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Autore: Christine_Heart    28/11/2012    1 recensioni
Mi tolgo i granelli di sabbia rimasti su i miei vestiti e mi avvicino a Shiki, che saltellando si era già posizionato con le spalle al sole.
Il suo peluche stretto in mano.
Mi sistemo al suo fianco.
Prendo una zampina del panda, per farsi che sia esattamente tra noi due.
Avvicino la mia testa alla sua.
Il sole e quel dipinto di colori, con il mormorio del mare alle nostre spalle.
Sorrido.
***
[Contest sfida] [AU]
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ying & Yang'
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Capitolo 6: Una lunga notte.
 
Ho avvertito mio fratello e l'ho supplicato di raggiungermi al più presto a casa mia.
Chiudo il frigo.
Con calma apro lo sportello sotto il lavandino e prendo il kit di pronto soccorso.
Mi avvicino a Shiki. Sembra che stesse riposando così bene, nonostante le brutte botte prese.
Ma quella spalla mi dava pensiero.
"Shiki..." lo chiamo con premura.
Si stiracchia un pochino, e si struscia gli occhi.
"Master Ryan...mi avete chiamato?"
Gli fermo le mani.
"Sì Shiki." gli rispondo calmo, chinandomi su di lui.
"Che cosa succede?" mi chiede stranito.
Gli accarezzo l'orecchio sinistro.
"Piccolo ascoltami, ce la fai a stare seduto?" gli domando impaurito.
Mi sistemo accanto a lui, e poggio il kit sul tappeto.
Ho paura.
Infondo quel porco di Gilbert lo aveva “penetrato”.
Poteva fargli ancora male.
"Certo Master..." mi sussurra, sospirando poi.
L'aiuto a tirarsi su. E con calma si mette seduto.
Il suo volto si sfigura appena, per via dei troppi lividi.
Gli accarezzo la guancia sinistra, sfiorandolo più volte col pollice.
"Shiki." sussurro mortificato.
Mi allungo e senza togliere la mano dalla sua guancia, gli bacio con affetto l'altra.
"Andrà tutto bene!" gli sussurrò all'orecchio.
Lo guardo negli occhi, e accenno un piccolo sorriso, per fargli forza.
Lui annuisce:
"Sì Master..." mi risponde lieto.
I miei occhi tornano alla sua spalla.
"Ce la fai a togliere la maglietta?" gli domando preoccupato.
"Sì Master..." mi risponde subito, spogliandosi.
Gli do una mano, solo per facilitargli il compito.
Si lascia scappare un respiro liberatorio, una volta tolta la t-shirt.
"Shiki, io non sono un medico." gli dico sicuro guardando la spalla ferita.
"Lo so Master..."
"Dobbiamo andare in ospedale Shiki..."
"No, per favore..."
E’ terrorizzato. Ha davvero paura.
"Chissà cosa gli hanno fatto quei mostri!" penso con rabbia.
Io ho assistito solo ad un “piccolo assaggio” di quello che erano capaci di fare.
"Era questo che non sei riuscito a dirmi...quella sera?" gli domando confuso.
"Sì Master..."
"Sei vittima di bullismo?" gli chiedo ancora sconvolto.
"Sì Master..." mi mormora distogliendo lo sguardo da me.
"Shiki...perchè non me l'hai detto subito?!" gli domando preoccupato.
Shiki scuote il capo.
"Non me ne vuoi parlare?"
"Non ora Master..."
Mi passo una mano sul volto.
Senza rendermene conto mi mordo con furia il labbro inferiore.
Prendo una piccola garza di cotone, e lascio cadere poche gocce di alcool.
"Questo brucerà un pochino." gli dico.
E con premura disinfetto quell'orribile taglio.
E’ profondo e sanguina molto.
Ma non ho la più pallida idea se la ferita è pulita o meno.
E io in quel preciso momento, nel panico assoluto, non so cosa fare.
Non so neanche come comportarmi.
Shiki infondo è un adolescente.
Ha continui sbalzi di umore, si può sentire a disagio, ha comportamenti aggressivi e alle volte può essere intrattabile.
Ma è un' età difficile la sua.
"Forse il suo era stato solo un errore di gioventù!" continua a pensare.
La mia mente è invasa da orrendi pensieri:
"Shiki faceva parte di quella banda...oppure è solo una vittima..."
"Che cosa volevano da Shiki?"
Poggio una garza pulita sul taglio del mio dolce neko.
"Posso almeno sapere se sei nei guai?" gli chiedo osservandolo con la cosa dell’occhio.
Shiki fa di no col capo:
"Non più adesso..." mi dice senza incontrare i miei occhi.
La sua affermazione mi sconvolge ancora di più, portandomi nel baratro assoluto.
"Che cosa voleva dire con “non più adesso”? Quindi è stato nei guai? Che cosa ha combinato a mia insaputa? Che cosa faceva con quella banda?" penso di fretta.
Scuoto la testa per allontanare quei sinistri pensieri.
"Devo smetterla con le domande senza risposte, devo pensare a Shiki." mi ripete la testa.
"Tienila ferma, per favore." gli dico facendo pressione sulla ferita.
