Ciao a tutti.
Sono in
ritardo di almeno tre giorni ma alla fine
ci sono riuscita a postare il capitolo nuovo.
È
leggermente più lungo perché dovevo assolutamente
inserire un punto che svilupperò nel prossimo capitolo.
La storia
procede con i nostri due eroi che tra
notizie bomba ed attrazione fatale, fanno come un elastico.
Spero che
questo capitolo vi piaccia. Io ne sono
abbastanza soddisfatta. Può essere inteso come un passaggio
ma, chi mi legge sa
che io questa definizione la tollero poco perché ogni
capitolo ha una sua
ragione di esistere ed aggiunge sempre qualche cosa alla trama
Ed ora
auguro… BUONA LETTURA!
---ooOoo---
“Ecco
dove erano finite la mia ex
moglie e mia figlia” esclamò
Phil con
voce allegra.
“Non
dire sciocchezze! Lei non è tua
figlia!” rispose piccata Renée alzandosi per
fronteggiare l’uomo.
“Oh
sì che lo è! E posso
dimostrarlo” il tono trionfante dell’uomo
spaventò le donne e anche gli altri
ragazzi che nel frattempo li avevano raggiunti.
“Ma
che diavolo stai dicendo?”.
Isabella
sbiancò. Non poteva esserci un’altra scioccante
notizia come quella della sera
prima! Renée era la donna che aveva consentito al feto degli
Swan di crescere e
formarsi nel bambino tanto desiderato dai suoi genitori. Loro
l’avevano
cresciuta con tanto amore e loro erano i suoi genitori: Charlie e
Elisabeth
Swan. Punto.
Altre
opzioni non erano concepibili.
“Lo
dico
perché è così. I girini di Swan
facevano fatica e abbiamo fatto questo scambio.
Perché credi che non mi potessi avvicinare? Sei una stupida,
Renée, come ho
potuto pensare di fidarmi di te?” inveì Phil
alzando la voce sempre di più.
Ormai
boccheggiavano tutti.
Emmett fu
quello che riprese subito il controllo di sé e si pose a
fianco di Isabella.
“Prima
di
dire una cosa del genere ci vogliono prove schiaccianti e in ogni caso
lei non
può accampare nessun diritto su Bella. Lei è
maggiorenne ed autonoma.
Adesso,
gentilmente se ne vada. Non ci metterei molto ad ottenere una ordinanza
del
tribunale contro di lei e men che meno mi servirebbero troppe scuse per
spedirla in prigione” il tono usato era calmo e
professionale, non si sarebbe
immaginata la sua furia se non fosse stato per la vena sul suo collo
che
pulsava nervosa.
“Zio
Phil,
vattene subito” sibilò Edward affiancando Isabella
dall’altro lato.
Sembrava
quasi che volessero farle scudo con i loro corpi contro le maldicenze
di
quell’uomo.
“Tranquilli,
ragazzi” disse la principessa con una calma quasi innaturale
“Quello che dice
quest’uomo non mi scalfisce minimamente. Una pulce
è più fastidiosa… Edward, ti
spiace mostrarmi le cantine? Sono proprio curiosa di vedere come si fa
il vino”
cinguettò ancorandosi al braccio del ragazzo e trascinandolo
verso la porta del
magazzino.
Isabella ed
Edward si lasciarono la compagnia alle spalle ed entrarono nella
cantina.
Nel momento
in cui il buio sostituì la luce del sole, la principessa di
Boston, rilasciò un
sospiro sconfortato.
Ci mancava
anche questa! Non era abbastanza avere a che fare con Renée
e scoprire che era
stata partorita da un’altra donna, ora doveva anche
combattere con questa nuova
verità di non essere la figlia legittima di Charlie Swan.
No. Non
poteva neanche pensarlo e non avrebbe fatto un test di
paternità per scoprirlo.
Piuttosto preferiva vivere nel limbo e crearsi una realtà
tutta sua.
Non era una
che si arrendeva ma a volte il non sapere era decisamente
più auspicabile.
“Vieni,
voglio mostrarti le botti che usiamo per invecchiare” disse
Edward, prendendola
per mano e precedendola verso un’altra porta in fondo alla
stanza. Da qui si
procedeva scendendo delle ripide scale sino a trovarsi in una specie di
cantina
costruita sotto terra con sassi e mattoni e una serie impressionanti di
enormi
botti in legno scuro, impilate ordinatamente su un lato per tutto il
corridoio.
