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Autore: Silhouette    25/11/2012    1 recensioni
Una giovane ragazza che scopre di avere qualcosa di speciale, qualcosa di magico, che giunge a Camelot per scoprire il suo destino..
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Writer’s corner: Vi prego di non uccidermi per avervi fatto aspettare così tanto!! Ho avuto un casino di cose da fare ed, essendo la sera l’unico momento in cui riesco a scrivere, andava a finire che non combinavo niente, e poi ci si è anche messo il mio computer che non partiva più. Comunque ecco a voi un altro capitolo e ho già pensato ai successivi quindi spero di non impiegarci dei secoli a scrivere ;) Ringrazio tutti quelli che seguono la mia storia o comunque anche solo chi la legge e mi farebbe molto piacere una vostra recensione per farmi sapere cosa ne pensate =)
 
 
Nei loro occhi si vedeva la scintilla della felicità per aver trovato qualcuno con qui condividere i loro poteri. Stavano lì in piedi a guardarsi senza sapere cosa dire all’altro, Merlino stava per parlare quando la sua attenzione fu attirata dal libro che giaceva ai piedi di Violet e che lei stava leggendo prima del suo arrivo.
- Che cosa stavi leggendo? -
Solo allora Violet si ricordò del libro d’incantesimi che giaceva ai suoi piedi – Ehm….è un libro di incantesimi che ho trovato nella biblioteca di mio padre –
- Posso? – chiese timidamente Merlino, sperando di non essere stato troppo spavaldo
- Certo – il sorriso che si aprì sul viso di Violet gli fece capire che non le dispiaceva affatto
Si sedettero tranquillamente sull’erba e iniziarono a sfogliare il grande e antico libro
- Molti di questi incantesimi mi sono estranei -  disse ad un tratto Merlino
- Tranquillo, io ho da poco scoperto di avere dei poteri magici quindi per me sono tutti sconosciuti questi incantesimi –
- Non ti preoccupare, con il tempo riuscirai a raggiungere una buona padronanza degli incantesimi, sia quelli basilari sia quelli più potenti. Nonostante la tua inesperienza oggi te la sei cavata bene con il fuoco – Violet arrossì, era stato un complimento inaspettato e sapeva che era stata imprudente a non guardare con più attenzione se qualcuno poteva vederla compiere l’incantesimo.
- Gr.. grazie – rispose con un tono tra il lusingato e il preoccupato
- Stai tranquilla – le disse Merlino rivolgendole un caldo sorriso che la fece tranquillizzare subito – Artù era troppo impegnato a guardare i briganti per accorgersi del tuo incantesimo – questo la fece sentire molto meglio.
Nella radura calò un silenzio imbarazzante e nessuno dei due sapeva come porvi rimedio, ad un tratto uno spiffero di vento arieggiò la radura, girando le pagine del libro. Merlino osservò incuriosito gli incantesimi di quella pagina e la sua attenzione si calamitò sull’incantesimo dell’invisibilità.
- Incantesimo dell’invisibilità, non l’avevo mai sentito prima -
- Può sembrare difficile, ma è più semplice del previsto, io ho impiegato poco ad impararlo, quando me l’ha insegnato…- e subito nella mente di Violet si insinuarono mille pensieri. Se gli diceva che era stato Gaius a insegnarli quell’incantesimo avrebbe dovuto dirgli anche che era una principessa e per il momento preferiva nascondere la sua origine regale….doveva inventare qualcosa
- Tutto bene Violet?? – Merlino interruppe il suo flusso di pensieri e la riportò alla realtà
- Si tutto bene…stavo dicendo che me l’ha insegnato un vecchio saggio del mio villaggio, anche se la possibilità di vedere l’invisibile non l’ho ancora provata –
Merlino assunse un’espressione dubbiosa e si chiedeva a cosa si stesse riferendo, Violet si accorse della sue espressione e cercò in fretta di chiarirsi
