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Autore: Dryas    22/11/2012    3 recensioni
L’odio, la vendetta, i pugni stretti nell’oscurità. Sentimenti che hanno avvolto l’anima e il cuore di Neji Hyuga, diventando la sua ragione di vita. Un’ingiusta condanna, un’esistenza negata, un isolamento forzato, in attesa di ottenere la sua rivincita. E tutto sarebbe andato secondo i suoi piani se non fosse stato per una sconosciuta ninja di Konoha, la senza cognome Tenten. La sua indesiderata presenza, la sua incosciente fiducia, le sue paure riuscirono a riaprire ferite così profonde che Neji pensava di aver messo al sicuro, lontano dallo sguardo di tutti.
Una difficile battaglia tra amore e odio, tra vita e morte. Chi vincerà?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga, Rock Lee, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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VENTICINQUESIMO CAPITOLO

 -Decisioni-







Quando il mattino dopo Rock Lee scese in cucina per prepararsi la colazione passò davanti alla porta del seminterrato e la trovò aperta. Era più attirato dall’andare a mettere qualcosa sotto i denti che dall’incontrare Neji di prima mattina, ma il suo senso del dovere ebbe la meglio.
Sospirò.
Dopotutto poteva anche esserci qualcosa che non andava. Animato da quel sospetto ritrovò un po’ di grinta e cercando di far più silenzio possibile cominciò a scendere le scale.
-E’ questa la verità?- sentì domandare e immediatamente riconobbe la voce di Tenten.
Compì gli ultimi due passi rapidamente per poter vedere con i suoi occhi cosa stesse succedendo. Con sorpresa vide la compagna di squadra conversare con Neji.
-Come sospettavo- disse con tono amareggiato lei.
-Vattene ora- le disse Neji con il solito tono stizzito -hai avuto quel volevi, no? Ora lasciami in pace-
Tenten, però, esitò. Sembrava non volersene andare e ciò insospettì ancor più Rock Lee che già non poteva credere che Neji avesse anche solo accettato di aprir bocca. Il fatto che nessuno dei due sembrasse completamente estraneo all’altro era decisamente preoccupante.
-Perché non mi hai uccisa?- chiese la ragazza con timore.
-Posso sempre rimediare- fu la brutale risposta e Rock Lee fu sul punto di intervenire se non fosse stato per Tenten.
-Sono seria, Neji- gli disse con familiarità -anche se sono terrorizzata solo all’idea, non posso non pensare che sia strano che tu non l’abbia fatto. Per lo meno sulla base di quello che so di te-
-Perché sarebbe stato uno spreco di tempo sporcarsi le mani per una nullità come te- rispose con rabbia -e ora vattene o il tuo amico laggiù sverrà per lo spavento-
Tenten si voltò e poco dopo vide uscire dall’oscurità Rock Lee. Con aria preoccupata e addolorata lo guardò avvicinarsi a lei.
-Rock Lee … - cercò di parlare, ma il fiato le morì in gola: il suo obbiettivo era Neji.
-Toccala solo con un dito- gli disse con una cattiveria che non aveva mai sentito provenire da lui -e morirai prima del previsto-
Neji sorrise divertito e si mise in piedi. Raggiunse il suo avversario alle sbarre, portandosi a una distanza di pochi centimetri. Solo in quel momento Tenten notò la sua corporatura più massiccia e la sua altezza che superava quella già notevole di Lee. Sembrava fatto apposta per combattare.
-Non ti preoccupare- gli disse con sarcasmo -nell’elenco vieni prima tu di lei-
Rock Lee lo guardò con disprezzo, ma non aggiunse altro. Si girò, allontanandosi e afferrando Tenten per un polso. Voleva andarsene e non aver più nulla a che fare con quello che un tempo era stato il suo compagno di squadra. Ora era soltanto un mostro.
Una volta lasciato il sotterraneo si fermò e prese Tenten per le spalle, deciso a conoscere ogni singola parola che si erano scambiati.
-Che diavolo ci facevi da lui?- le chiese con concitazione.
Tenten mise la mano in tasca ed estrasse un foglio di carta stropicciato.
