Underwater Light
By Maya
Tradotta da Luciana
Beta: Vale
Sommario: La mia beta si è commossa perché questo capitolo
l'ha fatta riflettere sul bellissimo amore di Draco Malfoy e Arthur Weasley.
Credo non ci sia bisogno di dire altro.
Capitolo Venti
A raccolta
You can't change the way I am
I'll be the last to help you understand
Try and love me if you can
Are you strong enough to be my man?
When I've shown you that I just don't care
When I'm throwing punches at the air
Are you man enough to understand?
Are
you man enough to be my man?
[Non puoi cambiare il mio
modo di essere / Sarò l'ultimo ad aiutarti a capire / Prova ad amarmi, se ci
riesci / Sei abbastanza forte da essere il mio uomo? / Quando ti avrò
dimostrato che proprio non m'importa niente / Quando prenderò a pugni l'aria /
Sarai abbastanza uomo da capire? / Sarai abbastanza uomo da essere il mio
uomo?]
Harry non si era reso conto di non vedere l'ora di svegliarsi
accanto a Draco finché non si svegliò senza di lui.
Addirittura prima di aprire gli occhi, riuscì solo a starsene
disteso e a pensare come sarebbe stato se non si fosse svegliato da solo.
Guardare la pelle così vicina ai suoi occhi da diventare il
candido sfondo di capelli biondi sottili che rifulgevano come argento sulla
nuca di Draco. Calore e pace e una certa sicurezza nell'essere insieme,
nell'essere capace di misurare il tempo con il respiro di un'altra persona.
Stava cominciando ad avere delle idee creative che riguardavano il
petto di Draco sul suo, voci roche e mani contro pelle calda di sonno, quando
gli venne in mente che lasciarsi andare a fantasie roventi su Draco con Draco
nella stanza sarebbe stato incredibilmente stupido.
Aprì gli occhi in fretta.
Draco uscì dal bagno lavandosi i denti.
Era giovane e allegro alla luce del mattino, i capelli incasinati,
e indossava dei pantaloni grigi classici e una camicia che cercava di
abbottonarsi con una sola mano. Rivolse a Harry un sorriso smagliante intorno
allo spazzolino da denti.
Harry sentì la fitta di delusione nel suo petto alleviarsi.
L'intera scena era così... confortevole. Avrebbe potuto abituarcisi, fin troppo
facilmente.
Poi si accigliò. "Non è il mio spazzolino, quello?"
"Fì," disse Draco, prima di togliersi lo spazzolino di
bocca. "La mia bocca faceva schifo," spiegò impunemente. "Sapevo
che per te non sarebbe stato un problema."
Sul labbro inferiore gli era rimasto un po' di dentifricio, a mo'
di ornamento. A Harry la sua bocca faceva tutto tranne che schifo.
Mancava solo il feticcio del dentifricio e sarebbe diventato un
vero maniaco.
"Lupin ha lasciato a tutti e due delle uniformi
babbane," continuò Draco, gesticolando tra sé. "A quanto pare per
fingere di essere in gita scolastica con i professori dobbiamo necessariamente
indossare le uniformi tutto il tempo, stando alle crudeli regole della
spaventosa scuola babbana da cui veniamo. Avrei voluto inventare un nome falso
per me, ma Lupin ha detto che non ce n'era bisogno." Era onestamente
deluso. "Guastafeste."
Harry si alzò sui gomiti, senza riuscire a smettere di sorridere.
Draco gli fece una smorfia.
"Datti una mossa, Potter. Voglio fare colazione."
Harry sbadigliò e si stiracchiò. "Com'è che sei così sveglio?
Pensavo dormissi sempre fino a tardi."
"Infatti è tardi," rispose Draco distrattamente.
"Sono le undici passate. Dormivi come un tronco."
Prese la cravatta e la esaminò perplesso. Alla fine se la mise
intorno al collo. Poi tirò su i due lembi e cercò di muoverli senza criterio.
"Ehm," disse finalmente. "Un aiutino??"
Harry avrebbe voluto essere meno patetico, e riuscire a fermare
quel sorriso perenne.
Si alzò e prese i due lembi della cravatta di Draco.
Certo, così facendo fu costretto ad avvicinarsi a Draco, cosa che
aveva sempre un effetto infelice sulla sua capacità di pensare. Cercò di
sembrare calmo quando fece un passo verso di lui e sentì quella cupa sensazione
in gola, come se gli mancasse il respiro.
Draco odorava... beh, più che altro di dentifricio.
Harry annodò la cravatta meglio che poté e indietreggiò.
Funzionava molto meglio quando gli era un po' distante.
"Grazie," disse Draco, col suo tono più signorile.
"Adesso muoviti, dai, sto morendo di fame."
"Prima mi devo radere," mormorò Harry, dirigendosi verso
il bagno mentre si stropicciava gli occhi.
Draco lo seguì, cosa che si sarebbe rivelata piuttosto
problematica se Harry avesse avuto bisogno di andare al gabinetto. Inoltre
Draco si appollaiò sul lavandino e si sporse mentre Harry cercava di radersi.
Harry avrebbe davvero voluto che gli desse fastidio, ma quella
sensazione di calma persisteva.
"Ehi," disse Draco, scrutando il viso di Harry con fare
critico. "Ma guarda lì che barbetta. Hai un culo sfacciato."
Se Draco continuava a guardarlo, alla fine si sarebbe tagliato la
gola.
"Perché?"
"Oh, mi piace." Draco sembrava assorto. "E' virile,
e io non riuscirò mai ad averla, disgraziatamente."
"Scusa se ho molto più fascino maschile di te." Harry
mantenne un'espressione neutrale mentre Draco farfugliava indignato.
Più tardi, mentre Harry si metteva i calzini, rifletté su quanto
era patetico. Non gli era stata offerta alcuna speranza. Non c'era stato altro
che un po' di consolazione nel sonno e un sorriso al mattino. Però quella
sensazione di essere al caldo e al sicuro lo pervadeva, e la ragione non
riusciva a cancellarla.