Il ragazzo
si avvicinò a una panca appoggiata alla parete opposta e
invitò Isabella a
sedersi accanto a lui.
“Mio
zio è
sempre stato un bugiardo e uno che gioca con la legge. Potremmo
definirlo un
piccolo delinquente, se vuoi.
Mia madre
non sopporta la sua parentela con lui e lo ha già cacciato
di casa diverse
volte. Inoltre, dopo che ha trattato male Renée e le ha
fatto perdere il
bambino, non credo che lo ospiterebbe neanche se fosse un
senzatetto” raccontò.
La ragazza
si voltò di scatto perplessa: “Renée ha
perso un bambino?”.
“Credo
che
sia stato dopo la tua nascita. Mia madre mi raccontava che
Renée e Phil erano
qui e lei aveva appena annunciato di aspettare un bambino.
Io ricordo
vagamente delle grida, avevo circa tre o quattro anni.
Comunque
pare che lui litigasse sempre per dei soldi che non arrivavano e alla
fine, in
un ennesimo alterco, spinse la zia giù dalle
scale” terminò il racconto.
“Per
questo
lei lo odia” mormorò Isabella e Edward
annuì serio.
“Credi
che
abbia detto la verità sulla mia nascita?” fu come
chiedere se, con quei numeri,
avrebbe sicuramente vinto alla lotteria nazionale. Conoscendo Phil era
un’incognita.
“Conoscendolo
un poco, penso che se ha fatto una dichiarazione del genere abbia delle
prove
in mano” Isabella rabbrividì “Ma penso
anche che potrebbe averle falsificate o
manomesse. Te l’ho detto, non è una brava persona,
potrebbe aver fatto
qualsiasi cosa se crede di poter mettere le mani sui dei soldi e tu,
Isabella
Swan, ne hai parecchi” concluse il ragazzo.
Dei soldi e tu
ne hai parecchi…
sapeva chi era. Edward Cullen
aveva scoperto che Isabella Swan non era solo una assistente.
Conveniva
accantonare questo argomento e la ragazza diresse la chiacchierata
verso
argomenti più cauti.
“Se
avesse
ragione lui, io e te saremmo cugini. Saresti condannato alle fiamme
eterne
dell'inferno per avermi baciata ieri sera” ammiccò.
“Perché,
quello lo chiameresti bacio? Ma a cosa sei abituata a Boston? Sesso
virtuale?
Non voglio vantarmi ma sono capace a fare molto meglio di
così, credimi” si
giustificò e, insieme, scoppiarono in una argentea risata.
“Io
intendevo che non ci devono essere questi contatti tra
cugini” spiegò Isabella
dopo essersi calmata dalle risate.
“Così
mi
gioco un grande amore per una probabile grossa palla che si
è inventato mio
zio? Se ti
può tranquillizzare, però, sono sicuro di aver
letto da qualche parte che il
sesso tra cugini non è incesto” rispose Edward,
tentando di demolire tutte le
obiezioni della 'cugina'.
Non doveva
mollare l'osso adesso. La ragazza era più vulnerabile e
poteva essere facile
farla cadere nella sua rete. Poi era bella. Inutile negarlo, e aveva un
caratterino che lo intrigava come nessuna. Per quale scrupolo doveva
rinunciare
a un simile bocconcino?
Non voleva
farle del male, semplicemente carpirle i suoi programmi sul tentativo
di
acquisizione della tenuta in modo da difenderla meglio.
Non le
avrebbe spezzato il cuore, decise in quel momento, con quello che stava
passando non se lo meritava.
'Un grande
amore?' il pensiero di Bella era rimasto incantato su quella frase.
Aveva
vagamente sentito qualche cosa su permesso tra cugini, ma nulla oltre a
quelle
tre parole, riusciva a entrare nella sua corteccia celebrale.
'Un grande
amore' Edward voleva diventare il suo grande amore?
Si
fermò a
pensare a quando aveva pensato a un rapporto con l'altro sesso
definendolo 'un
grande amore'. Quando si era sentita perdutamente innamorata.
La risposta
era decisamente deprimente: mai.
Aveva avuto
i suoi fidanzati, i suoi amori, i suoi flirt ma nessuno di questi si
poteva
definire un grande amore.
