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Autore: DrCox    02/12/2012    3 recensioni
La missione a Taki no Kumi non è andata come doveva, e il Team 7 torna a Konoha senza uno dei suoi membri. Che fine avrà fatto Sasuke Uchiha? E come la sua mancanza inciderà nella vita del villaggio di Konoha? Inoltre, sarà solo Konoha a subire conseguenze di ciò, o l'intero mondo?
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Jiraya, Naruto Uzumaki, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie, Naruto Shippuuden
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Atto 1: Reazioni


Continuava a correre, il giovane shinobi.
Saltava senza sosta da un tetto all'altro dell'enorme città che era stata per lui una crudele madre. Cercava con lo sguardo sempre il successivo punto di appoggio alla propria posizione, onde evitare di schiantarsi contro qualche spigoloso comigliolo o, semplicemente, contro il muro di qualche casa. A causa di ciò non aveva la possibilità di guardare indietro. Si rese conto della similitudine che comprendeva questa sua forsennata e disperata corsa e la sua vita, ed aveva anche compreso come egli dovesse continuare ad andare avanti, senza mai voltarsi, lasciandosi tutto alle spalle. Perchè se si fosse voltato indietro, si diceva, avrebbe sicuramente realizzato la possibiltà di frenarsi definitivamente contro uno dei tanti camini dei tetti di Konoha, così come sarebbe stato distrutto dal peso della sua colpa e della memoria.
Finalmente, in lontananza, mentre il sole iniziava a tingersi di cremersi ed a tuffarsi alle spalle dei volti degli Hokage, Naruto riuscì a scorgere, a diversi centinaia di metri, casa propria. Finalmente poteva prendersi del tempo per se stesso, per sfogarsi e riordinare le idee.
Accentuò il passo, conscio che la sua corsa stava avendo termine. Circa in venti secondi atterrò sul tetto di casa propria. Finalmente.
Si prese qualche attimo per riflettere, cercando di analizzare minuzziosamente tutti gli avvenimenti di quella missione, e più ci pensava, più si rendeva conto di come la morte di Sasuke non fosse effettivamente colpa sua. Nonostante questo il peso che aveva nel petto non accentuava ad attennuarsi. Lui aveva perso un fratello, qualche giorno prima. Suo fratello aveva perso integralmente la propria famiglia qualche anno prima. Si rese conto di come il dolore di Sasuke, a parer suo, non fosse nemmeno minimamente paragonabile al suo, e si chiese, interiormente, come avesse fatto il fu Uchiha a vivere in tali condizioni. Gli venne poi in mente la vena vendicativa del suo vecchio compagno, trovandola alla fine lievemente giustificabile, infondo anche lui aveva dato libero sfogo al proprio demone ben due volte a causa della rabbia, sia contro Haku che dopo la morte dell'Uchiha. Aveva letto negli occhi degli altri la paura ed il terrore, e quegli sguardi terrorizzati, quello di Sakura in particolare, lo facevano sentire ancora più in colpa di quanto già non si sentisse. A causa di questi burrascosi pensieri il biondo non si rese conto del magnifico spettacolo che aveva di fronte a se, di come fosse meravigliosa l'atmosfera che il sole regalava scomparendo dietro alle montagne degli Hokage e dipingendo il mondo di un caldo ed intenso arancione. Naruto era perdutamente innamorato di quel momento della giornata, ed è a causa di ciò che si ostinava a vestirsi sempre e costantemente di arancione, come se volesse prendere in prestito parte di quella magnificenza.
Attenagliato dai suoi nefasti pensieri, in netto contrasto con l'idillio che la natura stava mettendo in atto, l'Uzumaki scese dal tetto, aggrappandosi alla grondaia, per poi lanciarsi verso il piccolo balcone. Atterrò dolcemente, mentre con un palesemente falso sorriso sospirava di sollievo nell'essere realmente di fronte alla porta di casa. Estrasse da una delle tasche interne dello zaino per le missioni le chiavi di essa e, dopo averle inserite nella toppa ed averle fatte ruotare un paio di volte, con uno scatto aprì il vecchio e malandato uscio. La prima cosa che accolse Naruto all'interno del suo appartamento fu un acre e forte odore di chiuso. La seconda fu la quiete e la tranquillità della propria casa. Era un piccolo monolocale, dato in dotazione ai disastrati come lui dal governo della foglia, ed era compresso in una sola stanza. Dopo aver superato l'anticamera, dove era posta in una piccola scapiera in legno di scarso pregio e tenero, probabilmente di pioppo (ed a tal proposito si chiese per quale assurdo motivo, con tutti gli alberi di cui Konoha era circondata, tale mobile fosse costruito con della carta [1]), che lui utilizzava sia adibendola alla sua funzione (ovvero conservare le scaper) sia, nell'unico cassetto presente, come custidode delle chiavi . Una volta superato l'angusto spazio si presentava di fronte a lui un unica stanza. In fondo ad essa vi era una piccola cucina, costruita con un legno decisamente migliore del pioppo, con accanto un tavolo e quattro apparentemente scomode sedie. Sul lato sinistro della stanza vi erano una porta, che conduceva al piccolo bagno ricavato dallo spazio lasciato dall'anticamera, un comodino ed un comodo letto ad una piazza e mezzo. Senza esitare un istante Naruto lanciò alla rinfusa il proprio zaino al centro della stanza, appoggiò il copri fronte sul comodino e si catapultò sul letto senza né cambiarsi d'abito, né usare il bagno. Normalmente il ragazzo era pulito ed ordinato, ma la stanchezza di quella missione, oltre alla buona dose di problemi che prometteva a causa dei fatti avvenuta in essa, lo avevano colto come una mazzata tra capo e collo, annullando automaticamente la voglia di fare qualsiasi altra cosa se non dormire.
Lì cercò di prendere sonno, ma appena provava a chiudere gli occhi gli passavano davanti le dell'incidente che aveva strappato la vita al suo migliore amico.
-Sarei dovuto morire io al posto tuo- continuava a dirsi, mentre le lacrime iniziarono a solcare le guance baffute del giovane shinobi.


