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Autore: gaccia    22/11/2012    8 recensioni
Isabella, ricca e potente, proprietaria delle Industrie Explosion di Boston se la vedrà con Edward, testardo e indomabile responsabile dell'azienda vinicola di famiglia a Sonoma. Un detto latino recitava In Vino Veritas (nel vino la verità) leggete se è vero
Genere: Generale, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ciao a tutti.

Sono in ritardo di almeno tre giorni ma alla fine ci sono riuscita a postare il capitolo nuovo.

È leggermente più lungo perché dovevo assolutamente inserire un punto che svilupperò nel prossimo capitolo.

La storia procede con i nostri due eroi che tra notizie bomba ed attrazione fatale, fanno come un elastico.

Spero che questo capitolo vi piaccia. Io ne sono abbastanza soddisfatta. Può essere inteso come un passaggio ma, chi mi legge sa che io questa definizione la tollero poco perché ogni capitolo ha una sua ragione di esistere ed aggiunge sempre qualche cosa alla trama

Ed ora auguro… BUONA LETTURA!

---ooOoo---

 

“Ecco dove erano finite la mia ex moglie e mia figlia” esclamò  Phil con voce allegra.

“Non dire sciocchezze! Lei non è tua figlia!” rispose piccata Renée alzandosi per fronteggiare l’uomo.

“Oh sì che lo è! E posso dimostrarlo” il tono trionfante dell’uomo spaventò le donne e anche gli altri ragazzi che nel frattempo li avevano raggiunti.

“Ma che diavolo stai dicendo?”.

 

Isabella sbiancò. Non poteva esserci un’altra scioccante notizia come quella della sera prima! Renée era la donna che aveva consentito al feto degli Swan di crescere e formarsi nel bambino tanto desiderato dai suoi genitori. Loro l’avevano cresciuta con tanto amore e loro erano i suoi genitori: Charlie e Elisabeth Swan. Punto.

Altre opzioni non erano concepibili.

 

“Lo dico perché è così. I girini di Swan facevano fatica e abbiamo fatto questo scambio. Perché credi che non mi potessi avvicinare? Sei una stupida, Renée, come ho potuto pensare di fidarmi di te?” inveì Phil alzando la voce sempre di più.

Ormai boccheggiavano tutti.

 

Emmett fu quello che riprese subito il controllo di sé e si pose a fianco di Isabella.

“Prima di dire una cosa del genere ci vogliono prove schiaccianti e in ogni caso lei non può accampare nessun diritto su Bella. Lei è maggiorenne ed autonoma.

Adesso, gentilmente se ne vada. Non ci metterei molto ad ottenere una ordinanza del tribunale contro di lei e men che meno mi servirebbero troppe scuse per spedirla in prigione” il tono usato era calmo e professionale, non si sarebbe immaginata la sua furia se non fosse stato per la vena sul suo collo che pulsava nervosa.

“Zio Phil, vattene subito” sibilò Edward affiancando Isabella dall’altro lato.

Sembrava quasi che volessero farle scudo con i loro corpi contro le maldicenze di quell’uomo.

 

“Tranquilli, ragazzi” disse la principessa con una calma quasi innaturale “Quello che dice quest’uomo non mi scalfisce minimamente. Una pulce è più fastidiosa… Edward, ti spiace mostrarmi le cantine? Sono proprio curiosa di vedere come si fa il vino” cinguettò ancorandosi al braccio del ragazzo e trascinandolo verso la porta del magazzino.

 

Isabella ed Edward si lasciarono la compagnia alle spalle ed entrarono nella cantina.

Nel momento in cui il buio sostituì la luce del sole, la principessa di Boston, rilasciò un sospiro sconfortato.

Ci mancava anche questa! Non era abbastanza avere a che fare con Renée e scoprire che era stata partorita da un’altra donna, ora doveva anche combattere con questa nuova verità di non essere la figlia legittima di Charlie Swan.

No. Non poteva neanche pensarlo e non avrebbe fatto un test di paternità per scoprirlo. Piuttosto preferiva vivere nel limbo e crearsi una realtà tutta sua.

Non era una che si arrendeva ma a volte il non sapere era decisamente più auspicabile.