Se non fosse stato per... tutto il resto, il bisogno furioso di
fare qualcosa e proteggere gli altri invece di nascondersi come un bimbo
spaventato, avrebbe potuto essere felice.
Se non fosse stato per tutto il resto.
*
Hermione era in preda all'orrore. Cos'era successo quella notte?
Erano tutti fuori dall'ostello a discutere i programmi per la
giornata. Harry e Malfoy stavano un po' in disparte e formavano quello che
sembrava un piccolo sottogruppo esclusivo. Parlavano continuamente, parole
smorzate tra le pause della conversazione di Sirius e Lupin. Hermione non
riusciva a capire le parole, sentiva solo la pronuncia strascicata divertita e
vivace di Malfoy e il mormorio basso e contento della voce di Harry, ancora
roca per il sonno. Malfoy aveva la cravatta annodata un po' sul lato ma con
grazia, dettaglio esperto e per niente nel suo stile, e stava così vicino a
Harry che i suoi capelli quasi toccavano la sua fronte.
Harry, che era un po' in disordine e non si era rasato al meglio,
girava il viso verso quello di Malfoy ogni volta che Malfoy cambiava posizione
o che uno dei due parlava. Guardandoli da alcune angolazioni si sarebbe potuto
pensare che i dolci sorrisi fossero già diventati dolci baci.
In un luogo pubblico!
Le cose non migliorarono quando decisero di passeggiare per le
strade più vicine al fine di trovare il punto magico più vicino da cui Lupin
potesse mandare un Gufo a Silente per avvertirlo che erano arrivati sani e
salvi. Camminarono fianco a fianco, con Malfoy che gesticolava come se ogni sua
parola non fosse che la versione meno potente delle sue mosse da mimo, e la
mano di Harry e che toccava il suo polso ogni volta che lasciava cadere la
mano.
"L'elettricità è molto divertente," sentì dire Malfoy.
"La usano per illuminare e fare i toast, sai?"
La voce di Ron che impediva a chiunque di dire che Malfoy
ricordava il signor Weasley coprì il dolce mormorio della risposta di Harry.
"So che nessuno di voi avrebbe voluto trovarsi qui,"
disse Lupin mentre camminavano, e Malfoy e Harry smisero di sembrare felici.
Insieme agli altri.
"Già," rispose brevemente Harry.
"Ma dato che ormai è successo, forse dovremmo considerare
queste ore una specie di riposo prima che succeda qualcosa di... veramente
terribile." Lupin era serio. "Sta per iniziare una guerra, e so che
tutti voi combatterete, ma siete giovani, e siamo in estate. Qualche settimana
in sicurezza non può che farvi bene. Dovreste considerarvi in vacanza, ora che
potete ancora realizzare i vostri desideri. Ditemi cosa volete fare."
"Io voglio tornare indietro," sbottò Malfoy, sia lui che
Harry ancora serissimi, con le spalle rigide che spingevano l'una contro
l'altra. Poi Malfoy smise di guardare Lupin negli occhi e alzò le spalle.
"Se quello non è possibile, mi piacerebbe vedere un negozio di aggeggi
elettrici. Anche se non posso avere una carta monetaria per fare acquisti."
"Mio padre è un brav'uomo," asserì Ron con veemenza.
Malfoy lo stava guardando come se fosse un matto quando Harry
disse, "Io ho una carta di credito. Me l'ha data Sirius: ha detto che la
sua famiglia era sempre stata in buoni rapporti con il governo babbano."
Sirius finse indifferenza sotto lo sguardo accusatorio di Lupin.
"Conoscevamo delle persone... ehm, che corrompevamo e
incantavamo per ottenere favori," mormorò. "Senti, ho solo pensato
che gli sarebbe stata utile. La zona di Londra in cui si trova il suo
appartamento è perlopiù babbana, potrebbe aver bisogno di fare la spesa e cose
del genere..."
Malfoy ci stava riflettendo. "Sono certo che tornerà molto
utile."
"Cosa vuoi che ti compri?" chiese Harry, col tono
inquietante di uno che aveva appena vinto Malfoy alla lotteria e, per qualche
strano e incomprensibile motivo, ne era anche felice.
"Io? No, no, Harry, non dire follie, non potrei mai fare il
mantenuto, a mia madre verrebbero cinque infarti," disse distrattamente
Malfoy, mettendo una mano in fondo alla schiena di Harry. Hermione fu
attraversata dal desiderio di spostargliela, ma Harry si rilassò a quel tocco e
lasciò che Malfoy lo spingesse in un negozio. "Ma non c'è niente di male a
dare un'occhiata," disse Malfoy, prima che la sua voce sfumasse.
Presero accordi per mangiare nel bar dall'altra parte della
strada. Lupin disse che avrebbe trovato un posto magico da solo, e fu lui ad
entrare nel negozio per dire a Harry e a Malfoy dove sarebbero andati. Sirius
era giù partito a ordinare il cibo, Ron dichiarò che gli apparecchi elettrici
gli avrebbero risvegliato traumi infantili, e Hermione decise che non li
avrebbe più guardati fin quando non avesse scoperto cosa stava succedendo e
come diavolo avrebbe potuto sistemare le cose.
*
Draco se la tenne in grembo persino quando entrarono nel bar.
Harry l'aveva previsto sin dal momento in cui si era fermato a guardarla nel
negozio, come attirato da una voce arcana.
"E questa come la chiamate?" aveva chiesto.
"E' una macchina per l'espresso," aveva risposto Harry,
spaventato.
"Macchina Perle Spresso," aveva ripetuto attentamente.
"E a cosa serve?"
"Ti avverto da ora, Draco, se cominci a fare l'isterico ti
abbandono qui." Harry gli aveva detto a cosa serviva.
"Non ti piace neanche tanto il caffé, Harry," osservò
Ron confuso.
"Ti proibisco di dire infamie del genere su Harry,"
ordinò Draco, accarezzando amorevolmente la scatola. Aveva uno sguardo strano e
terribile.