-Questo era nel mio cappotto quando mi hanno trovata- gli disse, consegnandoglielo.
Lee lesse le poche e appena abbozzate parole: “torna da Neji, fidati”. Stupito tornò a guardare la ragazza.
-E’ la mia scrittura, non ho alcun dubbio- continuò lei -e volevo spiegazioni. Ora so perché solo a sentire la parola Hyuga mi sento male-
-Che cosa ti ha fatto?- domandò con apprensione.
-Mi ha tenuta prigioniera- rispose -per aiutarlo a liberarlo da questo posto, ma non sono stata in grado di farlo e mi ha cacciata via, cancellandomi la memoria. Anche tu e Gai siete stati qui, per poco meno di un giorno, ed esattamente come me non ricordate nulla-
-Ora ricordi quindi?-
-No- disse con un sospiro -ma ha saputo spiegarmi come mi sono ferita al fianco: è stato lui, lanciandomi contro una finestra-
-E’ assurdo- le disse e la prese tra le braccia, stringendola -avrei dovuto esserci, avrei dovuto proteggerti-
-Non dire così Lee- le rispose, appoggiandosi al suo petto. Tenten chiuse gli occhi, finalmente si era tolta quel peso, finalmente aveva detto a Lee la verità. Ora poteva contare su di lui -non è colpa tua, non è colpa di nessuno-
-E’ colpa di Neji sicuramente- la corresse lui -come ho fatto anche solo a pensare che potesse essere innocente. È un mostro, un … -
-C’è un perché a tutto- lo fermò lei guardandolo negli occhi -io non do la colpa a lui, perché se Neji è diventato quello che è c’è un motivo-
-Hiashi- affermò Lee.
-Non mi fido di lui, anzi, ti dirò che mi fa più paura di Neji- spiegò -quindi non dirgli nulla. Non è necessario che lo sappia-
-Sono d’accordo- disse sorridendole -ma ora andiamo a mangiare, sto morendo di fame-
Nonostante entrambi si sforzassero di apparire spontanei e allegri i momenti di silenzio erano troppo numerosi rispetto al normale e solo l’arrivo di Gai riportò un po’ di movimento.
Appena entrato in cucina abbracciò entrambi i suoi allievi e improvvisò un solenne discorso sulla forza d’animo e sull’appoggio che una squadra può offrire ai suoi componenti. Non era difficile percepirne il messaggio nascosto, l’incoraggiamento per quei due faticosissimi giorni che li aspettavano.
Come suo solito Tenten cominciò a criticare il suo esagerato sentimentalismo, scatenando il quotidiano battibecco sulla giovinezza e sull’espressione spassionata dei propri sentimenti. Era una sfida impari, Rock Lee e Gai contro di lei, ma non si era ancora decisa ad arrendersi. In quel momento più che mai si rese conto di quanto fu utile per far assaporare a tutti e tre un po’ di normalità.
Il clima rimase sciolto fin quando Hiashi fece loro l’onore di unirsi a colazione. Non bevve che del caffè e non sfiorò nemmeno con un dito le provviste che si erano portati di Konoha. In breve fu pronto a mettersi al lavoro ed era scontato che anche loro lo fossero. Con la sua solita aria solenne e impettita li invitò a scendere dal prigioniero.
-Che inquietante riunione di famiglia- commentò sarcastico Neji, ma nessuno gli prestò ascolto, offuscato dalla imponente figura di Hiashi che si posizionò di fronte a lui dandogli le spalle.
-Vorrei chiudere in fretta questa faccenda- esordì con serietà rivolgendosi all‘intero team -quindi, se non vi dispiace, propongo di giudicare subito Neji Hyuga. Sapete bene in quale penosa situazione mi trovo e stare qui mi fa tornare in mente vecchi ricordi-
Tra i presenti calò il silenzio.
-Intende anticipare la condanna?- chiese Lee.
-E’ esattamente quello che ho detto- rispose l’altro -Hinata mi ritorna in mente ogni volta che lo guardo, è insopportabile-
Dalle sue spalle provenne una piccola risata, che stonò con la tensione che si era creata. Neji, come suo solito, non perdeva occasione per far sentire il proprio disprezzo verso Hiashi.
Gli altri, però, erano troppo impegnati a prendere una decisione per ridere.
Rock Lee lottava con se stesso, lottava tra la sua nuova convinzione che Neji non fosse nient’altro che un mostro e la vecchia radicata idea che in fondo anche lui avesse un cuore.
