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Autore: REAwhereverIgo    26/11/2012    13 recensioni
Dopo la Seconda Guerra Magica, Andromeda Tonks rivive il ricordo della figlia scomparsa.
Prima classificata al contest "Farfalle" indetto da GalanaOnira e vincitrice del premio "Miglior personaggio femminile"
Grazie infinite a GalanaOnira per il giudizio!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Tonks, Hermione Granger, Nimphadora Tonks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Lontani ricordi

 

 

Sulle ali di una farfalla,
si posano i miei pensieri
che volano tra l’erba
di prati fioriti,
dipingendo il cielo
con la mia fantasia.

 

Era di nuovo lì, Andromeda Tonks, come ogni giorno da quando c’era stata la battaglia. E, come ogni giorno, piangeva disperata sulla tomba di sua figlia. Portava fiori a lei, a suo genero e anche, purtroppo, a suo marito. Ma, tra tutti, la perdita peggiore era stata quella della piccola Ninfadora, la sua bambina. Ancora non accettava il fatto che se ne fosse andata, che la sua vita fosse stata stroncata così, da un giorno all’altro, senza che lei avesse nemmeno potuto dirle addio per l’ultima volta.

Ormai era passato un anno, quasi, dalla battaglia di Hogwarts, dalla vittoria di Harry Potter su Voldemort, dalla liberazione del mondo magico da una minaccia tremenda e… e dalla scomparsa di tutti loro.

Andromeda era una donna forte, nella sua vita aveva sempre cercato di esserlo. La sua famiglia la disprezzava per aver sposato un babbano, per aver infangato il buon nome dei Black ed essere fuggita con Ted, ma aveva superato il dolore per la separazione dalle sue sorelle e dai suoi genitori grazie all’amore di suo marito. E poi quale gioia quando era nata Ninfadora. Lei, la sua unica figlia… appena venuta al mondo era già dipinta di mille colori, i capelli prima blu, poi rosa confetto, poi verde smeraldo. La faceva tanto ridere, con i suoi cambiamenti continui e allegri.

Una volta, quando aveva solo due anni, Dora aveva visto una farfalla. Era colorata di azzurro, con le ali contornate di blu scuro e due cerchi in mezzo. Quanto le era piaciuta. Andromeda si asciugò una lacrima e sorrise nel ricordare che la bambina era rientrata in casa e si era fatta diventare i capelli delle stesse sfumature delle ali di quella farfallina. E lei aveva riso. Quanto aveva riso!

 

E respiro il sapore dei fiori,
colorati dal sole,
quando la rugiada
al mattino li veste
di ogni speranza.

 

Per una metamorfomagus come sua figlia, quegli esserini grandi come il palmo della sua mano ma pieni di colori e di vita erano un’attrazione continua. Non faceva altro che seguirle e studiarle –e dire che lei odiava studiare-.

Ted conosceva talmente tanti tipi di farfalle, grazie al padre che era scienziato, che si era divertito a farle da insegnante. Aveva preso alcuni libri dalla libreria dei genitori e li aveva fatti vedere a Dora, che si era stupita nel vedere che le figura disegnate all’interno non si muovevano.

“Perché stanno ferme? Sono morte?” aveva chiesto ingenuamente. Suo marito aveva riso e poi le aveva spiegato che no, non erano morte, ma nel mondo dei babbani le foto erano immobili.

“Davvero? Che cosa stupida” aveva commentato la piccola. Ma la noia era stata sostituita dallo stupore quando aprì il volume nella pagina delle farfalle tropicali. Un bellissimo esemplare se ne stava tranquillo su un fiore, con le ali bianche e nere, zebrate, e succhiava il nettare dal pistillo.

“Cos’è?” aveva domandato con gli occhi che brillavano.

“Questa è una Coda di Rondine” aveva risposto Ted. E quella giornata era passata così, con Andromeda che sentiva il cuore scaldarsi nel vedere quella scena e suo marito e sua figlia che se ne stavano sul divano col libro aperto sulle gambe a guardare quegli insetti.

 

Sulle ali di una farfalla,
a giocare con i bimbi di ieri
quando bastava poco,
per inseguire un sogno,
e vivere in ogni attimo,
la bellezza del creato.

 

Quando aveva quasi undici anni e sarebbe entrata a Hogwarts nel giro di pochi mesi, Dora era uscita a giocare in giardino, e si era dipinta i capelli di viola.

