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Autore: Mistful    13/06/2007    10 recensioni
Ecco a voi la traduzione della fanfic che ha vinto l'Oscar come migliore fanfic del 2005! Con la partecipazione di un Harry estremamente depresso, in un mondo di maghi lacerato dalla guerra, sul punto di essere colpito dallo shock più grande della sua vita nel momento in cui scopre che Draco Malfoy è leggermente più importante per lui di quanto avesse mai immaginato. Include un’amicizia molto strana, molta angst, sospetti, lealtà conflittuali, un Ron poco sveglio, una Hermione sul piede di guerra e due ragazzi alquanto incasinati.
Genere: Drammatico, Thriller, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Harry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Underwater Light

Underwater Light
By Maya

 

 

Tradotta da Luciana
Beta: Vale

 

Sommario: La mia beta si è commossa perché questo capitolo l'ha fatta riflettere sul bellissimo amore di Draco Malfoy e Arthur Weasley. Credo non ci sia bisogno di dire altro.

 

Capitolo Venti

A raccolta

You can't change the way I am

I'll be the last to help you understand

Try and love me if you can

Are you strong enough to be my man?

When I've shown you that I just don't care

When I'm throwing punches at the air

Are you man enough to understand?

Are you man enough to be my man?

[Non puoi cambiare il mio modo di essere / Sarò l'ultimo ad aiutarti a capire / Prova ad amarmi, se ci riesci / Sei abbastanza forte da essere il mio uomo? / Quando ti avrò dimostrato che proprio non m'importa niente / Quando prenderò a pugni l'aria / Sarai abbastanza uomo da capire? / Sarai abbastanza uomo da essere il mio uomo?]

 

Harry non si era reso conto di non vedere l'ora di svegliarsi accanto a Draco finché non si svegliò senza di lui.

Addirittura prima di aprire gli occhi, riuscì solo a starsene disteso e a pensare come sarebbe stato se non si fosse svegliato da solo.

Guardare la pelle così vicina ai suoi occhi da diventare il candido sfondo di capelli biondi sottili che rifulgevano come argento sulla nuca di Draco. Calore e pace e una certa sicurezza nell'essere insieme, nell'essere capace di misurare il tempo con il respiro di un'altra persona.

Stava cominciando ad avere delle idee creative che riguardavano il petto di Draco sul suo, voci roche e mani contro pelle calda di sonno, quando gli venne in mente che lasciarsi andare a fantasie roventi su Draco con Draco nella stanza sarebbe stato incredibilmente stupido.

Aprì gli occhi in fretta.

Draco uscì dal bagno lavandosi i denti.

Era giovane e allegro alla luce del mattino, i capelli incasinati, e indossava dei pantaloni grigi classici e una camicia che cercava di abbottonarsi con una sola mano. Rivolse a Harry un sorriso smagliante intorno allo spazzolino da denti.

Harry sentì la fitta di delusione nel suo petto alleviarsi. L'intera scena era così... confortevole. Avrebbe potuto abituarcisi, fin troppo facilmente.

Poi si accigliò. "Non è il mio spazzolino, quello?"

"Fì," disse Draco, prima di togliersi lo spazzolino di bocca. "La mia bocca faceva schifo," spiegò impunemente. "Sapevo che per te non sarebbe stato un problema."

Sul labbro inferiore gli era rimasto un po' di dentifricio, a mo' di ornamento. A Harry la sua bocca faceva tutto tranne che schifo.

Mancava solo il feticcio del dentifricio e sarebbe diventato un vero maniaco.

"Lupin ha lasciato a tutti e due delle uniformi babbane," continuò Draco, gesticolando tra sé. "A quanto pare per fingere di essere in gita scolastica con i professori dobbiamo necessariamente indossare le uniformi tutto il tempo, stando alle crudeli regole della spaventosa scuola babbana da cui veniamo. Avrei voluto inventare un nome falso per me, ma Lupin ha detto che non ce n'era bisogno." Era onestamente deluso. "Guastafeste."

Harry si alzò sui gomiti, senza riuscire a smettere di sorridere.

Draco gli fece una smorfia.

"Datti una mossa, Potter. Voglio fare colazione."

Harry sbadigliò e si stiracchiò. "Com'è che sei così sveglio? Pensavo dormissi sempre fino a tardi."

"Infatti è tardi," rispose Draco distrattamente. "Sono le undici passate. Dormivi come un tronco."

Prese la cravatta e la esaminò perplesso. Alla fine se la mise intorno al collo. Poi tirò su i due lembi e cercò di muoverli senza criterio.

"Ehm," disse finalmente. "Un aiutino??"

Harry avrebbe voluto essere meno patetico, e riuscire a fermare quel sorriso perenne.

Si alzò e prese i due lembi della cravatta di Draco.

Certo, così facendo fu costretto ad avvicinarsi a Draco, cosa che aveva sempre un effetto infelice sulla sua capacità di pensare. Cercò di sembrare calmo quando fece un passo verso di lui e sentì quella cupa sensazione in gola, come se gli mancasse il respiro.

Draco odorava... beh, più che altro di dentifricio.

Harry annodò la cravatta meglio che poté e indietreggiò. Funzionava molto meglio quando gli era un po' distante.

"Grazie," disse Draco, col suo tono più signorile. "Adesso muoviti, dai, sto morendo di fame."

"Prima mi devo radere," mormorò Harry, dirigendosi verso il bagno mentre si stropicciava gli occhi.

Draco lo seguì, cosa che si sarebbe rivelata piuttosto problematica se Harry avesse avuto bisogno di andare al gabinetto. Inoltre Draco si appollaiò sul lavandino e si sporse mentre Harry cercava di radersi.

Harry avrebbe davvero voluto che gli desse fastidio, ma quella sensazione di calma persisteva.

"Ehi," disse Draco, scrutando il viso di Harry con fare critico. "Ma guarda lì che barbetta. Hai un culo sfacciato."

Se Draco continuava a guardarlo, alla fine si sarebbe tagliato la gola.

"Perché?"

