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Autore: iminlovewithfiveboys    29/11/2012    1 recensioni
Come mi chiamo? Rhona Gillins.
Quanti anni ho? 17.
Bevo? Sì, da un po'.
Fumo? Anche quello.
Come va in famiglia? Boh. Sono scappata di casa e vivo in un Motel scadente della mia città.
Qualcosa su di me? La mia vita è una cazzata.
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel pomeriggio mi ero completamente dimenticata di spegnere il lettore di CD, per cui era accesso e stava ancora mandando una delle mie canzoni preferite, ‘Leave out all the rest’ dei Linkin Park, canzone di un vecchio album del 2007, se non sbaglio.
La canticchiai intanto che mi infilavo dei pantaloni di una tuta dell’Adidas su quelli del pigiama che avevo addosso.
Era novembre, e io non potevo di certo andarmene in giro in top e minigonna. Gli inverni di Cher erano davvero rigidi, e vi sareste sorpresi vedendo con quanto anticipo la neve cadesse. Potevi trovarti il ghiaccio sull’auto ad ottobre, per quel che potevi saperne.
Mi alzai e cacciai i piedi negli anfibi neri e lucidati di cui non potevo mai fare a meno, li allacciai e pensai a cosa mettermi addosso per non cominciare ad ammalarmi per colpa del freddo invernale.
Non era il caso, ora che vivevo da sola. Era un miracolo se non mi ero ammalata, ultimamente. «Un giaccone basterà.», mi convinsi.
Dato che ero abbastanza disordinata, i vestiti andavano dove capitava. Il mio lungo giaccone nero era però sempre magicamente nello stesso posto. Per terra, di fianco al letto. Comodo. Lo arraffai e me lo avvolsi attorno.
Che piacevole e familiare sensazione quella del cappotto ruvido che mi proteggeva. Era molto meglio di un abbraccio.
Pronta per sgranchirmi, afferrai le chiavi dell’appartamento che lasciavo di solito su una mensola che fiancheggiava il portone principale. Tastai uno dei mobili che avevo nella camera in cerca del mio portafoglio nell’eventualità che mi servisse qualcosa, poi mi diressi al portone e, aprendolo, una sferzata di vento gelido mi sventrò.
Chiusi a chiave l’appartamento e feci per girarmi, quando mi accorsi della cosa fondamentale di quella passeggiata notturna.  
Ma una passeggiata notturna dove?»
Eh, già. Avevo deciso di uscire, cosa mettere eccetera.. Ma non dove sarei andata.
«Ma Rhona, sei un genio», mi dissi. «C’è l’imbarazzo della scelta. O farti un giretto fra gli spacciatori e le prostitute del quartiere, oppure una noiosissima e stracarica di occhiate incuriosite dal perché la figlia dei Gillins sia in città in centro dove non troverai altro che negozi di vestiti e stupidi ristoranti.»
Optai per la città. Non avevo nulla da perdere. Scusate il giro di parole. Iniziai a camminare per la passerella in legno coperta da un tettuccio smunto di travi marce. Sentivo scricchiolare la passerella ad ogni mio passo. 
Il centro non era molto lontano.
Solo un viale mi divideva dal marciapiede che conduceva alla zona più popolata di Cher.
Feci per attraversare, una volta svoltato l’angolo, quando vidi una luce abbagliante arrivare da sinistra a tutta velocità.
Mi dovetti gettare a terra all’indietro per non essere travolta dalla macchina che stava correndo come un bufalo inferocito.
Ancora dolorante urlai contro alla vettura anche se era già lontana. Svanita. «Idiota, i fanali servono a guardare dove vai, non chi devi investire!»
Intanto mi rialzavo mi ripulii i vestiti e continuai a camminare verso il centro. «Ma chi diavolo era, quello?»
  
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