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Autore: Gingers    28/11/2012    1 recensioni
Daple Star è sempre stato un regno pacifico e sereno sotto gli occhi di tutti. Ma è veramente così? Cosa nasconde la Madre Jynea? Cosa stanno tramando le ombre delle grosse betulle dei boschi di Leight Avir? Le creature magiche percepiscono qualcosa, così come i suoi abitanti.
Evelyn, la ragazza dagli occhi viola, riuscirà a concretizzare la magia dei suoi sogni?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno . Ora che sono qui?

Evelyn si svegliò urlando. Non poteva essere stato tutto un sogno, non con il venticello così fresco, lerba così soffice, le immagini così distinte.
Si alzò dal letto massaggiandosi le tempie e a tentoni si diresse verso la scrivania per prendere le pillole. Perché la camera era così al buio? Tastò la scrivania in cerca del blister, ma senza trovarlo. Si girò e aprì con una mano la porta-finestra, poi spinse le enormi persiane che oscuravano la camera. Uscì sul balcone e sgranò gli occhi: un prato enorme si estendeva per parecchi ettari verso nord, contornato da un bosco di betulle. Sbatté le palpebre più volte, chiuse gli occhi e si diede un pizzicotto sulla mano. Non era un sogno, era veramente a Daple Star. Ma comera finita in quella stanza uguale alla sua?
Bussarono alla porta alle sue spalle. Si girò, rientrò in camera e fece due passi verso la porta; la aprì piano.
- Buongiorno dormigliona! –
Una ragazza con lunghi capelli ricci castani entrò con un vassoio in mano. Evelyn la riconobbe.
- Tu sei .. Laila? –
- Vedo che i tuoi sogni sono stati utili, ma indovinare il mio nome.. beh, piacere! – le strinse la mano. – Allora Evelyn, dove metto la colazione? –
I suoi disegni. Evelyn fin da piccola sognava un mondo di una bellezza ineguagliabile, con creature di ogni tipo e esseri umani con grandi poteri; poi, una volta sveglia, li disegnava in ogni particolare. Laila era la sua migliore amica a Daple Star, quando sognava. Una ragazza immaginaria, “mancanza di affetto provoca la creazione di amici immaginari a questetàaveva detto Mr. Tors, lo psicologo di Evelyn.
Ma ora lei le stava appoggiando la colazione sulla scrivania, ed era , era vera, la poteva toccare.
- So che hai molte domande, ma ti lascio il tempo di svegliarti per bene, fare colazione e prepararti. Ci vediamo giù tra unora, alla Terrazza; credo che tu la conosca bene. –
Laila le sorrise e chiuse la porta alle sue spalle. Il primo vero sorriso dopo anni.
Evelyn si guardò intorno: tutto era come in camera sua. Il letto singolo sopra il soppalco di fianco alla grossa porta-finestra che dava sul balcone, la scrivania e larmadio nella parete opposta, la cassettiera affiancata al soppalco di fianco il letto con accanto la porta del bagno e la porta dentrata di fronte alla finestra.
Guardò la scrivania: sul vassoio il caffellatte fumava e le venne voglia di immergerci quelle gonfie brioches. Ma non aveva fame.
Andò in bagno e si lavò la faccia, guardandosi allo specchio: i capelli mossi neri erano in aria, le labbra carnose screpolate, le occhiaie sotto gli occhi e la matita mista a mascara sparsa intorno alle palpebre; in più, i suoi occhioni viola non potevano essere più spenti di così.
A Westbe, il paese in cui Evelyn abitava, era conosciuta per la sua bellezza. I capelli neri e i rarissimi occhi viola la facevano sembrare una dea, le curve tenui del suo corpo facevano crollare ogni ragazzo. Solo che era considerata pazza, folle addirittura, per i sogni e i disegni che ogni giorno faceva. Le uniche persone che la capivano, o almeno, cercavano di capirla erano Louise, la sua migliore amica, e Carol, suo fratellastro.
Evelyn uscì dal bagno dopo essersi lavata e aprì larmadio: tutti i suoi vestiti erano . Prese un paio di jeans e una canottiera color crema, sinfilò le ballerine bianche dopo averle pulite dal giorno prima e si sistemò i capelli facendosi uno chignon improvvisato. Guardò verso la scrivania in cerca ancora del blister ma non lo vide; trovò invece il suo cellulare sopra la cassettiera e lo accese: niente campo. Lo buttò sul letto e aprì la porta. Notò che nella serratura cerano delle chiavi; chiuse la porta e diede una mandata, poi si mise le chiavi in tasca e cercò di orientarsi in quel corridoio enorme.
La Terrazza, se si ricordava bene, era poco distante da camera sua, percorrendo tutto il corridoio verso destra. S’incamminò, guardandosi intorno: ogni camera aveva un nome.