*



Sakura Haruno non era certo la tipa che si lascia facilmente mettere i piedi in testa.
Tutti, come già detto, erano a conoscenza del suo carattere eccessivamente combattivo e della sua innata violenza, capace di far zittire chiunque si trovasse in disaccordo con lei. Quel giorno, però, nessuno sarebbe stato in grado di riconoscere la solita ragazza. Camminava a testa bassa, lentamente e senza far trasparire nulla della tua tipica vitalità, quella era finita assieme a Sasuke. Lentamente passò davanti al negozio di fiori Yamanaka, sperando di trovarvi Ino. Se c'era una cosa, una sola, che era maggiore della sua depressione, era la sua rabbia. E doveva necessariamente sfogarsi contro il Mostro. Per questo la rosa chiamò a gran voce il nome della Yamanaka sino a quando una seccata e irritata adolescente si affacciò alla finestra.
-Che diamine vuoi, frontespaziosa??- Gridò a gran voce Ino, irritata come non mai.
In tutta risposta la giovane kunoichi compì un balzo, per poi arpionarsi al muro di casa Yamanaka con il chakra, a quel punto con grande calma risalì la parete fino ad arrivare all'altezza della finestra di Ino.
-Parlare.- Rispose, atona, in un modo fin troppo similare a quello usato solitamente da Sasuke, e senza nemmeno chiedere il permesso entrò nella stanza.