Harry si mosse inquieto sulla sedia. "Il caffé mi
piace."
"Beh, ma," insisté Ron, "se è tua e se è per il tuo
appartamento, perché Malfoy la sta stringendo e... toccando in quel modo?"
Harry non poté certo biasimare Ron per il suo tono inquieto. Draco
stava praticamente covando la scatola.
"La sto tenendo al sicuro per Harry. Bella sicura, piena di
dolce, dolcissimo potenziale caffeinoso inesplorato."
Harry si mosse e bloccò una delle mani di Draco. "Sarà al
sicuro sotto la sedia," promise.
La luce del sole estivo filtrava nel bar come il burro attraverso
la mollica del pane, e gli occhi di Draco erano grandi e attraenti. Il dorso
della sua mano restò caldo e immobile sotto il palmo di Harry.
"Weasley potrebbe darle un calcio," supplicò. C'era un
piccolo incavo sul suo labbro inferiore, leggermente a sinistra, nel punto da
cui partivano i suoi sorrisi e i suoi ghigni, che supplicava: baciami, baciami,
baciami.
Harry sorrise rassegnato, si sporse e tolse la scatola dalle mani
di Draco, depositandola sotto la propria sedia.
Draco rimuginò allo stesso tempo su quel torto e sul menu.
"Weasley, i sospetti che nutri su di me sono corretti. Conosco ogni genere
di orribile incantesimo oscuro."
"Davvero?" chiese Ron.
"Sì. E li userò tutti su di te se per caso i tuoi piedi
smisurati oscilleranno verso la preziosa scatola."
Era arduo mantenere una certa ostilità nei confronti di un uomo
che era perdutamente innamorato di una macchina per l'espresso. Persino Sirius
disse: "Scommetto che conosco più incantesimi oscuri di te," con un
tono amichevolmente competitivo.
C'era una radio nel bar, e anche quella attrasse l'attenzione di
Draco. Era talmente preso da quella e dalla macchina da caffé, che si rilassò
quasi come quando era con i Serpeverde. L'unica traccia di disagio consisteva
nel suo mantenersi vicino a Harry, ma a Harry non dava affatto fastidio.
Ordinarono bacon, muffin, tè e l'adorato caffé di Draco, e Ron
propose di prendere una copia del menu plastificato per suo padre. Sirius bevve
un sacco di caffé, e Harry si chiese se non fosse un tratto genetico. Persino
Hermione sorrise quando Draco passò da battere le dita sul tavolo a
canterellare a bassa voce con un cucchiaio, fingendo che fosse un microfono
magico.
"E' tutta colpa dei sotterranei," disse Harry a suo
agio, mentre Draco cantava sommessamente quanto tempo era passato dall'ultima
volta che qualcuno aveva sussurrato. (*)
"Sono pieni di fumi delle pozioni. Brutta atmosfera, gli ha
modificato il cervello."
Ron ridacchiò sul suo bacon.
"E il suo cervello era già fragile in partenza. Sapete,
genitori imparentati," continuò compassionevolmente.
"Ehi," disse Sirius.
"Sta' zitto," si intromise Draco, e lo colpì sulla
spalla con il cucchiaio.
Poi lasciò lì la mano, il polso sull'orlo della spalla di Harry,
caldo e vicino. Con l'altra mano afferrò un pezzo del croissant di Harry, e
Harry gli rubò un pezzo di toast per ripicca. Draco incrociò il suo sguardo e
gli dette il permesso sorridendo, quindi si rilassò ancora di più contro di
lui. Era una bella giornata, avevano dormito fino a tardi ed era
meravigliosamente semplice e piacevole appoggiarsi pigramente l'uno all'altro e
mormorare luoghi comuni senza malizia tra un boccone e l'altro.
"Dopo potremmo andare a cercare un autonoleggio,"
annunciò Draco. "L'ha detto il professor Lupin."
Harry sorrise della pura delizia nel tono di Draco. Draco ricambiò
il sorriso, un sorriso segreto e luminoso che la tazza di caffé rese ancora più
privato, e Harry si ritrovò a pensare che forse c'era un'altra ragione per cui
Draco gli stava così vicino.
Una vacanza in cui potete ancora realizzare i vostri desideri.
Per un attimo l'idea gli sembrò piena di promesse autentiche.
Poi Lupin entrò nel bar, il viso livido e teso. Aveva in mano
*
Harry e Malfoy stavano ancora dando bella mostra di sé quando
entrò il professor Lupin. Si avvicinò a Sirius, mettendogli discretamente
davanti il giornale, manovra che divenne meno astuta quando Sirius si sporse in
avanti, lesse e sibilò a denti stretti.
Hermione si incupì, non così vicina da poter leggere, e sentì Ron
irrigidirsi accanto a lei.
"Cos'è-" cominciò Harry dall'altra parte del tavolo, ma
fu quel maleducato di Malfoy ad alzarsi di scatto per prendere il giornale.
Ron gli afferrò il polso. "Malfoy, no," disse, e
Hermione raggelò per il tono pietoso della sua voce.
All'improvviso Malfoy apparve tormentato e astioso nella luce
brillante, con la bocca curvata per il tono di voce di Ron. Scosse via
sdegnosamente la sua mano e aprì la propria, indicando imperiosamente che
esigeva il giornale.
"Lascia che te ne parli fuori, Draco," disse Lupin a
bassa voce, guardandolo come fosse un bimbo ferito.
"Non ho bisogno né di parlare con lei né della sua
compassione. Voglio solo quel giornale," replicò secco Malfoy.
Lupin sembrava più vecchio ogni secondo, ma annuì e gli consegnò
"Capisco," disse un attimo dopo. "Chiedo
scusa," aggiunse, e gettò il giornale sul tavolo alzandosi.
"Draco, aspetta..." disse Harry, afferrando il giornale.
Malfoy lo ignorò, e un momento dopo lo videro attraversare la
strada dalla finestra del bar. Le automobili frenarono rumorosamente mentre
tornava di corsa al bed and breakfast.
