolano ormai completamente bagnati.
I miei indumenti sono un tutt'uno con l'acqua.
E la rabbia mi ribolle dentro.
Anthony e Duncan liberano Shiki dalla loro presa.
Mentre nello stesso istante:
“Gilbert, andiamocene...questo non scherza!” gli dice Stuart, impaurito.
Gilbert mi fulmina, tirandosi su la zip.
“Non finisce qui, Shiki...questa volta ti è andata bene!” 
Lo fulmino a mio volta con odio.
“Avvicinati di nuovo a Shiki, guardarlo solo male e troverai pane per i tuoi denti, vigliacco che non sei altro!” lo minaccio senza pensarci.
“Dai Gilbert, andiamo!” lo trascina Duncan.
Tutti e quattro spariscono nel sentiero vicino.
Veloci come saette.
Li guardo sparire con disprezzo e rabbia.
“Master!” mi chiama Shiki con un filo di voce.
Cerca di voltarsi verso di me.
Cerca di rivestirsi.
“Shiki!” chiamo preoccupato.
Corro verso di lui.
A stento si regge in piedi.
“Master!” mi chiama di nuovo.
Cade tra le mie braccia.
E' sfinito.
“Shiki!” mormoro con le lacrime agli occhi.
Gli do una mano a sistemarsi.
Era più fradicio di me.
Stringe forte la spalla ferita e macchiata di sangue.
“Sta tranquillo, andrà tutto bene!” gli dico rapido.
Con attenzione l'aiuto a stendersi.
Si rannicchia, stringendomi la mano.
“Master...mi dispiace...”
“Shhh Shiki...non lo dire neanche per scherzo!”
“Master, sono stanco...”
“Shiki, devi rimanere sveglio!” gli dico sfiorandogli il volto.
Veloce mi tolgo la giacca.
L'avvolgo con cura e lo sollevo da terra.
Lo sento lamentarsi.
“Mi dispiace cucciolo!” gli mormoro stringendolo meglio a me.
Tra le mie braccia, trema come una foglia.
Come dargli torto.
Era scosso, ferito, livido e bagnato.
Corro alla macchina.
“Master...la spesa.” mi sussurra.
Mi guardo intorno.
Il sacchetto era lì a due passi da noi.
Lo prendo senza lasciarlo andare.
“Lo presa Shiki, lo presa!” gli dico, baciandogli la fronte.
Apro lo sportello.
“Fa attenzione alla testa Shiki!” gli dico.
Con dolcezza l'aiuto a sedersi.
Appoggio il sacchetto ai suoi piedi.
Chiudo la macchina, e ritorno al posto di guida.
“Shiki...sta tranquillo!” gli sussurro preoccupato.
“Master...” mi chiama stringendomi il braccio.
“Sto bene...” mi sussurra trattenendo le lacrime.
Gli accarezzo la testa con affetto.
Ho paura, tanta paura.
“Sì tesoro... starai bene!” 
La mia macchina sfreccia veloce, sulla strada bagnata, tra le pozzanghere abbondanti, in quella maledetta serata. 
____
 
