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Autore: Ce_    28/11/2012    7 recensioni
Sequel di “Ricomincio da Te’’
Questa è la storia della nuova generazione, la storia di un Hogwarts diversa da come ce la ricordiamo, un mondo magico diverso da quello che conosciamo.
Una storia che non si ripete: la storia di una generazione che vive al di fuori della guerra, ma non della sofferenza....una sofferenza diversa, forse più giuista, forse più ''normale'', ma non per questo meno forte.
Quindi, preparatevi ad andare incontro ai pregiudizi, al peso che un cognome, inevitabilmente, si porta dietro, ai fantasmi del passato che tornano, prepotenti, alla paura di non essere all'altezza, di non essere abbastanza bravi.....all'adolescenza.
Ma non ci sarà solo questo.. troverete anche felicità, speranza, amore, gioia di vivere, rivalsa e una grande forza per andare avanti, nonostante tutto e tutti.
Questa è la storia della nuova generazione, ma anche della vecchia, una storia piena di speranza che difficilmente scompare, perchè tutti noi non finiamo mai di sperare.
Spero di avervi incuriosito,
Ce_
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Louis Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, James Sirius/Dominique, Lily/Scorpius, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Forse forse forse…
 

A voi e alle vostre 106 recensioni.

 
Studiare pozioni in un’aula enorme, perfettamente arredata, ma senza personalità, con un silenzio assoluto intorno, nonostante le tante persone che c'erano, era probabilmente, la cosa più strana che le fosse mai capitata. 
Era abituata a studiare nella biblioteca di Hogwarts, dove l'ultima cosa che ci si aspettava era il silenzio e l'ordine. 
Le mancavano le urla della bibliotecaria, in realtà.
<< Ciao, dolcezza >> quella voce era diventata una delle troppe poche cose che la facevano sentire viva davvero.
<< Sparisci, Alex! >> ormai si era rassegnata anche al fatto di essere chiamata "dolcezza", dove era andata a finire la Dominque Weasley stronza e battagliera? Era rimasta a Hogwarts, probabilmente.
<< Che cosa stai studiando? >> perché quel ragazzo non la lasciava stare? Lei continuava a trattarlo male, e lui, niente... La lasciava fare.
<< Perché non ti arrendi? >> gli chiese tranquilla.
<< Perché sei la mia nuova sfida.. Sei inglese, bella, e per un ottavo Veela, ma sei incredibilmente stronza, difficile, acida, scurrile, a volte, e incredibilmente triste. Ecco qual’è la mia nuova sfida, farti sorridere. >> Anche Alex era molto tranquillo mentre le diceva quelle cose e Dominique non riuscì a non riconoscersi nelle sue parole. Era tutto vero.
<< Non dire cazzate, tu vuoi solo farmi finire nel tuo letto. >> 