“Sarò una bellissima farfalla” aveva detto, cercando di volare.

“Sarai la più bella di tutte” le aveva assicurato sua madre, dandole un bacio sulla testa. La bambina aveva sorriso e si era messa a correre per il prato, aprendo le braccia e facendo finta di volare. Sembrava quasi una non-maga per come giocava, ma non importava.

Andromeda ricordava tutto questo sorridendo e piangendo, continuando ad aggiustare i fiori sulle tombe messe in fila dei suoi cari. Aveva perso così tanto, per colpa di quella guerra magica: sua figlia; suo marito; suo genero; sua sorella. Cosa le era rimasto? Delle lapidi sporche e solitarie sulla cima di una collina dove il vento portava solo il rumore dei pianti delle altre persone in visita lì.

 

Sulle ali di una farfalla
a vedere cuori scolpiti
sulla corteccia degli alberi,
di amori che forse oggi,
non esistono più.

 

Poi, un giorno, tornando da scuola Dora aveva annunciato di voler fare l’auror. Il suo cuore si era fermato al sol pensiero.

“Sei sicura, cara? È pericoloso” le aveva detto.

“Voglio poter fare qualcosa per questo mondo, mamma. Sento di poter aiutare le persone combattendo e facendo la mia parte al ministero. La professoressa McGranit mi ha assicurato che, con i miei voti e la mia capacità di metamorfomagus, non sarà difficile il test” aveva risposto, sbucciandosi una mela.

“Ma se ti capita qualcosa? Voldemort se n’è andato, non devi per forza combattere…” aveva tentato di dissuaderla. La ragazza aveva sbuffato e i suoi capelli si erano tinti di nero, come ogni volta quando era arrabbiata.

“Lo sai benissimo anche tu che non è ancora finita. Harry Potter ha nove anni, ormai, e inizierà la scuola prima che ce ne rendiamo conto. E, una volta che questo capiterà, la guerra ricomincerà. Io credo a Silente, quando dice che Voldemort non è morto, perché mi fido di lui. E, quando la battaglia sarà di nuovo aperta, io voglio esserci, e voglio proteggere tutti quelli che conosco” aveva spiegato. Andromeda non l’aveva mai vista tanto sicura di sé, e aveva sospirato sconsolata.

“Va bene, tesoro. Se è quello che vuoi noi non ti ostacoleremo. Però fa’ attenzione, ok?” l’aveva implorata. I capelli di Dora erano tornati fucsia e lei aveva sorriso, abbracciandola.

“Te lo prometto, mamma. Non mi farò sconfiggere da nessuno” aveva giurato. Ma non aveva mantenuto.

Tornò a casa smaterializzandosi, ed entrò nella villa con gli occhi ancora lucidi. Quel posto sembrava tremendamente vuoto senza tutti loro, senza di lei.

Fissò la porta del giardino e le mani le tremarono. Non l’avrebbe mai più vista arrivare di lì con i suoi capelli colorati e il sorriso contagioso sul volto; non l’avrebbe più sentita dire che voleva diventare una farfalla; non avrebbe più visto lei e suo marito, insieme, seduti sul divano a sfogliare vecchi libri babbani; non avrebbe mai sentito la sua amata Ninfadora sgridare il figlio e giocare con lui.

Fissò il bambino di ormai un anno che dormiva beatamente nella culla. Suo nipote, il piccolo Teddy.

Quando Lupin le aveva detto che lo avevano chiamato così in onore di suo marito lei aveva pianto di gioia e riconoscenza verso quell’uomo che aveva odiato tanto sin dall’inizio e che ora, nonostante tutto, gli mancava.

Si asciugò gli occhi e andò in cucina a prepararsi qualcosa per cena, incantando gli utensili per farsi una semplice zuppa. Si sedette al tavolo e chiuse gli album di foto che guardava prima di uscire. Dora che giocava con la sua prima bacchetta; Dora e Ted che sfogliavano i libri; Dora e Lupin al matrimonio; Dora incinta; Dora… Dora… solo Dora.

In quell’istante qualcuno le posò una mano sulla spalla e la fece sobbalzare.

“Signora Tonks, volevo dirle che io vado” le disse Hermione Granger. Si era dimenticata che c’era stata lei con suo nipote mentre era al cimitero.

