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Autore: Melinda2606    24/11/2012    5 recensioni
lottare, continuamente lottare. Ecco quello che Akane aveva fatto nella sua vita. Lottare per la palestra, per la morte della mamma, per non essere scocciata dagli ammiratori, per un amore difficile. E adesso per uno stupido ballo, un ballo che per lei valeva più di quanto tutti erano riusciti a capire. Ma dopo la rovina del momento che lei aspettava da tanto, se non avesse più la voglia di lottare?
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Akane non riuscì subito a capire cosa fosse.
Per un attimo aveva sperato che fosse una scossa di terremoto, ma non ebbe tempo di dire niente, perché Ranma la spinse violentemente via da sé, facendola cadere pesantemente a terra.
La ragazza si massaggiò dolorante il fondoschiena, infuriata, poi rialzò il viso per dirne quattro al suo fidanzato e ai suoi modi barbari.
Per la seconda volta in pochi secondi non riuscì a dire niente, perché capì subito come mai il ragazzo l’avesse scostata malamente: nella parete opposta era infilzata una piccola e tagliente paletta da cucina che non era riuscita a colpirla solo perché Ranma aveva avuto quella prontezza di riflessi.
Tutti gli studenti guardarono terrorizzati quell’arnese, cercando di capire da dove fosse stato lanciato e soprattutto chi lo avesse fatto.
Akane invece si sentì morire dentro.
Lei sapeva chi era stato.
E soprattutto perché.
Ranma iniziò a guardarsi intorno, per individuare la sua amica di infanzia, che in quel momento aveva rischiato di ridurlo in fettine, Nabiki invece si diresse verso la sorella e l’aiutò ad alzarsi, stringendole poi il braccio.
Il modo di Nabiki per dimostrare alla sua sorellina che lei c’era e che sarebbe rimasta al suo fianco.
- Bene, così va meglio! – disse la voce di Ukyo: Ranma si voltò verso di lei, e con stupore vide che era con Shampoo.
- Non farlo mai più Ranma, non voglio che tu stia così vicino a quella racchia di Akane! – esclamò la cinese, imbronciata.
Ranma sentì una leggera rabbia montare dentro di lui: - Mi avete tirato quell’affare appuntito perché stavo ballando con Akane? Ma siete matte o cosa? Potevate farmi fuori sul serio! –
Shampoo e Ukyo scossero insieme la lunga cuoca: - Che dici, sciocco, noi avevamo puntato ad Akane! –
La leggera rabbia andò crescendo, ma le parole che stavano per uscire dalla sua bocca furono interrotte dall’urlo di un uomo: - Maledetto, lascia stare la mia Shampoo! – Moose, armato di lance, papere esplosive e occhiali corse all’interno della palestra.
- E chi te la tocca? Io non sono qui con lei, idiota! – urlò Ranma.
- Shampoo, vieni, coroniamo qui il nostro sogno d’amore! – strillò Moose, strizzando la ragazza, che però lo allontanò con un calcio.
- Non dire sciocchezze, papero! Io sono qui per una cosa importante! Akane Tendo, io e Ukyo ti sfidiamo per Ranma! –
Nabiki strinse ancora più forte il braccio della sorella, come a volerla trattenere.
Ranma però si intromise: - Adesso basta, fatela finita, razza di psicopatiche! –
- Come osi offendere Shampoo! Questa me la pagherai, Ranma Saotoome, battiti con me! – lo sfidò Moose.
- Con piacere! – Ranma si era già messo in posizione di attacco, quando sentì una leggera pressione sul braccio.
La sua fidanzata lo stava guardando con occhi supplicanti.
Il cuore del ragazzo perse qualche colpo: le aveva promesso che quella sarebbe stata una serata perfetta, che nessuno l’avrebbe rovinata, ed era intenzionato a mantenere la sua parola.
- Akane, lo sistemo in un attimo, mi libero di Shampoo e Ukyo e poi torniamo a ballare, ok? –
La ragazza aprì la bocca un paio di volte, poi abbassò lo sguardo, mormorando: - Fuori… Ranma, battiti fuori, non è giusto rovinare la serata a tutti –
Ranma annuì, invitando il suo avversario a seguirlo, poi insieme uscirono dalla palestra, seguiti a ruota da Shampoo e Ukyo.
Il dj provò timidamente a far ripartire la musica e più o meno tutti, seppur titubanti ripresero a ballare.
Intorno ad Akane si radunarono le sue amiche, Daisuke, Hiroshi e Nabiki: tutti la fissarono, senza trovare il coraggio di dire niente.
Akane tenne lo sguardo fisso sul pavimento per qualche minuto, sfiorandosi la mano arrossata, poiché l’aveva usata per attutire la caduta di poco prima.