"Che cosa dice, Harry?" chiese Hermione.
"Io lo seguo," tagliò corto Harry.
Nessuno aprì bocca. Hermione aveva imparato sin dal primo anno
che, quando Harry parlava in quel modo, la cosa migliore che si potesse fare
era farsi subito da parte. Alzò gli occhi sulla sua bocca decisa e tesa mentre
si alzava e pensò che forse, se a Malfoy serviva del conforto, avrebbero dovuto
mandare anche qualcun altro.
Ma prima agguantò il giornale.
Marchio Nero sul Maniero Malfoy: tutti scomparsi.
La scoperta, stamattina presto, della scomparsa di Narcissa Malfoy
e degli studenti che avevano trovato rifugio presso la sua dimora ha causato
ampio sgomento. "E' necessario ricordare," ha detto un membro
influente del Ministero, "che secondo alcune voci la signora Malfoy era
strettamente legata a Voi-Sapete-Chi a suo tempo, e che molti di quegli
studenti provengono da famiglie spesso protagoniste di fatti di cronaca. E'
possibile che siano fuggiti per unirsi a lui, per ingrossare le fila del suo
esercito in vista di una mossa decisiva contro di noi."
"Smentiamo nel modo più assoluto queste illazioni," ha
dichiarato la signora Parkinson, madre di una delle ragazze scomparse.
Interrogata sul perché Pansy Parkinson non sia tornata a casa dopo la chiusura
di Hogwarts, ha negato ogni ulteriore commento.
"Oddio," disse Hermione. "Oh... Dio. Povero Malfoy.
Dobbiamo seguirlo."
Sirius, come stordito, stava dicendo qualcosa a bassa voce
riguardo a corse sui manici di scopa con sua cugina, quando erano piccoli.
Hermione pensò che fosse impazzito del tutto, prima di rendersi conto che la
signora Malfoy era sua cugina.
Gli mise una mano sul braccio.
"Mi spiace, signore," disse. "Mi dispiace
tantissimo... dovremmo seguire Malfoy."
"Io... prendo la sua macchina da caffé," disse Ron
prontamente. "Di sicuro vorrà che sia al sicuro. Posso farlo, mio padre mi
ha insegnato tutto sull'eclettricità."
"Pensate forse," disse Lupin, che era ancora in piedi e
sembrava vecchio quanto Silente, "che Draco apprezzerà un'orda di persone
pronte a commiserarlo. Specie trattandosi di persone che, in passato, non hanno
mostrato alcun apprezzamento nei suoi confronti? Non lo conosco bene quanto
vorrei, ma so quanto è orgoglioso. La considererebbe carità, e reagirebbe
estremamente male."
"Professor Lupin," disse Hermione disperata, "lei
non capisce. Harry è un disastro in queste cose, è pazzo... no, non volevo dire
questo, è che... è cresciuto in un armadio, non sa bene come trattare le
persone! Malfoy ha bisogno di qualcuno che sappia cosa dire."
Aveva visto Harry cercare di consolare gli altri... lei stessa una
volta era stata la persona che Harry aveva cercato di consolare. Non pensava
che a Malfoy servisse qualcuno che farfugliava in cerca delle parole giuste, in
quel momento.
Era pronta ad incamminarsi, ma Lupin la trattenne.
"Neanche Draco è molto maturo emotivamente," disse con
gentilezza. "Dubito che saprebbe come reagire ad una risposta normale,
mentre sono convinto che fra loro due potrebbero capirsi. Inoltre, Draco si è
sempre lasciato trasportare dalle proprie emozioni..."
La sorpresa nel sentire l'odioso Malfoy descritto in quel modo
doveva essere apparsa a caratteri cubitali sul viso di Hermione, perché Lupin
annuì.
"Ha ascoltato suo padre e il professor Snape, e credo...
credo che potrebbe ascoltare Harry."
Hermione continuava a volersi muovere, a voler aggiustare le cose,
fare qualcosa invece che rimanere seduta lì a pensare che chiudere Hogwarts era
servito a fermare le sparizioni nemmeno per un giorno. Sentì freddo nella calda
luce del sole che filtrava attraverso la finestra, e udì come a distanza le
voci di Ron e Sirius che discutevano su chi avrebbe potuto custodire meglio la
macchina per l'espresso.
Lupin si sporse a toccarle una mano.
"Abbi un po' di fiducia in lui, Hermione," disse.
"Fra un po' andremo a controllare se stanno cercando di uccidersi."
*
Harry raggiunse Draco sulla porta della locanda, afferrandolo per
il gomito e voltandolo. Draco lo guardò come se non potesse immaginare una
vista più odiosa di lui.
"Mi corri ancora dietro?" sbottò. "Avrei dovuto
saperlo."
Harry restò zitto e tenne stretto il braccio di Draco, tirandolo
dentro fino allo squallido salottino in cui i clienti potevano stare mentre le
loro camere venivano riordinate. Una volta giunti lì aveva superato l'impulso
di ribattere con astio, ed evitò accuratamente di guardare l'espressione di
Draco, che non suscitava compassione quanto disprezzo immediato.
"Draco, mi dispiace tanto," disse, e all'improvviso fu
nel panico più totale. Non c'era niente che potesse dire per migliorare le
cose, e lui avrebbe dovuto poter fare qualcosa... per Draco, lui avrebbe dovuto
dargli sostegno.
"Va' al diavolo, Harry! E' tutto finito. Hai la minima idea
di cosa si prova?"
"Beh," disse Harry.
"Non ne hai idea!" ringhiò Draco. "Essere un
perdente? Ho provato e riprovato, ho lavorato sodo, tu hai sempre salvato la
situazione, hai sempre vinto, e io non sono riuscito neanche a
proteggerli!"
"Non sei un perdente," gli disse Harry surriscaldandosi.
Draco storse la bocca. "Lo chiami un successo, tu? Mia madre
- mia madre - tu," chiese bruscamente. "Hai fatto (avuto?) un incubo
la scorsa notte. C'era lei?"
