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Autore: Mitsuki91    28/11/2012    3 recensioni
Tom Orvoloson Riddle ha trovato l'amore.
Grazie ad un gioco organizzato da alcuni studenti di Hogwarts è riuscito a conoscere una ragazza che, pian piano, ha fatto breccia nel suo cuore di ghiaccio. Assieme a lei ha scoperto le sue origini e la sua parentela con Salazar Serpeverde, sempre con lei ha scoperto e aperto la camera dei segreti sfiorando la tragedia... Fortunatamente Albus Silente è riuscito ad intervenire in tempo ed i due si sono beccati solo un'enorme punizione.
Ora le vacanze estive sono alle porte, ma né Tom né Eva vogliono tornare a casa... Tom desidera rimanere ad Hogwarts e, soprattutto, vuole capire come mai sedici anni prima sua madre è morta in uno squallido orfanotrofio per darlo alla luce, nonostante fosse una strega.
Che ne sarà di Tom ed Eva? Scopriranno cos'è successo realmente a Merope, e capiranno cosa vogliono fare davvero della loro vita d'ora in avanti?
[seguito de 'L'erede di Serpeverde', a sua volta seguito de 'Il gioco degli inafferrabili']
[STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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- Questa storia fa parte della serie 'Non tutto il male viene per nuocere'
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Ce l’ho fatta!
Ho scritto questo capitolo, yay! =D
Gli esami sono finiti sabato u.u domenica sono stata tutto il giorno dal moroso e ieri e l’altro ieri università da mattina a sera =..= finalmente oggi ho trovato il tempo per scrivere… E questa storia non l’aggiornavo da troppo, così ho deciso di buttarmi su questa u.u
Bene, siete contenti? =D
Fatemi sapere che ne pensate ;) ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda e chi recensisce… Siete fantastici =)
Buona lettura! =D


Richiesta

Tom Riddle aveva avuto un’idea, un’idea che si era fatta strada nella sua mente con lentezza, che aveva faticato ad accettare come tale. Non sapeva che fare, se metterla in pratica o meno… Così decise di parlarne con la sua ragazza.
“Eva.”
“Che c’è, Tom?”
Erano in Sala Grande, per pranzoe: gli altri studenti se ne erano andati – Eva aveva salutato con molti abbracci le sue amiche – e rimanevano solo loro e qualche professore al castello. Vi era uno strano silenzio, in effetti, e i due ragazzi erano seduti al tavolo di Serpeverde, mentre Armando Dippet e Albus Silente chiacchieravano a quello dei professori.
“Volevo sapere… Che ne pensi di…”
Il ragazzo avvampò, cosa molto insolita per lui. Normalmente era sempre sicuro, freddo e distaccato, mentre adesso sembrava nervoso. Eva gli mise una mano sul ginocchio e lo invitò a proseguire con lo sguardo.
“Vorrei sapere se c’è qualche parente in vita di mia madre. Ecco. Aveva pensato di chiedere a… Al professor Silente… Se mi potrebbe aiutare nella ricerca. Voglio dire, abbiamo visto i documenti del processo di mio zio e mio nonno, e stando a quanto c’è scritto ormai dovrebbero essere liberi, quindi…”
Eva sorrise e gli diede un rapido bacio sulla guancia.
“E’ un’ottima idea, Tom.”
Il ragazzo parve rassicurato un poco dall’approvazione della ragazza e si rilassò.
“Posso chiederti una cosa? E’ una curiosità, più che altro…” chiese Eva, portandosi alla bocca un pezzo di carne.
“Dimmi.”
“Perché proprio il professor Silente?”
Tom poggiò la forchetta e il coltello e strinse la mani a pugno. Passò un bel po’ di tempo prima che si decidesse a rispondere.
“… Te l’ho mai detto che è stato il professor Silente a dirmi che ero un mago?”
Il secondo boccone di carne rimase fermo a mezz’aria.
“No, non me l’hai detto.”
“Il fatto è che ero un bambino… Insomma… Non volevo credergli, poi Silente ha incendiato il mio armadio….”
“Ha incendiato il tuo armadio?!”
“Sì, esatto. Ovviamente non per davvero, però… Devi capire che ero cattivo, Eva. Un bambino cattivo. E speciale.”
“Oh, Tom, nessun bambino è cattivo… Non intenzionalmente, almeno…”
Tom scosse la testa e chiuse gli occhi per un momento.
“Io lo ero, Eva. Avevo scoperto i miei poteri, avevo imparato a controllarli, e li usavo per far del male agli altri bambini in orfanotrofio. Non volevo stare lì. Non lo voglio tutt’ora.”
La ragazza decise di lasciar perdere definitivamente la carne e ancora una volta gli poggiò una mano sul ginocchio, stringendo piano. Sapeva che per Tom rivelare quella parte di sé non era facile: voleva fargli capire che lei ci sarebbe sempre stata, qualsiasi cosa lui avesse detto.
“Avevo rubato delle cose. Lui me le ha fatte restituire e mi ha detto che il furto non era tollerato a Hogwarts. Credo che mi abbia sempre tenuto d’occhio, sin dal primo giorno… E io sono stato corretto, almeno ai suoi occhi: lontano da lui, nel dormitorio dei Serpeverde, mi sono creato come una cerchia… Mi si sono avvicinate delle persone che trovavano interessante il mio essere sempre il migliore, che mi hanno messo in testa delle idee… Non ti nascondo che, prima di conoscere te, stavo pensando al modo più profittevole di usare quelle idee e quelle persone.”
“Oh, Tom.” mormorò Eva.
“Comunque, le cose sono cambiate. Ho incontrato te e… Mi sono innamorato.”
La ragazza si sentì felice oltre ogni dire. Sapeva che Tom l’amava, ma sentirselo dire… Lui, che misurava sempre le parole, che non si lasciava quasi mai a confidenze di questo tipo…
Tom si girò a guardarla negli occhi.
“Tu sei la cosa migliore che mi sia mai capitata, Eva. Senza di te non avrei mai visto certe cose da un’altra prospettiva e… Avrei preso una brutta strada, me ne rendo conto adesso. Il mio stare con te mi ha migliorato come persona e… Credevo di averlo dimostrato anche al professor Silente.”
Eva stava per dire qualcosa, ma Tom le mise un dito sulle labbra. Fece un sorriso triste.
“Poi è successo quell’incidente nella Camera dei Segreti, e tu hai rischiato di morire. In quel momento mi sono reso conto che, per la mia stupidità, per il mio volere sempre il controllo… Ti avevo messo in pericolo, avevo rischiato di perderti. E il professor Silente è intervenuto, e tutto ci che di buono poteva aver visto in me è evaporato.”
“Io non credo che…” iniziò Eva.
“Voglio solo ottenere fiducia da lui, di nuovo.” la interruppe Tom “Voglio dimostrargli che son cambiato veramente; che, anche se i miei modi sono sempre un po’ bruschi e distanti, la mia anima è nuova. Voglio coinvolgerlo in una cosa così personale in modo che si renda conto che non sono più un bambino capriccioso ferito per essere stato sgridato dopo aver commesso una malefatta… Ma sono un uomo degno di stima, che ha riconosciuto come saggio l’atteggiamento che ebbe Silente quel giorno.”
Eva si era commossa. Le lacrime scendevano copiose e le rigavano le guance, ma a lei non importava.
“Oh, Tom.”
In quel momento non importava neppure che il preside Dippett fosse poco distante e che li potesse vedere: la ragazza strinse a sé il giovane e affondò il viso nel suo petto.
“E’ davvero una bella cosa.” disse, mentre Tom sorrideva e l’abbracciava “E sono con te, come sempre.”