Shiki obbedisce, trattenendo al giusto posto, la fascia.
Prendo un rotolo di cerotto adesivo.
Ne strappo un lungo pezzo, aiutandomi con i denti.
E con attenzione gli fermo la fasciatura, bloccandola da parte a parte.
"Va un po' meglio?" gli chiedo in ansia.
"Meglio sì...grazie Master..." mi dice con un piccolo sorriso.
"Posso fare niente per i lividi...ho un po' di crema." gli dico cercando di sembrare tranquillo.
Mi dice di nuovo di no.
"Sono tanto stanco Master...posso dormire un pochino adesso?" mi chiede gentile.
"Riposa pure Shiki..."
Rimane a fissarmi un po'.
Il suo occhio destro è gonfio a causa dei pugni presi.
Sbatte un paio di volte le palpebre.
Poi chiude gli occhi e si addormenta.
Io rimango lì fermo.
A stringergli la mano, e a controllare il suo respiro.
Ho il panico che può smettere di respirare da un momento all'altro.
Sento bussare alla porta.
"Finalmente!" penso guardando l'orologio.
Copro meglio Shiki e mi alzo in piedi.
Corro ad aprire.
Lo sguardo preoccupato di mio fratello mi accoglie subito.
"Ryan...che cosa è successo?" mi chiede subito.
Mi getto tra le sue braccia.
Tremo come una foglia.
Sono così nervoso e impaurito, ne ho proprio bisogno.
"Per fortuna che sei venuto." gli dico singhiozzando appena.
"Ryan, mi spaventi...che cosa c'è?" mi chiede stringendomi.
"Ho fatto del male a Shiki..." gli dico tra le lacrime.
"Che cosa?" mi domanda lui stupito.
Accosta la porta di casa.
Con dolcezza mi allontana da lui, e mi alza il volto.
"Spiegati meglio."
"Ho chiesto a Shiki di andare a fare la spesa...io avevo i colloqui, e non potevo andare...lo mandato da solo...non dovevo...non dovevo lasciarlo andare..."
"Ryan...rallenta non sto capendo nulla." mi dice stranito.
"Shiki è stato ferito gravemente..." gli dico versando una lacrima.
"E tu chiami me?"
"Dovevi portarlo all'ospedale!" afferma serio.
"Non vuole andarci." gli spiego.
"Perchè?" mi domanda quasi arrabbiato.
"Dice che loro torneranno a prenderlo!"
"Loro chi Ryan?"
"I tre ragazzi della banda che l’hanno aggredito." gli spiego con paura.
"Quale banda?" mi chiede perso.
"Non lo so chi sono...non so cosa vogliono da Shiki..."
"Shiki è coinvolto?"
"Non lo so...non mi ha detto nulla..."
"Andiamo a parlargli?" mi chiede cortese.
Annuisco, asciugandomi il volto.
Entriamo in casa.
Shiki riposa ancora.
Alex mi segue in silenzio.
"Mio Dio Ryan...ma che cosa gli hanno fatto?" mi domanda spaventato.
"E' ricoperto di lividi e ferite, Ryan." quasi mi rimprovera.
"Non dovevi portarlo a casa..."
"Lo so...ma non sapevo dove altro andare!" gli dico.
"E se quei tizi ti hanno seguito fin qui, ci hai pensato...potevi essere in pericolo...potevi mettere in pericolo la tua vita e quella di Shiki..."
"LO SO!!!" gli urlo contro arrabbiato.
"Ma ero nel panico...non.sapevo.cosa.fare!" gli spiego nervoso.
Un fulmine e un rombo fanno danzare il vetro.
Un’altra lacrima mi riga il viso.
Mio fratello sospira sconfortato:
"Va bene Ryan...ora calmiamoci tutti e due!"
"Hai fatto bene a portarlo qui, gli hai fornito le prime attenzioni, ma adesso ha bisogno di vere cure mediche!" mi spiega poggiandomi una mano sulla spalla.
"Sì, hai ragione." mormoro in ansia.
Shiki apre gli occhi.
Il suo dolce musino era ancora assonnato.
Probabilmente l'abbiamo svegliato noi.
Le nostri voci non sono proprio basse.
Apre gli occhi, e li appoggia su di me.
Poi passa a mio fratello.
"Signor Alex...partecipa anche lei al sushi bar?"gli chiede gentile.
Mi avvicino a Shiki.
"Ascoltami Shiki, non possiamo fare il sushi bar..."
"Perchè?!" m’interrompe subito.
"Perchè prima devi vedere un medico..."
"Non voglio!!!" mi dice scuotendo il capo convinto.
"Shiki..." lo riprendo calmo.
"Ne hai bisogno..."
"Non è vero!!!" continua sicuro.
"Shiki...non sono lievi le tue ferite, hai bisogno di un medico, e ti serve adesso!" interviene mio fratello, per darmi man forte.
"Non è vero Master Alex!"
"Non è uno scherzo stupido, le tue ferite sono serie, vanno curate subito!" continua.
"No, vi prego...non voglio!!!"
"Perchè non vuoi?" chiede mio fratello senza riuscire a capire.
Non risponde.
"Hai paura che quei ragazzi della banda possano tornare?" gli chiedo io con gentilezza.