Harry si fermò e inspirò. Aveva cercato di non pensarci, di non
pensare a quei capelli biondi e all'urlo che aveva squarciato la notte. Sin da
quando aveva visto il giornale, aveva cercato di non pensare alla giornata a
Hogsmeade, e a Narcissa Malfoy sul molo. Aveva quasi... non che la
comprendesse, ma aveva creduto che magari prima o poi gli sarebbe piaciuta.
Sul viso di Draco c'era la stessa pretesa cattiva di quando aveva
teso la mano per avere il giornale.
"Non essere gentile," disse.
"Sì," scattò Harry. "Sì, c'era. In quel momento non
sapevo che fosse lei, ma evidentemente doveva esserlo. Si sentivano delle urla,
e credo... credo che la stessero torturando. E' questo che volevi
sentire?"
Draco restò immobile al centro di quella brutta stanzetta, nel
pieno della mondanità babbana, dove Harry non se lo sarebbe mai immaginato. La
sua pelle e i suoi capelli erano quasi sbiaditi sotto le luci fluorescenti, e i
suoi occhi erano ormai fessure crudeli.
"Non preoccuparti di cosa voglio," disse. "Almeno
io ho avuto dei genitori."
"Per l'amor del cielo, Draco..."
"Mia madre se la caverà, non hai letto il giornale? E'
risaputo che è legata al Signore Oscuro. Non è come i tuoi eroi santi, i
cagnolini di Silente, quelli che seguivano la linea di partito come pecore
e..."
"Smettila di parlare di mia madre e mio padre!"
"...sono morti senza mai partorire un pensiero che fosse loro
perché erano patetici e stupidi!"
Harry gli diede un pugno.
Draco barcollò all'indietro, il sangue lucido al centro della
bocca, e mentre Harry cercava di mettere insieme, nella rabbia, il pensiero che cosa ho fatto, sorrise.
"Oh," disse. "Sono così felice che l'abbia
fatto."
Era ancora piegato per lo shock del colpo, e non fece altro che
gettarsi su Harry, colpendolo selvaggiamente nello stomaco con il gomito mentre
rotolavano sul pavimento. Harry inspirò scioccato e nauseato e in quel momento
Draco lo colpì in pieno viso.
Ebbe il tempo di ringraziare il cielo per aver perso gli occhiali
quando Draco lo placcò; dette un pugno a Draco nello stomaco e cercò di
toglierselo di dosso.
"Sapevo che sarebbe successo," ringhiò Draco, la voce
densa di sangue. "Lo sapevo, lo sapevo che sarebbe successo, sapevo che
avrei fallito, sapevo che li avrebbe presi, e adesso sono rimasto con te, mi
resti solo tu, e tu morirai!"
"Io non morirò," ringhiò Harry, afferrando la camicia di
Draco e dandogli un pugno forte nelle costole, cercando di costringerlo ad
alzarsi.
Draco gli restò addosso, un peso tutto gomiti cattivi e dita come
artigli.
"Sì invece," annaspò infuriato. "Sì, morirai,
stupido, stupido idiota, certo che morirai. Devi smetterla di credere a tutte
quelle cose, le storie, le bugie. Vincerà lo schieramento con più armi e più
numeri, e non ci sarà alcun eroe. Nessuno è riuscito a vincere contro di lui,
noi perderemo, e tu sei matto e morirai!"
"Non ho paura."
"Io sì!" gridò Draco. "Avrei dovuto... Sapevo che
sarebbe successo. Sono spariti tutti, stupido, cieco idiota, e tu morirai!"
Colpì forte lo sterno di Harry, lasciandolo stordito per l'assenza
di respiro, e Harry scattò in avanti ferocemente e, prima ancora di sentirlo,
udì il suono del proprio pugno che entrava in contatto col naso di Draco. Draco
oscillò brevemente all'indietro, e Harry colse l'occasione per rimettersi in
equilibrio in modo da potersi sedere, stringendo il davanti della camicia di
Draco per tenerlo fermo.
Lo sguardo di Draco vacillò: l'incertezza aveva superato il dolore
che rendeva sempre odioso il suo viso.
Harry realizzò all'improvviso perché nessuno gli si era mai
avvicinato mentre era depresso. Era un atteggiamento orribile, aspro, troppo
simile all'ira e troppo lontano dallo sfogo discreto delle lacrime di Hermione.
Draco aveva appena perso sua madre e si erano presi a pugni: qual era il suo
problema con lui? Non sapeva cosa dire.
Era sempre rimasto paralizzato davanti alle lacrime altrui, però,
mentre in quel momento non lo era affatto. Il sangue gli ribolliva nelle vene,
fissava il viso di Draco, e il cuore di Draco martellava con insistenza sotto
il suo pugno chiuso. Dopotutto Draco gli si era avvicinato: Draco aveva capito.
"Draco," disse dolcemente. "Io non morirò."
Attirò Draco a sé e lo baciò. Draco fece un piccolo verso disperato,
prese tra le mani il viso di Harry, sollevandogli il viso verso il proprio, e
lo baciò avidamente.
Harry sentì il sapore del sangue all'angolo della bocca di Draco,
il taglio che si apriva quando Draco apriva la bocca, e una parte della sua mente
si preoccupò per un attimo. Non abbastanza da fermarsi, tuttavia, e nemmeno
abbastanza da concedersi una pausa mentre mordeva e leccava le labbra di Draco,
e Draco lo ricambiava fieramente. L'unica accortezza che riuscirono a tenere a
mente fu stare attenti al naso di Draco, e si separarono solo perché già prima
di baciarsi erano a corto di ossigeno, e Harry pensava che gli sarebbero
esplosi i polmoni. Harry non si mosse e non lo lasciò andare neanche mentre
annaspava, e Draco si mosse solo per raggiungere lo zigomo gonfio di Harry. Lo
leccò, il suo alito bollente sulla pelle di Harry, malizioso e provocante, e
Harry voleva che continuasse ma si ritrovò a tirare di nuovo la bocca di Draco
sulla sua.
