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Autore: Mitsuki91    07/11/2012    6 recensioni
Tom Orvoloson Riddle ha trovato l'amore.
Grazie ad un gioco organizzato da alcuni studenti di Hogwarts è riuscito a conoscere una ragazza che, pian piano, ha fatto breccia nel suo cuore di ghiaccio. Assieme a lei ha scoperto le sue origini e la sua parentela con Salazar Serpeverde, sempre con lei ha scoperto e aperto la camera dei segreti sfiorando la tragedia... Fortunatamente Albus Silente è riuscito ad intervenire in tempo ed i due si sono beccati solo un'enorme punizione.
Ora le vacanze estive sono alle porte, ma né Tom né Eva vogliono tornare a casa... Tom desidera rimanere ad Hogwarts e, soprattutto, vuole capire come mai sedici anni prima sua madre è morta in uno squallido orfanotrofio per darlo alla luce, nonostante fosse una strega.
Che ne sarà di Tom ed Eva? Scopriranno cos'è successo realmente a Merope, e capiranno cosa vogliono fare davvero della loro vita d'ora in avanti?
[seguito de 'L'erede di Serpeverde', a sua volta seguito de 'Il gioco degli inafferrabili']
[STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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- Questa storia fa parte della serie 'Non tutto il male viene per nuocere'
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L’altro giorno ho chiesto su facebook se iniziare a scrivere subito la storia, sapendo di non poter dare aggiornamenti regolari e, anzi, prevedendo tempi lunghi… Mi è stato risposto di sì, perciò eccomi qua! =D
Vi presento l’ultima storia di questa serie, seguito de ‘L’erede di Serpeverde’. Spero che l’apprezzerete come le altre due =)
Mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate! =)
E scusatemi se non aggiornerò molto spesso… Se vi farò aspettare un bel po’… Purtroppo gli esami chiamano, non decido io le date degli appelli! >..<
Buona lettura =)