 

“Vieni, voglio mostrarti le botti che usiamo per invecchiare” disse Edward, prendendola per mano e precedendola verso un’altra porta in fondo alla stanza. Da qui si procedeva scendendo delle ripide scale sino a trovarsi in una specie di cantina costruita sotto terra con sassi e mattoni e una serie impressionanti di enormi botti in legno scuro, impilate ordinatamente su un lato per tutto il corridoio.

Il ragazzo si avvicinò a una panca appoggiata alla parete opposta e invitò Isabella a sedersi accanto a lui.

 

“Mio zio è sempre stato un bugiardo e uno che gioca con la legge. Potremmo definirlo un piccolo delinquente, se vuoi.

Mia madre non sopporta la sua parentela con lui e lo ha già cacciato di casa diverse volte. Inoltre, dopo che ha trattato male Renée e le ha fatto perdere il bambino, non credo che lo ospiterebbe neanche se fosse un senzatetto” raccontò.

La ragazza si voltò di scatto perplessa: “Renée ha perso un bambino?”.

“Credo che sia stato dopo la tua nascita. Mia madre mi raccontava che Renée e Phil erano qui e lei aveva appena annunciato di aspettare un bambino.

Io ricordo vagamente delle grida, avevo circa tre o quattro anni.

Comunque pare che lui litigasse sempre per dei soldi che non arrivavano e alla fine, in un ennesimo alterco, spinse la zia giù dalle scale” terminò il racconto.

“Per questo lei lo odia” mormorò Isabella e Edward annuì serio.

“Credi che abbia detto la verità sulla mia nascita?” fu come chiedere se, con quei numeri, avrebbe sicuramente vinto alla lotteria nazionale. Conoscendo Phil era un’incognita.

“Conoscendolo un poco, penso che se ha fatto una dichiarazione del genere abbia delle prove in mano” Isabella rabbrividì “Ma penso anche che potrebbe averle falsificate o manomesse. Te l’ho detto, non è una brava persona, potrebbe aver fatto qualsiasi cosa se crede di poter mettere le mani sui dei soldi e tu, Isabella Swan, ne hai parecchi” concluse il ragazzo.

 

Dei soldi e tu ne hai parecchi… sapeva chi era. Edward Cullen aveva scoperto che Isabella Swan non era solo una assistente.

Conveniva accantonare questo argomento e la ragazza diresse la chiacchierata verso argomenti più cauti.

“Se avesse ragione lui, io e te saremmo cugini. Saresti condannato alle fiamme eterne dell'inferno per avermi baciata ieri sera” ammiccò.

“Perché, quello lo chiameresti bacio? Ma a cosa sei abituata a Boston? Sesso virtuale? Non voglio vantarmi ma sono capace a fare molto meglio di così, credimi” si giustificò e, insieme, scoppiarono in una argentea risata.

“Io intendevo che non ci devono essere questi contatti tra cugini” spiegò Isabella dopo essersi calmata dalle risate.

“Così mi gioco un grande amore per una probabile grossa palla che si è inventato mio

zio? Se ti può tranquillizzare, però, sono sicuro di aver letto da qualche parte che il sesso tra cugini non è incesto” rispose Edward, tentando di demolire tutte le obiezioni della 'cugina'.

 

Non doveva mollare l'osso adesso. La ragazza era più vulnerabile e poteva essere facile farla cadere nella sua rete. Poi era bella. Inutile negarlo, e aveva un caratterino che lo intrigava come nessuna. Per quale scrupolo doveva rinunciare a un simile bocconcino?

Non voleva farle del male, semplicemente carpirle i suoi programmi sul tentativo di acquisizione della tenuta in modo da difenderla meglio.

Non le avrebbe spezzato il cuore, decise in quel momento, con quello che stava passando non se lo meritava.

 

'Un grande amore?' il pensiero di Bella era rimasto incantato su quella frase. Aveva vagamente sentito qualche cosa su permesso tra cugini, ma nulla oltre a quelle tre parole, riusciva a entrare nella sua corteccia celebrale.

'Un grande amore' Edward voleva diventare il suo grande amore?

Si fermò a pensare a quando aveva pensato a un rapporto con l'altro sesso definendolo 'un grande amore'. Quando si era sentita perdutamente innamorata.