<< Oh, si... Ovvio! >> Dominique sorrise, inevitabilmente. Il rapporto che si era instaurato tra lei e quel ragazzo francese dagli occhi verdi era strano.. Non era amicizia, ma all'interno di quelle mura era la persona che per Dominique più si avvicinava al termine “amico”.
Lui la voleva portare a letto e non aveva problemi a dirlo, non gli interessava nulla di lei, glielo aveva detto chiaramente, Dominique voleva solamente qualcuno con cui parlare, e Alex era la persona adatta, la faceva arrabbiare, spazientire e infastidire… Non erano emozioni troppo positive, ma almeno erano emozioni, almeno erano la prova che c'era ancora un cuore dentro quel mucchio di pelle ed ossa.
<< L’hai detto tu, io non sono una francesina, sono incredibilmente stronza e scurrile, non mi scoperai. >> tornò a studiare pozioni, nonostante sentisse ancora la presenza del ragazzo accanto a se.
Stettero così per un po', lei studiava e lui la guardava, finche Alex non le tocco il collo. Facendola sobbalzare.
<< Che cavolo fai? >> si allontanò subito da lui. Cosa le prendeva? Le aveva appena sfiorato il collo, nulla di più. Perché aveva avuto quella reazione esageratamente teatrale? 
<< Volevo solamente scoprire cosa nascondi sotto quella maglietta >> cosa? Stava superando il limite.
<< Che cazzo dici? Tieni le tue mani a posto! >> scurrile, dicevano? 
<< Ehi ehi, calma. Intendevo la collana che hai appesa al collo. >> No, sbagliata, decisamente risposta sbagliata. 
Non pensava a quella collana da troppo tempo, ormai, era diventata parte di lei, non aveva neanche pensato di toglierla,  non ci riusciva, sarebbe significato chiudere del tutto con il passato e ancora non era pronta a farlo.
Aveva tenuto con se il piccolo cervo, almeno quello.. Dato che ultimamente non riusciva a tenere con se nulla.
<< Sta fermo. Non puoi vederla. >> detto questo si alzò velocemente e si diresse al suo dormitorio, si sentiva stanca e incredibilmente triste, quel solo accenno al suo passato l'aveva svuotata.
Si infilò velocemente in bagno per lavarsi il viso, sperando che l'acqua riuscisse a lavare via anche quei pensieri. Sarebbe andata a pranzo presto, quel giorno, visto che aveva lezione subito dopo, quindi, tanto valeva avvantaggiarsi sul tempo. Inoltre, non aveva nulla da fare, le sue giornate erano incredibilmente vuote, si buttava nello studio perché non aveva null'altro, ma anche quello la stava stufando, e parecchio, a dir la verità. Era sempre la stessa routine.
Lezione-studio-pranzo lezione-studio-cena. Ogni tanto la giornata era interrotta a qualche chiacchierata poco costruttiva con Alex, ma anche quelle, oramai, erano diventate troppo abituali.
Le mancava Hogwarts. Le mancava la sua famiglia. Le mancavano i suoi amici. Le mancava James.
Le mancava la sua vecchia vita, più di ogni altra cosa al mondo.
 