"Oh, mi piace." Draco sembrava assorto. "E' virile, e io non riuscirò mai ad averla, disgraziatamente."

"Scusa se ho molto più fascino maschile di te." Harry mantenne un'espressione neutrale mentre Draco farfugliava indignato.

Più tardi, mentre Harry si metteva i calzini, rifletté su quanto era patetico. Non gli era stata offerta alcuna speranza. Non c'era stato altro che un po' di consolazione nel sonno e un sorriso al mattino. Però quella sensazione di essere al caldo e al sicuro lo pervadeva, e la ragione non riusciva a cancellarla.

Se non fosse stato per... tutto il resto, il bisogno furioso di fare qualcosa e proteggere gli altri invece di nascondersi come un bimbo spaventato, avrebbe potuto essere felice.

Se non fosse stato per tutto il resto.

*

Hermione era in preda all'orrore. Cos'era successo quella notte?

Erano tutti fuori dall'ostello a discutere i programmi per la giornata. Harry e Malfoy stavano un po' in disparte e formavano quello che sembrava un piccolo sottogruppo esclusivo. Parlavano continuamente, parole smorzate tra le pause della conversazione di Sirius e Lupin. Hermione non riusciva a capire le parole, sentiva solo la pronuncia strascicata divertita e vivace di Malfoy e il mormorio basso e contento della voce di Harry, ancora roca per il sonno. Malfoy aveva la cravatta annodata un po' sul lato ma con grazia, dettaglio esperto e per niente nel suo stile, e stava così vicino a Harry che i suoi capelli quasi toccavano la sua fronte.

Harry, che era un po' in disordine e non si era rasato al meglio, girava il viso verso quello di Malfoy ogni volta che Malfoy cambiava posizione o che uno dei due parlava. Guardandoli da alcune angolazioni si sarebbe potuto pensare che i dolci sorrisi fossero già diventati dolci baci.

In un luogo pubblico!

Le cose non migliorarono quando decisero di passeggiare per le strade più vicine al fine di trovare il punto magico più vicino da cui Lupin potesse mandare un Gufo a Silente per avvertirlo che erano arrivati sani e salvi. Camminarono fianco a fianco, con Malfoy che gesticolava come se ogni sua parola non fosse che la versione meno potente delle sue mosse da mimo, e la mano di Harry e che toccava il suo polso ogni volta che lasciava cadere la mano.

"L'elettricità è molto divertente," sentì dire Malfoy. "La usano per illuminare e fare i toast, sai?"

La voce di Ron che impediva a chiunque di dire che Malfoy ricordava il signor Weasley coprì il dolce mormorio della risposta di Harry.

"So che nessuno di voi avrebbe voluto trovarsi qui," disse Lupin mentre camminavano, e Malfoy e Harry smisero di sembrare felici. Insieme agli altri.

"Già," rispose brevemente Harry.

"Ma dato che ormai è successo, forse dovremmo considerare queste ore una specie di riposo prima che succeda qualcosa di... veramente terribile." Lupin era serio. "Sta per iniziare una guerra, e so che tutti voi combatterete, ma siete giovani, e siamo in estate. Qualche settimana in sicurezza non può che farvi bene. Dovreste considerarvi in vacanza, ora che potete ancora realizzare i vostri desideri. Ditemi cosa volete fare."

"Io voglio tornare indietro," sbottò Malfoy, sia lui che Harry ancora serissimi, con le spalle rigide che spingevano l'una contro l'altra. Poi Malfoy smise di guardare Lupin negli occhi e alzò le spalle. "Se quello non è possibile, mi piacerebbe vedere un negozio di aggeggi elettrici. Anche se non posso avere una carta monetaria per fare acquisti."

"Mio padre è un brav'uomo," asserì Ron con veemenza.

Malfoy lo stava guardando come se fosse un matto quando Harry disse, "Io ho una carta di credito. Me l'ha data Sirius: ha detto che la sua famiglia era sempre stata in buoni rapporti con il governo babbano."

Sirius finse indifferenza sotto lo sguardo accusatorio di Lupin.

"Conoscevamo delle persone... ehm, che corrompevamo e incantavamo per ottenere favori," mormorò. "Senti, ho solo pensato che gli sarebbe stata utile. La zona di Londra in cui si trova il suo appartamento è perlopiù babbana, potrebbe aver bisogno di fare la spesa e cose del genere..."

Malfoy ci stava riflettendo. "Sono certo che tornerà molto utile."

"Cosa vuoi che ti compri?" chiese Harry, col tono inquietante di uno che aveva appena vinto Malfoy alla lotteria e, per qualche strano e incomprensibile motivo, ne era anche felice.

"Io? No, no, Harry, non dire follie, non potrei mai fare il mantenuto, a mia madre verrebbero cinque infarti," disse distrattamente Malfoy, mettendo una mano in fondo alla schiena di Harry. Hermione fu attraversata dal desiderio di spostargliela, ma Harry si rilassò a quel tocco e lasciò che Malfoy lo spingesse in un negozio. "Ma non c'è niente di male a dare un'occhiata," disse Malfoy, prima che la sua voce sfumasse.

Presero accordi per mangiare nel bar dall'altra parte della strada. Lupin disse che avrebbe trovato un posto magico da solo, e fu lui ad entrare nel negozio per dire a Harry e a Malfoy dove sarebbero andati. Sirius era giù partito a ordinare il cibo, Ron dichiarò che gli apparecchi elettrici gli avrebbero risvegliato traumi infantili, e Hermione decise che non li avrebbe più guardati fin quando non avesse scoperto cosa stava succedendo e come diavolo avrebbe potuto sistemare le cose.

*

Draco se la tenne in grembo persino quando entrarono nel bar. Harry l'aveva previsto sin dal momento in cui si era fermato a guardarla nel negozio, come attirato da una voce arcana.

"E questa come la chiamate?" aveva chiesto.

"E' una macchina per l'espresso," aveva risposto Harry, spaventato.

"Macchina Perle Spresso," aveva ripetuto attentamente. "E a cosa serve?"