La risposta era decisamente deprimente: mai.

Aveva avuto i suoi fidanzati, i suoi amori, i suoi flirt ma nessuno di questi si poteva definire un grande amore.

 

Mise a fuoco il viso di Edward quando lui posò una mano sul suo braccio e aggrottò la fronte interrogativo.

Fu un brivido che la portò al presente, e sorridendo maliziosa replicò.

“Bene, allora fammi vedere quanto sei bravo, cuginetto”.

Era il suo piano abbindolarlo per poi soffiargli la villa. Solo per quello.

Isabella continuava a ripeterselo, mentre la sua fastidiosa coscienza le rispondeva “Basta crederci”.

 

Edward sorrise divertito mentre un lampo di desiderio gli attraversava lo sguardo.

Non disse nulla ma si avvicinò al viso di Isabella e una mano prese a carezzare la guancia della ragazza, facendo in modo che anche il suo viso si avvicinasse.

Nella cantina non si sentiva alcun rumore che potesse distrarre i ragazzi.

Edward posò delicatamente le sue labbra su quelle rosate della principessa di Boston ed iniziò a lasciare leggeri bacetti e sfregamenti.

Una tortura deliziosa, che costringeva a trattenersi mentre si agognava molto di più. Quando anche Isabella rabbrividì per l'attesa, la strinse tra le braccia ed approfondì il bacio con forza e passione.

Un mugolio di soddisfazione nacque dalla gola della ragazza e ancora una volta, Edward approfittò affondando nella sua bocca e gustandone il sapore.

Si sentiva quasi tremare e fremere, così come sentiva la donna tra le sue braccia.

Quello non era un bacio perfetto. Era di più. Era donarsi. Era amore e ambedue lo sentivano.

 

“Edward, siete qui dentro?” la voce di Jasper fece staccare Edward quasi spaventato e di scatto alzarsi dirigendosi verso le botti.

Il cuore batteva furioso e le gambe quasi tremavano. Appoggiò la mano sulla botte più vicina, più per sostenersi che per altro.

“Oh, eccovi dove eravate nascosti” cinguettò Alice entrando nella cantina come un tornado.

Edward si voltò verso sua sorella sorridendo rassicurante e, sperando che la sua voce fosse almeno del tono normale “Stavo facendo un po' di lezione vinicola a Isabella”.

La voce era roca e ma Alice non dimostrò di aver intuito qualcosa.

“Beh, allora vi lascio tranquilli. Tanto Rosalie e Jasper hanno tutto sotto controllo” disse uscendo e agitando la mano in segno di saluto.

 

Solo in quel momento il ragazzo azzardò un'occhiata a Isabella. Era rimasta silenziosa e non sapeva quale fosse stata la reazione a quel bacio che l'aveva tanto scosso.

 

Isabella aveva le guance rosse. Si sentiva accaldata e imbarazzata.

Non avrebbe mai creduto che un semplice bacio potesse essere tanto totalizzante. Aveva annullato i suoi sensi, tanto da sentire un leggero formicolio sui polpastrelli in quel momento. Le sue labbra percepivano ancora la forma e la consistenza di quelle di Edward e lei si portò le dita di una mano su di esse per capire se erano ancora lì.

Che pensiero sciocco le era sorto.

L'altra mano sostava ancora sul suo cuore che, mano a mano, rallentava la sua corsa furiosa.

Cosa le aveva fatto quel ragazzo? Lei era Isabella, la ricca ragazza viziata di Boston.

Aveva ragazzi quanti ne voleva, eppure non aveva mai provato quelle sensazioni. Era come trovarsi travolta da una burrasca in pieno oceano e Edward era il mare.

Decisamente non era rassicurante. Se voleva avere il controllo non doveva lasciarsi andare in questo modo con il californiano.

Provò a giocare, ancora.

 

“Complimenti. Però credo che tra cugini, cose del genere proprio non si facciano” sorrise maliziosa guardandolo. Anche lui appariva agitato.

“Se vuoi posso cercare di indagare su quello che ha mio zio. Così possiamo toglierci il dubbio e dare vita al nostro grande amore” ribadì con una punta di ironia.

Meglio metterla sul ridere che ammettere il proprio turbamento.

