Ce l’ho fatta!
Ho scritto questo capitolo,
yay! =D
Gli esami sono finiti sabato
u.u domenica sono stata tutto il giorno dal moroso e ieri e l’altro ieri
università da mattina a sera =..= finalmente oggi ho trovato il tempo per
scrivere… E questa storia non l’aggiornavo da troppo, così ho deciso di
buttarmi su questa u.u
Bene, siete contenti? =D
Fatemi sapere che ne pensate
;) ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda e chi recensisce… Siete fantastici
=)
Buona lettura! =D
Richiesta
Tom
Riddle aveva avuto un’idea, un’idea che si era fatta strada nella sua mente con
lentezza, che aveva faticato ad accettare come tale. Non sapeva che fare, se
metterla in pratica o meno… Così decise di parlarne con la sua ragazza.
“Eva.”
“Che
c’è, Tom?”
Erano
in Sala Grande, per pranzoe: gli altri studenti se ne erano andati – Eva aveva
salutato con molti abbracci le sue amiche – e rimanevano solo loro e qualche
professore al castello. Vi era uno strano silenzio, in effetti, e i due ragazzi
erano seduti al tavolo di Serpeverde, mentre Armando Dippet e Albus Silente
chiacchieravano a quello dei professori.
“Volevo
sapere… Che ne pensi di…”
Il
ragazzo avvampò, cosa molto insolita per lui. Normalmente era sempre sicuro,
freddo e distaccato, mentre adesso sembrava nervoso. Eva gli mise una mano sul
ginocchio e lo invitò a proseguire con lo sguardo.
“Vorrei
sapere se c’è qualche parente in vita di mia madre. Ecco. Aveva pensato di
chiedere a… Al professor Silente… Se mi potrebbe aiutare nella ricerca. Voglio
dire, abbiamo visto i documenti del processo di mio zio e mio nonno, e stando a
quanto c’è scritto ormai dovrebbero essere liberi, quindi…”
Eva
sorrise e gli diede un rapido bacio sulla guancia.
“E’
un’ottima idea, Tom.”
Il
ragazzo parve rassicurato un poco dall’approvazione della ragazza e si rilassò.
“Posso
chiederti una cosa? E’ una curiosità, più che altro…” chiese Eva, portandosi
alla bocca un pezzo di carne.
“Dimmi.”
“Perché
proprio il professor Silente?”
Tom
poggiò la forchetta e il coltello e strinse la mani a pugno. Passò un bel po’
di tempo prima che si decidesse a rispondere.
“…
Te l’ho mai detto che è stato il professor Silente a dirmi che ero un mago?”
Il
secondo boccone di carne rimase fermo a mezz’aria.
“No,
non me l’hai detto.”
“Il
fatto è che ero un bambino… Insomma… Non volevo credergli, poi Silente ha
incendiato il mio armadio….”
“Ha
incendiato il tuo armadio?!”
“Sì,
esatto. Ovviamente non per davvero, però… Devi capire che ero cattivo, Eva. Un
bambino cattivo. E speciale.”
“Oh,
Tom, nessun bambino è cattivo… Non intenzionalmente, almeno…”
Tom
scosse la testa e chiuse gli occhi per un momento.
“Io
lo ero, Eva. Avevo scoperto i miei poteri, avevo imparato a controllarli, e li
usavo per far del male agli altri bambini in orfanotrofio. Non volevo stare lì.
Non lo voglio tutt’ora.”
La
ragazza decise di lasciar perdere definitivamente la carne e ancora una volta
gli poggiò una mano sul ginocchio, stringendo piano. Sapeva che per Tom
rivelare quella parte di sé non era facile: voleva fargli capire che lei ci
sarebbe sempre stata, qualsiasi cosa lui avesse detto.
“Avevo
rubato delle cose. Lui me le ha fatte restituire e mi ha detto che il furto non
era tollerato a Hogwarts. Credo che mi abbia sempre tenuto d’occhio, sin dal
primo giorno… E io sono stato corretto, almeno ai suoi occhi: lontano da lui,
nel dormitorio dei Serpeverde, mi sono creato come una cerchia… Mi si sono
avvicinate delle persone che trovavano interessante il mio essere sempre il
migliore, che mi hanno messo in testa delle idee… Non ti nascondo che, prima di
conoscere te, stavo pensando al modo più profittevole di usare quelle idee e
quelle persone.”