Shiki annuisce, senza alzare gli occhi.
"Ma non lo faranno se ci sono io accanto a te!" gli spiego con un sorriso.
Shiki scuote di nuovo il capo:
"Non voglio andarci!" mi risponde serio.
"SHIKI!!!" lo rimprovera brusco mio fratello.
"Allora cosa dobbiamo fare, ti dobbiamo obbligare, dobbiamo portati al pronto soccorso con la forza, eh Shiki!" lo riprende ancora.
"No Master..." risponde il mio neko triste.
Abbassa un po' le orecchie e si gratta il nasino.
"Spiegaci perchè non vuoi andare in ospedale?" gli chiedo di nuovo.
"Chiameranno la polizia..."
"E dov'è il problema?" chiede smarrito mio fratello.
"Mi porteranno via dal mio Master!" ci spiega preoccupato, alzando gli occhi chiari su di me.
Sta per piangere.
"Perchè dovrebbero fare una cosa del genere, Shiki..."
Shiki non mi risponde.
Ha paura.
"Hai paura che ti possano dire qualcosa i medici?" gli domando cercando di capire il suo modo di fare.
"Possiamo dire che sei caduto?" ipotizza Alex.
"No, incolperanno il Master!" ci dice spaventato.
"Ma perchè?" gli chiedo stranito.
Shiki non ci guarda per un po'.
Giocherella con le dita, cercando di formulare la frase.
"Io...sono andato spesso al pronto soccorso...riportavo gli stessi segni, alle volte anche alcune bruciature...e ho sempre detto di essere caduto..."
"E hai detto che era stata colpa di Ryan?" domanda sconvolto mio fratello.
"No Signor Alex...non l'ho mai detto, né mai pensato...ma credo che...i medici...abbiano frainteso...credo che siano convinti..." non ha il coraggio di finire la frase.
"Credono che tu sia abusato da me?" gli chiedo senza riuscirci a credere.
"Sì Master...mi dispiace..." afferma sconvolto e dispiaciuto.
"Ti ha accompagnato qualcuno all'ospedale?" gli chiedo subito.
"Jonathan, ad esempio!" affermo con speranza.
"No Master, ci sono sempre andato da solo."
Alex afferra Shiki, spingendomi via.
Lo alza di scatto, lasciandolo a sedere sulla punta del divano.
"Alex, lascialo gli fai male!" gli urlo contro spaventato.
Il volto di Shiki è terrificato dalla reazione di mio fratello.
Anch’io ho paura, non ho mai fatto una cosa del genere.
"Ora parla chiaro Shiki...hai messo in grossi guai mio fratello..." gli dice guardandolo dritto negli occhi.
"No, non è vero..."
"Sì, invece..."
"..." il mio piccolo non sa che dire.
"Stai facendo preoccupare da morire il tuo Master..." lo riprende di nuovo indicandomi.
Shiki volta il capo verso di me.
"...Non ti vergogni Shiki!" lo riprende ancora mio fratello.
"Master..." mi sussurra, guardandomi.
E’ pallido e ormai fa fatica a nascondere la preoccupazione e il dispiacere.
"Povero piccolo Shiki." penso con amarezza.
"Ora voglio la verità Shiki." gli dice quasi calmo mio fratello.
Ma per quanto potesse sembrare tranquillo, ancora non lasciava andare Shiki.
Il mio dolce neko, incrocia gli occhi di mio fratello.
"Hai mai esporto denuncia contro quella banda?".
"No Signor Alex!"
"Facevi parte di quella banda?"
"Sì signore!"
Mi sento svenire.
Shiki era membro di una banda di teppisti?
Non era possibile?
Non il mio Shiki?
Ed io non me ne ero mai accorto?
"Quale incarico avevi?"
"Io..." tentenna appena.
"Tu cosa?" lo riprende mio fratello.
"Alex basta...lo stai spaventando!" gli dico togliendogli la mano.
Fulmino mio fratello, che si alza e si allontana, passandosi una mano tra i capelli.
Ritorno su Shiki.
Gli sfioro la guancia.
I suoi occhietti verdi tremavano spaventati.
"Master...io non volevo...metterti nei guai!" mi dice singhiozzando.
"Lo so Shiki...lo so...non ti preoccupare sistemiamo tutto..." gli dico sereno.
"Che cosa facevi per loro?" gli chiedo di nuovo serio.
"Io...spacciavo droga!" mi dice chiudendo gli occhi.
Mi si ferma il cuore.
"Stai scherzando Shiki?" gli chiedo sconvolto.
"No Master..." mi dice asciugandosi gli occhi che erano appena lucidi.
"Tu spacciavi…e...e dove?" gli chiedo inquieto.
"Io…la distribuivo per strada…e quando mi veniva ordinato anche dentro la mia scuola." mi risponde abbattuto.
"Anche a scuola…" ripeto turbato.
Sento gli occhi bruciare.
Perché aveva fatto tutto questo? Cosa l’aveva spinto a tanto?
"Ne hai mai fatto uso?" gli domando sopra pensiero.
"No Master…" mi risponde subito, afferrandomi le spalle, per scuotermi.
