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Autore: Gelidha Oleron    22/11/2012    1 recensioni
Ventitré come i miei anni.
Ventitré come le stagioni in cui ero stato lontano dalla mia Sophie.
Ventitré come i passi che feci per raggiungere l'indegno.
Ventitré come i secondi che mi separavano dalla morte.
(CP9: KAKU.)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaku
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Shinoka non era un posto tranquillo: la popolazione viveva in condizioni misere, mentre i pochi nobili che governavano il regno si crogiolavano nel lusso e nelle ricchezze. Era detta, per questo la 'Terra del Contrasto', dove da un lato spiccavano la povertà e la disperazione, e da un altro lo sfarzo sfrenato.

Non appena sbarcammo, Corgi ci disse che il nostro compito consisteva nel neutralizzare qualsiasi minaccia all'incontro tra San Roswald e San Jalmack.

"Mi aspetto che facciate un ottimo lavoro" ci avvertì con tono quasi minaccioso.

"Sasasasa! Senz'altro, capo!" rispose un tipo dai capelli bianchi e dalla risata strana.

Quando fummo in servizio, mi spiegò che si chiamava Wanze e che gli era stato offerto di entrare nella CP7 per un colpo di fortuna "Io sono un cuoco, in verità. Pratico il ramen kenpo! Sasasasa!"

Scossi la testa. Quello doveva avere qualche rotella fuori posto.

Tutti i membri della Cipher Pol si erano posizionati agli estremi del palazzo reale dove sarebbe avvenuto il grande incontro: non avrebbero potuto mangiare, andare in bagno o fare altro durante tutta la giornata.

E così sarebbe stato, se non fosse stato per i continui bisogni di Wanze: il cuoco si trovava proprio all'estremo poco distante dal mio, di conseguenza potevo sentire benissimo le sue interminabili lamentele.

"Sasasasa, mi scappa proprio! Dove potrei...sasasa, adesso ho anche sete!"

Alzai gli occhi al cielo "Riesci a controllarti per un istante, dannazione? Siamo qui per sorvegliare il palazzo!"

Prendevo il mio nuovo lavoro molto sul serio. Ero deciso a dimostrare quanto valevo, se non al mondo intero, almeno al mio capo. 

Il pomeriggio fu interminabile, scandito dalle solite chiacchiere del cuoco matto e dai raggi del sole cocente. 

"Sicuro di non avere fame? Ho della farina in tasca, potrei impastarla nella mia bocca e poi far uscire il ramen dalle narici, così..."

Cercai di reprimere un moto di disgusto "Sto bene così, Wanze, ti ringrazio"

Ma quando calò la notte, qualcosa sembrò muoversi nell'oscurità: un'ombra, un fruscio, un impercettibile movimento felino. Wanze sbadigliò, sostenendo che fosse solo la nostra immaginazione che 'fa brutti scherzi a quest'ora, sasasasa!'.

Ma io non mi lasciai ingannare: conoscendo le tensioni esistenti sull'isola, si sarebbe anche potuto trattare di un'imboscata bell'e buona. 

I movimenti sospetti andarono avanti per diversi minuti, finché alle nove in punto non si udì una voce possente tuonare "DIO SALVI LA NOBILTA'!" seguita da un "Sììì!!!" d'incoraggiamento da parte della massa nascosta.

Prima che potessimo metterli a fuoco nel buio, i ribelli stavano già avanzando verso noi, armati e senza pietà "A MORTE SAN JALMACK!" era il loro grido d'attacco.

Non persi tempo: tirai fuori le armi di cui ci aveva provvisti Corgi e presi a corrergli incontro, sotto le urla spaventate di Wanze "Cosa fai, ragazzino? Sono tantissimi!" urla che presto seminai, lanciando fendenti a destra e a sinistra senza nemmeno vedere chi colpivo.

Che fortuna, pensavo tra me e me, non aspettavo altro che un'occasione come questa per mostrare chi sono veramente...

