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Autore: Soul of the Crow    24/11/2012    6 recensioni
Mi ero ripromessa di continuare la mia raccolta, ma avevo in mente questa fic già da un bel pezzo per non pubblicarla: le Divinità della Morte e della Vita lottano da diverso tempo, ma la prima deciderà di risvegliare un'anima per appropriarsi di quelle degli altri umani. E se la sua avversaria avesse inviato un suo Emissario per impedirglielo?
Alcuni personaggi di IE GO, e alcuni miei OC, saranno i protagonisti di questa fic e le pairings principali saranno la RanTaku e la KyouTen, ma potrei decidere di metterne altre nel corso della storia.
Se vi interessa, vi aspetto dentro con i dettagli.
Genere: Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Kirino Ranmaru, Nuovo personaggio, Shindou Takuto
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'My favourite IE GO pairings'
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Nell’Isola dell’Est…
 
I fratelli Tsurugi erano arrivati lì in poco tempo, ma Yuuichi si assentò non molto dopo il loro arrivo perché Diana lo aveva informato di una cosa: Aki era sparita dalla Torre, e poiché i Comandanti non si trovavano in buone condizioni, i sostituti dovevano concentrarsi sulle sue ricerche; il maggiore se ne andò nuovamente, ma non prima di aver dato al fratello le indicazioni per arrivare a casa di Tenma.
Kyousuke si era ritrovato a vagare nella boscaglia, ma dopo circa una mezz’oretta, trovò la casa della Guardia Angelica. Di aspetto era come quelle che aveva visto fino a quel momento: era piuttosto piccola, ma per una persona sola doveva bastare, i muri erano di mattoni bianchi, mentre il tetto era fatto di assi di legno. C’era anche una piccola finestra, accanto alla quale vi era una porta d’ebano, mentre il pomello della maniglia era d’argento.
Il blu bussò, e quando sentì un flebile “avanti”, entrò in casa della Guardia: in quella stanza vi erano una scrivania su cui erano posate diverse pergamene, un armadio e un tavolo d’ebano come la scrivania, e per finire il letto dove in quel momento era seduto Matsukaze: in quel momento, l’Angelo non indossava l’armatura, ma una maglietta a mezze maniche verde e un paio di pantaloncini blu che gli arrivavano al ginocchio, ed era intento a fasciarsi la gamba destra. Si voltò appena vide un’ombra proiettata sul terreno proveniente dalla porta:
- Come mai sei qui? - gli domandò Tenma: non che gli dispiacesse, ma già non si aspettava che gli sarebbe stato permesso di entrare a far parte degli Angeli, tantomeno che avrebbe potuto credere a quello che gli aveva detto alla God Eden. Insomma, troppe sorprese in poco tempo, ma considerando che sulla Terra il tempo scorre in modo diverso rispetto ai due Regni, non sapeva dire quanto ne fosse trascorso di preciso.
Kyousuke prese la sedia che si trovava vicino alla scrivania, e si sedette davanti all’Angelo:
- Sono qui per dirti che ho capito ciò che mi hai detto alla God Eden: sarà che la Dea della Morte aveva modificato i miei ricordi, ma anche quando mi hai restituito quelli veri, ho continuato ad avere dei dubbi su come fossero andate veramente le cose. Alla fine, quello che è sempre stato nel torto ero io: non mi era mai interessato conoscere la verità quando ero un Diavolo, e tutte le volte in cui hai cercato di spiegarmi com’erano andate le cose, io pensavo solo a vendicarmi per qualcosa di cui non avevi colpa.
Insomma… sono venuto qui perché volevo scusarmi con te, ma ora come ora, so bene che non bastano dopo quello che ho fatto. - dopo quel discorso, il blu si alzò dalla sedia per andarsene, ma una stretta non troppo forte al braccio lo costrinse a fermarsi. Inutile dire che era stato Tenma a fermarlo, ma Tsurugi notò che l’altro si reggeva a malapena in piedi a causa delle ferite, così lo aiutò a sedersi di nuovo sul letto.
- Ero venuto sulla Terra a causa di una missione, ma volevo chiarire le cose con te nel caso in cui ti avessi rivisto. Ti basti sapere che sono felice che tu lo abbia capito. - Matsukaze sorrise, forse il primo sorriso sincero che faceva da quando Kyousuke aveva subito quella triste sorte senza che avesse potuto fare niente.
Quel momento di serenità avrebbe voluto che durasse di più, ma non era destino che accadesse: il suo bracciale si era illuminato. Una nuova missione lo attendeva.
 
 
Intanto… sulla Terra… a casa di Kirino…
 
Shindou era tornato lì per cercare un po’ di tranquillità, ma da quando aveva recuperato i ricordi riguardanti la sua morte, era come se si fosse rinchiuso in un mondo tutto suo: una volta tornato a casa del suo coinquilino e aver raggiunto la sua stanza, le lacrime, che da quando era uscito dal teatro lo avevano lasciato in pace, avevano ricominciato a solcare il suo viso. In quel momento, nemmeno la musica lo avrebbe potuto aiutare a calmarsi: non si era mai sentito in quello stato da quando era uno Spirito Mietitore, e come mai i suoi ricordi erano ritornati proprio in quel momento e non prima?
- Shindou, sono tornato. - quella voce poteva appartenere solo al rosa, ma il castano non rispose ugualmente: forse perché non lo aveva sentito, forse perché era ancora assorto nei suoi pensieri.
- Ehi Shindou, ci sei? - di nuovo nessuna risposta da parte del pianista, ma il Mietitore era convinto di sentire dei passi che salivano le scale.
- Allora, mi rispondi oppure… - Ranmaru entrò nella stanza di Takuto, ma non terminò il discorso quando si rese conto delle condizioni dell’altro: Shindou era seduto sul letto e stava cercando di coprirsi il viso con le mani, ma il rosa era sicuro di aver visto ugualmente delle minuscole gocce solcare il volto del castano.
Kirino si sedette vicino all’amico:
- Che cosa ti è successo? - gli domandò Ranmaru, ma l’altro continuò a non rispondere.
Passarono diversi minuti di silenzio, e il rosa aveva ormai capito che non avrebbe ottenuto niente.
- Se non vuoi dirmi niente, stai tranquillo, ma se ti va di parlarne… io ci sarò. - gli disse Kirino, ma quando fece per alzarsi, Shindou lo trattenne per un braccio attirandolo a sé, per poi poggiare la testa sulla spalla del rosa. Ranmaru, inizialmente sorpreso da quel gesto, cinse la vita dell’amico con un braccio, mentre con la mano di quello libero cominciò ad accarezzargli i capelli, cercando di calmarlo.
Rimasero abbracciati ancora per un po’, ma quando il rosa si staccò, notò che l’altro si era addormentato; quando notò l’espressione tranquilla sul volto dell’amico, sorrise tristemente.
- Anche se il momento in cui tornerò umano si sta avvicinando, in qualche modo rimarrò sempre legato al mondo degli Angeli. Mi dispiace Shindou… -
Kirino notò che il suo bracciale si stava illuminando, così distese Takuto sul letto e gli mise addosso una coperta; doveva andare: il dovere lo chiamava.
 
 
Angolo di Emy
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e che abbiate notato la presenza di RanTaku.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 
  
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