Sembro un pazzo per le strade di New York.
Sono nel panico totale.
Tengo d'occhio Shiki, la strada e i continui cartelli stradali che m'indicano la strada più veloce per l'ospedale più vicino.
Cambiare le marce sta diventando un problema, solo perchè il mio dolce neko, continua a stringermi il braccio.
Le sue ferite sanguinano paurosamente.
Guardo di nuovo la strada, e provo distinguere le macchine davanti a me.
Sì, ci provo, perchè tra la pioggia, la strada bagnata e i miei occhi appena lucidi, è tutto un po' complicato.
Sento Shiki tremare, e non solo per il freddo.
Era zuppo, povero piccolo.
Mi fermo al semaforo, e veloce alzo la temperatura del condizionatore.
L'abitacolo dell'auto si riscalda di nuovo.
“Master...” mi chiama debolmente Shiki.
“Sì Shiki, sono qui...” gli sussurro guardandomi intorno alla ricerca dalla strada secondaria da prendere.
“Mi fa tanto male la spalla...” mi confessa versando una lacrima.
Gli accarezzo i capelli:
“Lo so tesoro, lo so...siamo quasi arrivati, sta tranquillo!” gli dico.
Non me ne accorgo. Brucio un semaforo.
“Pace, pagherò la multa!” mi dico fermandomi a quello che distava un paio di metri.
Mi asciugo gli occhi, e sospiro in ansia.
“Master....” mi chiama di nuovo.
Mi volto verso di lui, e gli sfioro il volto.
“Non ti preoccupare per me...non è niente!” cerca di farmi coraggio.
“Master…” mi chiama piano.
“Sì Shiki…” pronuncio agitato.
Mi mostra la mano chiusa.
“E’ vero!” penso.
“Shiki sta tenendo la mano serrata da prima che io arrivassi!” rifletto in ansia.
“Ti fa male?” chiedo subito con timore.
“No…” mi risponde in un soffio.
“Si è rotto…” aggiunge poi.
“Rotto?” penso con paura.
Guardo il suo volto.
E i miei occhi mi tradiscono.
“Gli hanno rotto il braccio.” penso immediatamente con il batticuore.
Guardo di nuovo la sua mano sinistra.
“E’ lo stesso?” penso con dispiacere.
Shiki apre la mano.
“Mi dispiace…” mi mormora.
Nel suo piccolo pugno il suo collare.
Era il collarino rosso che avevamo preso assieme alla fiera.
Il cinturino era spezzato e la piccola fibbia d’oro appena storta.
“Ci vuole davvero tanta violenza per rompere a quel modo un collarino di cuoio.” penso con dispiacere misto ad una “rabbia controllata”.
Una piccola lacrima, sfiora il viso del mio neko.
Mi accosto al suo viso, e con la nocca dell’indice la porta via.
“Non ti preoccupare…possiamo sistemarlo.” gli dico con un timido sorriso.
“Dici davvero, Master?” mi chiede meravigliato.
Annuisco, accarezzandogli il viso.
Non posso fare a meno di notare i lividi che ha sul collo.
Era davvero evidente che avevano provato a strozzarlo.
E anche se non volevano uccidertelo, di certo volevano fargli il più male possibile.
“Ora mettilo in tasca così…non lo perdiamo va bene.” gli dico con pazienza.
“Va bene…Master…” sospira affaticato.
Gli sorrido appena sfiorandogli con affetto la testa.
Ma confesso che ho paura a toccarlo.
E così male ridotto, che temo di potergli fare male a mia volta.
“Ho fatto male a lasciargli andare via!” penso con odio.
“Dovevo ripagarli con la stessa moneta!” rifletto ancora con disprezzo.
Scatta il verde.
Ingrano la marcia e accelero.
Inchiodo di colpo.
“Cazzo!” esclamo nervoso.
Ho appena tamponato la macchina che mi stava di fronte.
“Ma non l'ha visto che era verde, che fa dorme!” mi altero.
Deglutisco.
Il proprietario della macchina grigia davanti a me, scende.
“Shiki, aspetta un attimo, torno subito!” gli dico baciandogli la testa.
Esco dalla macchina, senza chiudere lo sportello.
“Mi dispiace infinitamente!” mi scuso, notando che non era nulla di grave.
Solo un piccolo urto.
“Ma non mi hai visto!” mi aggredisce l'altro.