“Davvero riusciresti a capire cosa ha in mente tuo zio?” chiese Isabella accorata.

“Ho i miei mezzi. Lascia fare a me. Dimmi solo dove sei nata, se lo sai” ribadì Edward.

“Credo di essere nata a Denver, almeno questo è quello che mi hanno sempre detto i miei genitori, ma forse è meglio chiedere a Renée” rispose la ragazza.

Edward annuì e si chinò nuovamente su Isabella per un veloce bacio sulla guancia.

Di quel gesto repentino rimasero sorpresi tutti e due. Lui perché non credeva di voler ancora sentire vicino quella ragazza e Isabella trattenendo il fiato per l'agitazione che le era venuta non appena si era avvicinato.

 

Dopo la penombra della cantina, il sole che li accolse li accecò.

Jasper, Alice e Rosalie avevano preparato i tini che dovevano contenere i primi grappoli e le numerose cassette per la raccolta erano ordinatamente impilate ai lati del portone.

Sicuramente anche Reneesme, Jacob ed Emmett erano stati messi all’opera, visto che ormai sembrava tutto pronto per il giorno dopo, quando  sarebbero arrivati i manovali per l’inizio ufficiale della vendemmia della tenuta Cullen.

 

“Ragazzi, Esme mi ha raccomandato di non farvi fare tardi per il pranzo” urlò Renée non appena vide i giovani uscire nella corte.

Isabella si voltò sorpresa. Non si aspettava di essersi rintanata con Edward per ben due ore ed ora era praticamente mezzogiorno e non aveva ancora mosso un dito. Come ogni principessa che si rispetti.

Sbuffò contrariata.

“Che c’è?” il ragazzo le era rimasto vicino, trattenendo la sua mano dall’afferrare quella di Isabella.

“Volevo aiutare anche io a preparare per domani. Ma adesso sembra che hanno già fatto tutto loro” protestò indicando i ragazzi che stavano bevendo una bevanda fresca e si asciugavano il sudore.

 

Alice si avvicinò saltellando “Pensa che Emmett e Jacob hanno fatto la gara per vedere chi riusciva a portare fuori più cassette. Praticamente hanno fatto tutto loro. Edward te la sei cavata quest’anno! Spero che domani ti darai più da fare oppure dovremo licenziarti” lo prese in giro.

“E su chi dovevano fare colpo?” chese pettegola Bella.

“Ah! Allora avevo visto giusto! Credo che Rosalie sia stata tutta attenta a Emmett. Strano invece vedere Reneesme lievemente lusingata per questa dimostrazione di muscoli. Non credevo che il tuo capo potesse essere così prestante” affermò la piccola Cullen.

Jacob aveva puntato la moretta. Non poteva esserci altra spiegazione per questo lavoro altruistico, fatto dopo una notte in bianco. Non era da Jake, comportarsi così.

Doveva dire qualche cosa ai suoi amici? Meglio di no. Aveva già troppi problemi a gestire il rosso che beveva una coca accanto a lei.

 

Il pranzo passò allegramente. Nessuno fece riferimento alla visita di Phil, né alla bomba sganciata sulla presunta paternità.

Ad alleggerire gli animi contribuì anche Carlisle che, con la scusa di una leggera indisposizione, non partecipò.

Esme si preoccupò di suo marito e una volta sistemato, si accomodò a tavola.

Visto che Renée e la padrona di casa avevano provveduto a preparare il pranzo e i ragazzi a fare i lavori pesanti, le ragazze decisero di servire in tavola, in modo di aiutarsi e fare in fretta, godendosi poi il cibo delizioso.

 

“Ehi, Jasper, non ti sembra di provare un anticipo del matrimonio, con Alice che ti serve il pranzo come una buona mogliettina?” lo prese in giro Emmett.

“E’ inutile che parli tu, altrimenti dovrei farti notare che stai facendo la stessa figura con mia sorella” rispose subito il biondo, scatenando le risa di Jacob.

“Jake, taci” sibilò Emmett diretto all’altro bostoniano lanciando una significativa occhiata a Reneesme che stava servendo le patate proprio al ragazzo.