Mise a
fuoco il viso di Edward quando lui posò una mano sul suo
braccio e aggrottò la
fronte interrogativo.
Fu un
brivido che la portò al presente, e sorridendo maliziosa
replicò.
“Bene,
allora fammi vedere quanto sei bravo, cuginetto”.
Era il suo
piano abbindolarlo per poi soffiargli la villa. Solo per quello.
Isabella
continuava a ripeterselo, mentre la sua fastidiosa coscienza le
rispondeva
“Basta crederci”.
Edward
sorrise divertito mentre un lampo di desiderio gli attraversava lo
sguardo.
Non disse
nulla ma si avvicinò al viso di Isabella e una mano prese a
carezzare la
guancia della ragazza, facendo in modo che anche il suo viso si
avvicinasse.
Nella
cantina non si sentiva alcun rumore che potesse distrarre i ragazzi.
Edward
posò
delicatamente le sue labbra su quelle rosate della principessa di
Boston ed
iniziò a lasciare leggeri bacetti e sfregamenti.
Una tortura
deliziosa, che costringeva a trattenersi mentre si agognava molto di
più. Quando
anche Isabella rabbrividì per l'attesa, la strinse tra le
braccia ed approfondì
il bacio con forza e passione.
Un mugolio
di soddisfazione nacque dalla gola della ragazza e ancora una volta,
Edward
approfittò affondando nella sua bocca e gustandone il
sapore.
Si sentiva
quasi tremare e fremere, così come sentiva la donna tra le
sue braccia.
Quello non
era un bacio perfetto. Era di più. Era donarsi. Era amore e
ambedue lo
sentivano.
“Edward,
siete qui dentro?” la voce di Jasper fece staccare Edward
quasi spaventato e di
scatto alzarsi dirigendosi verso le botti.
Il cuore
batteva furioso e le gambe quasi tremavano. Appoggiò la mano
sulla botte più
vicina, più per sostenersi che per altro.
“Oh,
eccovi
dove eravate nascosti” cinguettò Alice entrando
nella cantina come un tornado.
Edward si
voltò verso sua sorella sorridendo rassicurante e, sperando
che la sua voce
fosse almeno del tono normale “Stavo facendo un po' di
lezione vinicola a
Isabella”.
La voce era
roca e ma Alice non dimostrò di aver intuito qualcosa.
“Beh,
allora vi lascio tranquilli. Tanto Rosalie e Jasper hanno tutto sotto
controllo” disse uscendo e agitando la mano in segno di
saluto.
Solo in
quel momento il ragazzo azzardò un'occhiata a Isabella. Era
rimasta silenziosa
e non sapeva quale fosse stata la reazione a quel bacio che l'aveva
tanto
scosso.
Isabella
aveva le guance rosse. Si sentiva accaldata e imbarazzata.
Non avrebbe
mai creduto che un semplice bacio potesse essere tanto totalizzante.
Aveva
annullato i suoi sensi, tanto da sentire un leggero formicolio sui
polpastrelli
in quel momento. Le sue labbra percepivano ancora la forma e la
consistenza di
quelle di Edward e lei si portò le dita di una mano su di
esse per capire se
erano ancora lì.
Che
pensiero sciocco le era sorto.
L'altra
mano sostava ancora sul suo cuore che, mano a mano, rallentava la sua
corsa
furiosa.
Cosa le
aveva fatto quel ragazzo? Lei era Isabella, la ricca ragazza viziata di
Boston.
Aveva
ragazzi quanti ne voleva, eppure non aveva mai provato quelle
sensazioni. Era
come trovarsi travolta da una burrasca in pieno oceano e Edward era il
mare.
Decisamente
non era rassicurante. Se voleva avere il controllo non doveva lasciarsi
andare
in questo modo con il californiano.
Provò
a
giocare, ancora.
“Complimenti.
Però credo che tra cugini, cose del genere proprio non si
facciano” sorrise
maliziosa guardandolo. Anche lui appariva agitato.
“Se
vuoi
posso cercare di indagare su quello che ha mio zio. Così
possiamo toglierci il
dubbio e dare vita al nostro grande amore” ribadì
con una punta di ironia.
Meglio
metterla sul ridere che ammettere il proprio turbamento.
“Davvero
riusciresti a capire cosa ha in mente tuo zio?” chiese
Isabella accorata.