- Vedi – ed indicò il libro – qui dice che puoi vedere ciò che è stato reso invisibile restando però visibile-
- Sembra proprio così….potremmo fare una prova – disse felice di provare un nuovo incantesimo
Decisero di provare con una semplice pietra e Merlino si propose come “cavia”. Violet passò delicatamente la mano davanti agli occhi di Merlino recitando l’incantesimo “invisibilis oculos”
- Vedi tutto normale? – chiese Violet guardando gli occhi di Merlino, che sembravano privi di alcun cambiamento
- Tutto come prima, niente è cambiato –
- Allora proviamo – disse Violet prendendo una pietra che trovò nelle sue vicinanze e tenendola sul palmo della sua mano di fronte a Merlino – invisibilis corpus –
- La pietra la vedo esattamente come prima –
Sul volto di Violet si dipinse un sorriso di soddisfazione – Fantastico!! –
- Che succede? – Merlino era sorpreso da quella reazione inaspettata
- La pietra tu la vedi ma io no!! L’incantesimo funziona perfettamente e non si notano cambiamenti esteriori – gli rispose una raggiante Violet
Erano così presi dai loro incantesimi che non si accorsero del passare del tempo, se ne resero conto solo quando il sole stava tramontando e l’oscurità stava calando
- Si sta facendo tardi Merlino, Artù non ti starà cercando?? – gli chiese Violet un po’ preoccupata che Artù avrebbe potuto sgridare Merlino per la sua assenza prolungata
- Non ti preoccupare – rispose Merlino cogliendo la preoccupazione nei suoi occhi – Artù mi ha lasciato libero di fare ciò che voglio, sa che ero molto legato a Will – e sul volto di Merlino il sorriso che aveva sfoggiato per tutto il pomeriggio lasciò il posto ad un espressione di pura tristezza
- Mi dispiace – gli disse Violet cercando di consolare il suo nuovo amico
- Non ti preoccupare – Merlino cercò di abbozzare un sorriso ma una lacrima, che scivolò lenta lungo la sua guancia, tradì il suo sorriso e nei suoi occhi la tristezza riprese il suo posto. Lo sguardo di Merlino si rabbuiò e qualche lacrima percorse silenziosa il suo tragitto, rigando le sue guance e andando a cadere sulle sue mani. Violet si sentiva triste per Merlino, poteva solo immaginare come potesse sentirsi dopo aver perso il suo amico d’infanzia. L’unica vera amica che aveva era la sua dama di corte e, quando era partita, non aveva potuto neanche salutarla per evitare che finisse nei guai con suo padre. Le mancava già dopo pochi giorni che era partita e un velo di tristezza prese possesso dei suoi occhi.
Merlino se n’accorse e si asciugò le lacrime – Scusa, non volevo rattristare anche te, è solo che….-
- Non ti preoccupare. Non so cosa tu stia passando, ma hai tutto il diritto di sfogarti per ciò che è successo oggi -
- Grazie…forse è meglio che vada, si sta facendo buio – Merlino si alzò in piedi e Violet fece lo stesso. Sentì come una sensazione dolorosa nel petto, non voleva perdere quel nuovo amico che aveva trovato…forse anche più di un nuovo amico. Merlino s’indirizzò verso il bosco e lei non sapeva cosa fare, quando ad un tratto si girò
- Come potrò ritrovarti Violet? –
- Aspettami a Camelot e ci ritroveremo –
Merlino si sentì un po’ rincuorato e, con passo lento e pensoso, sparì dalla vista di Violet nel folto del bosco.
Violet si ritrovò ferma a guardare il punto in cui Merlino era scomparso. L’oscurità stava incalzando e decise che era meglio per lei se andava a dormire. Nonostante fosse stanca rimase a contemplare le stelle che brillavano in quella notte, stelle che brillavano solitarie, così vicine ma anche così lontane. Trasportata dai suoi pensieri, ben presto si addormentò, chiedendosi cos’altro le avrebbe portato il destino.
 