***


 
<< Papà, ho diciassette anni, sono maggiorenne, posso decidere io della mia vita, faccio ciò che ritengo giusto. E in questo momento dico: sono pronto! >> quella discussione inutile lo stava già stancando, e avevano appena iniziato
<< Non sei pronto, James.. Non sei pronto a vedere, ancora una volta, tua madre così debole.. È già difficile di solito fare degli interrogatori, figurati se sei un diciassettenne e se sei coinvolto emotivamente. >> lui e Harry erano nel corridoio degli uffici degli Auror e una piccola folla si stava radunando intorno a loro, curiosa di ascoltare la discussione tra padre e figlio.
<< C'ero io con Avery quando abbiamo trovato mamma, c'ero io in ospedale, quando i medici non sapevano cosa dire. Io so cosa è successo dopo l'aggressione, ho diciassette anni, si, non ho ancora la licenza Auror, ok, ma c'ero io ed è mio dovere stare li quando farete tutte le domande alla mamma. Sono pronto. >> era pronto, lo era davvero. Il suo sogno era sempre stato quello di diventare un Auror e aveva la stoffa per farlo, era pronto anche a vedere di nuovo sua madre crollare, aveva mantenuto la calma anche subito dopo l'aggressione, perché Harry non riusciva a pensare che fosse capace di mantenerla durante l'interrogatorio? Non riusciva a capire il punto di vista di suo padre.
<< Non lo permetterò, James. sei stato bravo una settimana fa a gestire la situazione dopo l'aggressione, ma ora basta! Non sei pronto... Fine della storia >> fine della storia? Era così che intendeva risolvere la situazione? 
<< Fine della storia? Certo, tu risolvi tutto così, no? Imponi le tue idee del cazzo agli altri e ti aspetti che essi le rispettino, beh, ti sbagli, perché questa volta io non rispetterò il tuo ordine. >> si sentiva forte, non capiva bene perché, ma aveva quella sensazione di potere spaccare il mondo con un solo dito.
<< Ehi, che diavolo ci fate tutti qui? Andate a lavorare. >> Si sentì la voce di suo zio Ron che si faceva strada tra la piccola folla che si era radunata intorno a loro e che si disgregò dubito. << Ah, Harry... Ciao James.. Che succede? >> il suo sguardo era confuso, saltellava tra lui e suo padre di continuo, come se stesse guardando una partita di Ping pong.
<< Gin dov'è? >> suo padre decise di eludere la domanda. 
<< Lei e Herm erano dietro di me, probabilmente si sono fermate a chiacchierare con la tua segretaria. >> infatti, dopo neanche trenta secondi apparvero Hermione e Ginny, quest'ultima era pallida e sciupata, ma le sue condizioni erano migliorate da quando era uscita dall'ospedale.
<< Ciao, ragazzi... Che succede? >> chiese la riccia, mentre la signora Potter rivolse un sorriso radioso al suo primogenito.
<< James vuole esserci quando ti faremo le domande. >> suo padre era davvero subdolo. Ginny non avrebbe mai accettato una cosa del genere e lui non poteva mettersi contro la volontà di chi doveva raccontare loro i fatti.
Infatti, vide il sorriso di sua madre svanire velocemente come era apparso sul suo viso, lo guardò stralunata, come se pensasse che fosse ubriaco.
<< Tu non farai proprio nulla.. Anzi, te ne troni ad Hogwarts di filato, prima che ti ci mandi io a calci nel sedere, >> sempre gentile e delicata, sua mamma.
<< Mi hanno praticamente preso come Auror, se non fossi stato io, se tu non fossi stata mia madre, se io non facessi Potter di cognome, a quest'ora saremmo già dentro, senza troppe storie, nonostante anche in quel caso avessi avuto diciassettenne anni. In questo momento sono un Auror alla pari degli altri, È mio dovere entrare ad ascoltare cosa hai da dire, Ginny >> Ginny, l'aveva chiamata Ginny, perché l'aveva fatto? Sua madre, dopo tutto ciò che aveva passato, non si meritava che lui fosse arrabbiato.
Ginny, comunque, non sembrò troppo turbata, gli si avvicinò lentamente, lo abbracciò piano e gli sussurrò solamente poche parole all'orecchio.
<< Jj, non voglio che tu mi veda li dentro, sei stato forte in questi giorni, mi hai visto nelle situazioni peggiori, ma sarà difficile raccontare tutto ciò che mi è accaduto e sarà ancora più difficile se ci sarai tu la dentro. Ti prego, James.. Fallo per me. >> come faceva a dirle di no? Sua madre sapeva sempre come prenderlo. Le baciò la guancia delicatamente e la strinse ancor di più a se.
<< Ricordati, mamma, noi siamo di legno. Fagli vedere chi sei >> fu un sussurro, ma James seppe, in quel momento, che quello era ciò che serviva a sua madre, quelle parole erano medicina per le sue ferite, forza per la sua volontà.
<< Ci vediamo la settimana prossima >> salutò i suoi genitori e si avviò verso l'uscita, pronto a tornare a scuola.
 