“Oh,
Tom.” mormorò Eva.
“Comunque,
le cose sono cambiate. Ho incontrato te e… Mi sono innamorato.”
La
ragazza si sentì felice oltre ogni dire. Sapeva che Tom l’amava, ma sentirselo
dire… Lui, che misurava sempre le parole, che non si lasciava quasi mai a
confidenze di questo tipo…
Tom
si girò a guardarla negli occhi.
“Tu
sei la cosa migliore che mi sia mai capitata, Eva. Senza di te non avrei mai
visto certe cose da un’altra prospettiva e… Avrei preso una brutta strada, me
ne rendo conto adesso. Il mio stare con te mi ha migliorato come persona e…
Credevo di averlo dimostrato anche al professor Silente.”
Eva
stava per dire qualcosa, ma Tom le mise un dito sulle labbra. Fece un sorriso
triste.
“Poi
è successo quell’incidente nella Camera dei Segreti, e tu hai rischiato di
morire. In quel momento mi sono reso conto che, per la mia stupidità, per il
mio volere sempre il controllo… Ti avevo messo in pericolo, avevo rischiato di
perderti. E il professor Silente è intervenuto, e tutto ci che di buono poteva
aver visto in me è evaporato.”
“Io
non credo che…” iniziò Eva.
“Voglio
solo ottenere fiducia da lui, di nuovo.” la interruppe Tom “Voglio dimostrargli
che son cambiato veramente; che, anche se i miei modi sono sempre un po’
bruschi e distanti, la mia anima è nuova. Voglio coinvolgerlo in una cosa così
personale in modo che si renda conto che non sono più un bambino capriccioso
ferito per essere stato sgridato dopo aver commesso una malefatta… Ma sono un
uomo degno di stima, che ha riconosciuto come saggio l’atteggiamento che ebbe
Silente quel giorno.”
Eva
si era commossa. Le lacrime scendevano copiose e le rigavano le guance, ma a
lei non importava.
“Oh,
Tom.”
In
quel momento non importava neppure che il preside Dippett fosse poco distante e
che li potesse vedere: la ragazza strinse a sé il giovane e affondò il viso nel
suo petto.
“E’
davvero una bella cosa.” disse, mentre Tom sorrideva e l’abbracciava “E sono
con te, come sempre.”
***
Qualche
ora dopo Tom bussò all’ufficio del professor Silente.
“Ah,
ragazzo… Entra, entra… Tu e la signorina White avete trovato una sistemazione?”
“Sì,
signore. Abbiamo preso un appartamento nella Torre Nord.”
Lui
ed Eva avevano passato il pomeriggio esplorando il castello in lungo e in
largo, scoprendo così anche numerosi passaggi segreti. L’appartamento era ampio
e comodo: c’erano due camere matrimoniali separate – per ingannare il professor
Dippet, naturalmente, dato che loro avevano intenzione di dormire insieme –, un
bagno, un salottino e uno studio.
“Fantastico,
davvero. Quindi, che posso fare per te?”
Tom
esitò un attimo.
“Mi
chiedevo se… Ecco… Ho fatto delle ricerche per trovare i miei veri genitori…”
“Lo
so, Tom.”
Silente
non fece cenno all’incidente della Camera e il ragazzo gliene fu immensamente
grato. Il professore intrecciò le mani e vi poggiò sopra il mento, osservandolo
intensamente.
“Volevo
cercare i miei parenti. Ho scoperto di avere uno zio e un nonno, da parte di
madre, che hanno passato un certo periodo ad Azkaban. Ora sono usciti e vorrei
avere il suo permesso, e la sua guida, per poterli andare a trovare e
conoscere.”
Ci
fu un lungo minuto di silenzio in cui il professore esitò.
“Dovrei
chiedere al preside Dippet. Io non ho nulla in contrario, però… Ti farò
sapere.”
“La
ringrazio, professore.”
Tom
uscì dallo studio molto più sollevato e vide Eva che lo stava aspettando.
“Com’è
andata?” gli chiese.
“Penso
bene. Mi farà sapere. Ma ora… Andiamo a letto, madmoiselle?”
La
ragazza ridacchiò, poi si alzò sulla punta dei piedi e gli diede un lieve bacio
a stampo.
“Con
molto piacere, monsieur.”