“Ho i
miei
mezzi. Lascia fare a me. Dimmi solo dove sei nata, se lo sai”
ribadì Edward.
“Credo
di
essere nata a Denver, almeno questo è quello che mi hanno
sempre detto i miei
genitori, ma forse è meglio chiedere a
Renée” rispose la ragazza.
Edward
annuì e si chinò nuovamente su Isabella per un
veloce bacio sulla guancia.
Di quel
gesto repentino rimasero sorpresi tutti e due. Lui perché
non credeva di voler
ancora sentire vicino quella ragazza e Isabella trattenendo il fiato
per
l'agitazione che le era venuta non appena si era avvicinato.
Dopo la
penombra della cantina, il sole che li accolse li accecò.
Jasper,
Alice e Rosalie avevano preparato i tini che dovevano contenere i primi
grappoli e le numerose cassette per la raccolta erano ordinatamente
impilate ai
lati del portone.
Sicuramente
anche Reneesme, Jacob ed Emmett erano stati messi all’opera,
visto che ormai
sembrava tutto pronto per il giorno dopo, quando
sarebbero arrivati i manovali per l’inizio
ufficiale della vendemmia della tenuta Cullen.
“Ragazzi,
Esme mi ha raccomandato di non farvi fare tardi per il
pranzo” urlò Renée non
appena vide i giovani uscire nella corte.
Isabella si
voltò sorpresa. Non si aspettava di essersi rintanata con
Edward per ben due
ore ed ora era praticamente mezzogiorno e non aveva ancora mosso un
dito. Come
ogni principessa che si rispetti.
Sbuffò
contrariata.
“Che
c’è?”
il ragazzo le era rimasto vicino, trattenendo la sua mano
dall’afferrare quella
di Isabella.
“Volevo
aiutare anche io a preparare per domani. Ma adesso sembra che hanno
già fatto
tutto loro” protestò indicando i ragazzi che
stavano bevendo una bevanda fresca
e si asciugavano il sudore.
Alice si
avvicinò saltellando “Pensa che Emmett e Jacob
hanno fatto la gara per vedere
chi riusciva a portare fuori più cassette. Praticamente
hanno fatto tutto loro.
Edward te la sei cavata quest’anno! Spero che domani ti darai
più da fare
oppure dovremo licenziarti” lo prese in giro.
“E su
chi
dovevano fare colpo?” chese pettegola Bella.
“Ah!
Allora
avevo visto giusto! Credo che Rosalie sia stata tutta attenta a Emmett.
Strano
invece vedere Reneesme lievemente lusingata per questa dimostrazione di
muscoli. Non credevo che il tuo capo potesse essere così
prestante” affermò la
piccola Cullen.
Jacob aveva
puntato la moretta. Non poteva esserci altra spiegazione per questo
lavoro
altruistico, fatto dopo una notte in bianco. Non era da Jake,
comportarsi così.
Doveva dire
qualche cosa ai suoi amici? Meglio di no. Aveva già troppi
problemi a gestire
il rosso che beveva una coca accanto a lei.
Il pranzo
passò allegramente. Nessuno fece riferimento alla visita di
Phil, né alla bomba
sganciata sulla presunta paternità.
Ad
alleggerire gli animi contribuì anche Carlisle che, con la
scusa di una leggera
indisposizione, non partecipò.
Esme si
preoccupò di suo marito e una volta sistemato, si
accomodò a tavola.
Visto che
Renée e la padrona di casa avevano provveduto a preparare il
pranzo e i ragazzi
a fare i lavori pesanti, le ragazze decisero di servire in tavola, in
modo di
aiutarsi e fare in fretta, godendosi poi il cibo delizioso.
“Ehi,
Jasper,
non ti sembra di provare un anticipo del matrimonio, con Alice che ti
serve il
pranzo come una buona mogliettina?” lo prese in giro Emmett.
“E’
inutile
che parli tu, altrimenti dovrei farti notare che stai facendo la stessa
figura
con mia sorella” rispose subito il biondo, scatenando le risa
di Jacob.
“Jake,
taci” sibilò Emmett diretto all’altro
bostoniano lanciando una significativa
occhiata a Reneesme che stava servendo le patate proprio al ragazzo.
Edward
cercò gli occhi di Isabella mentre tutte le ragazze
arrossivano, e cercò di
comunicargli mentalmente di non dire nulla o ci sarebbero andati di
mezzo anche
loro due.
