Capitolo 17: Una
singola sillaba
Il bollitore fischia e io
metto due tazze sul piano da
cucina: una bustina di tè per una. Verso l’acqua;
quasi fino all’orlo per
Sherlock, un centimetro di spazio per me. Zucchero nel suo, latte nel
mio.
Sherlock sta lavorando per
quattro casi contemporaneamente.
Ha documenti e foto attaccati al muro con lo scotch apparentemente
senza un
ordine ben preciso, e sta sfrecciando da un lato all’altra
della stanza,
verificando dettagli da una serie di libri aperti, dal computer in
salotto (il
mio, di nuovo) e un altro sul tavolo della cucina (il suo, ovviamente),
e sta
inviando un messaggio.
Rimane fermo per un
momento e riflette su ciò che c’è
appeso
al muro, quindi gli passo il suo tè. Lo prende e sorride.
“Grazie,”
dice.
“Certo.”
bevo un sorso del mio. “Quale verrà risolto per
primo?”
“Questo,”
dice, indicando la foto di un braccio ferito.
“Semplice.”
Senza toccare il suo
tè, Sherlock si abbassa e mi bacia.
“Sarà una lunga notte,” mi avverte.
“Potrei
non andare a dormire.”
Annuisco. Questa non
è esattamente una sorpresa. Non mi
importa. È bello rivederlo in forze, dopotutto. Ad un certo
punto avrà bisogno
di raccogliere prove, oppure di correre via per catturare qualcuno, e
mi
trascinerà con lui, informandomi sulla via. So come
funziona.
Dato che il mio computer
è occupato, e Sherlock non sembra
avere bisogno di me, mi siedo in poltrona e prendo un libro. In questo
modo sto
fuori dai piedi di Sherlock, ma non sono troppo lontano. Ogni tanto
passa le
dita tra i miei capelli, come se lo aiutasse a pensare.
Il mio telefono squilla.
Un nuovo messaggio. “È per te?”
chiedo. Le vecchie abitudini.
“No,”
dice Sherlock. “È per te.”
Prendo il telefono e
controllo. Non è per Sherlock; è da
Sherlock.
“Perché
mi stai mandando messaggi?”
Sta mordicchiando la coda
della sua penna, fissando il muro
su cui sono attaccate tutte le prove, i suoi occhi che scorrono su di
esse. Non
risponde.
Non
sono più
compromesso. SH
No,
non lo sei, rispondo.
Non lo sei per nulla. Mi sento
sciocco a mandare un messaggio ad una persona che è a meno
di tre metri da me.
Sento il suo telefono squillare nella sua tasca. Le persone normali
comunicano
così tra di loro?
Sono
ancora
interessato a quella cosa, in caso te lo stessi chiedendo. SH
Sorrido.
“L’avevo capito.”
Non
vorrei che la
pensassi diversamente. SH(1)
“Molto gentile
da parte tua,” dico. “L’ho capito quando
non
mi hai cacciato dal tuo letto.”
“Una deduzione
impeccabile.” Appoggia una mano sulla mia
spalla e si abbassa, preme le sue labbra sul mio collo.
“Impeccabile.”
Prendo il telefono e lo
fisso per un momento, mentre
Sherlock digita qualcosa sul mio computer, la penna messa dietro
l’orecchio.
Ti
amo, gli
scrivo, e premo invio. Sento il suo telefono squillare. Il mio stomaco
fa uno
strano salto. Il digitare di Sherlock sul mio computer si ferma. Lo
guardo
mentre fissa il telefono, quel mezzo sorriso disarmante sulle labbra.
Mi
guarda. Nessuno potrebbe capire o credere quanto calore ci possa essere
in uno
sguardo. Elimina la spiegazione e salta dritto al significato.
“John.”
così tanto in una singola sillaba. E capisco. Gli
sorrido di rimando.
“Mi vuoi
aiutare?” chiede.
“Certo,”
rispondo. Mi passa il mio computer. È una pagina
piena di un testo senza senso. “Dobbiamo trovare lo
schema.”
Sospiro. I suoi occhi
luccicano deliziati, e non sono io o
semplicemente il caso; è entrambi. Allo stesso tempo.
È indifeso di fronte a
così tante prove, la risposta fuori dalla sua portata, ma
non troppo. Non può
andare meglio di così.
(1) ovviamente
è Sherlock che non vuole che John la pensi
diversamente
O hai guise!
Chiedo scusa per il
ritardo assurdo, ma ho avuto problemi in
famiglia, la mia mamma non stava bene (anche se ora è tutto
passato per
fortuna!), e non ho avuto un secondo libero per mettere le mani sul
computer!
Eccomi qua, con
l’ultimo capitolo (sigh)… devo ammettere che
sono sia triste che sollevata, perché ho finito il mio
lavoro di traduttrice… è
stata una bella esperienza: pur essendo dei capitoli corti è
stato impegnativo
e ha preso una buona parte del mio tempo, ma posso affermare con
certezza che è
stato del tempo molto ben speso.
Mi mancherà
leggere le vostre recensioni adorabili (le
solite meraviglie), ma credo che non mi fermerò qui con il
lavoro di
traduzione. È una cosa che mi piace fare, e se si
presenterà l’occasione magari
metterò le zampe su un’altra storia (magari tra un
po’, eh?). Da quando ho
preso in mano questa storia sono migliorata molto, e rileggendo i
capitoli
tradotti precedentemente mi sono accorta che ci sono cose che avrei
tradotto
diversamente, quindi nei prossimi due giorni sistemerò un
po’ la storia per i
lettori futuri. È stato davvero un piacere lavorare per voi!
Un bacione,
Arianna