Improvvisamente, un uomo armato di spada si scagliò contro di me "Shiganma mi bastò perforargli la spalla destra per scrollarmelo di dosso in quattro e quattr'otto.

Nel caos, mi accorsi della presenza di altri membri della CP7 "Ragazzi!" cercai inutilmente di chiamarli "Che qualcuno avvisi San Roswald!" 

"A MORTE IL GOVERNO MONDIALE!" un altro avversario si accanì su di me, ma con scarsi risultati "Tekkai"

E andai avanti con la repressione, fermando prima un rivoltoso "Soru", poi un altro "Shigan", non mi risparmiai e continuai a colpirli senza pietà, smanioso di voler dimostrare chissà cosa.

Non vedevo più nessun membro della Cipher Pol accanto a me e in men che non si dica mi ritrovai solo contro tutti a difendere il palazzo con le unghie e con i denti.

"Fatti da parte, ragazzino! Qui non abbiamo bisogno di eroi!"

"Questo lo dite voi" sorrisi beffardo e, con una velocità inaudita, affondai nuovamente le dita nei loro corpi fragili, scaraventandone a terra più di una decina.

Che razza d'incompetenti, ripensai ai miei presunti colleghi che se l'erano data a gambe levate di fronte alla minaccia. 

Come poteva essere possibile una cosa del genere? Dov'era andata a finire la professionalità?

Ma nell'istante stesso in cui formulai questi pensieri, mi furono accanto Corgi e un altro uomo di media statura che portava una maschera sulla metà destra del viso "Ottimo lavoro, Kaku" si complimentò il mio capo "Ma adesso torna dentro: qui ci pensa la CP9"

"La...cosa?" provai a chiedere, ma la mia domanda fu sovrastata dalle urla dei ribelli che adesso si erano fatte più acute, strazianti, come se qualcuno gli stesse lacerando l'anima.

Voltai lo sguardo stanco in direzione del tumulto e ciò che vidi mi lasciò senza parole: sei persone vestite di nero erano intente a darle di santa ragione a qualsiasi vittima gli capitasse a tiro, spesso in modo tanto veloce da non essere neppure visibili. Sgranai gli occhi.

"Abbiamo sottovalutato la situazione, ma adesso se ne occuperanno loro" mi spiegò Corgi, costatando che ero ancora lì impalato "Kaku, sei stato bravo. Ma ora basta, torna dentro" insistette, ma il suo tono sembrava quello di uno che ha appena ricevuto una delusione da parte dei suoi sottoposti.

Mi girai a fissare le sue pupille con aria sorpresa, mentre uno strano sapore ferreo m'invadeva la bocca. I lineamenti del suo volto divennero tutt'a un tratto sbiaditi. Persi i sensi.

 

 

 

"Sta muovendo la testa, sasasasa!"

Aprii gli occhi lentamente "Cosa...?" una sagoma indistinta era proprio davanti alla mia vista offuscata "Dove...sono?"

"Sei con me, ragazzino! Sasasasa!"

La mia testa sembrava straordinariamente pesante, ma dopo un lieve sforzo riuscii a distinguere il volto che mi stava di fronte "Wanze..." mormorai debolmente, accorgendomi della profonda ferita sanguinante che aveva all'altezza della fronte "Come hai...come te la sei procurata?" pareva davvero seria e, considerando il suo sguardo stanco, si sarebbe detto che aveva combattuto fino allo stremo.

"Questa?" si portò le mani sul taglio, urlando dal dolore "Sasasasa, non è niente! Dovresti pensare piuttosto alle tue azioni avventate, ragazzino!"

Provai ad alzarmi, ma un forte capogiro mi costrinse a restare seduto. Mi guardai attorno: a giudicare dai motivi floreali che decoravano le pareti, avrei detto che ci trovavamo nel palazzo di San Jalmack.

"Wanze...dove sono gli altri?" 