***

Qualche ora dopo Tom bussò all’ufficio del professor Silente.
“Ah, ragazzo… Entra, entra… Tu e la signorina White avete trovato una sistemazione?”
“Sì, signore. Abbiamo preso un appartamento nella Torre Nord.”
Lui ed Eva avevano passato il pomeriggio esplorando il castello in lungo e in largo, scoprendo così anche numerosi passaggi segreti. L’appartamento era ampio e comodo: c’erano due camere matrimoniali separate – per ingannare il professor Dippet, naturalmente, dato che loro avevano intenzione di dormire insieme –, un bagno, un salottino e uno studio.
“Fantastico, davvero. Quindi, che posso fare per te?”
Tom esitò un attimo.
“Mi chiedevo se… Ecco… Ho fatto delle ricerche per trovare i miei veri genitori…”
“Lo so, Tom.”
Silente non fece cenno all’incidente della Camera e il ragazzo gliene fu immensamente grato. Il professore intrecciò le mani e vi poggiò sopra il mento, osservandolo intensamente.
“Volevo cercare i miei parenti. Ho scoperto di avere uno zio e un nonno, da parte di madre, che hanno passato un certo periodo ad Azkaban. Ora sono usciti e vorrei avere il suo permesso, e la sua guida, per poterli andare a trovare e conoscere.”
Ci fu un lungo minuto di silenzio in cui il professore esitò.
“Dovrei chiedere al preside Dippet. Io non ho nulla in contrario, però… Ti farò sapere.”
“La ringrazio, professore.”
Tom uscì dallo studio molto più sollevato e vide Eva che lo stava aspettando.
“Com’è andata?” gli chiese.
“Penso bene. Mi farà sapere. Ma ora… Andiamo a letto, madmoiselle?”
La ragazza ridacchiò, poi si alzò sulla punta dei piedi e gli diede un lieve bacio a stampo.
“Con molto piacere, monsieur.”
   
 
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