Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Brabbuzzibunzi    23/11/2012    1 recensioni
Se Matt non avesse litigato con la sua squadra non avrebbe mai dato importanza a quel volantino.
Se Phil non avesse avuto un amico tanto persuasivo non avrebbe neanche preso in considerazione l’offerta.
Liz si affezionò troppo a quei ragazzi o non sarebbe rimasta di certo.
Glenn quel giorno era troppo stanco e non riuscì a contrastare la madre, o non ne avrebbe preso parte così facilmente.
Se Antony avesse avuto un minimo di senso dell’orientamento non sarebbe incappato in una situazione del genere.
Kathleen invece, anche non avendo già frequentato tutti i corsi extrascolastici, una capatina gliel’avrebbe data comunque.
Ma se tutto questo non fosse successo quella scuola non avrebbe mai avuto una radio tanto spettacolare.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Kathleen si svegliò di soprassalto. Fuori era buio. Un cigolio acuto seguiva il tonfo  che l’aveva svegliata. Poi silenzio.
Lo sapeva. Ogni notte, nel buio, sommersa dalle coperte, sapeva che un giorno sarebbe successo.
Per quanto cercava di convincersi tutte le sere che i ladri non arrivano così di colpo, ti uccidono e rubano tutto, come succedeva nei film, restava convinta del fatto che se mai fosse successo sarebbe accaduto a lei.
Era paralizzata nel letto, tremante e terrorizzata. Faceva fatica a respirare così soffocata dalle lenzuola.
Di solito quando sentiva un rumore notturno ripassava a mente tutto quello che sapeva su assassini e malviventi. Anche fantasmi, perché no. La prima cosa che si ripeteva era che se mai avessero capito che era sveglia doveva subito urlare che non li aveva visti in faccia perciò non li avrebbe potuti denunciare. Non valeva per i fantasmi, s’intende.
Il cigolio riprese, stavolta più forte e insistente, tetro e sadico.
Gli occhi della ragazza si inondarono di lacrime. Non era sicura che il cuore le battesse ancora. Di certo i polmoni non pompavano più aria da qualche decina di secondi. Lasciò assorbire al cuscino le lacrime stringendolo forte.
Poi la luce si accese. Era finita.
Se accendevano la luce era ovvio che non avrebbero esitato ad ucciderti senza ritegno.
Che fine ingiusta.
Il vuoto la pervase.
Dicevano che poco prima di morire succedeva qualcosa di sorprendente, l’aveva sentito quella sera alla televisione, peccato che non ricordasse proprio cosa. Fatto stava che a lei non stava accadendo nulla di particolarmente emozionante. Aveva sempre saputo di essere un po’ speciale.
Però ricordava di aver sentito dire che i capelli continuavano a crescere ancora per un po’, dopo la morte.
I suoi amati capelli. Quanto li aveva torturati durante quegli ultimi anni.  Gli avrebbe chiesto perdono se avesse potuto.
I passi si facevano più vicini.
E così i suoi ultimi pensieri andavano ai suoi capelli?
Che fine ingiusta.
Non poteva andare così. Se proprio doveva morire voleva farlo almeno con un minimo di dignità.
Che le sparassero in petto quegli stronzi, o in testa, poco importava.
Con le lacrime che sgorgavano ormai senza sosta gettò via le coperte e si mise seduta urlando con tutto il fiato che aveva in gola, chiudendo gli occhi, un ‘ADDIO MONDO!’ straziato e acuto. Non le era venuta in mente nessuna cosa intelligente da dire.
Forse era finita. La gola le bruciava ma ce l’aveva messa tutta. Era fiera di se stessa.
Forse era già in un altro posto. La sua anima era volata via. Scrutò quel nuovo mondo come un neonato che apre gli occhi per la prima volta, piena di speranza e curiosità.
Stranamente quel nuovo appassionante mondo era composto dalla sua camera da letto e sua madre in pigiama che la fissava scandalizzata, immobile davanti all’interruttore della luce.
-Mamma- sussurrò.
-Kath- disse la madre.
Nessuno si mosse.
-Tutto a posto?- chiese impassibile.