“Sì cara, grazie per aver badato a Teddy” le rispose, sorridendo stanca. La ragazza esitò un attimo, poi le prese le mani tra le sue.

“Signora Tonks… Andromeda… forse è meglio se inizia a riporre quelle foto in un cassetto” le consigliò. La donna scosse la testa.

“Non posso” ribatté testarda. Lei tirò su col naso e accarezzò un’immagine di Dora con il bambino in braccio, probabilmente fatta poco prima che morisse mentre loro erano nascosti nei boschi.

“Manca a tutti noi. Ci manca ogni giorno, ogni ora, ogni minuto che passa. E sappiamo che significa perdere una persona cara, purtroppo la battaglia ci ha lasciati senza un pezzo di noi stessi. E lei, che è rimasta anche vedova, deve esserne uscita distrutta. Però non può smettere di vivere! Non deve continuare a passare ore al cimitero e giornate intere su dei vecchi album di foto, perché ha ancora una ragione per andare avanti” la riprese dolcemente. Doveva trovare le parole giuste per spronarla a tornare sé stessa.

“Senza la mia bambina non so più cosa fare” ammise Andromeda, disperata. Si coprì la faccia con le mani e si mise a singhiozzare forte, e Hermione l’abbracciò stretta, cercando di calmare i suoi sussulti.

“La prego, si ricordi di suo nipote. Lei ha ancora Teddy, e non è giusto che lui venga messo da parte. Ted… Remus… Dora… loro saranno per sempre nel suo cuore, ma il bambino è qui con lei. Ed è così simile a sua figlia che vederlo crescere sarà solo una benedizione per lei. La prego, non si dimentichi di lui” la implorò.

 

Sulle ali di una farfalla
Il mio cuore,
tra le pagine di un libro
che il tempo
conserverà….
per sempre.

 

Dormiva. Dormiva beatamente, proprio come faceva Ninfadora quando aveva la sua età. Andromeda sorrise stanca e accarezzò una ciocca di capelli verdi del bambino, metamorfomagus come la madre. Sapeva che quella ragazzina, Hermione, aveva ragione. Oramai era passato quasi un anno da quando si era conclusa la battaglia di Hogwarts e la vita aveva ripreso a girare per tutti. Era giunto il momento che lo facesse anche per lei.

Doveva arrendersi e accettare che la sua farfallina non sarebbe mai più tornata a casa, e che avrebbe continuato a vivere solo nei suoi ricordi, ma non doveva rinunciare a vivere per questo. Dora non l’avrebbe voluto.

Coprì Teddy con un plaid celeste che lei stessa aveva cucito quando il bambino non era ancora nato e spense la luce. Andò in camera, accese la piccola abat-jour bianca che aveva sul comodino e prese la poesia che Ted aveva portato, un giorno, alla figlia. Le era piaciuta così tanto che l’aveva imparata a memoria. La lesse un’ultima volta e sorrise. Il foglio si macchiò con qualche lacrima, sbavando leggermente l’inchiostro ormai vecchio, e lei si asciugò le guance. “Adesso basta piangere” si promise.

Prese l’album di foto che aveva tenuto fino ad allora in cucina e ci mise dentro la pagina, per poi chiuderlo. Il suo cuore batteva forte mentre riponeva il tutto nella libreria, e si sentì meglio, più leggera quando si rese conto che adesso poteva davvero andare avanti e stare con suo nipote.

Un giorno, forse, avrebbe ripreso in mano quelle foto, quei ricordi, e sarebbe stata pronta ad affrontare il dolore che le avrebbero portato, ma non adesso.

Si coricò e spense la luce.

“Buonanotte, tesoro mio” sussurrò prima di addormentarsi.

 

 

La poesia è di Gianmarco de Vincentis, ed è del 2010. Il titolo è “Sulle ali di una farfalla”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1° CLASSIFICATA
LONTANI RICORDI DI REAWHEREVERIGO