 
 
Gli uccellini che cinguettavano allegri furono una dolce sveglia per Violet, che aveva passato la notte senza sogni particolari. Restò a contemplare il cielo azzurro e le nuvole che lo percorrevano in totale tranquillità, non avevano alcuna fretta e si raggruppavano andando a formare le immagini più strane: un albero, una foglia e quello che sembrava un drago. Le erano sempre piaciute da piccola le storie sui draghi, si era sempre chiesta se una di quelle creature maestose si aggirasse per i regni e il suo più profondo desiderio era di vederne uno.
Quello non era il momento di perdersi in ricordi d’infanzia, doveva mettersi in viaggio per raggiungere Camelot. Riordinò tutte le sue cose e fece una fugace colazione, Leaf le si strofinò contro la spalla e lei accarezzò il suo muso, ritrovandosi scrutata dagli enormi occhi scuri del suo amato cavallo. Aveva sempre avuto un buon rapporto con Leaf, fin da quanto le era stato regalato al suo tredicesimo compleanno, avevano instaurato un intesa tutta loro, dove l’uno capiva cosa passava per la testa all’altro. In quel momento però, Violet non riuscì a capire il comportamento del suo cavallo e decise di rifletterci più tardi. Camelot era sempre più vicina… e anche Merlino.
A quel pensiero sobbalzò. Perché mai doveva pensare a Merlino in un momento come quello? E per quale motivo ci stava pensando? Lo conosceva da poco e già se n’era innamorata… no, non poteva essere! Eppure era a lui che stava pensando. Si convinse del fatto che si era affezionata perché anche lui era un mago e non per motivi sentimentali, anche se nel profondo non ne era del tutto sicura.
Si mise a cavalcare lungo il sentiero in direzione di Camelot, ogni giorno che passava era sempre più ansiosa di giungere in quella città che avrebbe potuto dare una svolta alla sua vita, un significato ai suoi poteri magici. Sperava di trovare rifugio presso Gaius e di non attirare troppo l’attenzione del re. L’ultima cosa che voleva era che venire scoperta ed essere costretta a tornare a Edoras prima di aver trovato la sua via. Un flusso ininterrotto di pensieri la sommerse e proseguì il suo cammino pensando e immaginando possibili scenari del suo arrivo a Camelot. Era talmente assorta che passò tutta la giornata a cavalcare e nemmeno la fame le fece venire in mente di fermarsi, solo quando fu Leaf ad aver bisogno di mangiare si fermarono.
Ormai era quasi il tramonto, quindi decise che poteva fermarsi in una piccola radura attraverso cui fluiva un piccolo ruscello. Mentre Leaf brucava l’erba, Violet si dedicò alla lettura di incantesimi, si esercito fino a quando il sole non fu calato dietro le montagne e la luna stava salendo alta nel cielo. Stanca per la lunga cavalcata non impiegò molto a addormentarsi. I suoi sogni furono tranquilli e normali, ma arrivò il momento in cui tornò l’oggetto dei suoi sogni: gli occhi gialli che la fissavano nell’oscurità e la figura di un giovane di cui non riusciva a distinguere i tratti del volto. Questa volta, però, c’era qualcosa di diverso, riusciva a distinguere un po’ il giovane e le sembrava… no, non poteva essere Merlino, eppure quel giovane sembrava quasi Merlino. Con queste parole sulle labbra si svegliò chiamando Merlino.
Si ritrovò ancora nella radura con Leaf che dormiva e…un unicorno che la osservava nelle vicinanze del ruscello. Non riusciva a credere ai propri occhi! Si trovava davanti ad un unicorno, la creatura più pura e maestosa della foresta. Nonostante tutto l’unicorno era tranquillo e, anzi, si avvicinò a Violet come per farsi accarezzare, infatti si lasciò accarezzare e Violet continuava a non credere ai propri occhi. Restò ad accarezzare l’unicorno per un po’, ma ad un certo punto sentì un ringhio provenire dalla foresta. Due occhi rossi stavano guardando nella sua direzione, un lupo feroce usci dal bosco ringhiando e dirigendosi verso di lei. Pensava che l’unicorno sarebbe scappato, invece s’interpose tra lei e il lupo, come a voler proteggerla.
Il lupo continuava ad avanzare e lei non sapeva cosa fare, quando si ricordò del timore degli animali per il fuoco e concentrò tutta la sua attenzione per sviluppare un fuoco intorno al lupo. Mantenne la concentrazione, mentre il lupo si avvicinava lentamente e riuscì a sviluppare le fiamme che formarono un cerchio sul terreno attorno al lupo. Il lupo si spaventò subito e non sembrava più quello di prima, Violet capiva che qualcosa non andava e, più in fretta che poté, sollevò l’acqua del ruscello per spegnere il fuoco. Guardando la creatura spaurita che si trovava davanti, ben lontana dall’animale feroce di un attimo prima, capì subito che la situazione era più complicata del previsto e restò stupita quando vide il lupo fare quello che sembrava un inchino verso l’unicorno.
Di certo quella era stata la serata più strana che avesse mai passato ed in men che non si dica si riaddormentò tra mille dubbi e pensieri.
 
 
 
Violet si svegliò la mattina dopo dubitando che ciò che aveva visto la notte passata fosse realtà, era stato tutto così irreale e pieno di mistero che pensava fosse stato tutto un sogno. Eppure i segni di bruciatura che trovò sull’erba le davano torto, quello non era stato per nulla un sogno.
Decise di rimandare quel pensiero visto che le mancava davvero poco prima di giungere a Camelot e pensò di sistemarsi un po’ prima di affrontare l’ultima tappa del suo viaggio. Cambiò gli abiti con dei cambi che si era portata dietro, si rinfresco al ruscello e si mise in ascolto della natura. Gli uccelli cinguettavano tranquilli nei loro nidi accudendo i piccoli passerotti, il vento faceva muovere le foglie e le nuvole passavano nel cielo lente e tranquille. Si girò verso Leaf e pensò che era ora di dare una sistemata anche al suo fido destriero.
Tolta la sella si mise a spazzolarlo con calma e movimenti regolari, il manto color cioccolato iniziò a risplendere sotto i raggi del sole e il vento muoveva la sua criniera. Leaf era contento e Violet cercò con lo sguardo se c’era qualche albero da frutto da cui potesse raccogliere un frutto per Leaf. Intravide un albero di mele che pendevano mature, rotonde mele rosse che dovevano essere molto buone, dando una veloce occhiata in giro, ne staccò una usando la magia e la fece planare nelle sue mani per darla a Leaf, che sembrò apprezzarla di buon gusto.
Ormai era ora di ripartire e, risistemata la sella e raccolte le ultime cose, si mise in marcia verso Camelot. Era ansiosa di giungere e, pensiero che cercava di negare, era felice di poter rivedere Merlino, quel giovane mago era per lei un alleato in quel mondo privo di magia e un amico con cui confidarsi. Il viaggio fu ancora pieno di pensieri e di riflessioni, soprattutto sull’esperienza con l’unicorno e il lupo, e in circa mezza giornata giunse finalmente a Camelot. Vide in lontananza il castello e la città circostante, s’immaginava già il brulicare di gente al mercato e l’atmosfera che si poteva respirare, il sole che rispendeva sulle mura gli conferivano un aspetto sognante e incantato. Si sentiva bene, si sentiva felice ed accelerò alla volta del suo destino. 
  
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