"Ti avverto da ora, Draco, se cominci a fare l'isterico ti abbandono qui." Harry gli aveva detto a cosa serviva.

"Non ti piace neanche tanto il caffé, Harry," osservò Ron confuso.

"Ti proibisco di dire infamie del genere su Harry," ordinò Draco, accarezzando amorevolmente la scatola. Aveva uno sguardo strano e terribile.

Harry si mosse inquieto sulla sedia. "Il caffé mi piace."

"Beh, ma," insisté Ron, "se è tua e se è per il tuo appartamento, perché Malfoy la sta stringendo e... toccando in quel modo?"

Harry non poté certo biasimare Ron per il suo tono inquieto. Draco stava praticamente covando la scatola.

"La sto tenendo al sicuro per Harry. Bella sicura, piena di dolce, dolcissimo potenziale caffeinoso inesplorato."

Harry si mosse e bloccò una delle mani di Draco. "Sarà al sicuro sotto la sedia," promise.

La luce del sole estivo filtrava nel bar come il burro attraverso la mollica del pane, e gli occhi di Draco erano grandi e attraenti. Il dorso della sua mano restò caldo e immobile sotto il palmo di Harry.

"Weasley potrebbe darle un calcio," supplicò. C'era un piccolo incavo sul suo labbro inferiore, leggermente a sinistra, nel punto da cui partivano i suoi sorrisi e i suoi ghigni, che supplicava: baciami, baciami, baciami.

Harry sorrise rassegnato, si sporse e tolse la scatola dalle mani di Draco, depositandola sotto la propria sedia.

Draco rimuginò allo stesso tempo su quel torto e sul menu. "Weasley, i sospetti che nutri su di me sono corretti. Conosco ogni genere di orribile incantesimo oscuro."

"Davvero?" chiese Ron.

"Sì. E li userò tutti su di te se per caso i tuoi piedi smisurati oscilleranno verso la preziosa scatola."

Era arduo mantenere una certa ostilità nei confronti di un uomo che era perdutamente innamorato di una macchina per l'espresso. Persino Sirius disse: "Scommetto che conosco più incantesimi oscuri di te," con un tono amichevolmente competitivo.

C'era una radio nel bar, e anche quella attrasse l'attenzione di Draco. Era talmente preso da quella e dalla macchina da caffé, che si rilassò quasi come quando era con i Serpeverde. L'unica traccia di disagio consisteva nel suo mantenersi vicino a Harry, ma a Harry non dava affatto fastidio.

Ordinarono bacon, muffin, tè e l'adorato caffé di Draco, e Ron propose di prendere una copia del menu plastificato per suo padre. Sirius bevve un sacco di caffé, e Harry si chiese se non fosse un tratto genetico. Persino Hermione sorrise quando Draco passò da battere le dita sul tavolo a canterellare a bassa voce con un cucchiaio, fingendo che fosse un microfono magico.

"E' tutta colpa dei sotterranei," disse Harry a suo agio, mentre Draco cantava sommessamente quanto tempo era passato dall'ultima volta che qualcuno aveva sussurrato. (*)

"Sono pieni di fumi delle pozioni. Brutta atmosfera, gli ha modificato il cervello."

Ron ridacchiò sul suo bacon.

"E il suo cervello era già fragile in partenza. Sapete, genitori imparentati," continuò compassionevolmente.

"Ehi," disse Sirius.

"Sta' zitto," si intromise Draco, e lo colpì sulla spalla con il cucchiaio.

Poi lasciò lì la mano, il polso sull'orlo della spalla di Harry, caldo e vicino. Con l'altra mano afferrò un pezzo del croissant di Harry, e Harry gli rubò un pezzo di toast per ripicca. Draco incrociò il suo sguardo e gli dette il permesso sorridendo, quindi si rilassò ancora di più contro di lui. Era una bella giornata, avevano dormito fino a tardi ed era meravigliosamente semplice e piacevole appoggiarsi pigramente l'uno all'altro e mormorare luoghi comuni senza malizia tra un boccone e l'altro.

"Dopo potremmo andare a cercare un autonoleggio," annunciò Draco. "L'ha detto il professor Lupin."

Harry sorrise della pura delizia nel tono di Draco. Draco ricambiò il sorriso, un sorriso segreto e luminoso che la tazza di caffé rese ancora più privato, e Harry si ritrovò a pensare che forse c'era un'altra ragione per cui Draco gli stava così vicino.

Una vacanza in cui potete ancora realizzare i vostri desideri.

Per un attimo l'idea gli sembrò piena di promesse autentiche.

Poi Lupin entrò nel bar, il viso livido e teso. Aveva in mano la Gazzetta del Profeta.

*

Harry e Malfoy stavano ancora dando bella mostra di sé quando entrò il professor Lupin. Si avvicinò a Sirius, mettendogli discretamente davanti il giornale, manovra che divenne meno astuta quando Sirius si sporse in avanti, lesse e sibilò a denti stretti.

Hermione si incupì, non così vicina da poter leggere, e sentì Ron irrigidirsi accanto a lei.

"Cos'è-" cominciò Harry dall'altra parte del tavolo, ma fu quel maleducato di Malfoy ad alzarsi di scatto per prendere il giornale.

Ron gli afferrò il polso. "Malfoy, no," disse, e Hermione raggelò per il tono pietoso della sua voce.

All'improvviso Malfoy apparve tormentato e astioso nella luce brillante, con la bocca curvata per il tono di voce di Ron. Scosse via sdegnosamente la sua mano e aprì la propria, indicando imperiosamente che esigeva il giornale.

"Lascia che te ne parli fuori, Draco," disse Lupin a bassa voce, guardandolo come fosse un bimbo ferito.

"Non ho bisogno né di parlare con lei né della sua compassione. Voglio solo quel giornale," replicò secco Malfoy.

Lupin sembrava più vecchio ogni secondo, ma annuì e gli consegnò la Gazzetta. Malfoy la strinse senza che le sue mani sottili e tese tremassero, il viso immobile se non per gli occhi stretti.