“Guarda qui...” mi dice indicandomi l'urto.
La pioggia intanto mi aveva ribagnato di nuovo.
“Cos'è ubriaco!” mi dice arrabbiato.
“Mi dispiace....” continuo a tenere il gioco, anche se quell'uomo iniziava ad irritarmi.
“...andavo di fretta!” gli spiego, nella speranza che lasci andar via.
“Ah, andava di fretta...”
“Ora chiamo la polizia, potrà spiegare a loro, il suo andare di fretta!” m’informa prendendo il cellulare in mano.
Se chiamava la polizia, sarebbe stata la fine.
Shiki non stava bene aveva bisogno di cure, e subito.
“No, la prego....” lo supplico.
Afferro il mio blocco note, e ci scrivo in fretta e furia il mio numero di cellulare.
“Per favore...mio figlio sta male...ha bisogno di cure subito...lo sto portando in ospedale...la prego, non tiri in ballo le autorità...ci metteranno troppo tempo ad arrivare!” gli spiego nel panico.
Strappo il pezzetto di carta e glielo consegno:
“Lì sopra c'è il mio nome e il mio numero...potrà chiamarmi dopo, le darò tutti i documenti che le servono e le pagherò il danno, non si preoccupi!” gli dico sincero.
Il tizio guarda attraverso il mio parabrezza.
La luce dell'auto è rimasta accesa, e Shiki è ben visibile.
La mia giacca, gli copre il corpo e buona parte del viso.
I lividi sono poco visibili, grazie a Dio.
Il mio adorabile neko, trema, e si stringe meglio in quella coperta improvvisata.
L'uomo capisce che non gli sto mentendo.
Strappa il mio biglietto:
“Vada, non perda altro tempo!” mi dice, finendo di frantumare il foglietto.
“Suo figlio è più importante di una macchina!” mi dice.
Rimango stupito.
La gentilezza è cosa rara al giorno d'oggi.
Gli sorrido:
“Grazie...grazie mille!” gli esclamo riconoscente.
Risalgo lesto in macchina.
Chiudo la portiera, rimetto in moto, e sorpasso la macchina.
Faccio un cenno di ringraziamento all'uomo, che in tutta risposta mi saluta con un lieve movimento della mano.
Lo vedo risalire in macchina.
Sorrido.
“Master Ryan...” mi chiama confuso il mio neko.
“Shiki...resisti...manca poco ormai!” gli dico 
“Io...non voglio andare...all'ospedale!” mi dice spaventato.
“Shiki...perchè non vuoi andarci...”
“Perchè è il primo posto dove mi cercheranno!” mi spiega.
“Chi?” chiedo sconvolto.
“Quei teppisti...” mi risponde nervoso.
“Ma Shiki ci sono io, con te!” gli dico istantaneamente per fargli forza.
“Per favore Master…”
“Shiki perché hai così tanta paura di loro…?”.
“Non ti toccheranno più se ci sono io con te…”.
“Lo so…ma tu riuscirai a trattenerti…dal fare loro del male..?”
“Trattenermi?” chiedo stupito.
Non sono mai stato una persona violenta.
Non ho mia creduto nella violenza.
Eppure in quel momento Shiki doveva percepire il mio stato di confusione e agitazione.
Il cuore mi batteva forte a causa di più fattori.
Paura e tremenda rabbia.
“ Tu vuoi fare a quei tre lo stesso male che hanno fatto a me…” mi dice angosciato.
“Master…per favore…” mi supplica con un tono di voce che non avevo mai sentito.
Era così delicato e terrorizzato allo stesso tempo.
“Shiki…io…” cerco di spiegarmi ma senza riuscirci.
 “Per favore Master…non voglio metterti nei guai…”
“Guai?” ripeto stranito.
“Di che guai, stai parlando, Shiki?” chiedo preoccupato.
“Non ora Master…ti prego…” mi dice stanco.
“Va bene…non adesso.” gli rispondo.
Gli accarezzo la guancia livida, con tenerezza.
Shiki ha ragione.
Ha ragione su tutto.
Ed è vero…Non è il momento.
Io sono troppo turbato, per affrontare la situazione con lucidità.
Lo copro meglio con la mia giacca.
“Torniamo a casa Master?” mi chiede bisbigliando.
“Sì Shiki…andiamo a casa.” 
Metto la freccia a sinistra.
E faccio rotta verso casa.
Accendo la radio.
Mi devo distrarre.
 