Prima che il cuoco potesse rispondermi, si aprì una porta da cui entrarono Corgi e l'uomo mascherato che avevo visto poco prima "Ti sei ripreso, Kaku?" mi chiese il capo della CP7 "Seguici"

L'osservai confuso, ma poi feci come aveva detto nonostante la stanchezza fisica: con grande stupore da parte di Wanze, mi lasciai guidare in una stanza adiacente a quella in cui ci trovavamo, all'interno della quale vi erano i sei massacratori che avevo visto combattere prima contro i ribelli.

Mi squadrarono da capo a piedi e io feci altrettanto: riconobbi immediatamente Rob Lucci; accanto a lui c'era una donna dai capelli biondi magra e slanciata; poi figurava un tipo dalla pelle scura e dall'aria minacciosa; un'altra creatura strana con una cerniera al posto della bocca; un uomo con due corna per capelli; e infine un tizio strano dai capelli lunghi.

"E così sarebbe questo il 'grande eroe'?" fece l'uomo dalla carnagione bruna con tono derisorio, mettendo particolare enfasi sulle ultime due parole "A me non sembra tanto speciale...fa fatica persino a mantenersi in piedi" aggiunse velenoso.

"Capita a tutti, al primo scontro" mi difese il tizio cornuto.

"Già" si trovò d'accordo Corgi "Devo ricordarti di quando sei svenuto tra le braccia di Akainu a Marineford, Jabura?"

Il tipo che aveva parlato arrossì all'istante, mentre io gli rivolgevo uno sguardo stranito, ma poi il suo capo m'impedì qualsiasi tentativo di risposta "Allora, tu devi essere Kaku" ammiccò "Io sono Spandam, capo della Cipher Pol 9" si aprì in un largo sorriso di presunzione.

"La Cipher Pol 9?" chiesi con scatto piuttosto naturale "Ero convinto che la sua esistenza fosse solo una leggenda"

La bionda soffocò un risolino "Che bambino ingenuo"

"Beh, in effetti nessuno ne è a conoscenza a parte pochi eletti" confermò Spandam con soddisfazione "E' proprio questo che permette alla CP9 di svolgere missioni in modo assolutamente impeccabile" si strofinò le mani con fare lugubre.

"Che fine hanno fatto tutte quelle persone arrabbiate?" ancora una volta, la mia domanda istintiva suscitò parecchia ilarità.

"Ovvio: li abbiamo battuti, no?" s'intromise la creatura con la cerniera "Messi al tappeto, neutralizzati, resi inoffensivi, chapapa!"

"Oi oi, in questo modo San Jalmack ha potuto beneficiare della visita di San Roswald senza intoppi!" ci tenne a precisare un altro.

Scossi la testa "Sì, ma...io cosa c'entro con tutto questo?"

L'idea di una promozione non mi aveva neanche lontanamente sfiorato: personalmente, credevo di aver fatto soltanto il mio lavoro e aver eseguito gli ordini del capo.

Eppure, cogliendomi completamente di sorpresa, Spandam mi volle nella sua squadra (con grande rammarico da parte di Corgi, il quale l'aveva rimproverato di 'rubare sempre i suoi uomini migliori'): il mio nuovo capo mi presentò ai membri della CP9, che poi scoprii chiamarsi Califa, Jabura, Kumadori, Fukuro, Blueno e, ovviamente, Lucci "Quelle Rokushiki..." sussurrò non appena mi fu vicino, riferendosi alle tecniche che avevo usato in combattimento davanti al palazzo "Roba da niente" sentenziò sdegnoso, mettendo in chiaro il fatto che per lui non valevo quanto credevano gli altri.

Rob Lucci aveva una personalità misteriosa: ero sicuro che non si fosse dimenticato di me, eppure ci teneva a trattarmi come l'ultima ruota del carro, nonostante i miei interminabili sforzi per cercare di eguagliare almeno in parte la sua potenza, e nonostante gli avvenimenti di quella sera.

Sospirai. Il suo messaggio era chiaro, ma in fin dei conti ormai ero dentro.

