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Autore: TheOnlyWay    29/11/2012    23 recensioni
Se c’è qualcuno che Lottie detesta con tutta sé stessa, quella è sua cugina Tiffany. Stessa età, ma quoziente intellettivo di uno yogurt scaduto.
Ed è proprio in virtù di quel misero Q.I. che Tiffany costringe Lottie a condividere con lei una sorta di diario.
Lottie non ha idea che lasciare quel quadernetto sul tavolo sarà la sua rovina: dopotutto, chi potrebbe mai interessarsi ad un oggetto così insignificante? E, soprattutto, chi mai avrebbe tempo, durante il lavoro, di mettersi a leggere quel delirio? Be’, i One Direction sono in attesa che il meeting con le fan abbia inizio. E Zayn non trova niente di meglio da fare, se non leggere un po’…
Fatemi sapere cosa ne pensate! Un bacio, Fede.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 20

“Love is a simple thing.”
 






 
Durante la pausa, i One Direction ebbero a malapena il tempo di cambiarsi d’abito e bere un bicchiere d’acqua.
Bastò una breve occhiata al camerino, per rendersi conto che ancora Eleanor e Danielle non erano tornate.
Louis avrebbe voluto chiamare Eleanor, ma prima ancora che potesse formulare l’idea di prendere il telefono, vennero richiamati sul palco.
«Perché ancora non arrivano?» bofonchiò, infastidito.
Liam gli batté una mano sulla spalla e si posizionò al centro del palco, come stabilito da copione.
Nella mezz’ora che seguì, comunque, nessuno di loro ebbe il tempo di pensare a nient’altro che ai testi delle canzoni o ai passi che avevano provato con tanto impegno.
Fortunatamente, Harry non cadde né si dimenticò le parole, nessuno si fece male e le fan erano in delirio.
I One Direction salutarono Los Angeles e lo Staples Center con entusiasmo, augurarono la buonanotte a tutte le loro fan e, così velocemente come era cominciato, il concerto d’apertura finì.
Stanchi ma soddisfatti, si avviarono verso i camerini. Louis stava appunto chiedendosi quanto tempo ci avrebbero impiegato Eleanor e Danielle ad arrivare, che uno scalpiccio frenetico risuonò lungo il corridoio.
«Porca puttana, se quello stronzo di un tassista mi ha fatto perdere tutto il concerto, gli stacco la testa a morsi. Bastardo di un californiano.»
Zayn avrebbe riconosciuto quella voce fra mille. Era inconfondibile, con quel tono dolce e al tempo stesso deciso. E poi, chi altro parlava come uno scaricatore di porto, incurante di essere in mezzo a un gruppo di manager e di organizzatori d’eventi?
Chiuse per un attimo gli occhi, sperando di non essersi sbagliato e che il suo non fosse solo frutto della stanchezza post-concerto.
«Vuoi abbassare la voce, ragazzina?» quello decisamente era il loro manager.
«Mi scusi, non potrebbe rompere i coglioni a qualcun altro? Io ho da fare.» e quella decisamente era…
«Lottie.» sussurrò Zayn.
Ancora un attimo e la figura slanciata della ragazza comparve da dietro l’angolo.
Zayn, ancora un po’ incredulo sul fatto che Lottie fosse davvero lì, si prese qualche secondo per osservarla. Era dimagrita un po’, notò immediatamente, ma indossava un paio di jeans scoloriti e un felpone verde acqua. Ai piedi, i soliti anfibi.
I capelli biondi erano sciolti e cadevano liberi lungo la schiena, senza una piega precisa e non era truccata. Gli occhi nocciola risaltavano sulla carnagione chiara. Non aveva nemmeno un filo di trucco ed era ancora più bella dell’ultima volta che l’aveva vista.
Si fissarono, immobili.
 
“…poi Zayn è arrivato e mi ha sorriso ed io ho capito che non mi interessa di niente. Voglio entrare nella sua vita.”
 
“L’unica cosa a cui riesco a pensare è “ma quali maledetti amici?””
 
“Mi sorride sempre, Zayn. Come se fossi speciale. Ma mai una volta che si decida a tirare fuori le palle e sbattermi contro il muro.”
 
“Se vuole baciarmi, deve fare il primo passo.”
 
Ci vollero pochi secondi, a Zayn, per percorrere i tre metri che lo separavano da Lottie.
Da lì ad afferrarla per le spalle, spingerla con delicatezza contro il muro e baciarla, il passo fu ancora più breve.
Non aveva mai dimenticato cosa significasse baciarla. Mai, nemmeno per un secondo. Nemmeno quando si era quasi convinto che non l’avrebbe più rivista, che non avrebbe più potuto abbracciarla, né ridere insieme a lei.
Mai.
Ed ora era lì, tra le sue braccia. E le sue labbra erano esattamente come si ricordava. La baciò con passione, con amore, cercando di farle capire quanto gli fosse mancata, quanto fosse dispiaciuto di non averla fermata in tempo e, prima ancora, di aver capito cosa le stava succedendo.
La baciò fino a che non gli mancò il respiro.
Solo allora la lasciò andare.
«Ce l’hai fatta, raggio di sole.» mormorò Lottie, mentre una lacrima di commozione scendeva lungo la sua guancia.
Zayn la catturò con un bacio, poi sorrise.
«Potrei dirti la stessa cosa, sai?» rise. Le lasciò una carezza sulla guancia, poi la abbracciò.
«Mi sei mancata da morire.» le disse, senza la minima traccia di imbarazzo. Lottie, stretta tra le sue braccia, annuì.
«Anche tu, Zayn.»
«E ti amo.»
«Che fine ha fatto la tua stitichezza?» domandò Lottie, con le guance rosse.
«Andata.»
«Finalmente. Ti amo anche io, raggio di sole.»
 