*



Il vecchio Sandaime era conosciuto non solo per la grande forza dimostrata in gioventù, ma anche per la sua saggezza e la sua lucidità nel prendere decisioni. Era un uomo non solo profondamente colto ed esperto, ma anche abbastanza arguto da sapere come e con che tono impostare qualsiasi discussione, che fosse diplomatica o retorica.
A causa ciò Hatake rimase stupito nel vedere di come l'hokage ascoltò prima l'intero resoconto della missione senza lasciar trasparire alcun sentimento e poi, piano piano, farsi sempre più rosso di rabbia, e deglutì perfino a vuoto quando i suoi tratti, solitamente gentili, divenissero tanto minacciosi e cupi da poter essere paragonati a quelli di Madara Uchiha dopo una sconfitta con Harashima.
Kakashi capì che contraddire il Sandaime in un contesto del genere era un suicidio in piena regola, perciò si preparò psicologicamente ad una ramanzina di circa un'ora abbondante sulle colpe del suo allievo.
Inoltre, si chiese come mai non avesse già provveduto a far richiamare Naruto da qualche decina di squadre A.N.B.U. [2], visto che la causa di tali misfatti è la sua.
-Se tu sei idiota, Naruto non ha colpe!- Asserì il Sandaime, mentre l'Hatake spalancava l'unico occhio visibile ed apriva leggermente la bocca per lo stupore.
-Come scusi?- Chiese sconvolto lo spaventapasseri, convintissimo di non aver mai, in tanti anni, sentito pronunciare ad Hiruzen Sarutobi parole del genere.
-Punto primo: i tuoi genin non erano pronti ad una missione di livello A e\o S di basso livello. Non sarebbero stati pronti nemmeno tra 6 mesi e nemmeno tra 2 anni, ma tu hai insistito nel voler arrivare fino alla fine della missione! Punto secondo: tu hai responsabilità dei tuoi allievi, tu e solo tu, e fino a prova contraria sino a quando essi sono con te sono sotto la tua tutela. Terzo ed ultimo punto: se Naruto, come tu hai detto, "è così debole da non saper maneggiare nemmeno un kunai" è colpa del maestro che non gliel'ha insegnato e non ha provveduto a livellare le abilità dei ragazzi prima di buttarsi in una missione del genere. Devo ancora andare avanti?-
L'Hokage aveva dato origine ad uno sfogo in piena regola. Al di là del bene che poteva o meno volere al ragazzo, il racconto dell'Hatake gli era sembrato quanto di più ipocrita potesse esserci sulla faccia della terra. Scaricare le colpe della morte di un compagno ad un genin in una missione di livello S? Deve già ringraziare i Kami se almeno due son tornati a casa integri. Che poi semplicemente i due ragazzi in questione fossero il ragazzo-Kyuubi ed il rampollo degli Uchiha, quello nemmeno doveva riguardarlo. Era stato incosciente, ed il Sandaime non mancò di farglielo presente più volte. Allo stesso tempo, Hiruzen era cosciente della fragilità emotiva di Kakashi, era già stato un duro colpo per lui perdere il proprio maestro ed i propri compagni, perdere anche il suo allievo prediletto forse era realmente stato troppo, era possibile che la sua obiettività di giudizio fosse stata oscurata dall'eccesso di dolore e dai numerosi rimorsi e probabilmente davvero il jonin voleva illudersi che per una volta, una dannatissima volta, ciò che era accaduto non fosse stata colpa sua (se si esclude l'attacco del Kyuubi). Kakashi abbassò lentamente il campo, segno che le parole del Sandaime lo avevano investito in pieno con tutta la durezza con cui erano state indirizzate, ma allo stesso tempo decise, per una volta, di assassinare la sua coscienza e proseguire per la sua strada.
-Spiacente Hiruzen-dono, ma io non cambio opinione.- Concluse, prima di congedarsi con un rapido inchino.
Appena la porta fu chiusa alle spalle dell'Hatake, un oggetto contundente colpi la porta, prima di cadere rovinosamente a terra. La rabbia dell'anziano era stata tale e talmente inutile che alla fine a rimetterci furono solo la sua pipa e la porta.
-Dannato Hatake!-