(I’m singing my blues)
Used to the blue tears, blue sorrow
(I’m singing my blues)
The love that I have sent away with the floating clouds, oh oh
Under the same sky, at different places
Because you and I are dangerous
I am leaving you
One letter difference from ‘Nim’
It’s cowardly but I’m hiding because I’m not good enough
Cruel breakup is like the end of the road of love
No words can comfort me
Perhaps my lifetime’s last melodrama
Now its final curtain is coming down
I was born and I met you
And I have loved you to death
My cold heart that has been dyed blue
Even with my eyes closed, I can’t feel you….
 
Il motivo mi è famigliare.
Peccato che non ricordo di che gruppo “stiamo parlando”.
E se Shiki fosse stato sveglio e più lucido, di certo mi avrebbe detto in meno di un secondo, chi erano e da dove venivano gli artisti. 
Lui infondo ama la musica, in questo campo è peggio di me e ha un ottimo orecchio. 
Ma ormai si è addormentato.
Dorme.
E il suo sonno non mi sembra sereno.
Non ha tempo per la musica.
Deve affrontare gli incubi di quella sera.
Incubi che io non posso cacciare via.
____
 
“Siamo arrivati Shiki!” gli dico, afferrando le chiavi di casa dalla tasca.
Shiki fa fatica a camminare, malgrado sia appoggiato a me.
Spalanco la porta. L'aiuto ad entrare.
Butto la spesa sul tavolo. Me ne sarei occupato dopo.
Con passo lento mi avvicino al divano.
“Eccoci!” sussurro aiutando Shiki a stendersi.
Gli tolgo la sua giacca bagnata, e la getta vicino al tavolo.
Gli lascio la mia un po’ più lunga sulle spalle.
Apro il plaid posto ai suoi piedi, e lo copro con attenzione.
Mi accovaccio vicino a lui:
“Shiki...” lo chiamo con affetto.
Lui apre gli occhi contro voglia.
“Sì Master...” risponde piano guardandomi.
Lo vedo sorridere.
“Che c'è di così buffo?” gli chiedo un po' più tranquillo.
“Siete tutto bagnato!” mi dice con un altro risolino.
Improvviso un sorrido, cercando di dargli un po' di entusiasmo:
“Anche tu Shiki...” gli dico provando ad aggiungere un che di divertente.
“Niente Sushi bar?” mi chiede stanco.
Ci penso un attimo.
“Ma certo che sì.” affermo serio.
Mi alzo:
“Riposa un po'.” gli dico accarezzandogli i capelli.
Mi avvicino al tavolo e svuoto la busta.
Sistemo il riso assieme alla pasta, e tutto il resto in frigo.
Frugo nella tasca della giacca del mio piccolo.
Prendo il portafogli di Shiki e lo controllo.
C'era tutto, compreso il resto e lo scontrino.
“Che cosa stava succedendo, allora?” mi domando stranito.
Entro nuovamente nel panico.
I miei occhi si allagano di nuovo.
Prendo il cellulare e velocemente compongo il numero.
“Pronto!” mi sento rispondere.
“Alex...” chiamo disperato.
“Ryan...che succede?” mi domanda subito mio fratello preoccupato.
“Stai bene?” aggiunge subito.
Espiro col naso, cercando di calmarmi.
“Ho bisogno d'aiuto.” gli dico rapido.
 
 
Note dell’autrice:
S-salve! *Dice sbucando pian piano da dietro la porta*.
Allora quanti di voi sono qui oggi, per reclamare la mia pelle?
Beh, però non è giusto, io vi avevo avvertito, vi avevo detto di tenervi forte e che finalmente la verità sarebbe venuta a galla, e poi se vi dico tutto da subito, addio suspense. :P
Insomma adesso, a parte l’odio che provate per me, come vi sembra il capitoli?
Da una scala da 1 a 10, quanta ansia avete in corpo?
Tranquilli, non posso effettivamente dire “Peggio di così, non può andare”, ma v’informo che nel prossimo capitolo ci saranno novità ancora più sconcertanti.
 
Grazie mille per tutto. :)
Bacio ^3^
Chris.
 
 
Spiegazioni: 
-La prima parte: Avete presente “La quiete dopo la tempesta”? Beh, in questo caso il momento calmo e pieno di risate e d’affetto, è prima dell’orrenda bufera. Volevo mettere, quasi a confronto le parti contraddittorie che ci sono in questo capitolo.
-Jane: Qui fa la sua prima “apparizione”. Lei è una dolce ragazza, ancora studentessa all’università. E’ la più piccola del gruppetto dei due fratelli. :)
-“Dolce serata piccola!”: Solo Ryan la saluta a quel modo. E’ una cosa tenera tra i due, e fa un leggero riferimento al fatto che lei è una pasticcera.
- I cannoli siciliani: Shiki ha la mia stessa passione. ;)
- Inizia a piovere: Qui in verità la cosa deve essere a doppio senso, la prima che realmente il tempo si tradisce e inizia a gocciolare, la seconda, è che Shiki, sotto i colpi di quelli infame, inizia a piangere sommessamente. Insomma le lacrime del piccolo, si confondono con quelle del cielo.
Figura quasi poetica che volevo sottolineare, ecco perché è racchiusa tra due spazi bianchi, ed è in grassetto.
-Ryan: Qui vediamo le due personalità di Ryan. La prima la preoccupazione nei confronti di Shiki, la seconda la rabbia e l’odio totale che prova nei confronti di quei quattro teppisti.
Sì, se fosse rimasto solo con loro, e Shiki non aveva subito troppi danni, non so con precisione che fine avrebbe fatto “la cerchia” più alta della band.
-Braccio rotto: Tenete in mente questa affermazione, vi servirà più avanti.
- I’m singing my blues: In verità questa canzone doveva essere riportata in coreano, ma la versione inglese, è più facile da comprendere. Ho aggiunto questa canzone, primo perché è stata il mio tormento durante la settimana/mese in cui stavo scrivendo questo capitolo, secondo perché mi sembrava adatta, al momento.
Per chi fosse interessato la canzone è dei “Big Bang”, e s’intitola “Blue”.
  
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