Quando dovettero nuovamente fermarsi per prendere fiato, una delle
mani di Harry era finita nel colletto della camicia di Draco. Il petto di Draco
si alzava e si abbassava, la sua pelle era calda, e il suo alito stuzzicava la
guancia di Harry con un ritmo regolare. Erano entrambi vivi, entrambi al sicuro
per il momento, anche se la carezza della bocca di Draco a distanza di bacio lo
imprigionava in un continuo istante di selvaggio nervosismo.
"Va tutto bene," mentì Harry a bassa voce. "Va
tutto bene, va tutto-"
Si mosse appena e riuscì a baciare l'angolo morbido e tremante
della bocca di Draco. Volse il viso verso una delle mani di Draco, piegò appena
la testa e gli morse gentilmente il polso. Il gemito di Draco risuonò lungo e
indifeso.
Harry mandò al diavolo tutto e afferrò i capelli di Draco con una
mano, attirandolo per un altro bacio e arrancando per avvicinarsi un altro po',
per avere ancora un po' di lui. Draco gli fece scivolare un braccio attorno al
collo e lo attirò più vicino, coi denti che scivolavano sul labbro inferiore di
Harry, e la schiena di Draco era schiacciata sul sofà sporco e Harry aveva la
mano tra i bottoni della sua camicia, l'aveva quasi aperta e aveva la bocca di
Draco sotto la sua e la pelle di Draco sotto le mani, e...
Lupin aprì la porta, restò immobile per un istante, quindi disse:
"Mi dispiace terribilmente, non sapevo..." e uscì in un lampo.
Sentirono la sua voce assicurare a Sirius che i ragazzi non
avevano bisogno di aiuto. Harry lasciò andare la camicia di Draco.
Draco appoggiò la fronte a quella di Harry e sussurrò: "Dio,
che imbarazzo."
"Grazie mille," disse Harry, e si accorse di star
arrossendo ancora di più.
"Non intendevo quello," rispose Draco, e Harry fu
sollevato nel sentire che riusciva quantomeno a strascicare. "Solo che...
beccato da un professore. Che vergogna. I Serpeverde dovrebbero essere più
furbi."
Harry scoppiò a ridere con prudenza sulla guancia di Draco, e
quando Draco gli tolse il braccio dal collo lo fece lentamente, e si fece
indietro solo quanto bastava a guardarlo bene in faccia.
Harry ricambiò lo sguardo. Il naso di Draco era gonfio e il suo
labbro sanguinava ancora, e Harry sentì una fitta di senso di colpa prima di
rendersi conto che non riusciva ad aprire un occhio.
"Quanti incantesimi medici conosci?" chiese.
"Un sacco," disse vivacemente Draco. "Sai, ho
passato tutta l'infanzia a girare per la campagna sulla scopa. Dopo un
incidente con un elicottero - incidente in cui fui molto eroico, ardito e
impavido, nonostante quella cosa stesse chiaramente cercando di uccidermi -
mia... madre mi insegnò ogni tipo di incantesimo nel caso finissi a miglia e
miglia da casa con una gamba rotta."
Si appoggiò a Harry mentre estraeva la bacchetta dalla tasca
posteriore. Harry ignorò l'impulso di girare il viso verso il suo collo e prese
anche lui la bacchetta.
Rimosso il gonfiore che aveva sulla guancia, posò la bacchetta
sulle labbra gonfie di Draco e sussurrò un incantesimo. Draco alzò un
sopracciglio.
"Non osare uscirtene con commenti osceni, Draco Malfoy,"
ordinò Harry. "Se Lupin sta sentendo dietro la porta, morirò di
imbarazzo."
"Lo farei mai?"
"Non ti conviene, altrimenti non ti curo il naso."
Draco strinse le labbra guarite e sembrò pensarci. "Forse
quello dovresti lasciarlo a un esperto."
"Così sembrerà che sono venuto per picchiarti. No,
grazie," disse secco Harry.
"Beh... però bada a pronunciarlo bene. Mi piace parecchio, il
mio naso."
"Non vedo perché," disse Harry, sogghignando. "Non
è certo il tuo tratto migliore." Sogghignò ancora di più mentre Draco
biascicava una protesta. "L'ho sentito definire a punta," proseguì
affettuosamente. "Molto a punta. Quasi da topo, si potrebbe dire."
"Ti odio, Harry Potter," disse Draco con convinzione.
"Ti ho sempre odiato, e ti odio ogni giorno di più."
Una volta sistemato il naso, Draco afferrò la mano destra di
Harry, stringendogli le dita attorno al polso.
"Non voglio vederli," disse con voce tirata. "Non
voglio vedere nessuno di loro."
Harry avrebbe voluto stringerlo, ma non era sicuro che gli fosse
concesso. "Non devi. Rimarremo qui."
"Ma non voglio che sappiano che non voglio vederli!"
sbottò Draco, come se fosse ovvio. "Non ho paura. Andiamo."
"Resterò io con te," disse Harry, e Draco abbassò gli
occhi e annuì, alzandosi in piedi e lasciandolo andare. Raggiunse la porta.
"E poi non voglio che il professor Lupin si faccia strane
idee su di me," disse da dietro la sua spalla. "Potrebbe parlare, e
allora la mia reputazione sarebbe compromessa."
Scese il panico, e Draco si voltò al silenzio di Harry.
"Ehm," disse infine Harry. "Non so... Non voglio...
Non mi sono, uhm, approfittato di te, giusto?"
Le luci fluorescenti spiccavano ancora, il sofà e i tappeti erano
ancora sporchi e sbiaditi, e Draco ancora molto pallido. Harry pensò che non
avrebbe mai dimenticato il modo in cui Draco lo guardò in quel momento tenero e
straziante.
"No." Si fermò, una mano sulla maniglia e l'altra dietro
di sé, appoggiata alla manica di Harry. Sorrise. "Peccato," aggiunse
a bassa voce.