"Capisco," disse un attimo dopo. "Chiedo scusa," aggiunse, e gettò il giornale sul tavolo alzandosi.

"Draco, aspetta..." disse Harry, afferrando il giornale.

Malfoy lo ignorò, e un momento dopo lo videro attraversare la strada dalla finestra del bar. Le automobili frenarono rumorosamente mentre tornava di corsa al bed and breakfast.

"Che cosa dice, Harry?" chiese Hermione.

"Io lo seguo," tagliò corto Harry.

Nessuno aprì bocca. Hermione aveva imparato sin dal primo anno che, quando Harry parlava in quel modo, la cosa migliore che si potesse fare era farsi subito da parte. Alzò gli occhi sulla sua bocca decisa e tesa mentre si alzava e pensò che forse, se a Malfoy serviva del conforto, avrebbero dovuto mandare anche qualcun altro.

Ma prima agguantò il giornale.

Marchio Nero sul Maniero Malfoy: tutti scomparsi.

La scoperta, stamattina presto, della scomparsa di Narcissa Malfoy e degli studenti che avevano trovato rifugio presso la sua dimora ha causato ampio sgomento. "E' necessario ricordare," ha detto un membro influente del Ministero, "che secondo alcune voci la signora Malfoy era strettamente legata a Voi-Sapete-Chi a suo tempo, e che molti di quegli studenti provengono da famiglie spesso protagoniste di fatti di cronaca. E' possibile che siano fuggiti per unirsi a lui, per ingrossare le fila del suo esercito in vista di una mossa decisiva contro di noi."

"Smentiamo nel modo più assoluto queste illazioni," ha dichiarato la signora Parkinson, madre di una delle ragazze scomparse. Interrogata sul perché Pansy Parkinson non sia tornata a casa dopo la chiusura di Hogwarts, ha negato ogni ulteriore commento.

La Gazzetta del Profeta non è in grado di chiarire se si tratti di un ricongiungimento in massa a Voi-Sapete-Chi o di un rapimento di dimensioni mai raggiunte prima in una residenza privata. Tuttavia ci sono ragioni di credere che alcune delle persone scomparse siano state prelevate contro la loro volontà. Gli Auror sulla scena hanno riportato i segni di una lotta, e sospettano fortemente che siano state usate Maledizioni Senza Perdono. I lettori sono tutti invitati a restare a casa e a rinforzare le protezioni.

"Oddio," disse Hermione. "Oh... Dio. Povero Malfoy. Dobbiamo seguirlo."

Sirius, come stordito, stava dicendo qualcosa a bassa voce riguardo a corse sui manici di scopa con sua cugina, quando erano piccoli. Hermione pensò che fosse impazzito del tutto, prima di rendersi conto che la signora Malfoy era sua cugina.

Gli mise una mano sul braccio.

"Mi spiace, signore," disse. "Mi dispiace tantissimo... dovremmo seguire Malfoy."

"Io... prendo la sua macchina da caffé," disse Ron prontamente. "Di sicuro vorrà che sia al sicuro. Posso farlo, mio padre mi ha insegnato tutto sull'eclettricità."

"Pensate forse," disse Lupin, che era ancora in piedi e sembrava vecchio quanto Silente, "che Draco apprezzerà un'orda di persone pronte a commiserarlo. Specie trattandosi di persone che, in passato, non hanno mostrato alcun apprezzamento nei suoi confronti? Non lo conosco bene quanto vorrei, ma so quanto è orgoglioso. La considererebbe carità, e reagirebbe estremamente male."

"Professor Lupin," disse Hermione disperata, "lei non capisce. Harry è un disastro in queste cose, è pazzo... no, non volevo dire questo, è che... è cresciuto in un armadio, non sa bene come trattare le persone! Malfoy ha bisogno di qualcuno che sappia cosa dire."

Aveva visto Harry cercare di consolare gli altri... lei stessa una volta era stata la persona che Harry aveva cercato di consolare. Non pensava che a Malfoy servisse qualcuno che farfugliava in cerca delle parole giuste, in quel momento. 

Era pronta ad incamminarsi, ma Lupin la trattenne.

"Neanche Draco è molto maturo emotivamente," disse con gentilezza. "Dubito che saprebbe come reagire ad una risposta normale, mentre sono convinto che fra loro due potrebbero capirsi. Inoltre, Draco si è sempre lasciato trasportare dalle proprie emozioni..."

La sorpresa nel sentire l'odioso Malfoy descritto in quel modo doveva essere apparsa a caratteri cubitali sul viso di Hermione, perché Lupin annuì.

"Ha ascoltato suo padre e il professor Snape, e credo... credo che potrebbe ascoltare Harry."

Hermione continuava a volersi muovere, a voler aggiustare le cose, fare qualcosa invece che rimanere seduta lì a pensare che chiudere Hogwarts era servito a fermare le sparizioni nemmeno per un giorno. Sentì freddo nella calda luce del sole che filtrava attraverso la finestra, e udì come a distanza le voci di Ron e Sirius che discutevano su chi avrebbe potuto custodire meglio la macchina per l'espresso.

Lupin si sporse a toccarle una mano.

"Abbi un po' di fiducia in lui, Hermione," disse. "Fra un po' andremo a controllare se stanno cercando di uccidersi."

*

Harry raggiunse Draco sulla porta della locanda, afferrandolo per il gomito e voltandolo. Draco lo guardò come se non potesse immaginare una vista più odiosa di lui.

"Mi corri ancora dietro?" sbottò. "Avrei dovuto saperlo."

Harry restò zitto e tenne stretto il braccio di Draco, tirandolo dentro fino allo squallido salottino in cui i clienti potevano stare mentre le loro camere venivano riordinate. Una volta giunti lì aveva superato l'impulso di ribattere con astio, ed evitò accuratamente di guardare l'espressione di Draco, che non suscitava compassione quanto disprezzo immediato.