"Ciao, Wanze" lo salutai calorosamente "E' stato un piacere averti conosciuto" sorrisi "E rimettiti presto"

Stranamente, mi ero ritrovato ad affezionarmi a quel cuoco matto che mi era stato accanto durante quella lunga giornata: anche qualche anno dopo, non mancavo mai di andare a salutarlo appena avevo un po' di tempo...

 

 

 

 

 

 

 

"Avanti, sparagli"

Mi voltai verso Lucci sgranando gli occhi e impallidendo.

"Che c'è?" inarcò le sopracciglia "Provi pietà per un lurido schiavo?"

Concentrai di nuovo il mio sguardo in quello del vecchio spaventato che mi stava di fronte: era inginocchiato, ammanettato, terrorizzato e sembrava che da un momento all'altro gli sarebbe venuto un attacco di cuore.

La pistola che reggevo nella mano destra non smetteva di tremare e il sudore che m'imperlava la fronte non si decideva ad asciugarsi: davanti alla morte siamo tutti uguali.

"Coraggio" m'incitò ancora e mi prese la mano "Così...proprio in mezzo agli occhi"

La sua pelle era fredda e ruvida e avrei giurato di vedere una scintilla di eccitazione nei suoi occhi perversi e iniettati di sangue.

Allora tornai a guardare la vittima, mentre abbassava lo sguardo bagnato e si mordeva le labbra, disperato. Mi misi nei suoi panni, sperai che si trattasse di un malvivente o, in qualunque caso, di una persona cattiva: fu un istante intenso...ma non sparai.

Rob Lucci sbuffò e fece per allontanarsi "Giusto perché tu lo sappia: non sei tanto speciale come credi, ragazzino..."

Insomma, togliere la vita ad una persona...sporcarsi le mani...diventare un assassino...era proprio questo ciò che volevo?

"Non meriti di far parte della CP9"  le sue parole arrivarono taglienti alle mie orecchie, crudeli e spietatamente veritiere.

Fu per questo motivo che, nel momento ovattato e silenzioso che mi si era creato attorno, strinsi gli occhi e premetti il grilletto in un impeto di rabbia.

Lo sparo m'invase i timpani e prese a rimbombarmi nella testa come il senso di colpa, ma Rob Lucci si voltò soddisfatto e sfoderò un sorriso sghembo.

Non ebbi il coraggio di guardare il cadavere, ma sapevo per certo che ormai era fatta: ero diventato anch'io un mostro.

Quell'iniziazione non la dimenticherò mai: butta a terra la pistola ancora fumante, voltati indietro e corri, corri più forte che puoi verso il tuo dormitorio con le risate sadiche di Lucci che t'inseguono. Chiudi la porta a chiave, fai lunghi respiri profondi e poi accendi una candela per ammirare una vecchia foto.

Ma le mie dita erano impaurite al suo contatto, le mie ginocchia quasi cedevano...

Sophie...non guardare ciò che sono diventato, ti prego. Non soffermarti sulla mia identità spappolata e sulle mie buone intenzioni ridotte in macerie. In cuor mio, so che tutto questo non è giusto eppure qualcosa mi motiva ad andare avanti, sempre più avanti, sentendo che il mio dovere non è ancora compiuto. 

Sarò per i criminali il terrore, il tremare delle loro mani e il sudare delle loro fronti preoccupate, non mi darò pace finché non avranno la punizione che meritano, perché la giustizia trionferà, ne sono certo.

Questo, amore mio, lo devo alla brava gente.

 

 

...poi, lentamente, la foto brucia. ©

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sto riempendo questa storia di emotività! Spero non risulti troppo una lagna xD

Ebbene, come già detto nel capitolo precedente, Kaku riesce ad entrare nella CP7: ve lo ricordate Wanze, il cuoco matto? E’ un membro della CP7 che appare solo una volta (sul treno per Enies Lobby) ma che mi sta molto simpatico, quindi sono stata contenta di inserirlo.

Finalmente adesso il protagonista è riuscito a passare al livello successivo, e quindi ad entrare nella famigerata CP9.

Questo capitolo è stato scritto sulle note di “Trying your luck” degli Strokes <3

 

 

 

 

 

 

  
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