La decisione del preside

Alla fine il preside Dippet aveva acconsentito.
Aveva richiamato Tom ed Eva l’ultimo giorno prima delle vacanze nel suo studio, per dare una risposta definitiva.
“Ho contattato tua zia Emily per esporle la tua richiesta, Eva, e lei ha… Ehm, confermato quello che avevi detto.” disse, con un attimo di esitazione. In effetti la donna era stata parecchio sgarbata e fin troppo entusiasta di potersi ‘liberare’ della nipote per quell’estate. “E abbiamo avvertito anche il tuo orfanotrofio, Tom, quindi… Potete restare.”
Gli occhi di Eva si erano illuminati.
“La ringrazio, preside!” esclamò, felice come non mai.
Tom le strinse piano la mano, come per darle un avvertimento.
Il preside Dippet la fissò intensamente negli occhi.
“Naturalmente, signorina, questo non significa che avete la piena libertà. Siete comunque dei minorenni, e non pensiate che la vostra… Relazione… Sia passata sotto silenzio. So che vi frequentate, ma situazioni… Indecenti…” il preside si stava trovando in enorme difficoltà: non aveva mai dovuto trattare prima certi argomenti, men che meno con due studenti.
Eva avvampò fino alla punta dei capelli quando capì dove il professore volesse andare a parare, tuttavia Tom non si scompose e mantenne il suo proverbiale autocontrollo.
“Signore, non si preoccupi. Siamo persone responsabili e, in ogni caso, non è mia intenzione mancare di rispetto ad Eva, che come lei ben saprà è la mia ragazza.”
Armando Dippet guardò negli occhi Tom, cercando di non provare il disagio che sentiva, e decise di dargli fiducia.
“Ebbene, non ho altro da aggiungere. Io vivo nel castello, quindi non resterete soli, e credo che anche qualcun altro del corpo docenti rimanga… Albus Silente, ad esempio, lui rimane tutti gli anni... Non siete costretti a dormire nei vostri dormitori, d’estate ovviamente non vi sono parole d’ordine e questo potrebbe creare un po’ di confusione. Ci sono vari appartamenti sparsi nel castello, ma confido nel vostro buonsenso.”
Eva colse chiaramente il messaggio dietro quelle parole, e ancor di più dietro l’occhiata che il preside lanciò loro: letti separati. Lei non sapeva che pensare: da una parte aveva già dormito con Tom, non vedeva l’ora di rifare l’esperienza, aveva paura del buio e quindi non poteva permettersi di stare sola di notte… Dall’altra, però, vedeva anche le cose dal punto di vista del preside, che giudicava sconveniente che due ragazzi dormissero insieme. Chissà che avrebbe pensato se avesse saputo del resto. Già stava facendo un gran favore, permettendo loro di rimanere…
Si congedarono poco dopo e si diressero verso il parco, più precisamente verso un salice piangente che avevano scoperto giusto il giorno prima e che avevano eletto a loro personale rifugio.
I lunghi rami cadevano davanti a loro, abbastanza fitti da creare ombra fresca ma non troppo da impedire la vista sul lago, anche se in effetti erano un po’ distanti. Si sistemarono come al solito: lui dietro, la schiena appoggiata al tronco, lei davanti, fra le sue gambe, la testa sul suo petto. Il bello dell’ombra era la frescura: potevano starsene abbracciati per ore senza dover colare dal caldo, sudando come matti.
“Allora.” disse Eva “Cosa sarebbe questa storia che mi rispetti?”
Tom abbassò la testa ed incontrò i suoi occhi azzurri.
“A che ti riferisci?” chiese, sorpreso.
“Beh… A quello che hai detto al preside… Sai, che siamo responsabili e che mi rispetti…” Eva avvampò, cercando di far capire al suo ragazzo quello che aveva in testa “Però… Noi facciamo anche certe cose.”
Tom fece un sorrisetto furbo.
“Oh… Intendi forse che facendo… Certe cose… Io ti manchi di rispetto?” le chiese “Credevo che anche tu fossi d’accordo…”
Eva distolse lo sguardo, imbarazzata.
“Non è che non mi dispiaccia… E’ che… E’ sconveniente… Per una ragazza, soprattutto, prima del matrimonio…”
La ragazza non aveva dimenticato il tono sbalordito della sua amica Annie quando Daniel, scherzando, l’aveva accusata di fare ‘zozzerie’ con Tom. Lei personalmente non ci vedeva nulla di male, anzi, ma aveva paura che se Annie avesse saputo non l’avrebbe più guardata con gli stessi occhi. Dopotutto era la sua migliore amica, e lei non voleva che si facesse un’idea sbagliata…
Tom prese i polsi di Eva e poi la buttò per terra, semi-sdraiandosi sopra di lei, senza pesarle. Nei suoi occhi c’era una luce divertita e forse anche un po’ maliziosa.
“Dunque mi stai dicendo che questo… Ti dà fastidio?”
Eva era arrossita come non mai, e iniziava a sentire decisamente caldo.
“No, io… Pensavo, gli altri…”
“Gli altri? Perché agli altri dovrebbe interessare quello che facciamo noi due, in privato?”
La ragazza percepì un gonfiore premerle sulla gamba destra e sentì l’eccitazione salire.
“Ma Annie…”
“Annie pensa male di te, solo perché abbiamo fatto certe cose?”
“Non gliel’ho detto.” ammise Eva.
“E vorresti?”
“Cosa?”
“Vorresti dirglielo?”
“E’ che… E’ la mia migliore amica.”
“Questo non significa doverle dire tutto quello che fai con me, Eva.”
Tom si rialzò di scatto, trascinando la ragazza con sé e abbracciandosela stretta.
“Comunque… Se non ti accetterà, dopo che saprà quello che hai fatto… Anche se personalmente non vedo nessun motivo per cui tu debba dirglielo… Allora vuol dire che non era poi così amica.”
“Tom…” sussurrò Eva, alzando lo sguardo e vedendo il ragazzo intento ad osservare il lago.
“Chi non ti vuole non ti merita.”
C’era qualcosa, in quelle parole, nel tono della voce. Come una sorta di… Durezza, quasi dolore, anche se nascosto molto abilmente.
Eva liberò un braccio ed iniziò ad accarezzargli la guancia, facendogli abbassare lo sguardo.
“Non m’importa della gente. Hai ragione: Annie potrà pensare quello che vorrà, se mai lo saprà. Non voglio smettere di fare quello che facciamo solo perché… Perché gli altri non capiscono.”
Tom sorrise, uno di quei rari sorrisi senza il luccichio di scherno dietro agli occhi. Dolce, amoroso: solo per lei, Eva.
Si chinò a baciarla e lei sentì il desiderio afferrarla, di nuovo.
“Neanche io voglio smettere, sai?” le disse, scendendo a baciarla lungo il collo. Eva gemette, stringendolo di più a sé.
“Credo però che dovremo aspettare domani, quando non ci sarà più nessuno. Non vorrai mica dare spettacolo, vero? Le fronde del salice non riusciranno a nasconderci del tutto.”
Lei fece una faccia contrariata e lui ridacchiò.
“Come sei impaziente, Eva.”
Passarono il resto del pomeriggio abbracciati, sotto il salice, godendosi la vista del parco e degli studenti che passavano l’ultimo giorno di scuola in riva al lago.


PS= Tenete conto dell’epoca in cui si svolge la storia… Non sono io che sono diventata bacchettona tutto d’un colpo XD
   
 
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