"Draco, mi dispiace tanto," disse, e all'improvviso fu nel panico più totale. Non c'era niente che potesse dire per migliorare le cose, e lui avrebbe dovuto poter fare qualcosa... per Draco, lui avrebbe dovuto dargli sostegno.

"Va' al diavolo, Harry! E' tutto finito. Hai la minima idea di cosa si prova?"

"Beh," disse Harry.

"Non ne hai idea!" ringhiò Draco. "Essere un perdente? Ho provato e riprovato, ho lavorato sodo, tu hai sempre salvato la situazione, hai sempre vinto, e io non sono riuscito neanche a proteggerli!"
"Non sei un perdente," gli disse Harry surriscaldandosi.

Draco storse la bocca. "Lo chiami un successo, tu? Mia madre - mia madre - tu," chiese bruscamente. "Hai fatto (avuto?) un incubo la scorsa notte. C'era lei?"

Harry si fermò e inspirò. Aveva cercato di non pensarci, di non pensare a quei capelli biondi e all'urlo che aveva squarciato la notte. Sin da quando aveva visto il giornale, aveva cercato di non pensare alla giornata a Hogsmeade, e a Narcissa Malfoy sul molo. Aveva quasi... non che la comprendesse, ma aveva creduto che magari prima o poi gli sarebbe piaciuta.

Sul viso di Draco c'era la stessa pretesa cattiva di quando aveva teso la mano per avere il giornale.

"Non essere gentile," disse.

"Sì," scattò Harry. "Sì, c'era. In quel momento non sapevo che fosse lei, ma evidentemente doveva esserlo. Si sentivano delle urla, e credo... credo che la stessero torturando. E' questo che volevi sentire?"

Draco restò immobile al centro di quella brutta stanzetta, nel pieno della mondanità babbana, dove Harry non se lo sarebbe mai immaginato. La sua pelle e i suoi capelli erano quasi sbiaditi sotto le luci fluorescenti, e i suoi occhi erano ormai fessure crudeli.

"Non preoccuparti di cosa voglio," disse. "Almeno io ho avuto dei genitori."

"Per l'amor del cielo, Draco..."

"Mia madre se la caverà, non hai letto il giornale? E' risaputo che è legata al Signore Oscuro. Non è come i tuoi eroi santi, i cagnolini di Silente, quelli che seguivano la linea di partito come pecore e..."

"Smettila di parlare di mia madre e mio padre!"

"...sono morti senza mai partorire un pensiero che fosse loro perché erano patetici e stupidi!"

Harry gli diede un pugno.

Draco barcollò all'indietro, il sangue lucido al centro della bocca, e mentre Harry cercava di mettere insieme, nella rabbia, il pensiero che cosa ho fatto, sorrise.

"Oh," disse. "Sono così felice che l'abbia fatto."

Era ancora piegato per lo shock del colpo, e non fece altro che gettarsi su Harry, colpendolo selvaggiamente nello stomaco con il gomito mentre rotolavano sul pavimento. Harry inspirò scioccato e nauseato e in quel momento Draco lo colpì in pieno viso.

Ebbe il tempo di ringraziare il cielo per aver perso gli occhiali quando Draco lo placcò; dette un pugno a Draco nello stomaco e cercò di toglierselo di dosso.

"Sapevo che sarebbe successo," ringhiò Draco, la voce densa di sangue. "Lo sapevo, lo sapevo che sarebbe successo, sapevo che avrei fallito, sapevo che li avrebbe presi, e adesso sono rimasto con te, mi resti solo tu, e tu morirai!"

"Io non morirò," ringhiò Harry, afferrando la camicia di Draco e dandogli un pugno forte nelle costole, cercando di costringerlo ad alzarsi.

Draco gli restò addosso, un peso tutto gomiti cattivi e dita come artigli.

"Sì invece," annaspò infuriato. "Sì, morirai, stupido, stupido idiota, certo che morirai. Devi smetterla di credere a tutte quelle cose, le storie, le bugie. Vincerà lo schieramento con più armi e più numeri, e non ci sarà alcun eroe. Nessuno è riuscito a vincere contro di lui, noi perderemo, e tu sei matto e morirai!"

"Non ho paura."

"Io sì!" gridò Draco. "Avrei dovuto... Sapevo che sarebbe successo. Sono spariti tutti, stupido, cieco idiota, e tu morirai!"

Colpì forte lo sterno di Harry, lasciandolo stordito per l'assenza di respiro, e Harry scattò in avanti ferocemente e, prima ancora di sentirlo, udì il suono del proprio pugno che entrava in contatto col naso di Draco. Draco oscillò brevemente all'indietro, e Harry colse l'occasione per rimettersi in equilibrio in modo da potersi sedere, stringendo il davanti della camicia di Draco per tenerlo fermo.

Lo sguardo di Draco vacillò: l'incertezza aveva superato il dolore che rendeva sempre odioso il suo viso.

Harry realizzò all'improvviso perché nessuno gli si era mai avvicinato mentre era depresso. Era un atteggiamento orribile, aspro, troppo simile all'ira e troppo lontano dallo sfogo discreto delle lacrime di Hermione. Draco aveva appena perso sua madre e si erano presi a pugni: qual era il suo problema con lui? Non sapeva cosa dire.

Era sempre rimasto paralizzato davanti alle lacrime altrui, però, mentre in quel momento non lo era affatto. Il sangue gli ribolliva nelle vene, fissava il viso di Draco, e il cuore di Draco martellava con insistenza sotto il suo pugno chiuso. Dopotutto Draco gli si era avvicinato: Draco aveva capito.

"Draco," disse dolcemente. "Io non morirò."

Attirò Draco a sé e lo baciò. Draco fece un piccolo verso disperato, prese tra le mani il viso di Harry, sollevandogli il viso verso il proprio, e lo baciò avidamente.