“Che
bello!
Tutti i giovani accoppiati! Anche Edward con Isabella! E tu…
Jacob, giusto? Che
intenzioni hai con la mia figlioccia? Devi trattarla bene
perché è una ragazza
che vale oro più del suo peso!” pigolò
Renée contribuendo all’innalzamento
della temperatura da parte di tutti i ragazzi presenti.
Gli unici
che erano relativamente tranquilli perché già da
tempo alla luce del sole, erano
Alice e Jasper che se la ridevano di gusto. Per una volta non erano al
centro
dei pettegolezzi di casa… era quasi una novità.
Subito dopo
pranzo faceva troppo caldo per tornare al lavoro con i preparativi ed
Esme
propose di fare un sonnellino per godersi la frescura della casa prima
di
ricominciare.
Tutti si
distribuirono nelle varie stanze approfittando di sdraie, divani e
letti delle
stanze degli ospiti. Quella villa era davvero grande.
A Sonoma,
il video di un PC illuminato:
Gem:
Cosmo, smettila di provarci.
Cosmo: e
tu smettila di contrastarmi. Pivello.
Gem: non
sono un pivello e te l’ho già dimostrato.
Cosmo:
Mi sottovaluti e questo è un grave errore.
Gem: E
tu sottovaluti me, direi che siamo pari.
Cosmo:
Ti ho detto che questa faccenda è una cosa personale.
Perché ti intrometti?.
Gem: A
me non interessa nulla di questa società ma non ho bisogno
di distrazioni in
questo momento e tu, con i tuoi attacchi, mi stai distraendo dal mio
piano
originale.
Cosmo:
Chiedo scusa ma non posso sapere quale effetto domino viene fuori dalle
mie
azioni. È come se mi accusassi di un terremoto in Australia
perché in Germania
una farfalla ha sbattuto le ali.
Gem:
Evita le cazzate e togliti dalle palle. Tu non sei una farfalla!
Cosmo:
Ma neanche un terremoto, o almeno non per te in modo diretto. Quindi
bambino,
cosa vuoi?
Gem: Una
tregua di tre giorni. Se non termino il mio piano, ti
aiuterò nel tuo
sbattimento di ali.
Cosmo:
Non lavoro in coppia… ma tu sei un soggetto interessante. Ci
sto. Ti aspetto
tra tre giorni… e, Gem, non provare ad entrare nei miei
file. Lo capirei e per
te sarebbe la fine.
Gem: Non
mi permetterei mai nonnetto.
Cosmo:
Ehi! Non sono vecchio!.
Gem: Tu
mi chiami bambino!.
Cosmo:
Ti aspetto tra tre giorni..
Gem: Sei
sicuro che fallirò?.
Cosmo:
Tre giorni, pivello poi sbatterò le mie ali..
Gem: A
presto.
Ancora una
volta lo schermo divenne nero…
Alla tenuta dei
Cullen, circa un’ora dopo che tutti si erano ritirati
per la siesta, Jacob uscì di corsa dal salotto che
l’aveva visto riposare con
Emmett, e seguito dall’avvocato, piombarono nella camera
degli ospiti dove era
addormentata Isabella.
“Bella,
svegliati! Abbiamo di nuovo il problema al sistema informatico
a Boston!”
---ooOoo---
Angolino mio:
ragazzi!
Arrivare alla
fine del capitolo è stato quasi un parto!
Ci sono
arrivata, però e
adesso posso postare.
Dunque,
abbiamo di nuovo
Gem e Cosmo che discutono e forse abbiamo capito di cosa.
Abbiamo
Isabella e
Edward che si sono dati un bel bacio.
Abbiamo Phil
che piazza
questa bomba di notizia sulla paternità.
Sullo sfondo
abbiamo
pure sistemato lo svolazzante Jacob con la più seria
Reneesme e il
professionale Emmett con la passionale Rosalie.
Dai, sta
procedendo.
Prossimo
capitolo con un
po’ di lavoro e nuovo colloquio privato tra Isabella ed
Edward… e poi la
vendemmia!
Chi di voi ha
provato?
Qualche aneddoto carino da raccontare? Suggeritemi un
bell’episodio da
inserire! A vostra disposizione.
Vi ringrazio
per
l’attenzione
Alla prossima
Baciotti