L’unica cosa che non riusciva a vedere nei suoi sogni erano quei benedetti nomi sulle porte. Interferenze magiche? Non sapeva cosa fosse, ma non li vedeva.
Si fermò davanti alla porta seguente alla sua, facendo gli occhi a fessura e avvicinandosi per leggere meglio il nome sulla targhetta sopra lo spioncino, scritto, sembrava, apposta per non farlo leggere.
- Ginger.. Redmoore – sussurrò leggendo.
Non aveva mai sentito parlare o visto, nei suoi sogni, Ginger Redmoore. Strano.
Riprese a camminare, ormai in completo ritardo. Girò langolo del corridoio e vide una ragazza con i capelli rossi girata di schiena, in mezzo a una turbolenta discussione al telefono. Evidentemente, cera campo.
Fece finta di nulla e andò avanti a camminare. La ragazza si girò di scatto continuando a discutere, colpendo Evelyn.
- Aspetta.. – disse al telefono, poi rivolgendosi a Evelyn. – Scusa, non ti avevo visto. –
Evelyn la guardò meglio. Aveva lunghi capelli rossi e due occhi d’un verde molto acceso; portava un top multicolore, pantaloni mimetici e un paio di anfibi. Non se la ricordava, o meglio, non l’aveva mai vista; questo era accertato.
- Piacere, Ginger. – continuò, allungando la mano libera dal telefono.
Così era lei Ginger, la sua vicina di camera.
- Redmoore, giusto? Io sono Evelyn. –
- Si, esatto. Sei… quella che è arrivata ieri? Ho sentito un gran trambusto nella camera affianco alla mia, sentivo la voce di Laila e.. – si fermò, vedendo l’espressione sul volto di Evelyn.
- Non preoccuparti, ti spiegheranno come funziona qua. Ci si vede, vicina! – corse verso camera sua, tornando alla discussione.
Sembrava simpatica, no? Ma prima di stringere nuove amicizie, Evelyn aveva bisogno di capire cosa stava succedendo lì.
Intravide la grossa porta di cristallo che dava sulla terrazza; Laila era là, con in faccia un sorriso caldo e accogliente.
- Evelyn! –
- Immagino che tu debba spiegarmi un po’ di cose..- si avvicinò.
- Beh si. Vorrai sapere come sei arrivata qui e come sei finita in una camera identica alla tua. Sinceramente, ne io ne il direttore della Camerata sappiamo come tu sia arrivata qui, ne tanto meno ce lo aspettavamo; ieri pomeriggio, ti ho trovata svenuta poco distante da qui in vestito bianco e pallida come la neve, così ti ho portato in una camera. Forse non lo sai, ma le camere vengono arredate, o meglio, si arredano tramite i tuoi pensieri. –
Laila fece una pausa. Evelyn pensò a dove si trovasse prima di finire lì. Era un festa, c’erano tante coppie..
- Avremmo bisogno di te per scoprire qualcosa. Sai come funzionano le cose qui, non c’è bisogno che te le spieghi. Comunque.. ben arrivata a Daple Star, amica mia. – Laila concluse con un abbraccio.
Dopotutto, si ‘conoscevano’ fin da bambine, quando Evelyn sognava giocavano sempre insieme nel prato.
Laila Camtred era sempre stata in grado di far cose che Evelyn non riusciva a fare, come parlare con le foglie, increspare le acque del torrente Payr, creare bolle dal nulla. Crescendo, aveva scoperto di essere una creatura Etinzea, con poteri e capacità legate alla natura; talento molto raro a Daple Star, solitamente si era legati a un solo elemento. Ormai Evelyn non si stupiva più della presenza della magia nella sua vita, anzi, faceva parte della sua vita: in fin dei conti, la sua immagino-reale migliore amica era dotata di poteri.
Ma lei?
Labbraccio si sciolse e Laila la guardò negli occhi: i suoi meravigliosi occhi azzurro ghiaccio erano sempre uguali. Evelyn ripensò allincontro con Ginger e di comela ragazzalei si riconoscessero. Una nuova?
- Ginger Redmoore, la mia vicina di camera, è nuova? – chiese a Laila.
- E’ arrivata un mese fa. –
Evelyn rabbrividì e Laila colse il suo sguardo cupo.
- Eve.. da quanto? –
- Un mese e quattro giorni.. –
- Non capisco.. hai sempre sognato, e invece ora passi un mese e quattro giorni senza venire qui? –
Se solo l’avesse saputo lei il perché.
Era più di un mese che Evelyn non andava a Daple Star, come ogni notte, più di un mese che non disegnava, più di un mese che non vedeva Laila. Probabilmente era per questo che non riconosceva Ginger.
Non era mai successo nei suoi 15 anni; e per colpa di questo, si sentiva strana ogni notte, mentre si girava tra le coperte senza riuscire a dormire. Ma ora che era lì?

   
 
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