Harry sentì il sapore del sangue all'angolo della bocca di Draco, il taglio che si apriva quando Draco apriva la bocca, e una parte della sua mente si preoccupò per un attimo. Non abbastanza da fermarsi, tuttavia, e nemmeno abbastanza da concedersi una pausa mentre mordeva e leccava le labbra di Draco, e Draco lo ricambiava fieramente. L'unica accortezza che riuscirono a tenere a mente fu stare attenti al naso di Draco, e si separarono solo perché già prima di baciarsi erano a corto di ossigeno, e Harry pensava che gli sarebbero esplosi i polmoni. Harry non si mosse e non lo lasciò andare neanche mentre annaspava, e Draco si mosse solo per raggiungere lo zigomo gonfio di Harry. Lo leccò, il suo alito bollente sulla pelle di Harry, malizioso e provocante, e Harry voleva che continuasse ma si ritrovò a tirare di nuovo la bocca di Draco sulla sua.

Quando dovettero nuovamente fermarsi per prendere fiato, una delle mani di Harry era finita nel colletto della camicia di Draco. Il petto di Draco si alzava e si abbassava, la sua pelle era calda, e il suo alito stuzzicava la guancia di Harry con un ritmo regolare. Erano entrambi vivi, entrambi al sicuro per il momento, anche se la carezza della bocca di Draco a distanza di bacio lo imprigionava in un continuo istante di selvaggio nervosismo.

"Va tutto bene," mentì Harry a bassa voce. "Va tutto bene, va tutto-"

Si mosse appena e riuscì a baciare l'angolo morbido e tremante della bocca di Draco. Volse il viso verso una delle mani di Draco, piegò appena la testa e gli morse gentilmente il polso. Il gemito di Draco risuonò lungo e indifeso.

Harry mandò al diavolo tutto e afferrò i capelli di Draco con una mano, attirandolo per un altro bacio e arrancando per avvicinarsi un altro po', per avere ancora un po' di lui. Draco gli fece scivolare un braccio attorno al collo e lo attirò più vicino, coi denti che scivolavano sul labbro inferiore di Harry, e la schiena di Draco era schiacciata sul sofà sporco e Harry aveva la mano tra i bottoni della sua camicia, l'aveva quasi aperta e aveva la bocca di Draco sotto la sua e la pelle di Draco sotto le mani, e...

Lupin aprì la porta, restò immobile per un istante, quindi disse: "Mi dispiace terribilmente, non sapevo..." e uscì in un lampo.

Sentirono la sua voce assicurare a Sirius che i ragazzi non avevano bisogno di aiuto. Harry lasciò andare la camicia di Draco.

Draco appoggiò la fronte a quella di Harry e sussurrò: "Dio, che imbarazzo."

"Grazie mille," disse Harry, e si accorse di star arrossendo ancora di più.

"Non intendevo quello," rispose Draco, e Harry fu sollevato nel sentire che riusciva quantomeno a strascicare. "Solo che... beccato da un professore. Che vergogna. I Serpeverde dovrebbero essere più furbi."

Harry scoppiò a ridere con prudenza sulla guancia di Draco, e quando Draco gli tolse il braccio dal collo lo fece lentamente, e si fece indietro solo quanto bastava a guardarlo bene in faccia.

Harry ricambiò lo sguardo. Il naso di Draco era gonfio e il suo labbro sanguinava ancora, e Harry sentì una fitta di senso di colpa prima di rendersi conto che non riusciva ad aprire un occhio.

"Quanti incantesimi medici conosci?" chiese.

"Un sacco," disse vivacemente Draco. "Sai, ho passato tutta l'infanzia a girare per la campagna sulla scopa. Dopo un incidente con un elicottero - incidente in cui fui molto eroico, ardito e impavido, nonostante quella cosa stesse chiaramente cercando di uccidermi - mia... madre mi insegnò ogni tipo di incantesimo nel caso finissi a miglia e miglia da casa con una gamba rotta."

Si appoggiò a Harry mentre estraeva la bacchetta dalla tasca posteriore. Harry ignorò l'impulso di girare il viso verso il suo collo e prese anche lui la bacchetta.

Rimosso il gonfiore che aveva sulla guancia, posò la bacchetta sulle labbra gonfie di Draco e sussurrò un incantesimo. Draco alzò un sopracciglio.

"Non osare uscirtene con commenti osceni, Draco Malfoy," ordinò Harry. "Se Lupin sta sentendo dietro la porta, morirò di imbarazzo."

"Lo farei mai?"

"Non ti conviene, altrimenti non ti curo il naso."

Draco strinse le labbra guarite e sembrò pensarci. "Forse quello dovresti lasciarlo a un esperto."

"Così sembrerà che sono venuto per picchiarti. No, grazie," disse secco Harry.

"Beh... però bada a pronunciarlo bene. Mi piace parecchio, il mio naso."

"Non vedo perché," disse Harry, sogghignando. "Non è certo il tuo tratto migliore." Sogghignò ancora di più mentre Draco biascicava una protesta. "L'ho sentito definire a punta," proseguì affettuosamente. "Molto a punta. Quasi da topo, si potrebbe dire."

"Ti odio, Harry Potter," disse Draco con convinzione. "Ti ho sempre odiato, e ti odio ogni giorno di più."

Una volta sistemato il naso, Draco afferrò la mano destra di Harry, stringendogli le dita attorno al polso.

"Non voglio vederli," disse con voce tirata. "Non voglio vedere nessuno di loro."

Harry avrebbe voluto stringerlo, ma non era sicuro che gli fosse concesso. "Non devi. Rimarremo qui."

"Ma non voglio che sappiano che non voglio vederli!" sbottò Draco, come se fosse ovvio. "Non ho paura. Andiamo."

"Resterò io con te," disse Harry, e Draco abbassò gli occhi e annuì, alzandosi in piedi e lasciandolo andare. Raggiunse la porta.

"E poi non voglio che il professor Lupin si faccia strane idee su di me," disse da dietro la sua spalla. "Potrebbe parlare, e allora la mia reputazione sarebbe compromessa."

Scese il panico, e Draco si voltò al silenzio di Harry.

"Ehm," disse infine Harry. "Non so... Non voglio... Non mi sono, uhm, approfittato di te, giusto?"

