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Autore: haroldsjulietx    22/11/2012    1 recensioni
Jade era una ragazza molto ribelle, che viveva a Londra.
Aveva soltanto diciassette anni, era giovane, ma aveva un passato segnato dalla morte della madre e dall'alcolismo e dall'abbandono del padre.
Quando tutto sembrava spento, qualcosa, o meglio, qualcuno entra improvvisamente nella sua vita. Riuscirà, questo qualcuno, a renderla finalmente felice, togliendola dalla cattiva strada?
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Don’t try to make me stay
Or ask if I’m okay
I don’t have the answer
Don’t make me stay the night
Or ask if I’m alright
I don’t have the answers.



Qualcosa di fastidioso le ronzava intorno. Fuori dalla finestra il chiasso era assurdo.
Possibile che non si possa riposare nemmeno il sabato?
Era snervante, quell'inutile insetto continuava a ronzarle nelle orecchie, mentre gente molto maleducata, continuava a far rumore.
La povera ragazza, esasperata, decide di alzarsi dal letto. Era sabato, aveva la giornata libera. Solitamente, durante la settimana, le regole stabilivano che:

- Si poteva uscire il pomeriggio, dalle 15.00 fino alle 20.30.
- Si potevano invitare amici, parenti e conoscenti per qualsiasi visita, dalle ore 16.00 alle ore 18.30.
- I maggiorenni, potevano uscire anche senza avvisare, rispettando comunque il regolamento. I minorenni, erano tenuti ad avvertire lo psicologo o i dottori del loro piano.
- Il sabato, potevano uscire dalle 11.00 alle 21.00 e la domenica, era giornata di riposo. Chi voleva, poteva andare in chiesa per assistere alla messa delle 10.00, gli altri potevano invitare i parenti, o andare a pranzare dalle rispettive famiglie.
Alle 20.30, c'era il coprifuoco.