Io quasi non lo sento, ero immobile, avvolto nel mio panico.
Non ho il coraggio di alzare gli occhi sul di lui.
Sapevo che non mi stava mentendo…ma…
Mi alzo in piedi.
"Shiki…per favore…andiamo in ospedale." non è più una domanda era più una richiesta.
"No…"
Non voglio sentire di nuovo: “no, non voglio andarci.”
Ero troppo furioso, ma soprattutto troppo nervoso per avere un altro rifiuto.
"SHIKI…ORA BASTA…" lo riprendo furente.
"Per favore...andiamo!" gli dico insicuro.
Non sapevo più che fare, più che dire.
Shiki mi guarda negli occhi.
Erano disperati quanto i miei.
"Va bene Master..." mi risponde piano trattenendo le lacrime.
Senza troppa fretta lo raccolgo in braccio.
Lascio che la mia giacca cada veloce sul divano ormai in disordine e appena sporco di sangue.
"Andrà tutto bene Shiki!" gli sussurro all'orecchio, tenendolo stretto a me.
Frugo in tasca.
Trovo le chiavi della macchina.
Le lancio a mio fratello.
"Guidi tu!" gli dico spalancando la porta di casa.
Esco per primo.
Mio fratello mi segue, chiudendo la porta di casa.
____
 
Siamo all'ospedale da un paio di minuti.
I medici mi hanno strappato dalle braccia il mio dolce Shiki.
Ora mi sento così vuoto senza di lui, stretto al mio petto.
La mia camicia era sporca del suo sangue.
E io sono sfinito da quella serata.
Mi sono abbandonato sulla panchina di fronte alla stanza in cui è ricoverato Shiki.
Mio fratello si è allontanato senza dirmi nulla.
Guardo con insistenza la porta bianca dove si trova Shiki.
Non sento nulla.
Non so nulla.
E la mia mente continua a ripetersi che tutto quello è solo un incubo.
Ho un chiodo fisso.
Shiki membro di una banda di teppisti.
Come poteva essere vero?
Perchè non me ne sono accorto?
Perchè non si è aperto con me.
Non ci posso credere!
Non ci posso credere il mio bellissimo neko un delinquente.
Ritorno con la mente a quel giorno, in cui l'ho rimproverato severamente.
Quel giorno sembrava che stesse piangendo, o aveva appena smesso di piangere.
Era rimasto da solo a casa, e forse quei maledetti ne avevano approfittato per minacciarlo.
E in mia assenza Shiki si stava sfogando con qualche lacrima.
Il mio povero Shiki, si è tenuto tutto dentro senza dirmi nulla, ha anche accettato la mia punizione senza dirmi nulla.
Ma perchè non mi ha detto nulla?
Mi asciugo gli occhi.
Ero ancora sotto shock.
Rimango incantato sul pavimento ancora per un paio di minuti.
Mi sento sfiorare la guancia.
"Ehi fratellino, va tutto bene?" mi sento chiedere.
Alzo gli occhi.
I miei occhi sono così vuoti e spenti.
Hanno perso tutta la loro lucentezza.
E la mia bocca è invasa da un terribile senso di nausea, è talmente impastata, che non ho il coraggio di rispondere a mio fratello.
Mastico ancora un po' la gomma, e annuisco.
"Ho parlato con la polizia..." inizia a dirmi sedendosi vicino a me.
"Non hanno mai ricevuto nessun tipo di chiamate sospette da parte dei medici...Shiki è un bravo attore..." cerca di scherzare.
Sospira e aggiunge.
"Ho parlato con l'agente di servizio, di quello che vi è successo, ho donato quei pochi dettagli che sei riuscito a dirmi, e si sono già messi alla ricerca della banda..."
"Non mi hanno garantito che li prenderanno entro oggi...ma mi hanno detto di non preoccuparci...con la polizia alle costole, non hai motivo di temerli ancora...non verranno più a darti fastidio, ne faranno più del male al piccolo Shiki." mi spiega.
Annuisco, quasi sollevato.
"Sai niente di Shiki?" mi faccio forza e glielo domando.
Mio fratello in tutta risposta annuisce.
"Ho parlato con i medici, anzi con il primario del reparto…Shiki non è mai stato in pericolo di vita...anche se le sue condizioni non sono da sottovalutare, soprattutto la ferita alla spalla...si è infettata lievemente."
"Cosa gli hanno fatto?"
"Alcune tac, per vedere se c'erano danni alle costole e al cranio...ma grazie a Dio, non è stato trovato nulla...l'hanno medicato, e gli hanno somministrato un anti-dolorifico...."
"Gli facevano molto male le ferite...?" gli chiedo senza entusiasmo.
"Al quanto..." mi risponde onesto.
"E' ancora sotto esame...?"
"No...hanno appena finito il test dello stupr..." mio fratello si ammutolisce di colpo.
Si volta verso di me, con il volto mortificato come per dire “Non dovevo dirlo!”.
Ma ormai avevo capito. Mi manca il respiro.
"Non l'avranno..." non ho il coraggio di finire la frase.
Il solo pensiero mi fa chiudere lo stomaco.
Stringo una mano sul cuore e mi ricordo di respirare.