Le luci fluorescenti spiccavano ancora, il sofà e i tappeti erano ancora sporchi e sbiaditi, e Draco ancora molto pallido. Harry pensò che non avrebbe mai dimenticato il modo in cui Draco lo guardò in quel momento tenero e straziante.

"No." Si fermò, una mano sulla maniglia e l'altra dietro di sé, appoggiata alla manica di Harry. Sorrise. "Peccato," aggiunse a bassa voce.

Uscirono, e Harry vide i volti degli altri oltre la linea rigida della spalla di Draco, pieni di compassione.

Draco tese le spalle. "Che effetto avrà questo incidente sulla gente sul campo? Di certo non migliorerà il morale."

*

Parlarono di strategia, nient'altro che strategia, per ore. Hermione ripensò alle nottate nella stanza di Draco, quando erano ancora un gruppo di scolaretti che cercavano di progettare grandi cose.

Allora gli era quasi piaciuto.

Era cambiato molto. Continuava a parlare in modo duro, pragmatico, concreto, niente a che vedere col solito vantarsi di Malfoy. Hermione continuava a esitare quando avrebbe potuto replicare, ma Harry riusciva a star dietro a Malfoy. Suggeriva opinioni come sempre, con voce diffidente e sicura allo tesso tempo e, ogni volta che parlava, Malfoy sembrava rincuorarsi e andare avanti.

Però Malfoy non lo guardava mai. Non si toccavano neanche, o almeno non gentilmente, quindi forse Hermione si era sbagliata.

Si mossero di scatto per prendere un foglio di carta nello stesso istante e i loro polsi si scontrarono con forza. Continuavano a darsi gomitate e a sussultare: era chiaramente vero, faceva chiaramente male.

A un certo punto Harry disse: "Potrebbe aiutare se... attirassimo quei genitori dalla nostra parte. Sono i loro figli quelli che hanno preso. Forse potrebbero riconsiderare la loro posizione."

"Persino i Serpeverde," mormorò Malfoy. "E non pensi che qualcuno possa esserci andato volontariamente?"

Harry incontrò il suo sguardo con decisione. "No," disse. "No, non credo."

Malfoy sorrise leggermente e si rilassò contro Harry così che le loro spalle si scontrarono.

Era un'idea stupida. Almeno Malfoy era sicuramente stato con qualcuno in passato. Non potevano essere entrambi così tesi, impacciati, smaniosi. Era stupido pensare che l'unico modo in cui riuscivano ad avvicinarsi fosse facendosi del male.

In più momenti durante la giornata, Sirius e Lupin uscirono a comprare dei sandwich. I cartoni di succo e le cannucce di plastica lasciarono Ron molto confuso, e quando Hermione spostò lo sguardo vide Harry prendere il cartone di Malfoy prima che potesse anche solo provarci.

"Ci sarei arrivato, prima o poi," dichiarò pomposamente Malfoy.

L'angolo della bocca di Harry si torse. "Certo. Sei così ferrato in Babbanologia."

"Ne so qualcosa, sì."

"Specie di cravatte," osservò Harry. Solo Hermione vide la fierezza protettiva dello sguardo che rivolse a Malfoy, mentre Malfoy piegava la testa e mormorava cupo qualcosa sui vestiti di Harry.

La madre di Malfoy poteva essere morta, e loro non facevano che stuzzicarsi e ferirsi. Non poteva significare... nemmeno loro potevano essere tanto stupidi.

Rimasero seduti tutto il giorno a discutere tattiche e a cercare di prevedere il futuro. Hermione avrebbe voluto dire qualcosa, o che Malfoy fosse diverso così che lei avrebbe potuto dispensare un po' di conforto. Voleva qualcosa di normale, ma pareva che Malfoy preferisse così.

Quando Harry disse che era stanco, Malfoy disse la stessa cosa. Si alzarono e Hermione li vide scambiarsi un sorriso stanco, come se Malfoy fosse riuscito ad ottenere qualcosa. Come se si fossero capiti.

Hermione non capì. Stava per chiedere a Malfoy dove aveva intenzione di dormire, quando Lupin la guardò e scosse piano il capo.

Harry e Malfoy andarono insieme nella stanza di Harry.

*

Harry si svegliò la mattina dopo, e trovò Draco accanto a sé.

La notte prima, al buio, Draco era riuscito a sporgersi, mettergli intorno un braccio ostinato e dire minacciosamente "Neanche una parola, Harry" sulla sua nuca, ma era stato la notte prima, ed erano stati entrambi così stanchi che avevano finto che andasse tutto bene e si erano addormentati quasi immediatamente.

Ora era mattina, e Draco era rannicchiato al lato opposto del letto, chiaramente non abituato ad avere vicino un'altra persona. Harry non aveva la più pallida idea di cosa fare.

Non sapeva che fare con qualcuno nel letto. Non conosceva nessuna frase rassicurante e appropriata da dire a qualcuno che era appena stato privato di una persona cara, e le linee preoccupate tra le sopracciglia di Draco che dormiva non lo facevano sentire bendisposto. Voleva andare ad uccidere Voldemort, per poi tornare e dirlo a Draco. Forse quello l'avrebbe fatto sentire meglio.

Era un disastro in quel genere di cose. Era inutile starsene steso lì a incamerare rabbia e guardare Draco dormire con quell'espressione infelice.

Si tese e gli toccò il viso, tutto contratto per il sonno ansioso. Fu un impulso stupido, e fu così goffo che Draco si svegliò all'istante.

Non avevano neanche tirato le tende, la sera prima. La stanza era piena di una luce che non lasciava spazio a compromessi, che strappava via le ombre da ogni angolo, e faceva risplendere ogni piega bianca delle lenzuola. Draco non alzò nemmeno la testa dal cuscino, si limitò a guardare in alto con i suoi grandi occhi grigi.

Disse freddamente, "Com'è che non provi mai a prenderti ciò che vuoi?"

Harry non sapeva come reagire. Così disse dolcemente. "Taci, Draco. Lo sto facendo."