 
Possibile che ancora non si fidassero di lui? Quella situazione lo distruggeva! Cosa doveva dimostrargli di più? Stava crescendo, era più maturo, cosa doveva fare per farglielo capire?
Stava affrontando il pre-corso Auror senza alcuna difficoltà, dimostrando di avere coraggio, sangue freddo e un buon fiuto, si era preso la responsabilità di Lily e, nonostante suo padre non fosse d'accordo con la scelta della sorella, doveva ammettere che era una gran bella presa di responsabilità, a scuola, tutto sommato, riusciva a seguire tutte le lezioni e ad avere voti discreti, certo, non come quello di suo fratello Albus, ma comunque buoni. 
Eppure, nonostante tutto, non riuscivano ancora a fidarsi di lui, lo trattavano ancora come un bambino, era stufo delle solite frasi: "è per il tuo bene" o "siamo i tuoi genitori, dobbiamo proteggerti" beh, James Sirius Potter vi da una notizia: ha diciassette anni, è maggiorenne, sa badare a se stesso e, notizia che sconvolgerà ancor di più gli animi di tutti, è cresciuto. Non è un bambino.
James era seduto sull'espresso di Hogwarts che riportava gli aspiranti Auror del settimo anno a scuola, l'aveva fatto per sua madre, anche se, in quel momento, voleva solamente stare li con lei, si sentiva tremendamente frustrato; aveva  preso uno scompartimento vuoto, non aveva voglia di chiacchierare con gli altri, erano tutti così felici e spensierati, o, forse era lui che li vedeva così, forse anche loro avevano mille pensieri per la testa, James non lo sapeva, sapeva solo che in quel momento aveva una gran voglia di divertirsi, senza problemi, se tutti lo reputavano ancora un bambino, beh, tanto valeva comportarsi come tale, no? 
Doveva tornare a vivere davvero, in un modo o nell'altro e, se ciò significava tornare il James di prima, allora l'avrebbe fatto, era stufo di quella vita finta.
Il treno arrestò la sua corsa, il ragazzo guardò fuori dal finestrino e riconobbe la stazione di Hogsmeade, in poco tempo si ritrovò davanti al portone d'ingresso, così, si avviò verso il dormitorio dei Grifondoro per poggiare le sue cose.
<< Ehi, Jamie? >> chi era che lo chiamava in quel modo? Si girò verso la sua interlocutrice.
<< Ciao, Mary >> Mary era una Grifondoro del quinto anno che lo tormentava da quando lui frequentava il suo terzo anno, James aveva ceduto alle sue avances più di una volta, ma non pensava a lei in ''quel modo” da troppo tempo, ormai
<< Cosa ci fai solo soletto qua? >> lei si stava avvicinando pericolosamente, da quando Mary era così sfacciata? O lo era sempre stata, ma per lui era talmente normale che non se ne era nemmeno reso conto? 
<< Nulla, sto andando in dormitorio >> 
<< Mmh potremmo andarci insieme, no? >> Merlino, quanto era sensuale
<< Potremmo, si >> in realtà, Mary gli stava solamente fornendo il divertimento che tanto cercava su un piatto d'argento, non avrebbe potuto chiedere di meglio, no? O forse si.. 
Si incamminarono verso la torre più alta del castello, lei era incredibilmente vicina a lui, molto più di ogni altra ragazza, esclusa sua sorella, negli ultimi tempi.
Salirono in camera di James senza neanche accorgersene, fu una cosa automatica, come se quello era quello che dovevano fare.
<< Sono stata in pensiero per te.. Sai, ho saputo che stai aiutando gli Auror nella caccia a quegli stronzi >> la sua voce era tremendamente sensuale, mente le sue mani scorrevano sulla camicia di James per slacciargli i bottoni.
<< Già.. Ma è tutto ok >> era davvero tutto ok? A giudicare da quello che stava facendo, no, nulla era ok. 
<< Mmh mmh >> Mary si stava avvicinando sempre di più, sentiva il suo profumo, le mani sul suo petto, aveva deciso di tornare a vivere e a divertirsi, beh.. Era giunto il momento.
La afferrò per i fianchi e cominciò a baciarla con trasporto, sempre si più.. In men che non so dica si ritrovarono stesi sul letto, James sopra la ragazza semi nuda.
Le toccava il seno, ma non provava nulla se non puro divertimento.
Giocherellava con i suoi capezzoli, ma era sempre solo divertimento.
La baciava, la leccava, veniva baciato, veniva leccato, ma non provava niente, niente in confronto a ciò a cui era abituato.
Entro dentro di lei perché sentì che doveva farlo, non perché voleva, si, il piacere c'era, ma era fine a se stesso.
Mary cominciò a giocherellare con la sua collana, quella a forma di cavalluccio marino, quella che gli aveva regalato Dominique per il suo diciassettesimo compleanno, quella che ancora non riusciva a togliersi. Sentì una stratta allo stomaco e allontanò la mano di Mary dal ciondolo.
 In quel momento, pensando alla bionda, James capì davvero la differenza che c'era tra Amore e sesso.. Quello era sesso, solo sesso. Puro e sano sesso, avrebbe detto Louis, ma lui non era d'accordo, l'amore vinceva, era molto meglio. 
Mary gemeva sotto di lui, ma quando James cadde al suo fianco, il respiro ancora affannato, si sentì vuoto, erano due estranei che avevano fatto sesso, nulla li legava l'una all'altro se non quel rapporto carnale che avevano appena avuto. Erano due sconosciuti.
Il piacere scomparve subito, sostituito dal solito stato d'animo dello Jamaes degli ultimi tempi.
Si era divertito, forse era la cosa giusta, o forse no.  
 