Sento una mano confortante che si appoggia sulla mia spalla:
"No Ryan...non è successo...sta bene!" mi dice sicuro con quella sua voce calda.
Sospiro rincuorato.
"Sta bene!" penso sereno.
Abbraccio mio fratello e mi lascio coccolare la testa come si faceva quando eravamo piccoli.
"Grazie fratellone!" gli dico sincero.
Lui mi sorride e mi bacia il capo.
"Scemo, non mi devi ringraziare!" mi dice onesto.
Mi sciolgo da lui, e appoggio la testa contro la parete.
"Tra quanto posso vederlo?" gli chiedo.
"Non lo so, t'informerà di questo l'infermiera!" mi risponde.
Annuisco e sospiro tranquillo.
"Ho chiamato Jane." mi dice subito dopo.
"Perchè l'hai fatto?" gli chiedo sconvolto.
"Le ho chiesto di andare a casa mia, da mia moglie e di portarti un cambio d'abito e qualcosa da mangiare...ho parlato con l'infermiera, mi ha detto che c'è una stanza libera, lì puoi farti una doccia e cambiarti...infondo dovrai rimanere tu vicino a Shiki sta notte!"
"Posso rimanere con lui davvero...?"
" Il medico crede che sia la cosa migliore per Shiki dopo quanto è accaduto."
"Sì, lo credo anch'io." gli confesso meno agitato.
 
*******
 
Dopo un paio di minuti
 
Mi ero addormentato sulla spalla di mio fratello.
La sua giacca posava soffice sulle mie spalle.
"Ben svegliato fratellino." mi prende in giro accarezzandomi la testa.
"Smettila antipatico..." gli dico spostandogli la mano.
Sorrido e appoggio la sua giacca accanto a me.
"Ancora nulla?" chiedo nascondendo uno sbadiglio.
"L'infermiera mi ha appena detto, che hanno terminato le medicazioni, e che Shiki sta riposando, è andato tutto liscio." mi sorrise incoraggiante mio fratello.
Sento l'anima leggera, e sospiro tranquillo.
"Ryan!" mi sento chiamare a grand voce.
"Jane...non urlare sei in un ospedale..." la riprende mio fratello alzandosi.
Mi alzo in piedi.
E vedo corrermi la mia dolce sorellina incontro.
Non era solo Nicole e Mark la seguivano con passo lento.
"Jane!" la chiamo con affetto.
Lei si getta tra le mie braccia:
"Fratellone che cosa è successo a Shiki? Sta bene? Tu stai bene?" mi grida disperata.
E’ sempre così strano, prima ero il fratellino e ora sono il fratellone.
Beh, succede quando si è il figlio di mezzo.
L'abbraccio forte, accarezzandogli con tenerezza la testa.
"Sta tranquilla tesoro...stiamo tutti bene." gli sussurro.
Gli bacio i capelli.
Mi mancava il suo profumo di fiori di pesco e di thè.
Mi mancava la sua pelle chiara.
Mi mancavano i suoi capelli lisci come la seta castani chiarissimi.
Mi mancavano i suoi occhi pieni di vita color viola ametista.
"Grazie per essere venuta sorellina!"
"Sei sicuro di stare bene?" mi chiede alzando gli occhi.
Povera piccola, è davvero preoccupata.
Gli accarezzo la guancia:
"Sto bene...non ho neanche un graffio." gli dico sincero.
Lei mi sorride rasserenata. Si asciuga gli occhi.
Con dolcezza Mark, il suo ragazzo le sia avvicina e stringendogli la vita, gli porge un fazzoletto di carta.
Gli bacia la guancia: "Visto...io te l'avevo detto!" gli sussurra con affetto.
Poi alza lo sguardo su di me:
"Ciao!" mi dice strizzandomi l'occhio.
"Ci hai fatto prendere un bello spavento." mi dice cingendo le spalle della mia sorellina.
"Lo so...me ne scuso." gli confesso.
"L'importante è che si sia risolto tutto per il meglio." afferma solare e ottimista come sempre Nicole. La mia bella cognata dai capelli biondi e gli occhi color smeraldo, che in quel momento stringe con amore la mano del marito.
Sorrido.
La mia famiglia era tutta lì.
Vicino a me nel momento del bisogno.
"Ma che cosa è successo?" domanda ancora Jane.
"Alex lo sa, vi spiegherà tutto...io non me la sento adesso!" confesso onesto.
Jane nota il mio volto stanco e abbattuto.
"Tieni fratellone." mi dice solare Jane, tirando fuori qualcosa dalla sua borsa.
Mi porge il pacchetto del suo negozio:
"Dovevo portartele domani, ma forse potevano addolcirti la serata!" mi dice con un bel sorriso.
"Sì, ne sono sicuro." gli dico con sorridendo.
Nicole mi porge un borsone:
"Qui c'è il cambio pulito, un po' di schiaccia secca e qualche panino."
Prendo la borsa:
"Grazie Nicole...ma adesso non posso andare...voglio prima vedere Shiki."spiego convinto.
"Va pure Ryan...rimaniamo noi qui...se i medici ci devono avvertire di qualcosa possono dire a noi..." mi dice con gentilezza Mark.