Era ancora impacciato, in un letto, alla luce del sole, con Draco traumatizzato o qualcosa del genere, ma non aveva intenzione di tirarsi indietro. Non avrebbe ritirato proprio nulla.

Sentiva di doversi muovere con cautela.

Tornò a guardare Draco e sfiorò con le dita la linea della sua mandibola, gli zigomi, la fronte. Le piccole rughe si addolcirono e scomparvero sotto la sua mano, e quello gli sembrò... incoraggiante, così non si fermò. Accarezzò il lato del viso di Draco, e non era niente di particolarmente soffice, era solo pelle, ma era la pelle di Draco, e Draco lo stava lasciando fare, con quello sguardo indecifrabile fisso su Harry. Gli tolse i capelli dagli occhi, e quelli sì che erano soffici.

Draco tese una mano silenziosamente, la mise dietro al collo di Harry e lo attirò in basso. Il respiro di Harry si fece rapido ed esitante quando le loro bocche si toccarono la prima volta, brevemente, e poi con più sicurezza.

La luce non era poi così male, in effetti. Vedere tutto sembrò improvvisamente una buona idea, quando Draco si lasciò sfuggire un lungo sospiro e lasciò che gli occhi gli si chiudessero quasi del tutto. Le sue ciglia erano un velo argentato da così vicino, e aprì la bocca sotto quella di Harry, tendendosi. Harry rimase su di lui per un altro incerto momento, poi ad un certo punto del lungo bacio finì con Draco schiacciato contro di sé.

La luce fluiva come acqua sulle curve lievi delle clavicole di Draco mentre Harry sfregava il viso contro il suo collo. Aprì la bocca e assaporò la pelle liscia e salata, sentì il guizzo dei muscoli di Draco mentre si muoveva sotto di lui.

La mano di Draco sul suo braccio lo attirò di nuovo su, lo fece tornare alla bocca di Draco e a un altro lungo, lento bacio. Fu caldo e quasi sognante, ma Harry continuava ad avere i brividi, e sentì un verso ruvido provenire dal petto di Draco mentre respirava. Cuore e immaginazione sfrecciavano, inciampando l'uno nell'altra, e non riusciva a smettere di toccarlo.

Lo toccò molto, molto piano, continuando ad accertarsi che gli fosse permesso e senza riuscire a credere che potesse esserlo. Passò il dorso delle dita sulla curva della gola di Draco e sul suo sul suo petto caldo e tremante. Spinse le nocche sulle sue costole.

Le mani di Draco gli accarezzarono i muscoli della schiena lentamente, con la stessa esitazione di Harry ma senza mai fermarsi. Il bacio fu un'offerta, caldo e rilassato come il corpo di Draco, una promessa sospesa a mezz'aria.

Quando Harry aprì gli occhi Draco lo stava guardando, così vicino che le loro ciglia si intrecciarono. Le labbra si sfiorarono e spinsero le une contro le altre, e mentre si fissavano Draco accarezzò anche lui le costole di Harry, un tocco leggero che liberò brividi intenti a rincorrersi sulla sua pelle. Draco mosse le dita fino all'incavo sul fianco di Harry.

Continuava a guardare Harry. Era quasi una domanda.

Harry chiuse di nuovo la bocca sulla sua, sentì il corpo di Draco sollevarsi sotto il suo, sentì l'interno del suo labbro e la punta dei suoi denti scivolare sulla propria lingua. Le dita di Draco scivolarono di un centimetro sotto l'elastico dei pantaloni di Harry, e a Harry quasi mancò il respiro.

Qualcuno bussò alla porta.

"Harry? Draco? Siete svegli?" chiese Lupin.

Draco rimosse immediatamente la mano e Harry gli si tolse di dosso in un attimo, sentendo tutto il sangue tornare a irrorargli il viso. Sentì Draco lasciarsi andare a un sospiro molto diverso ed esasperato alle sue spalle.

"Sta diventando peggio di una barzelletta," disse Draco contrariato. "Ehm... entri pure, professor Lupin!"

Harry si trascinò fino alla testiera del letto, sperando che Lupin attribuisse il suo aspetto vagamente intontito al sonno. Fece del suo meglio per sembrare disinvolto e sveglio da poco, e mentre tornava a sedersi la sua mano sfiorò quella di Draco e Draco lo guardò, caloroso come quel tocco accidentale.

Lupin entrò con un foglio stretto in un pugno. Ogni emozione che non fosse paura si volatilizzò dal petto di Harry, e lui restò freddo in attesa di sentire il peggio.

Lo sentì.

"E' un Gufo di emergenza da Silente," disse cupo Lupin. "Il piano è fallito completamente. Ci ha richiamati a Hogwarts... e per quanto ne sappia lui siamo l'unico gruppo rimasto."

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(*) Si tratta del verso sottolineato di questa canzone, come intuito dalla mitica Vale!

Shut Up And Kiss Me
(Mary-Chapin Carpenter)Don't mean to get a little forward with you,
don't mean to get ahead of where we are
Don't mean to act a little nervous around you,
I'm just a little nervous about my heart 'causeIt's been awhile since I felt this feeling
that everything that you do gives me
It's been so long since somebody whispered
Shut up and kiss me Didn't expect to be in this position,
didn't expect to have to rise aboveMy reputation for cynicism,
I've been a jaded lady when it comes to love but
Oh baby just to feel this feeling t
hat everything that you do gives meIt's been too long since somebody whispered
Shut up and kiss meThere's something about the silent type attracting me to you
All business baby none of the hype
That no talker can live up toCome closer baby I can't hear you,
just another whisper if you please
Don't worry 'bout the details darlin',
you've got the kind of mind I love to readTalk is cheap and baby time's expensive,
so why waste another minute more
Life's too short to be so apprehensive,
love's as much the symptom darlin' as the cureOh baby when I feel this feeling,
it's like genuine voodoo hits me
It's been too long since somebody whispered...
Oh baby I can feel this feeling
that everything that you do gives meIt's been too long since somebody whispered
Shut up and kiss me
Shut up and kiss me

  
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