*


La sera era ormai calata sul villaggio, e Naruto si era lentamente destato dal torpore che lo aveva colto qualche ora prima. Fissò la sveglia sul comodino, la quale segnava le 22 e 42. Probabilmente in condizioni normali avrebbe dormito di filato sino al giorno seguente, ma i ricorrenti incubi dell'esplosione che si era portata via Sasuke lo continuavano a tormentare. Decise allora a fare qualcosa pur di distrarre la mente da quelle orribili immagini.
Si alzò di scatto dal letto e sorrise stancamente, notando di essersi addormentato vestito, poiché avrebbe perso meno tempo. Estrasse dal cassetto del comodino varie carte bomba, shuriken e altre armi che avrebbe usato di lì a breve, infine andò a posizionare i residui degli armamenti usati e non persi durante la missione nell'anta sotto il cassetto del piccolo comò, in modo da poter esaminare in seguito se fossero stati ancora utilizzabili o meno. Si sistemò il copri fronte dopo averlo prelevato da sopra lo stesso mobile e, senza nemmeno specchiarsi, prese le chiavi e uscì di casa.
Aprendo la porta, però, non potè fare a meno di rimanere stupito. Non si aspettava in alcun modo di trovare qualcuno fuori di casa sua, men che meno Sakura Haruno. Non dopo tutti gli insulti che gli aveva vomitato addosso quel pomeriggio.
-Naruto...- Sorrise, pronunciando quel nome con una dolcezza vocale che non le apparteneva.
Il ragazzo, purtroppo, si sa, è di un'ingeniutà allarmante e fin troppo evidente, ma persino lui, in quel momento, si accorse che qualcosa non andava, per cui rimase guardingo. -Sakura-chan...- ricambiò il saluto con molta più durezza di quanto volesse far trasparire. Si diede mentalmente dell'idiota, lei lo va a trovare e lui la tratta così? Non si fidava, questo era vero, ma non era una scusante per essere scortese.
-Naruto, ma guardati...- Fece lei, con tono mieloso -...sei tutto sporco! E che cos'è questa puzza? Scometto che non ti sei nemmeno lavato dal ritorno dalla missione!- Colpito e affondato, Sakura poteva cercare di essere dolce quanto vuole, ma certi difetti non si correggono nemmeno non col tempo. Non che non avesse ragione, in fondo.
Il ragazzo non fece una piega, nemmeno quando la ragazza spolverò con molta naturalezza parte della divisa che aveva addosso.
-Posso chiederti il motivo della visita, Sakura-Chan?- Chiese il biondo ora decisamente sconvolto dal comportamento dolce e premuroso della rosa.
-Ah, giusto, che sbadata! Kakashi-sensei ha fissato un appuntamento per domani mattina alle dieci esatte al campo d'addestramento numero sette, mi raccomando non tardare!- Disse la ragazza strizzandogli l'occhio e sorridendo. Infine, come se nulla fosse successo, come se dodici anni di odio e di insulti fossero stati cancellati, la ragazza si mise in punta di piedi e diede un bacio sulla guancia a Naruto. Il biondo, giustamente, arrossì fino alla punta dei capelli, per poi balbettare un "va bene, Sakura-Chan! Non mancherò!" mentre lei, presa la via di casa, voltava l'angolo.
Elettrizzato dal comportamento della rosa, l'Uzumaki chiuse l'appartamento a chiave e si diresse al campo numero sette. -Vedrai, Sakura-chan! Non ti deluderò!- Gridava, mentre, rispettando il piano originario che si era prefissato per quella notte, si dirigeva verso il campo d'allenamento numero sette per allenarsi.



Glossario:
[1] Il pioppo è il tipico albero da cui si ricava la carta
[2] A.N.B.U. è l'abbreviazione di Ansatsu Senjutsu Tokushu Butai ( lett. Forza Tattica Militare Speciale di Assassinio), ho deciso di renderla con i puntini ad ogni lettera e la maiuscola per ricordarne il vero significato, non quello che molti intendono di squadra speciale generica, ma quello sopra riportato.



Angolo dell'auto... del ritard... del disgraziato
Anf, anf, anf, anf... arrivato!
Non sono in ritardo, vero?
Ehi! Ehi! Non si spreca il cibo, soprattutto se lanciato contro un potero autore ritardatario. Dai, in fondo cosa volete che siano nove mesi?
Ehi, ehi! Fermi! Le padelle no, non si....... lanciano!
MALEDIZIONE CHE DOLORE!!!!!!!!!!!
Chiedo scusa a tutti quanti, va bene, scusatemi se sono in ritardo, scusate se il capitolo non è esattamente un esempio di lunghezza e di sproloqui, scusatemi di tutto. Chiedo profodamente scusa!
Ah no? Non mi state lanciando addosso oggetti a caso per compensare il ritardo? E nemmeno perchè è breve? Allora per... perchè fa schifo. Dovevo immaginarlo.
Suvvia, abbiate pietà, son quasi 3 mesi che non tocco tastiera, ma con l'uni come posso fare.
Mi arrangerò... giustamente.
Ehi! Ehi! I roghi no! Buoni con quelle torce... da quando in qua le streghe sono uomini?
Meglio filare, va!
See ya!
Reds92



Ad M. & I., che aspettano da troppo tempo questo capitolo
  
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