"E' stata una serata pessima...hai bisogno di rilassarti un po' e di riempire lo stomaco...facciamo noi compagnia a Shiki se si sveglia non ti preoccupare!" aggiunge cortese mia sorella.
Guardo mio fratello.
"Vai fratellino." mi dice con un mezzo sorriso.
"D'accordo vado vado..." dico calmo.
Prendo la borsa e il sacchetto dei dolcetti, e m'incammino.
"Grazie mille ragazzi." dico prima di sparire nella stanza assegnatami.
_____
 
Dopo la doccia e un cambio fresco di bucato, ero un po' più tranquillo.
Ho tolto finalmente quella maledetta camicia sporca di sangue e quel senso di oppressione mi aveva un po' abbandonato. Ho mangiato qualcosa e ho offerto un caffè a tutti per sdebitarmi.
Ora sono nella stanza assieme a Shiki. Lui dorme beato, sotto le coperte.
E’ caldo, le guance arrossate e la fronte appena sudata.
"Povero piccolo, una serata come questa non si dimentica facilmente." penso sfiorandogli la fronte, con una mano, per spostargli un po’ i capelli.
I medici mi hanno spiegato che ha causa della spalla infetta ha un po' di febbre, ma non c'era nulla di rotto né di troppo serio. Le bende erano ben visibili e il macchinario attaccato al dorso di Shiki continua a suonare con un leggero bip.
Mi avvicino alla finestra per osservare la notte ormai privata della pioggia.
New york ha ripreso a vivere sotto le stelle luminose.
Sento bussare alla porta.
"Ryan." mi chiama piano mio fratello.
"Sì Alex?"
"Ti dispiace se fra un paio di minuti ce ne andiamo...siamo un po' stanchi."
"No, ci mancherebbe altro...avete fatto fin troppo per me!"
"Allora recupero gli altri, e ti veniamo a salutare."
"Va bene."
Fa per chiudere la porta, ma poi aggiunge:
"Ah Ryan...io ho il cellulare acceso, se hai bisogno sta sera o domani...chiamami okay?"
"Ma non ci dovrebbero essere problemi...i medici hanno detto che lo trattengono solo per l'osservazione...domani forse lo dimettono..."
"In ogni caso se hai bisogno..."
"Okay, ti avviso nel caso." gli dico sorridendo.
Scuote la testa sfoggiando un timido sorriso:
"Torno subito." mi dice, e richiude la porta.
Io sospiro e ritorno sul panorama.
Sono talmente rapito che non mi accorgo che Shiki si sveglia.
Apre con calma gli occhi, e adatta la vista.
Nota il soffitto bianco, e il suono continuo del macchinario che gli è vicino.
Sente le bende stringere e i medicinali usati gli invadono le narici.
Prova ad alzarsi, ma si riabbassa subito.
"Master?" mi chiama confuso guardandosi attorno.
Non lo sento, era così flebile la sua voce.
"Master?" mi chiama di nuovo.
Si volta verso la finestra e mi vede.
"Master?" mi chiama felice.
Mi volto a guardarlo.
"Sì Shiki, sono qui!" gli rispondo svelto avvicinandomi.
Faccio il giro del letto, per essergli proprio a due passi.
"Ciao." gli sussurrò felice.
"Ciao Master." mi risponde incrociando i miei occhi.
Accenna un lieve sorriso, ma la sua voce è così flebile, da farmi paura.
Gli stringo la mano accarezzandogli i capelli:
"Come stai tesoro? Come ti senti?" gli chiedo subito, con un piccolo sorriso.
Ci pensa su e poi mi risponde:
"Il corpo mi fa male, e mi gira la testa.".
Sorrido.
"Ti fa molto male la spalla?" gli chiedo.
"Non tanto." mi confessa.
"Meno male..." affermò con un sospiro di sollievo.
"...ero così in pena per te." gli dico quasi a mon di rimprovero.
"Scusa Master..." mi risponde triste abbassando le orecchie mortificato.
Poi suoi occhietti si alzano su di me e mi chiede:
"Possiamo tornare a casa, Master?"
Mi siedo sul letto, vicino a lui:
"Questa sera rimaniamo qui."
"Perchè Master?"
Gli sfioro la fronte appena bollente.
"Perchè i medici vogliono essere sicuri che tu stia bene." gli dico toccandogli con amore la punta del suo nasino.
"Ma io sto bene Master..."
"No Shiki...hai un po' di febbre e la tua spalla va tenuta sotto controllo, quindi per questa sera restiamo qui...e ci assicuriamo che tutto vada per il verso giusto."
"Va bene Master!" mi dice come un bimbo ubbidiente.
"Ma i medici, non chiameranno..." inizia a dirmi spaventato.
"Non chiameranno la polizia." gli dico subito per tranquillizzarlo.
Non volevo farlo agitare in nessun modo.
"Avevano già visto i tuoi segni, e avevano subito sospettato di questa banda che gira nei dintorni, e dopo la terza volta che tu sei andato al pronto soccorso, hanno dato l'allarme..."
"...io non corro alcun pericolo." gli confesso sincero.
"Ah, per fortuna!" esclama tranquillizzato, lasciando fuori uscire un sospiro liberatorio.