Edward cercò gli occhi di Isabella mentre tutte le ragazze arrossivano, e cercò di comunicargli mentalmente di non dire nulla o ci sarebbero andati di mezzo anche loro due.

 

“Che bello! Tutti i giovani accoppiati! Anche Edward con Isabella! E tu… Jacob, giusto? Che intenzioni hai con la mia figlioccia? Devi trattarla bene perché è una ragazza che vale oro più del suo peso!” pigolò Renée contribuendo all’innalzamento della temperatura da parte di tutti i ragazzi presenti.

Gli unici che erano relativamente tranquilli perché già da tempo alla luce del sole, erano Alice e Jasper che se la ridevano di gusto. Per una volta non erano al centro dei pettegolezzi di casa… era quasi una novità.

 

Subito dopo pranzo faceva troppo caldo per tornare al lavoro con i preparativi ed Esme propose di fare un sonnellino per godersi la frescura della casa prima di ricominciare.

Tutti si distribuirono nelle varie stanze approfittando di sdraie, divani e letti delle stanze degli ospiti. Quella villa era davvero grande.

 

A Sonoma, il video di un PC illuminato:

Gem: Cosmo, smettila di provarci.

Cosmo: e tu smettila di contrastarmi. Pivello.

Gem: non sono un pivello e te l’ho già dimostrato.

Cosmo: Mi sottovaluti e questo è un grave errore.

Gem: E tu sottovaluti me, direi che siamo pari.

Cosmo: Ti ho detto che questa faccenda è una cosa personale. Perché ti intrometti?.

Gem: A me non interessa nulla di questa società ma non ho bisogno di distrazioni in questo momento e tu, con i tuoi attacchi, mi stai distraendo dal mio piano originale.

Cosmo: Chiedo scusa ma non posso sapere quale effetto domino viene fuori dalle mie azioni. È come se mi accusassi di un terremoto in Australia perché in Germania una farfalla ha sbattuto le ali.

Gem: Evita le cazzate e togliti dalle palle. Tu non sei una farfalla!

Cosmo: Ma neanche un terremoto, o almeno non per te in modo diretto. Quindi bambino, cosa vuoi?

Gem: Una tregua di tre giorni. Se non termino il mio piano, ti aiuterò nel tuo sbattimento di ali.

Cosmo: Non lavoro in coppia… ma tu sei un soggetto interessante. Ci sto. Ti aspetto tra tre giorni… e, Gem, non provare ad entrare nei miei file. Lo capirei e per te sarebbe la fine.

Gem: Non mi permetterei mai nonnetto.

Cosmo: Ehi! Non sono vecchio!.

Gem: Tu mi chiami bambino!.

Cosmo: Ti aspetto tra tre giorni..

Gem: Sei sicuro che fallirò?.

Cosmo: Tre giorni, pivello poi sbatterò le mie ali..

Gem: A presto.

Ancora una volta lo schermo divenne nero…

 

Alla tenuta dei Cullen, circa un’ora dopo che tutti si erano ritirati per la siesta, Jacob uscì di corsa dal salotto che l’aveva visto riposare con Emmett, e seguito dall’avvocato, piombarono nella camera degli ospiti dove era addormentata Isabella.

“Bella, svegliati! Abbiamo di nuovo il problema al sistema informatico a Boston!”

 

---ooOoo---

 

Angolino mio:

ragazzi! Arrivare alla fine del capitolo è stato quasi un parto!

Ci sono arrivata, però e adesso posso postare.

Dunque, abbiamo di nuovo Gem e Cosmo che discutono e forse abbiamo capito di cosa.

Abbiamo Isabella e Edward che si sono dati un bel bacio.

Abbiamo Phil che piazza questa bomba di notizia sulla paternità.

Sullo sfondo abbiamo pure sistemato lo svolazzante Jacob con la più seria Reneesme e il professionale Emmett con la passionale Rosalie.

Dai, sta procedendo.

Prossimo capitolo con un po’ di lavoro e nuovo colloquio privato tra Isabella ed Edward… e poi la vendemmia!

Chi di voi ha provato? Qualche aneddoto carino da raccontare? Suggeritemi un bell’episodio da inserire! A vostra disposizione.

Vi ringrazio per l’attenzione

Alla prossima

Baciotti

 

  
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