La ragazza si affaccia alla finestra ancora assonnata e dopo aver dato un'occhiata a ciò che succedeva di sotto, chiude la tenda bruscamente.
Stavano eseguendo dei lavori nel cortile dell'edificio, si preoccupavano di piantare gli ulivi, piuttosto che pulire i servizi igienici.
Ridicoli.
Sbadiglia più volte, presa da un improvviso attacco di sonno. Scuote la testa, cercando di non cedere alla tentazione di buttarsi sul letto, tra le coperte calde e rimanerci fino alle 12.00.
Si chiude in bagno, decisa a sistemarsi. Entra nella doccia molto lentamente, spogliandosi di tutti i vestiti, gettandoli nella cesta dei panni sporchi.
Apre il getto d'acqua, che ovviamente, esce congelata. Le scappa un - "cazzo" - dalle labbra, mentre tenta di sistemare la manovella della temperatura.
Dopo meno di un minuto, l'acqua raggiunge la giusta temperatura, così inizia a lavarsi.
Inizia dal corpo, finendo per insaponare accuratamente i lunghi capelli per ben due volte. Dopo averli sciacquati per bene, li ammorbidisce con un balsamo allisciante, in modo da poter riuscire a pettinarseli tranquillamente, una volta uscita dalla doccia.
Un'ultimo minuto sotto quel getto paradisiaco ed esce. Si avvolge velocemente nel suo amatissimo accappatoio di spugna bianco, dopo aver strizzato energicamente i capelli.
Avvolge questi ultimi in un asciugamano abbastanza grande, iniziando ad asciugarsi.
Esce rapidamente da quel piccolo bagno, correndo a piedi scalzi sul pavimento freddissimo, rischiando di scivolare e sbattere la testa contro qualche spigolo.
Si ritrova inginocchiata a terra, tremando dal freddo, in cerca di biancheria intima da indossare. Tira fuori dal cassetto un paio di mutandine nere, abbinate involontariamente, al reggiseno nero a pois bianchi.
Torna in bagno, indossa velocemente quei leggeri indumenti ed inizia ad asciugarsi i capelli.
Le cadevano morbidi sulle spalle, prendendo una strana piega. Solitamente, erano lisci, quel giorno sembravano quasi mossi.
Sorride, annuendo prontamente al suo riflesso nello specchio, poi, torna a guardarsi con aria stanca e severa.
Afferra la trousse, si riempie il viso di fondotinta, un po' di blush color pesca sulle guance, un velo di ombretto blu ed era pronta.
Sistema distrattamente gli asciugamani nel cestino dei panni sporchi, non curandosi del fatto di aver fatto cadere tutti i trucchi a terra, tanto ci avrebbero pensato gli altri a sistemarli per lei.
Torna ad affacciarsi alla finestra, avevano terminato finalmente i lavori, niente più rumori molesti sotto la sua finestra.
Si dirige a passo lento verso l'armadio, che apre con una botta secca, rompendolo quasi.
Dopo un'accurata ricerca, aveva deciso di indossare un paio di jeans molto stretti, un maglioncino blu largo, con ai piedi le sue amate converse bianche.
Era una drogata, okay, ma sapeva come curarsi. E amava farlo.
Afferra al volo il telefono, lo infila in tasca ed esce, finalmente, da quell'inferno di stanza.
- Sto uscendo, Rob. Ciao. - Urla, prima di correre verso la porta d'ingresso, per poi spalancarla del tutto, lasciandosi le urla delle psicologhe preoccupate della salute degli altri pazienti, alle spalle.
I suoi occhi, oltre a perdersi nel verde del giardino, incontrano anche molte ragazze che aveva visto girare in quel centro. A pensarci bene, quel verde era.. familiare, quasi.
Il verde le metteva allegria, le piaceva il verde. Da quando? Da quando aveva incontrato due occhi color smeraldo, che la squadravano, curiosi.
Si sentiva quasi elettrica, quando pensava a quel ragazzo. Chissà se l'avrebbe mai più rivisto..
Probabilmente no, ma qualcosa che sentiamo nostra dal primo momento in cui la vediamo, non sparisce mai definitivamente.
Camminava per le vie di Londra, con il telefono in tasca, lo sguardo basso e le mani in tasca. Assomigliava ad un maschio, tranne per l'aspetto fisico. Al college, quando ancora lo frequentava, non c'era stato un ragazzo che non aveva provato a portarsela a letto.
Attraeva i soggetti del sesso opposto, ma mai nessuno era stato capace di attirare la sua attenzione sul serio. Nessuno, tranne.. Harry.
Si stava dirigendo a passo molto svelto, all'interno di un vicolo molto diffamato, nei pressi della stazione metropolitana di Earls Court.
- Jade, sei tu? - Una voce maschile alle sue spalle, la sorprende totalmente.
La mora si volta immediatamente, incontrando gli occhi color nocciola del suo unico amico.
- Cazzo, Paul! - Corre tra le braccia di quest'ultimo, stringendosi il più possibile al suo petto.
Paul era un suo vecchio amico, diciamo che le passava l'erba e l'acool, di nascosto dagli adulti impiccioni, da circa.. tre o quattro anni.
Il suo fisico era uno dei più belli che Jade avesse mai visto. Era alto, molto alto e muscoloso. Aveva i capelli quasi neri e due occhi castano chiaro molto espressivi.
- Come stai, piccola? - Le piaceva essere la sua piccola, la faceva sentire bene, anche solo per qualche istante.
Odiava i rapporti umani, ma con Paul c'era complicità, gli voleva bene, quando non la usava per i suoi porci comodi.
- Una merda, gli sbirri mi hanno beccato mentre.. sì, insomma, fumavo e hanno avvertito quel cazzo di centro, quindi ora mi trattano ancora peggio. Sono severi come dei tedeschi, cazzo. -
- Che..c'entrano i tedeschi in tutto questo? - Il moro scoppia a ridere, sciogliendo velocemente l'abbraccio.
- Non lo so, mi è venuto in mente Hitler, perciò li ho messi in mezzo. - Jade sorride, era un sorriso di quelli che utilizzava per prendere in giro le persone, perchè in realtà, non era per niente felice.
- Mh, come dici tu. Comunque ho la.. roba, se ti interessa. -
- Paul, io non me la sento di venire di nuovo a letto con te, ecco.. Se vuoi, mi dai uno spinello, altrimenti.. Non mi interessa. -
- Oh, piccola e dolce Jade, hai paura per caso? - Il suo sguardo era passato da divertito, a incazzato.
- Di te? Non ho paura. Solo, non ho voglia di essere la tua puttana. -
- Ma, piccola.. Tu non sei una puttana. Io ti voglio seriamente.. -
- E allora, dimmi, perchè non ti sei mai deciso a fare le cose sul serio? Mi vuoi, dici di volermi e poi ti porti a letto tremila ragazze. Non è così che dimostri l'interesse verso di me. E comunque, non mi interessa. Te l'ho detto, non verrò più a letto con te. Almeno, non oggi. E se lo farò, beh.. Sarà solo sesso. -
Il ragazzo stringe i pugni, serrando le labbra. Sibila un lieve 'okay', lasciando tra le mani della ragazza una canna, per poi sparire dietro l'angolo.
Jade, impaziente, accende quella piccola dose di piacere puro, iniziando a fumarla velocemente.. Non voleva essere scoperta nuovamente.
Dopo averla finita, si accascia a terra perdendo i sensi, sfinita.


Ciao principese!
Ed eccoci qui col secondo capitolo.
Non ho ancora ricevuto nessuna recensione, quindi, spero di riceverne qualcuna qui sotto. çç
E beh, se volete sapere come continua.. recensite, mi farebbe piacere.
Ci vediamo al prossimo, baci. xx
  
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