"Già." dico io serio.
"Tu stai bene Master?" mi chiede educato.
"Sto bene fisicamente...ma sinceramente sono rimasto..." chino il capo, incrocio i suoi occhi e deglutisco. La bocca di Shiki si spalanca pian piano.
Aveva capito che la confessione della banda e della droga, mi aveva sconvolto.
Si alza di scatto, si appoggia sulle mie gambe e me ne afferra una.
La stringe forte e inizia a singhiozzare:
"Master mi dispiace..." si scusa con forza.
"Mi dispiace tanto..."
"Sono mortificato...mi dispiace!"
"Mi dispiace immensamente !" si scusa ancora.
Gli accarezzo la schiena con dolcezza.
"Shiki, non ti preoccupare..."
"Mi dispiace tantissimo Master!" si scusa singhiozzando.
Gli accarezzo con calma la testa.
"Non piangere cucciolo..." gli dico.
L'aiuto ad alzarsi e gli asciugo le lacrime.
"Shiki...puoi spiegarmi...perchè hai fatto una cosa del genere? Perchè ti sei unito ad una banda per spacciare droga?"
"Io ero convinto...ero co-convinto di fare del bene, cioè di fare bene a me, ero convinto che così avrei avuto più amici, avrei avuto qualcuno della mia età con cui stare, avrei avuto più successo con la scuola...mi hanno promesso un sacco di cose che poi non mi hanno più dato....ma io ci sono cascato...non riuscivo a ribellarmi..." mi spiega tristemente.
"Io volevo solo essere importante!" mi dice con tenerezza.
"Volevo essere ancora più importante per te!" afferma asciugandosi le ultime lacrime.
"Shiki..." lo chiamo con affetto.
"Ma tu sei importante per me!" gli rispondo accarezzandogli la testa.
"Tu sei importantissimo per me così come sei!" confesso con dolcezza.
"Come sei tenero Master!" mi dice con un semi sorriso.
"Sono davvero im-importante per te Master?" mi chiede deglutendo.
Gli accarezzo la guancia una più volte:
"Sì piccolo...tu sei unico per me!"
Gli accarezzo la testa con dolcezza:
"Ehi pezzetto...mi dici una cosa?" inizio calmo.
"Sì Master." mi risponde tranquillo.
"L'idea della banda è stata una tua iniziativa?" gli chiedo per capire.
"Io...io..." balbettò imbarazzato.
"Magari Master!" mi dice alla fine abbassando lo sguardo.
"Cosa vuoi dire Shiki?"
"Mi hanno costretto Master."
"Costretto?" gli domando confuso.
"Sì Master...non ho avuto scelta, mi hanno terrorizzato..."
"Dovevi dirmelo subito Shiki, dovevi parlarmene immediatamente!" quasi lo riprendo.
"No Master...era pericoloso."
"Ma piccolo..."
"Master ti avevano minacciato...ti minacciavano di continuo..." mi spiega riprendendo a piangere, lasciando cadere poche lacrime alla volta.
"Io non volevo che ti facessero del male...non al mio Master...non all'uomo che mi ha cresciuto e che mi ha voluto bene come un figlio..."
"Se non volevo fare qualcosa....mi dicevano che ti avrebbero fatto tanto male...io avevo paura...se non mi comportavo secondo le loro regole o secondo i loro usi, ci minacciavano e mi picchiavano...avevano il completo controllo su di me..." continua tra le lacrime.
"Shiki hanno minacciato anche te?" domando preoccupato.
"Sì Master...tante volte...in ogni modo...a casa, a scuola...con il telefono, il cellulare, il computer...ma non te ne ho voluto parlare perchè ti volevo al sicuro..." continua a dirmi tra le lacrime. E io sento il mio cuore agitarsi per la rabbia e per la commozione.
"Shiki...quel comportamento, quei brutti voti a scuola...erano dovuto a questo?"
Il mio piccolo senza fermare le lacrime, annuisce.
"Quel giorno che...che ti ho punito...sembravi sconvolto e sull'orlo delle lacrime...ti avevano appena detto qualcosa di spiacevole..." divago per non utilizzare il termine minaccia.
"No Master...non a-ancora almeno...in quel periodo si facevano sentire di meno…mi ero da poco allontanato da loro...ma-ma io ero spaventato lo stesso...e sapevo che t- ti avevo deluso...anche perchè non ti avevo detto nulla di tutto questo...e mi dis-dispiace..." confessa singhiozzando ancora. Anche se avevo il cuore un po' a pezzi, perchè l'avevo punito per un “crimine che era stato costretto a commettere”, ero fiero del mio piccolo, di come fosse maturo malgrado la sua età.
E’ stato così protettivo nei miei confronti ed è stato forte, non mi ha detto nulla dei problemi e della paura che ha dovuto supportare durante il periodo di “prigionia.”
Ma il mio piccolo neko, nonostante le spiegazioni, non riusciva a non smettere di piangere.
"Shiki, piccolo mio." lo chiamo con affetto.
L'abbraccio forte, stringendolo con dolcezza.
"Quanto hai sofferto, piccolo mio." penso con dispiacere.