-Credo... di sì- rispose.
La signora non era sicura di voler indagare più a fondo sulle condizioni psichiche della figlia, così ancora sconvolta si limito ad annuire e uscire dalla stanza.
Aveva sognato tutto? Non era possibile.
Si alzò e andò alla porta dov’era scomparsa poco prima la madre. Si guardò intorno ma non notò nulla di particolare. Quando, all’improvviso, accadde.
Il cigolio ricominciò. Kathleen per poco non urlò un'altra volta. Non l’aveva sognato, lo sapeva.
Prese un bel respiro e si guardò intorno nuovamente. Stavolta il cigolio non smise subito.
Si girò verso di esso e andò in fondo alla stanza.
Una gabbia. Da dove diavolo era spuntata? Una gabbia con...
un criceto.
Una gabbia con un... oh.
Oh. Il criceto.
Oh diamine. Diamine.
Dannatissimo criceto. Cosa faceva su quella dannatissima ruota cigolante alle quattro di notte?
Non era possibile. Mannaggia a lei e la sua bontà, che aveva accettato di tenerlo.
Si asciugò le guance bagnate e fissò l’animale.
Criceto bastardo.


Kathleen per ovvie ragioni non aveva chiuso occhi quella notte, così durante la pausa pranzo mentre si dirigeva barcollante nella sala radio si convinse di avere tutto il diritto di sbadigliare ogni venti secondi.
Quando aprì la porta la investì un’ondata di entusiasmo.
-Buongiorno!- esclamò Liz - ti abbiamo cercata prima all’intervallo ma non ti abbiamo vista-.
-Mm- disse con il suo sbadiglio di diritto.
-Tutto bene?- chiese Philippe invitandola a sedersi sul divano senza piedini che ormai si era rassegnato a rimanere rotto per sempre.
-No- si limitò a rispondere senza ulteriori spiegazioni. Non aveva voglia di mettere in mezzo il roditore schifoso anche nei discorsi scolastici. Ne aveva avuto abbastanza.
Le era sembrato carino, tenero e tutto quanto il giorno prima? Beh, aveva cambiato idea. Lei non li sopportava i criceti.
- Kathleen?- chiese Matt vedendola mezza imbambolata. Le sventolò un foglio davanti.
-Senti, ci è venuta un idea- spiegò.
-Visto che non mi sembrate così traboccanti di iniziative, ho pensato di distribuire dei fogli agli alunni per chiedere cosa si aspettano loro dalla radio scolastica- disse Liz, fermandosi ogni tanto per capire se Kathleen la stava ascoltando davvero.
-Glenn è andato a prendere i fogli in segreteria e Anthony le penne e lo scotch- la informò Phil.
-Quindi noi che dovremmo fare?- chiese sbadigliando nuovamente.
-Dobbiamo dare a tutti quelli che incontriamo un foglio e dirgli di scrivere quello che vorrebbero sentire alla radio. Anche rubriche o altro, insomma tutto quello di interessante che gli viene in mente-.
-Poi li portano sulla cattedra che metteremo nel corridoio davanti al cortile- fece Liz.
-Mi serve qualcuno che scriva una cosa tipo ‘lasciare qui proposte per la radio’ per poi attaccarlo al banco- continuò.
Kathleen non capiva perché fossero tutti così energici l’unico giorno in cui lei era distrutta.
-Kat, allora la fai tu la scritta?- chiese Liz come se stesse parlando ad un ritardato mentale.
La ragazza annuì e si mise a braccia conserte sullo stretto bancone alla parete, chiudendo gli occhi.
Poco dopo la porta si aprì ed entrarono Glenn ed Anthony con i rispettivi fogli e scotch.
Anthony fece per salutare la ragazza arrivata ma Liz lo zittì con un dito portato alla bocca.
-Non avevano penne- sussurrò posando lo scotch accanto ai fogli sul bancone. Kathleen non si mosse di un centimetro, ne parve accorgersi dell’arrivo dei due, così tutti continuarono a parlare a bassa voce.