*** 



Aveva appena mandato via James e si sentiva una stronza. 
Non lo meritava, dopo tutto quello che aveva fatto per lei, dopo tutto quello che aveva dimostrato, lei non riusciva ancora a fidarsi  pienamente di lui, ma in realtà, i motivi che l'avevano spinta a mandarlo via erano altri. 
Il primo era che non riusciva a rassegnarsi sul fatto che James fosse cresciuto, fisicamente oramai era abituata a vederlo grande, ma il fatto che suo figlio si comportasse come il solito bambino era sempre stato rassicurante e, invece, in quei giorni l'aveva visto cresciuto, maturo, finalmente.
Il suo James, il suo piccolo Jamie era diventato un adulto, ma lei non voleva crederci.  
Il secondo motivo, forse, era ancora più infantile del primo, o forse no, forse quello era l'unico motivo valido per cui James non poteva assistere all'interrogatorio di sua madre. Era quello che gli aveva detto mentre lo abbracciava, non era vero che lei non si fidava di suo, figlio, lei non si fidava di se stessa, più che altro.
Aveva tremendamente paura, il solo pensiero di dover raccontare la sua esperienza a 4 Auror affamati di notizie, di cui uno era suo marito e un altro suo fratello, le metteva tremendamente paura. 
Non voleva rivivere quei momenti, gli aggressori le avevano risparmiato la parte più brutta, quella che avevano riservato alle altre donne, ma l'avevano picchiata e lei non riusciva a dimenticare neanche un secondo dell'aggressione, era da più di una settimana che viveva con quegli incubi, non riusciva più a chiudere occhio, ad andare in giro per Londra senza doversi voltare dietro ogni minuto, senza guardarsi in giro con sospetto, come se potesse essere attaccata da un momento all'altro. Probabilmente era così, o forse no.
Forse oramai lei era al sicuro, ma di certo non lo era la sua famiglia e tutto il resto della comunità magica.
<< Gin, è ora >> suo marito le poggiò una mano sulla spalla, cercando di trasmetterle più forza possibile. Lei annuì, e si girò, sperando di apparire tranquilla.
<< Sono pronta >> non era pronta, ma doveva farlo per Harry.
<< Bene, signora Potter, si accomodi >> disse Avery. 
<< Chiamatemi Ginny >> si rivolse a Avery e Franklin, l'altro Auror.
<< Ok, Ginny... Prima iniziamo e prima finiamo.. Cosa stavi facendo quando sei stata aggredita? >> c'erano. Era arrivato il momento
<< Stavo passeggiando tranquillamente  per Old Compton street quando mi sono sentita afferrare da due uomini, mi hanno presa velocemente, trascinato in un vicolo e mi hanno costretta ad inginocchiarmi, uno mi teneva le mani dietro la schiena, mentre l'altro continuava a picchiarmi, entrambe urlavano, urlavano tanto. Sentivo dolore dappertutto, ma sapevo di cosa si trattava, sapevo che il peggio doveva ancora arrivare, sapevo che non si sarebbero fermati a picchiarmi, ma mi avrebbero violentata e invece… >> la voce a quel punto le si ruppe, alcune lacrime silenziose scorrevano sul suo viso, sentì la mano di Harry poggiarsi sulla sua e continuò << invece si sono fermati, si è sentito un pop e, appena gli aggressori hanno visto le divise Auror si sono smaterializzati. >> 
<< Ok, Gin.. Ricordi come erano fatti gli aggressori? >> era suo fratello.
<< Quello che mi picchiava era alto, moro con gli occhi azzurri, aveva tatuato un drago sul braccio sinistro e ho visto la bacchetta uscirgli fuori dai pantaloni. Quello dietro non l'ho visto >> Era tutto ciò che ricordava.
<< E cosa dicevano? >> Era Franklin
<< Parlavano di un’altra persona, forse loro complice. E mentre mi picchiavano urlavano cose come  "lei ha passato quello che stai passando tu e hanno già passato tutte le altre biondine e quelle rosse, dillo ai tuoi amichetti, lui non è stato punito abbastanza, di anche questo ai tuoi amichetti e a quello stronzo di tuo marito, digli che è colpa sua, diglielo, puttana!"  >> guardò Harry, non aveva detto quelle cose a nessuno, lo vide boccheggiare, ancora una volta si stava incolpando, come sempre, e lei non lo avrebbe permesso.
<< Questo è tutto quello che ricorda? >> 
<< Si. >> 
<< Sei stata indispensabile, Gin. Vi lasciamo soli >> le disse Ron, non prima di averle baciato la guancia. Così, i tre Auror lasciarono lei e Harry da soli.
 