Uscirono, e Harry vide i volti degli altri oltre la linea rigida
della spalla di Draco, pieni di compassione.
Draco tese le spalle. "Che effetto avrà questo incidente
sulla gente sul campo? Di certo non migliorerà il morale."
*
Parlarono di strategia, nient'altro che strategia, per ore.
Hermione ripensò alle nottate nella stanza di Draco, quando erano ancora un
gruppo di scolaretti che cercavano di progettare grandi cose.
Allora gli era quasi piaciuto.
Era cambiato molto. Continuava a parlare in modo duro, pragmatico,
concreto, niente a che vedere col solito vantarsi di Malfoy. Hermione continuava
a esitare quando avrebbe potuto replicare, ma Harry riusciva a star dietro a
Malfoy. Suggeriva opinioni come sempre, con voce diffidente e sicura allo tesso
tempo e, ogni volta che parlava, Malfoy sembrava rincuorarsi e andare avanti.
Però Malfoy non lo guardava mai. Non si toccavano neanche, o
almeno non gentilmente, quindi forse Hermione si era sbagliata.
Si mossero di scatto per prendere un foglio di carta nello stesso
istante e i loro polsi si scontrarono con forza. Continuavano a darsi gomitate
e a sussultare: era chiaramente vero, faceva chiaramente male.
A un certo punto Harry disse: "Potrebbe aiutare se...
attirassimo quei genitori dalla nostra parte. Sono i loro figli quelli che
hanno preso. Forse potrebbero riconsiderare la loro posizione."
"Persino i Serpeverde," mormorò Malfoy. "E non
pensi che qualcuno possa esserci andato volontariamente?"
Harry incontrò il suo sguardo con decisione. "No,"
disse. "No, non credo."
Malfoy sorrise leggermente e si rilassò contro Harry così che le
loro spalle si scontrarono.
Era un'idea stupida. Almeno Malfoy era sicuramente stato con
qualcuno in passato. Non potevano essere entrambi così tesi, impacciati,
smaniosi. Era stupido pensare che l'unico modo in cui riuscivano ad avvicinarsi
fosse facendosi del male.
In più momenti durante la giornata, Sirius e Lupin uscirono a
comprare dei sandwich. I cartoni di succo e le cannucce di plastica lasciarono
Ron molto confuso, e quando Hermione spostò lo sguardo vide Harry prendere il
cartone di Malfoy prima che potesse anche solo provarci.
"Ci sarei arrivato, prima o poi," dichiarò pomposamente
Malfoy.
L'angolo della bocca di Harry si torse. "Certo. Sei così
ferrato in Babbanologia."
"Ne so qualcosa, sì."
"Specie di cravatte," osservò Harry. Solo Hermione vide
la fierezza protettiva dello sguardo che rivolse a Malfoy, mentre Malfoy
piegava la testa e mormorava cupo qualcosa sui vestiti di Harry.
La madre di Malfoy poteva essere morta, e loro non facevano che
stuzzicarsi e ferirsi. Non poteva significare... nemmeno loro potevano essere
tanto stupidi.
Rimasero seduti tutto il giorno a discutere tattiche e a cercare
di prevedere il futuro. Hermione avrebbe voluto dire qualcosa, o che Malfoy
fosse diverso così che lei avrebbe potuto dispensare un po' di conforto. Voleva
qualcosa di normale, ma pareva che Malfoy preferisse così.
Quando Harry disse che era stanco, Malfoy disse la stessa cosa. Si
alzarono e Hermione li vide scambiarsi un sorriso stanco, come se Malfoy fosse
riuscito ad ottenere qualcosa. Come se si fossero capiti.
Hermione non capì. Stava per chiedere a Malfoy dove aveva
intenzione di dormire, quando Lupin la guardò e scosse piano il capo.
Harry e Malfoy andarono insieme nella stanza di Harry.
*
Harry si svegliò la mattina dopo, e trovò Draco accanto a sé.
La notte prima, al buio, Draco era riuscito a sporgersi, mettergli
intorno un braccio ostinato e dire minacciosamente "Neanche una parola,
Harry" sulla sua nuca, ma era stato la notte prima, ed erano stati
entrambi così stanchi che avevano finto che andasse tutto bene e si erano
addormentati quasi immediatamente.
Ora era mattina, e Draco era rannicchiato al lato opposto del
letto, chiaramente non abituato ad avere vicino un'altra persona. Harry non
aveva la più pallida idea di cosa fare.
Non sapeva che fare con qualcuno nel letto. Non conosceva nessuna
frase rassicurante e appropriata da dire a qualcuno che era appena stato
privato di una persona cara, e le linee preoccupate tra le sopracciglia di Draco
che dormiva non lo facevano sentire bendisposto. Voleva andare ad uccidere
Voldemort, per poi tornare e dirlo a Draco. Forse quello l'avrebbe fatto
sentire meglio.
Era un disastro in quel genere di cose. Era inutile starsene steso
lì a incamerare rabbia e guardare Draco dormire con quell'espressione infelice.
Si tese e gli toccò il viso, tutto contratto per il sonno ansioso.
Fu un impulso stupido, e fu così goffo che Draco si svegliò all'istante.
Non avevano neanche tirato le tende, la sera prima. La stanza era
piena di una luce che non lasciava spazio a compromessi, che strappava via le
ombre da ogni angolo, e faceva risplendere ogni piega bianca delle lenzuola.
Draco non alzò nemmeno la testa dal cuscino, si limitò a guardare in alto con i
suoi grandi occhi grigi.
Disse freddamente, "Com'è che non provi mai a prenderti ciò
che vuoi?"
Harry non sapeva come reagire. Così disse dolcemente. "Taci,
Draco. Lo sto facendo."
Era ancora impacciato, in un letto, alla luce del sole, con Draco
traumatizzato o qualcosa del genere, ma non aveva intenzione di tirarsi
indietro. Non avrebbe ritirato proprio nulla.