Ma dentro di me sono quasi orgoglioso, ho un neko veramente forte e buono.
Ho paura di sfiorare anche un solo livido, ma volevo infondergli un po' di coraggio, un po' d'affetto...volevo farlo sentire al sicuro e protetto.
"Ecco perchè...ti dico sempre di dirmi tutto!" gli sussurro accarezzandogli la testa.
"Non va bene, il mio piccolo neko ha dovuto affrontare da solo tutto questo...ti sei tenuto tutto dentro...e hai avuto tanta paura...non va bene Shiki!"
"Mi dispiace Master..." mi dice tra le lacrime.
"Sta tranquillo cucciolo..." gli mormoro continuando ad accarezzarlo.
"Ma-Master..."
"Non devi più temere nulla..."
"Nessuno mi porterà via da te...ti starò vicino fin quando mi sarà possibile...non ti abbandonerò mai come hanno fatto i tuoi genitori...." gli sussurro con calma.
Lascio che Shiki si sfoghi liberamente attaccato al mio petto.
"E' tutto finito!" gli dico senza lasciarlo.
"Nessuno ci minaccia più." gli sussurro tranquillo.
Bussano di nuovo alla porta.
Alzo gli occhi per vedere chi fosse.
Shiki molto probabilmente non l'aveva sentito.
Le lacrime continuavano a scendere spesse.
Alex apre con calma la porta.
Gli sorrido continuando ad abbracciare Shiki.
La mia mano continuava ad accarezzargli la testa e la schiena con fare rilassato.
La fermo un attimo per far cenno a mio fratello di non fare rumore.
Annuisco per fargli capire che andava tutto bene.
"Grazie!" gli dico senza emettere suono.
Mi fa un lieve cenno del capo, e il suo bel sorriso mi conforta.
C'è sempre stato quel sorriso per me.
In ogni occasione. In ogni momento.
Lo guardo andare via, richiudendosi con la stessa attenzione di prima lo porta alle spalle.
Alex si avvicina a sua moglie con le mani in tasca. Le dice qualcosa e lei contenta gli dice di sì.
Nicole mi manda un bacio e mi sorride. Poi afferra il braccio del marito e si avviano verso l'uscita mentre attaccati alla finestra come bambini ad un acquario Jane e Mark mi salutano con la mano.
Rispondo al saluto.
Poi li guardo andar via tutti e quattro assieme.
Sorriso quasi commosso, mentre con dolcezza accarezzo la testa di Shiki.
La sfioro appena con un bacio.
Ma il mio tenero neko ancora non riesce a smettere di piangere.
"Coraggio Shiki...ora basta piangere...non sei più un piccolo miciotto!" lo prendo in giro, allontanandolo con premura da me.
Gli accarezzo di nuovo la testa e lo guardo asciugarsi gli occhi.
"Però mi ci sono comportato come un piccolo miciotto!" mi dice continuando a tirare su col nasino e asciugarsi le guance.
"Non è vero Shiki!" gli sussurro con affetto.
Lui invece fa di sì col capo.
"L'ha detto anche il Master Alex, che dovevo vergognarmi perchè ti ho messo in grossi guai...e questo un neko grande e maturo non l'avrebbe mai fatto." mi dice tra le lacrime.
Prendo un fazzoletto e lo aiuto ad asciugarsi quei lucciconi.
"Vedi mio fratello ha detto in quel modo solo perchè era preoccupato per noi."
"Ma io ti ho messo davvero nei guai?" mi chiede preoccupato.
"No Shiki...non mi hai messo nei guai...anzi tu hai cercato di proteggermi e io questo l'apprezzo molto...anche se eri mosso dalla paura!"
"Non capisco Master?"
"Tu avevi paura...e la paura può farci fare cose sbagliate e impulsive...è successo anche a te...mi hai nascosto tutto per tenermi al sicuro...ma così facendo hai capito di aver sbagliato...hai avuto una lezione dalla vita!" gli spiego tranquillo.
"Succede anche a te Master, di avere paura intendo?"
"Succede a tutti Shiki." gli spiego accarezzandogli la guancia.
"E' una cosa naturale." gli dico sereno.
Gli accarezzo di nuovo la guancia.
Ora sto davvero bene, e quel maledetto senso di oppressione mi ha finalmente abbandonato.
Shiki è sempre stato il mio Shiki.
"Coraggio, mettiamoci a letto, hai bisogno di riposo..." gli dico alzandomi.
L'aiuto a rimettersi sotto le coperte:
"Se la febbre non ti scende, non ci fanno uscire domani." gli dico coprendolo meglio.
Gli bacio la fronte bollente:
"Buona notte piccolo mio!" gli dico accarezzandogli i capelli.
"Buona notte mio Master!"

 
 
Note dell'autrice:
Allora, siete un po' più tranquilli, giusto?
Insomma sapete che Shiki sta bene, e che tutto si è risolto per il meglio.
Finalmente avete conosciuto anche la piccola Jane, e la bella Nicole, finalmente, avete conosciuto la famiglia al completo. ^^
Beh, aspetto vostre notizie. ;)
 
Alla prossima.
 
Grazie per tutto!
Bacio ^3^
Chris.
  
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