All’improvviso Kuno l’abbracciò, strillando: - Dolcissima Akane Tendo, lascia perdere quell’imbecille di Saotoome e balla con me, sono sicuro che tua sorella non avrà nulla da ridire! –
Contrariamente alla sua abituale reazione, la ragazza si liberò dolcemente dall’abbraccio del suo pretendente, dicendo: - Scusami, Kuno, non posso adesso. Devo… devo andare. In fondo quelle due mi hanno sfidato, no? Vado… li raggiungo fuori –
E scappò verso l’esterno.
Ranma aveva messo velocemente Moose al tappeto, così si era dedicato alle due ragazze, cercando di far capire loro che quella sera era il cavaliere di Akane.
- Ma tesoro, sappiamo che non interessa quella ragazza violenta, lo dici sempre anche tu! –
- Già, ribadisci sempre il fatto che non ti piace, quindi perché questa farsa? Non ti rimane altro che decidere chi preferisci tra me e Shampoo. Su, Ranma, fai in fretta –
Ranma rimase in silenzio, non sapendo bene come affrontare tale argomento; era proprio vero, lui in questo genere di cose faceva veramente schifo.
Intanto anche Akane attendeva la risposta del ragazzo, ma non appena le altre due la videro, senza preavviso le si scagliarono contro, talmente velocemente che lei ebbe appena il tempo si scansarsi.
Questa mossa purtroppo causò la rottura del delicato tacco della scarpa.
Quelle non erano adatte al combattimento.
Akane non si era immaginata che avrebbe dovuto lottare.
Se le tolse rapidamente, sentendo l’asfalto graffiarle i piedi, ma poco le importava.
Shampoo le lanciò uno dei suoi bonbori, che Akane riuscì ad evitare, ma purtroppo non fu abbastanza rapida da evitare un’altra spatola di Ukyo, che riuscì a colpirla sulla gamba, provocandole un lungo taglio sulla coscia.
Akane però non ci fece caso.
Quello era il danno minore; la spatola era riuscita a strappare la stoffa del suo vestito, che si era aperto sul lato come se dotato di uno spacco.
Approfittando del momento di distrazione, Shampoo le si accanì contro, afferrandola per la vita e facendola cadere a terra, causando così un nuovo strappo nel vestito.
Ranma si accorse che Akane non stava reagendo, così le si parò velocemente davanti: - Smettetela! Due contro una, per di più lei non ha un abito adeguato al combattimento! Ora basta! –
- Oh, Ranma, non lo capisci che combattiamo per te? – mugolò la cinese, attaccandosi al suo collo, seguita subito da Ukyo, che non voleva essere da meno.
Moose si riprese dal combattimento con Ranma e la prima cosa che vide fu la sua amata abbracciata al suo nemico.
Stava per attaccarlo nuovamente quando una voce urlò all’improvviso: - Ranma, preparati a morire! –
Ranma riconosceva quella frase: il grido di battaglia di Ryoga.
Chissà come faceva a trovarsi sempre a Nerima nei momenti meno opportuni.
- Fermati, maiale senza bussola! Perché mi stai attaccando? – chiese Ranma, cercando di evitare i colpi dell’altro, cosa non facile, visto le spasimanti che non lo mollavano.
- E me lo chiedi? Stai appiccicato ad altre ragazze mentre Akane… Ma… Akane… - Ryoga spalancò gli occhi appena posò il suo sguardo su di lei.
Aveva i capelli arruffati, i piedi nudi erano graffiati, il trucco le era colato dal viso per via della lotta, e il suo vestito era strappato in vari punti.
Era sempre bellissima, ma… rovinata, ecco.
Fece un passo verso di lei, ma prima di riuscire a raggiungerla avvertì un’ondata di calore seguita da un botto: Moose si era stancato di quella situazione e aveva deciso di lanciare una delle sue papere esplosive.
Adesso erano tutti bruciacchiati, compreso Moose che stoltamente era rimasto fermo.
L’unica cosa positiva era che Shampoo e Ukyo, prese alla sprovvista, avevano lasciato andare Ranma, che si avvicinò lentamente alla fidanzata, per controllare che stesse bene.
Akane si rialzò e Ranma notò che adesso aveva anche il volto leggermente annerito e che l’abito che aveva cucito con le sue mani portava evidenti segni di bruciatura.
- Akane, io… -
La ragazza però non lo fece parlare, ma lo schiaffeggiò con tutte le sue forze.
Non era il solito schiaffo dato per difendersi dalle prese in giro, ma era uno schiaffo disperato.
Akane lo fissò negli occhi, tremando, mentre calde lacrime le avevano iniziato a rigare il volto: - Lo sai… sai perché questo ballo, e soprattutto questo vestito erano importanti per me? L’ultima cosa che ricordo di mia madre è lei che disegna questo stesso vestito, dicendomi che un giorno lo avremmo cucito insieme, in modo che potessi indossarlo per un’occasione importante. E io avevo scelto questa occasione. Mi avevi promesso che sarebbe stato tutto perfetto. Mi hai mentito, sei un bugiardo! Ti odio, vi odio tutti! – la ragazza cominciò a correre, mentre le lacrime le annebbiavano la vista.