Grammatica: 7,5/10
Hai fatto pochi errori e tutti di poco conto tranne uno che è stato davvero ma davvero grosso. Stai attenta all’uso della virgola, spesso l’hai usata a sproposito.
-si era stupita nel vedere che le figura disegnate all’interno non si muovevano. Errore di battitura, non figura ma figure.
-Quando aveva quasi undici anni e sarebbe entrata a Hogwarts nel giro di pochi mesi, Dora era uscita a giocare in giardino, e si era dipinta i capelli di viola. Dovrei toglierti dieci punti solo per questa frase! È veramente, ma veramente brutta! Non saprei neanche dirti cosa correggere, è semplicemente indefinibile! Cerca di prestare attenzione al senso della frase, quando la scrivi, perché io ho capito ciò che volevi dire, ma l’ha detto veramente male… Dovresti sostituirla con qualcosa tipo “Quando aveva undici anni e aspettava di entrare ad Hogwarts” o “Quando mancavano pochi mesi al suo ingresso ad Hogwarts”… Hai Molte opzioni, scegli quella che ti piace di più!
-La professoressa McGranit mi ha assicurato che… Errore di battitura, McGranitt ha due T.
-La ragazza aveva sbuffato e i suoi capelli si erano tinti di nero, come ogni volta quando era arrabbiata. Sia ogni volta che quando sono due termini di tempo che a mio avviso non hanno molto senso insieme… Perché non sostituisci quando con che?
-E, quando la battaglia sarà di nuovo aperta, io voglio esserci, e voglio proteggere tutti quelli che conosco” aveva spiegato. Andromeda non l’aveva mai vista tanto sicura di sé, e aveva sospirato sconsolata. Tre volte hai usato la congiunzione e e tre volte ne hai posposto una virgola… Purtroppo però solo per la prima e questo discorso può risultare convincente, le altre due volte ti consiglio di evitarla, la virgola.
-nonostante tutto, gli mancava. Andromeda è una donna (fino a prova contraria…) quindi il termine giusto è le mancava.
-Lei ha ancora Teddy, e non è giusto che lui venga messo da parte. Stessa cosa, la virgola non ci vuole.
-Il suo cuore batteva forte mentre riponeva il tutto nella libreria, e si sentì meglio, più leggera quando si rese conto che adesso poteva davvero andare avanti e stare con suo nipote. Anche qui la virgola è di troppo, dovresti spostarla da dopo libreria a prima di quando.

Stile e lessico: 9,5/10
Mi è piaciuto molto il tuo stile; è abbastanza lento a dire il vero, ma lo trovo perfetto e mi ha preso in una maniera impressionante! L’opera è tutta molto compatta e pesante, penso che senza quegli spezzoni di poesia a dividere le parti il tutto avrebbe finito per essere più monotono; invece hai avuto un’idea geniale, la poesia è stata davvero la ciliegina sulla torta, ottima scelta.
Anche il lessico è buono, hai usato molti sinonimi e non sei mai parsa ripetitiva. Complimenti.

Caratterizzazione personaggi: 10/10
Perfetto. Hai descritto in maniera superba sia Andromeda che Tonks e anche quei personaggi appena accennati, come Hermione o Remus o Ted,… Hai usato pochissime parole per parlarci di loro, ma in quelle poche sei riuscita a darcene una visione perfetta. Credo che in questo tu ti sia davvero superata.
Personalmente parlando, non sopporto Andromeda Black; la reputo la peggiore delle tre sorelle, ma tu me l’hai fatta apprezzare in una maniera che non credevo possibile, bravissima!

Originalità: 8,5/10
Tema già trattato milioni di volte, purtroppo… Non ti ho dato sette perché ogni tanto hai inserito qualche particolare in cui ancora non mi ero mai imbattuta, come il discorso di Tonks sugli Auror, ma in generale non c’è stato nulla di nuovo, a livello di originalità.

Utilizzo prompt: 5/5
Nulla da dire, l’hai usato in maniera perfetta. Nonostante il tuo personaggio principale fosse Andromeda hai trattato la tua Nimpha con tutto rispetto, rendendola non protagonista ma onnipresente.

Gradimento personale: 5/5
Gli errori ci sono e la storia non è sicuramente perfetta, ma l’ho trovata incredibile; mi ha appassionato, dall’inizio alla fine. Credo di aver sentito come miei tutti i sentimenti di Andromeda…La rabbia e la tristezza per la perdita della figlia, la delusione e l’amarezza, l’angoscia,…Hai davvero del talento, dovresti imparare a sfruttarlo. Non c'è stata una sola parte che non mi sia piaciuta! Nanche quell'antipatica di Hermione mi ha irritata, il che raramente succede!
Davvero una storia fantastica, hai tutto il mio rispetto!

Totale: 45,5/50

  
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