Tranne Glenn. -Dev’essere successo qualcosa di davvero strabiliante per farla fuori così- commentò guardandola incuriosito.
-Stai zitto Mal...- cominciò lei aprendo un occhio.
-Scusa- la interruppe Glenn mordendosi le labbra.
Gli altri si guardarono straniti, compresa Kat. Sapeva che c’era qualcosa che non andava ma non si sentiva in vena di indagare in quelle condizioni.
Ad ogni modo, quando richiuse gli occhi Liz affidò il compito di Kat ad Anthony. Era decisamente meglio così, sapeva che la ragazza non si sarebbe più mossa da quella posizione fino al suonare della campanella.
Cominciarono tutti a darsi da fare più silenziosamente possibile.

Uscirono dalla saletta quando finirono i preparativi, circa cinque minuti dopo, lasciando la loro bella addormentata nelle mani di Glenn, così una volta sveglia non si sarebbe ritrovata sola e spaesata.
Liz ed Anthony, come annunciato  portarono un banco all’uscita del cortile, mentre gli altri due distribuivano i fogli per la scuola.
-Forza ragazzi!- urlava Matt con il pacco di fogli tra le braccia.
-Idee per la radio, idee per la radio! Scrivetele tutte qui e portatele all’uscita del cortile!- continuava Phil.
Più che una distribuzione sembrava  un mercatino con venditori urlanti che cercano di convincerti dei loro prezzi migliori.
-Evitate gli insulti non verranno neanche letti- intimava Matt a tutti quelli a cui mollavano fogli tra le mani.
-Scommetto che avete delle fantastiche idee!- urlavano facendo scappare tutti i ragazzi del primo anno.
-Meravigliose!-
-Innovative!-
-Divertenti!-
-Esilaranti!-
-Non urlatele ai quattro venti!-
-Anche se vi sembrano deficienti, scrivetele sul foglio e portatele ai nostri assistenti!-
-Magari non troppo deficienti- corresse Matt.
-Insomma, cercate di rimanere nei limiti del possibile- continuò l’altro infilando un foglio tra le mani di uno studente ignaro.
-Tu!- urlò Matt ad una ragazza che passava. Lei si immobilizzò e lo guardò con terrore.
-Sento che hai una fantastica idea per la radio scolastica- disse sorridendo porgendole un foglio.
Lei restò pietrificata senza rispondere. Le caddero per un secondo gli occhiali da sole. Matt la guardò meglio e poi l’abbracciò allegro.
-Non c’è bisogno di essere così tristi se non si ha un idea meravigliosa!- disse sciogliendo l’abbraccio e stingendola per le spalle – puoi portare questo foglio ad un tuo amico e informarlo su quello che deve fare- la rassicurò . Ma l’ultima cosa che sembrava lei era una ragazza rassicurata. Annuì e con sorriso forzato si allontanò veloce senza voltarsi.

All’inizio Emma era sicura di essere stata riconosciuta. Ma quel ragazzo oltre ad essere completamente schizzato era pure completamente scemo. Cieco anche. Certo, lei aveva dato il meglio di sé per nascondersi.
Ora aveva i capelli neri, legati in una treccia stretta e degli occhiali terribilmente scuri, con cui andava a sbattere contro almeno una persona al minuto. Si era celata bene ai suoi occhi, ma lui l’aveva notata lo stesso. Cos’aveva di strano, una qualche lampadina luccicante in faccia?
Si stava allontanando in fretta lungo il corridoio che sembrava non finire più.

-Sai qual è il problema Matt?- chiese Phil all’amico che continuava ad abbracciare persone a caso cercando di convincerli a scrivere qualcosa.
-Tu spaventi la gente- spiegò mentre continuavano a distribuire fogli.
-Non lo faccio apposta, sembrano tutti sconvolti quando mi vedono. Ieri ho incontrato una tizia che stava inseguendo Glenn- spiegò.
Phil ridacchiò incuriosito.
-E sembrava letteralmente terrorizzata da tutto quello che facevo- continuò.
-Tipo quella di prima- rifletté l’altro lanciando un foglio ad un tizio che passava. Ormai non si fermavano neanche più, facevano aeroplanini di carta e li lanciavano alla gente mentre camminavano.