Ranma avrebbe voluto correrle subito dietro, ma i suoi nemici e le sue spasimanti lo bloccarono: nonostante avessero chiaramente le parole di Akane, non gli avevano dato particolarmente peso, poiché sapevano che la giovane Tendo ripeteva continuamente al ragazzo che lo odiava.
Lui però sapeva che non era la stessa cosa.
Akane corse a perdifiato, incurante dell’essere scalza e in poco tempo riuscì a entrare in casa.
Kasumi era già andata a letto, ma suo padre e i coniugi Saotoome erano ancora svegli ad aspettare i ragazzi.
Quando Soun vide sua figlia, ebbe un mancamento, Gemma provò a farlo rianimare, mentre Nodoka, portandosi le mani alla bocca, le si era avvicinata e senza dire una parola la spinse verso il bagno.
Le ripulì la faccia, le disinfettò il taglio, le applicò una crema per i lividi, le tolse il vestito e le rimediò un pigiama pulito, per poi portarla nella sua stanza per rimboccarle le coperte.
Akane in tutto quel tempo non aveva aperto bocca, aveva solo continuato a piangere, grata a Nodoka per non averle chiesto niente.
La donna le rimase a fianco fino a quando non si addormentò, poi scese per calmare Soun.
Ranma faticò non poco a liberarsi di tutti, ma quando rientrò in casa trovò sua madre che gelidamente gli disse che Akane dormiva; lui allora, in silenzio, si arrampicò sulla finestra della ragazza per lasciarle il mazzo di fiori sulla scrivania.
La mattina seguente Akane si comportò come se nulla fosse successo e nessuno, nemmeno Ranma, ebbe il coraggio di chiederle niente.
L’occasione si presentò a pranzo.
- Akane, vieni ad allenarti un po’ con me? – le propose il fidanzato per vedere di riuscire a sbloccare la situazione.
Lei gli rispose in modo dolce ma distaccato, come se fosse una persona conosciuta da poco: - Oh, no Ranma, grazie. Non voglio farlo. Anzi, visto che siamo in argomento, papà, volevo dirti che io non voglio più lottare. Voglio smetterla con le arti marziali. Non voglio più essere l’erede della palestra Tendo –
Soun perse il colore dal volto: - Ma… Akane, che dici, tu devi ereditare la palestra e… -
La figlia lo interruppe: - Papà, sono grande, deciso da sola quello che voglio o non voglio fare, chiaro? E poi, fatti una domanda, come mai hai scelto me per essere la tua erede? –
- Bambina mia, perché sei la più forte, io… -
- Bugiardo – mormorò duramente la ragazza.
L’atmosfera nella casa si fece gelida, nessuno osava aprire bocca, così Akane continuò: - Tu hai scelto me perché Kasumi è brava a mandare avanti la casa e Nabiki è indispensabile per il bilancio economico, mentre io non so fare niente, giusto? Quindi hai deciso di darmi qualche lezione in modo che potessi essere utile e non un peso! –
- Akane, smettila! Non ti sembra di esagerare? Stai parlando con tuo padre! – aveva tuonato Gemma, dimenticandosi per una volta del pranzo.
Kasumi era scioccata da quelle parole, mentre Nabiki osservava sua sorella come se la vedesse per la prima volta.
Ranma non sapeva che fare: non aveva mai sentito Akane parlare così.
- Akane, ragiona… Ma cosa dici? Io ti adoro per quello che sei, tu ti sei dimostrata sempre entusiasta delle lezioni che ti davo! – disse Soun, con le lacrime agli occhi.
- Tu mi adori? Bugie! Sempre e solo bugie nella mia vita! Io non voglio più lottare per tutto, basta, voglio vivere la mia vita come tutte le ragazze, voglio mettermi un vestito carino senza che delle psicopatiche me lo distruggano, voglio avere un vero fidanzato, uno che mi ami e che non abbia paura di gridarlo al mondo intero! Papà, io so bene che tu non mi vuoi bene davvero, altrimenti non mi avresti negato questa vita! Dimmi la verità, avresti preferito che la mamma fosse morta qualche anno prima, vero? Almeno non avrebbe avuto modo di darmi alla luce e tu non ti saresti trovato con una figlia inutile! –
Uno schiocco spezzò la sfuriata di Akane.
- Bambina mia… - mormorò Soun, allibito da quelle parole.
- Mamma… - sussurrò Ranma.
Nodoka si era alzata e aveva dato ad Akane uno schiaffo.
- Vai in camera tua – le ordinò.
La ragazza, con la guancia arrossata, si alzò, guardando tutti: Kasumi piangeva, Nabiki le teneva la mano, Soun era distrutto e il suo vecchio amico cercava di consolarlo, Ranma era rimasto immobile, non aspettandosi un tale gesto dalla madre e delle parole tanto pesanti dalla fidanzata.
Akane corse nell’ingresso e dopo essersi messa le scarpe disubbidì a Nodoka, uscendo e mettendosi a correre senza una meta precisa.
  
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