L’applauso risuonò per tutto il corridoio, dopodiché Lottie venne letteralmente travolta dagli abbracci e da una serie di domande che la mandarono in confusione.
«E che cazzo, una cosa alla volta! Devo ancora abituarmi al fuso orario. A proposito, che minchia di ore sono? Ho una fame che mi mangerei pure te, Harry. Che hai fatto allo zigomo, comunque?» domandò Lottie, senza capire più nemmeno quello che stava dicendo.
Harry bofonchiò qualcosa a proposito di Zayn e di un bisticcio tra i due, e Lottie annuì.
«Te lo meriti. Bel gancio destro, Malik.» si complimentò, rifugiandosi tra le braccia di Zayn. Ancora non le sembrava vero di essere lì, con lui.
Ci aveva riflettuto a lungo, quand’era a Parigi.
I primi due giorni, li aveva trascorsi in completo silenzio, rifiutandosi di mangiare e di parlare con i nonni, che nonostante tutto erano piuttosto preoccupati.
A quanto pareva, la signora Gaillard non aveva detto tutta la verità, sull’improvviso trasferimento di Lottie.
Poi, nonna Marie aveva preso la situazione in mano, aveva costretto Lottie a raccontarle la verità ed era rimasta in silenzio per un lunghissimo minuto.
Poi aveva sospirato, le aveva lasciato una carezza sui capelli – Lottie era scoppiata a piangere come una bambina – e aveva abbandonato la stanza.
Era tornata due ore dopo e tra le mani reggeva un biglietto aereo per Los Angeles. Le aveva detto di essere dispiaciuta per il modo in cui sua madre l’aveva trattata, si era scusata per non essersene resa conto prima e le aveva assicurato che per lei ci sarebbe sempre stato posto, lì a Parigi.
Lottie aveva telefonato a Celine, per informarla della partenza, e la sorella si era profusa in grida di giubilo e in “in bocca al lupo” infiniti, le aveva detto che si sarebbero viste presto e che era davvero un bene che si fosse innamorata di un ragazzo fantastico come Zayn. Lottie aveva risposto di toglierselo dalla testa perché lui era solo suo, poi aveva riattaccato.
Aveva chiamato Danielle, spiegandole la situazione e l’amica si era offerta subito di andarla a recuperare in aeroporto. L’idea iniziale era quella di arrivare prima dell’inizio del concerto, ma avevano beccato un tassista infido e avevano finito per fare tardi.
«Ha preso tutti i semafori rossi. Si è fumato un pacchetto di sigarette. Ha letto il giornale, si è imbottigliato in qualunque coda presente. Stronzo infame, ecco cos’è.» finì di riepilogare.
«E mi sono anche persa il concerto, porca vacca.» aggiunse.
Solo allora Zayn, che aveva ascoltato tutto il resoconto con attenzione, si azzardò a parlare.
«Ci saranno gli altri. Non parti più, vero? No, perché potrei incazzarmi sul serio, questa volta. Okay che hai sempre bisogno di un po’ di tempo prima di capire qual è la cosa giusta da fare, ma se scappi di nuovo, Lottie, giuro che ti ammazzo.»
«Cosa significa che ho sempre bisogno di tempo?»
«Che sei una scema, ecco cosa significa.»
«Sono psicopatica, che è una cosa diversa.» lo rimbeccò Lottie, divertita. Gli lasciò un bacio sulla guancia, poi sorrise.
«Non partirò più, promesso. Mi avrai sempre tra i piedi, ti perseguiterò giorno e notte. Sarò il tuo incubo peggiore e…»
«E non chiedo altro.» concluse Zayn.
«Perfetto. E rivoglio anche il mio diario, perché devo scrivere una cosa importantissima.»
«E cioè?»
«E cioè che oggi, 25 Luglio 2012, Zayn Malik finalmente mi ha sbattuta contro il muro e mi ha baciata.»
 
 
 
 
 
Questo è un trauma, per me.
Sappiatelo. Per questo motivo non dirò niente sul capitolo, perché se devo essere sincera mi viene un po’ da piangere all’idea di aver concluso questa storia.
C’è ancora l’epilogo, che pubblicherò settimana prossima, e c’è anche la mini long. Ma questo è l’ultimo capitolo.
Questo è il lieto fine che Zayn e Lottie aspettano dal primo capitolo.
Lascerò i ringraziamenti all’ultimo capitolo, perché oggi non sono in vena.
Vi invito a recensire, come al solito! Davvero, siete così in tante a leggere la storia e mi piacerebbe avere il vostro parere… E’ molto importante per me!
Niente, oggi la chiudo qui.
Spero il capitolo vi sia piaciuto ^^
 
Con affetto,
Fede <3
   
 
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