Gai era semplicemente impietrito. Aveva cercato di prepararsi, di concentrarsi e di affrontare la situazione come un perfetto ninja. Ma non riusciva proprio ad essere solo professionale: con quel ragazzo aveva avuto un legame e sentiva che non era ancora del tutto spezzato. Dopotutto era anche colpa sua: come maestro non era stato in grado di insegnargli i giusti valori. Aveva fallito.
Tenten, invece, cercò subito gli occhi di Neji, ma lui non la guardava.
-Ucciderlo … oggi?- domandò con un filo di voce, senza spostare lo sguardo.
 -Adesso- rispose lapidario Hiashi.
In quello stesso momento Neji alzò il viso. Fu un attimo e si rese conto che quel ninja sconosciuto, quella ragazza, aveva un nome. La profonda intesa che vi leggeva non poteva essere un abbaglio e i suoi occhi non avevano più paura di lui, ma della sua morte.
Istintivamente si alzò in piedi, ma attirò su di sé anche lo sguardo degli altri presenti.
-Prima finiamo questa storia meglio è- disse.
-Strano, nipote, è la prima volta che mi trovo d’accordo con te- gli rispose ironico Hiashi -allora? Procediamo?-
-Secondo le disposizioni del tribunale di Konoha Neji Hyuga potrà essere condannato solo dopo il venticinque gennaio- ribatté con inquietante freddezza Gai -quindi, signore, dovremo aspettare ancora un giorno-
Hiashi sorrise e a Tenten vennero i brividi. Tuttavia Gai non sembrava per nulla intimorito, anzi, i suoi occhi esprimevano la sua solita e salda determinazione. Tenten con un po’ meno di avventatezza si espresse in perfetto accordo con il suo maestro.
-Vi credevo persone a cui non piacesse seguire così rigidamente le regole- fu il commento di Haishi ancora leggermente sorridente -ora manca solo Rock Lee-
L’attenzione si focalizzò sul ragazzo in divisa verde, che sospirò.
-Sono d’accordo con la mia squadra- disse semplicemente e senza un minimo di entusiasmo. Anzi, sembrava aver scelto la migliore delle peggiori ipotesi che avesse a disposizione.
Trovandosi in minoranza, il capo clan Hyuga assottigliò lo sguardo, cercando di mascherare la sua rabbia per quell’affronto e se non poteva sfogarsi con loro aveva sempre il suo giocattolo da usare.
-Sei contento?- chiese a Neji -potrai respirare l’aria che respiro io ancora per un giorno-
-Trattieni il fiato allora- rispose tenendogli testa l’altro -Hiashi Hyuga può fare tutto, no?-
-Non ti darò la soddisfazione di prenderti gioco di me, nipote-
-Non è mia intenzione, zio. So bene che nessuno è più abile di te a nascondere la verità, persino a un‘intera nazione. Come potrei competere?-
-Non vedo l’ora di vederti morto-
-Hiashi!-
Gai interruppe i due Hyuga e la loro lite che andava degenerando. Anche Hiashi si accorse di aver detto troppo e lanciò solo un breve sguardo a Neji prima di andarsene visibilmente irritato. Ora il team Gai, vecchio e nuovo, era solo.
-Neji … - Gai tentò di avvicinarsi a quello che un tempo era stato un suo allievo, spinto dal bisogno di chiarire i loro rapporti.
-Lasciatemi in pace- lo fermò l’altro.
-Ma Neji, dobbiamo parlare, dobbiamo … -
-No!- esclamò -non dobbiamo parlare, noi insieme non dobbiamo fare proprio niente perché non esiste e non è mai esistito un “noi“. E questo discorso vale per tutti i presenti-
Una volta che ebbe finito di parlare, il vuoto lasciato del silenzio sembrò più rumoroso della sua voce decisa e potente. Il ragazzo ritornò ad appoggiarsi al muro ormai familiare, lasciando gli altri attoniti e scoraggiati. Ben presto lasciarono la stanza, e l’ultima ad andarsene fu Tenten.









ANGOLO AUTRICE
Aggiornamento super rapido per farmi perdonare :)
Per chi fosse interessato ho iniziato un'altra FF, "Per Aspera ad Astra", in cui Neji e Tenten sono sempre i protagonisti principali. E' completamente diversa da "Under the Rose", ma vecchia più o meno come lei ^^
Grazie a chi legge e commenta!

Dryas
   
 
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