Sentiva di doversi muovere con cautela.
Tornò a guardare Draco e sfiorò con le dita la linea della sua
mandibola, gli zigomi, la fronte. Le piccole rughe si addolcirono e scomparvero
sotto la sua mano, e quello gli sembrò... incoraggiante, così non si fermò.
Accarezzò il lato del viso di Draco, e non era niente di particolarmente
soffice, era solo pelle, ma era la pelle di Draco, e Draco lo stava lasciando fare,
con quello sguardo indecifrabile fisso su Harry. Gli tolse i capelli dagli
occhi, e quelli sì che erano soffici.
Draco tese una mano silenziosamente, la mise dietro al collo di
Harry e lo attirò in basso. Il respiro di Harry si fece rapido ed esitante quando
le loro bocche si toccarono la prima volta, brevemente, e poi con più
sicurezza.
La luce non era poi così male, in effetti. Vedere tutto sembrò
improvvisamente una buona idea, quando Draco si lasciò sfuggire un lungo
sospiro e lasciò che gli occhi gli si chiudessero quasi del tutto. Le sue
ciglia erano un velo argentato da così vicino, e aprì la bocca sotto quella di
Harry, tendendosi. Harry rimase su di lui per un altro incerto momento, poi ad
un certo punto del lungo bacio finì con Draco schiacciato contro di sé.
La luce fluiva come acqua sulle curve lievi delle clavicole di
Draco mentre Harry sfregava il viso contro il suo collo. Aprì la bocca e
assaporò la pelle liscia e salata, sentì il guizzo dei muscoli di Draco mentre
si muoveva sotto di lui.
La mano di Draco sul suo braccio lo attirò di nuovo su, lo fece
tornare alla bocca di Draco e a un altro lungo, lento bacio. Fu caldo e quasi
sognante, ma Harry continuava ad avere i brividi, e sentì un verso ruvido
provenire dal petto di Draco mentre respirava. Cuore e immaginazione
sfrecciavano, inciampando l'uno nell'altra, e non riusciva a smettere di
toccarlo.
Lo toccò molto, molto piano, continuando ad accertarsi che gli
fosse permesso e senza riuscire a credere che potesse esserlo. Passò il dorso
delle dita sulla curva della gola di Draco e sul suo sul suo petto caldo e
tremante. Spinse le nocche sulle sue costole.
Le mani di Draco gli accarezzarono i muscoli della schiena
lentamente, con la stessa esitazione di Harry ma senza mai fermarsi. Il bacio fu
un'offerta, caldo e rilassato come il corpo di Draco, una promessa sospesa a
mezz'aria.
Quando Harry aprì gli occhi Draco lo stava guardando, così vicino
che le loro ciglia si intrecciarono. Le labbra si sfiorarono e spinsero le une
contro le altre, e mentre si fissavano Draco accarezzò anche lui le costole di
Harry, un tocco leggero che liberò brividi intenti a rincorrersi sulla sua
pelle. Draco mosse le dita fino all'incavo sul fianco di Harry.
Continuava a guardare Harry. Era quasi una domanda.
Harry chiuse di nuovo la bocca sulla sua, sentì il corpo di Draco
sollevarsi sotto il suo, sentì l'interno del suo labbro e la punta dei suoi
denti scivolare sulla propria lingua. Le dita di Draco scivolarono di un
centimetro sotto l'elastico dei pantaloni di Harry, e a Harry quasi mancò il
respiro.
Qualcuno bussò alla porta.
"Harry? Draco? Siete svegli?" chiese Lupin.
Draco rimosse immediatamente la mano e Harry gli si tolse di dosso
in un attimo, sentendo tutto il sangue tornare a irrorargli il viso. Sentì
Draco lasciarsi andare a un sospiro molto diverso ed esasperato alle sue
spalle.
"Sta diventando peggio di una barzelletta," disse Draco
contrariato. "Ehm... entri pure, professor Lupin!"
Harry si trascinò fino alla testiera del letto, sperando che Lupin
attribuisse il suo aspetto vagamente intontito al sonno. Fece del suo meglio
per sembrare disinvolto e sveglio da poco, e mentre tornava a sedersi la sua
mano sfiorò quella di Draco e Draco lo guardò, caloroso come quel tocco
accidentale.
Lupin entrò con un foglio stretto in un pugno. Ogni emozione che
non fosse paura si volatilizzò dal petto di Harry, e lui restò freddo in attesa
di sentire il peggio.
Lo sentì.
"E' un Gufo di emergenza da Silente," disse cupo Lupin.
"Il piano è fallito completamente. Ci ha richiamati a Hogwarts... e per
quanto ne sappia lui siamo l'unico gruppo rimasto."
(*) Si tratta del verso sottolineato di questa canzone, come
intuito dalla mitica Vale!
Shut Up And Kiss Me
(Mary-Chapin Carpenter)Don't
mean to get a little forward with you,
don't mean to get ahead of where we are
Don't mean to act a little nervous around you,
I'm just a little nervous about my heart 'causeIt's been awhile since I felt
this feeling
that everything that you do gives me
It's been so long since somebody whispered
Shut up and kiss me Didn't expect to be in this position,
didn't expect to have to rise aboveMy reputation for cynicism,
I've been a jaded lady when it comes to love but
Oh baby just to feel this feeling t
hat everything that you do gives meIt's been too long since somebody whispered
Shut up and kiss meThere's something about the silent type attracting me to you
All business baby none of the hype
That no talker can live up toCome closer baby I can't hear you,
just another whisper if you please
Don't worry 'bout the details darlin',
you've got the kind of mind I love to readTalk is cheap and baby time's
expensive,
so why waste another minute more
Life's too short to be so apprehensive,
love's as much the symptom darlin' as the cureOh baby when I feel this feeling,
it's like genuine voodoo hits me
It's been too long since somebody whispered...
Oh baby I can feel this feeling
that everything that you do gives meIt's been too long since somebody whispered
Shut up and kiss me
Shut up and kiss me