<< Gin, perché non me l'hai detto? >> sapeva che Harry non sarebbe stato contento del fatto che gli aveva nascosto ciò che gli aggressori avevano detto, ma, in quel momento, non era pronta per una discussione.
<< Scusami, non sapevo come dirtelo, così ho deciso di farlo quando era il momento adatto >> 
<< Cazzo, Ginny... Sono tuo marito, dovresti dirmi tutto, soprattutto una cosa di questo genere >> no, non l'avrebbe accettato 
<< E cosa avrei dovuto dirti? Che in quel momento mi sono sentita morire? Che ero distrutta perché non riesci ad avere mai un momento di pace? Cosa dovevo dirti, eh, Harry? Che non dovevi sentirti in colpa come stai sicuramente facendo? Ho solo diminuito un po' il tempo della tua sofferenza, dovresti ringraziarmi. >> esplose anche lei.
<< No, avresti solamente dovuto dirmi che si, è colpa mia, per l'ennesima volta, perché, da quello che mi hai detto, ti hanno picchiato e hanno violentato quelle donne per colpa mia, non so cosa io abbia fatto, ma è colpa mia. >> Harry cadde su una sedia, sfinito, il volto affondato sulle mani.
<< Harry >> si avvicinò al marito e gli accarezzò dolcemente la testa. << non è vero, ti prego.. Non colpevolizzarti ancora una volta, ti prego. Quella gente picchia le donne perché è malata, non perché tu hai fatto qualcosa, ok? Ti prego, non fartene una colpa. Io sto bene, ok? >> gli alzò il viso con due dita e lo baciò dolcemente sulle labbra, lui si alzò, per stare alla sua altezza
<< Dovrei essere io a farti forza e, invece, come sempre, sei tu a farmi forza >> non era vero, no.
Lui le aveva sempre fatto forza, anche durante l'interrogatorio, se non ci fosse stato lui non ce l'avrebbe mai fatta.
<< Non è vero, Harry. Se tu non ci fossi stato prima, solamente con la tua presenza, io non ce l'avrei mai fatta. Quindi, non dire cavolate, tu sei tutto per me, quante volte devo dirtelo? >> sentiva la mano di suo marito che le accarezzava dolcemente la guancia, era l'unica cosa autentica, in quel periodo.
<< Ti amo, Gin, ti amo. Verremo a capo di questa faccenda, questa è una promessa >> la baciò di nuovo.
Si sentì tranquilla, in quel momento, era tranquilla tra le braccia di Harry.
Forse non sarebbero riusciti a prendere gli aggressori, forse non avrebbero mai capito perché aggredivano ragazze bionde e rosse, forse Harry e Lily non avrebbero fatto pace tanto velocemente, forse Ginny non si sarebbe mai completamente rassegnata al fatto che James fosse cresciuto, forse Albus non avrebbe mai smesso di temere la sua famiglia, o forse si..
Forse forse forse.
La sua testa era piena di forse, ma l'unica certezza che aveva era l'amore suo e di Harry avrebbe resistito, aveva sempre resistito, a tutto.
<< Ti amo anch'io, Harry >> 
 
NDA
Salve a tutti! 
Per prima cosa, mi scuso per il ritardo, ma ieri non ci sono stata tutto il giorno, quindi non ho potuto pubblicare, poi, mi scuso di nuovo perché il capitolo non è molto lungo, ma ai fini della storia non potevo mettere un altro POV.
Comunque, vediamo cosa è successo.. 
Dominique sembra ancora triste, ma cosa farà con questo Alex?
James... L'abbiamo visto crescere, maturare, ma è sempre James Sirius Potter, quindi, c'era da aspettarsela una ricaduta, no? 
E che ne dite di Harry e Ginny? 
Fatemi sapere cosa ne pensate, sono molto curiosa, anche perché il capitolo non mi convince troppo.
Ringrazio chi segue, preferisce, ricorda e legge solamente, ma, soprattutto, ringrazio le fantastiche ragazze che mi recensiscono.
Questo capitolo è dedicato a voi perché arrivare a 106 recensioni mi ha fatto davvero piacere. Grazie grazie grazie.
-GiulyHermy99 (Anche detta, signorina-io-lascio-le-recensioni-belle-della-storia)
-Wekesa(*_*)
-MartyViola91 (*.*)
-RoseBlack98
-fall_4 (*.*)
-Razorbladekisses
-AleJackson
(<3) (e i bambini della nostra ciurma, ovviamente <3)
-scarlett90 ( :* )
-LolaMalfoy
-_LenadAvena_
-danyazzurra (*_*)
Spero che mi farete sapere cosa ne pensate!
Un bacione, 
Ce_
 
   
 
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