-Sì esatto tipo quella di...- si bloccò. – Oddio ma non è che...- continuò preoccupato -...certo che era uguale-.
 Si sporse per capire se la intravedeva ancora. Gli sembrava di vedere una ragazza che andava a passo spedito verso la fine del corridoio.
-Emma!- cominciò ad urlare agitando le braccia.
La ragazza si fermò girandosi e lo guardò da lontano, ma quando capì da chi proveniva la voce il suo sguardo si riempì di sgomento. Si voltò veloce e cominciò a correre, facendosi strada a spintoni tra gli studenti.
-Emma!- chiamò ancora Matt stupito e un po’ offeso  -...Emma?-
Continuò finché non la vide scomparire dietro l’angolo.
Sbuffò e ricominciò a lanciare aeroplani alle persone.
-Si può sapere che le hai fatto?- chiese Phil.
-Proprio nulla!- si difese il ragazzo.
-Come no- sorrise l’altro.
Matt sospirò cominciando a dubitare dell’efficacia del loro volantinaggio.
-Sai, forse non capiscono perché gli lanciamo aeroplanini se smettiamo di dire a cosa servono quei fogli- suggerì.
-Mmh-
-Ragazzi idee per la radio! Idee per la radio, scrivetele sugli aeroplanini che vi lanciamo!- ricominciarono ad urlare più forte di prima.

Venti minuti dopo, erano tutti e quattro davanti al famoso banco, con un solo foglio sul tavolo che recitava un grande e pomposo DECAPITATEVI.
-Voi siete rimasti tutto il tempo qui?- chiese Phil.
-No, abbiamo distribuito anche noi un po’ di fogli- rispose Liz.
-Quindi potrebbero aver rubato quelli che c’erano-
-Fidati io ero all’angolo del corridoio, non hanno rubato proprio niente- li informò Anthony.
Sospirarono tutti sedendosi in fila sul banco. I ragazzi passavano e nessuno sembrava volersi fermare da loro.
Quando qualcuno faceva il terribile errore di camminargli vicino veniva aggredito da tutti, escluso Anthony che ormai li guardava rassegnato.
-Scusa?- li fermava Phil.
-Hai sentito della radio scolastica?- chiedeva Matt.
-Non è che vuoi lasciare un qualche tua idea su quello che ti aspetti, o quello che vorresti proporci?- continuava Liz allegra.
Quando terminavano il malcapitato passante si aspettava un seguito dal quarto ragazzo, così Anthony sorrideva e gli porgeva un foglio con la penna. Ma dopo la terza persona che glieli ridava con un nervoso ‘no, grazie’, si limitò a sorridere senza porgere un bel niente.
E i minuti passavano.

Dall’altra parte della scuola Kathleen si stiracchiava.
-Cioè mi hanno mollata qui...?- chiese per la terza volta.
-Che dovevano fare, lanciarti giù dalla sedia?-
-...con te- continuò lei con la solita espressione schifata che rivolgeva a Glenn. Le poche volte che gli rivolgeva un espressione.
-Pensi che mi diverto?-
Kathleen sospirò. Rimasero qualche minuto in silenzio. Lei lo guardava, lui la guardava. In definitiva si guardavano. Senza proferire parola.
-Senti- cominciò Kat -...è inutile-
-Credo anch’io- confermò il ragazzo.
-È inutile che proviamo a starci simpatici no? Noi ci odiamo, chi cerchiamo di imbrogliare?-
-Stiamo cercando di imbrogliare qualcuno?- chiese stupito Glenn.
-Dicevo così, per intercalare. In ogni caso, siamo d’accordo, giusto Malfoy?-
-Più che d’accordo- confermò – ...solo una cosa. Ci riesci a non chiamarmi così?-
Kat ragionò un attimo.
-Ti chiamo così dal primo anno, non te n’è mai fregato niente-.
Glenn si strinse nelle spalle.
Kathleen non capiva.
Ricominciarono a guardarsi.
Poi quell’idea le passo per la mente. Sorrise. E Glenn lo capì all’istante. Si maledisse in tutti i modi.
-E così loro non lo sanno eh?- rise lei.
-Che c’è di così divertente?-
-Ti ho in pugno Malfoy ecco cosa!- continuò a ridere. Sembrava che tutta la sua stanchezza fosse scomparsa di colpo.
Glenn aveva sempre considerato Kathleen una completa idiota. Non aveva calcolato che ci sarebbe arrivata così in fretta.
-Lo sai che cosa fa la gente quando lo sa Kat- cercò di difendersi.
Lei continuava a ridere.
-Ci stanno almeno mezz’ora, lo sai benissimo- continuò – in più calcola tutta l’euforia di Matt e conta un ora. Lo sai che non la posso reggere-.
Lei rideva sempre più forte. Glenn alzò gli occhi al cielo esasperato.
-Allora. Facciamo un patto. D’altronde il patto te l’aspettavi una volta che l’avrei scoperto no?- chiese Kathleen divertita.
-Vada per il patto- acconsentì a malincuore.
-Tutto quello che voglio. Farai tutto quello che voglio-.
Questa volta cominciò a ridere Glenn. – Per favore, preferirei due ore di tortura-.
-E va bene, tutto quello che voglio per una settimana-.
-Perché quello di prima era a tempo indeterminato?- rise ancora.
-E va bene due giorni!- cedette lei.
-Kathleen, fa qualche proposta convincente per favore-.
-Aspetta, preferiresti quella mezz’ora, anzi ora contando Matt, invece di fare tutto quello che voglio per due giorni?!- chiese lei indispettita. Lui si strinse nelle spalle come se fosse una risposta scontata.
Kat pensava di averlo in pugno in una presa più ferrea.
Ovviamente Glenn avrebbe preferito servirla per due anni e mezzo, ma grazie al cielo era ancora bravo a negoziare.
Sentirono le voci dei ragazzi che tornavano e Kathleen saltò su.
-Un giorno, solo domani Malfoy- disse veloce.
-Come?-
-Glenn- si corresse lei.
-Andata-. Si strinsero la mano e si allontanarono svelti quando la porta si aprì.

-Interrompiamo qualcosa?- chiese Phil fermo sulla porta.
Kathleen rise come se fosse la cosa più stupida che le avessero chiesto in tutta la sua vita.
-In ogni caso- cominciò mentre entravano tutti guardandoli ancora sospettosi – questa è l’unica proposta che hanno fatto- informò dandole il foglio in mano.
-Nessun’altro?- chiese amareggiata leggendo l’unica parola sul foglio.
-Una ragazza è passata dicendoci di fare la posta del cuore una volta alla settimana-
-E basta?-
-E basta-.
Si guardavano sconsolati quando la campanella suonò.
-Qui c’è bisogno di qualche cambiamento drastico- disse Matt. Gli altri annuirono fissando il pavimento.
Mentre uscivano dalla saletta per dirigersi nelle aule, notarono per i corridoi una distesa di aeroplanini strappati.
-Immagino che questo sia il vostro metodo di volantinaggio- suppose Glenn raccogliendone uno.
-Era più facile distribuirli così- si giustificarono i ragazzi.
-Beh, non è andato un granché mi pare...- notò prendendone altri da terra -li hanno ghigliottinati tutti-.
Si salutarono più abbattuti di prima e si diedero appuntamento, anche se non ne concepivano più il senso, il giorno dopo come le altre volte.

La giornata continuò mogia mentre tutti, col passare delle ore, ripensandoci, capivano che c’era qualcosa che non andava. Su mille e cinquecento persone in una scuola neanche due persone si erano degnate di scrivere qualcosa su quei fogli. Di certo i metodi di propaganda dei due ragazzi non erano tra i migliori, ma non poteva essere tutta colpa loro.
C’era qualcosa di sbagliato nell’idea in sé? Insomma non era poi così terribile no?
Ci doveva essere qualcos’altro che giustificava la strage d’aeroplani sui pavimenti.
Doveva esserci,
lo sentivano.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Brabbuzzibunzi